mercoledì 20 luglio 2016

PNG: KAILEUNA ISLAND – BOIMAGA ISLAND

8°24.406'S 150°53.076'E
Venerdi 15 luglio, alle 8.15, salpiamo da Vakuta Island; senza problemi attraversiamo l'area senza dettagli sul plotter, dove abbiamo un fondale minimo di 8 metri, fino al canale cartografato, con fondale minimo sui 16 metri. Dopo 25 miglia arriviamo a Kiriwina Island, la maggiore delle Trobriand; vediamo con il binocolo la grande antenna delle telecomunicazioni, infatti al negozio Digicel ci avevano informato che qui la zona era servita con internet.
Sono le 12.30 e siamo in prossimità di Boli Point; il posto è protetto da NW a NE, ma non è adatto al SE, perché con 6 miglia di fetch può montare una bella onda. Al momento abbiamo vento da ESE, sui 14 nodi, quindi possiamo permetterci una breve sosta. Caliamo l'ancora su 6-7 metri di fondale sabbioso (8°33.357'S 151°00.890'E).
Il tempo di pranzare, scaricare la posta, spedire l'aggiornamento del blog, e alle 14.50 ripartiamo per Kaileuna island, a 8 miglia, nostra destinazione finale.
Nel frattempo il cielo si copre di nuvoloni grigi, in un attimo si scatena una pioggia torrenziale, che riduce la visibilità a qualche centinaio di metri; l'ancoraggio, segnalatoci da A-Gogo, è sulla parte nord di Kaileuna, in prossimità del villaggio Tauwema,  ma il vento che è rinforzato con il temporale viene da NE. Il posto non sembra fornire una adeguata protezione, tuttavia proviamo ad avvicinarci a terra: i fondali restano profondi (40 metri) fin vicino alla riva. Non è proprio il caso di fermarci, quindi proseguiamo per altre 3 miglia, arrotondando l'isola verso ovest, dove l'immagine satellitare ci indica un'apertura tra reef affioranti, in prossimità del villaggio Kaduaga.
Nell'impossibilità di navigare a vista, dato che la visibilità è pessima, piloto controllando la posizione della barca su Sas Planet, facendo rotta verso terra; ancoriamo quando l'ecoscandaglio segna 7 metri, su sabbia (8°30.382'S 150°55.387'E).
Sono le 16.45 quando finiamo la manovra, ma siamo provati come se avessimo fatto un atterraggio notturno, e per di più bagnati come pulcini. La pioggia continua incessante fino a notte alta, ma finalmente, quando spunta il sole, il cielo è tutto azzurro e sgombro di nuvole.
È sabato, ragazzi e bambini non vanno a scuola; infatti, già a partire dalle 7 del mattino inizia la processione di canoe: prima una, poi due, poi quattro … non finiscono mai! Sono tutti curiosi di vedere la barca, alcuni portano qualche melanzana, piccoli pomodori, fagiolini, e in cambio chiedono CARAMELLE! Facciamo l'errore di permettere a qualcuno di salire e prima di renderci conto abbiamo a bordo una ventina di ragazzini!



Verso le 10 cacciamo giù tutti per andare al villaggio; nella confusione, ci accorgiamo che dal cruscotto sono spariti un accendino e gli occhiali da sole di Luciano, mentre un pacchetto di sigarette è stato addirittura trafugato dalla sua cabina! Chiudiamo la barca e tutti i gavoni, ed andiamo a terra.
Con la bassa marea bisogna lasciare il dinghy a circa 300 metri da riva, e camminare fino a terra con l'acqua alle caviglie.

Troviamo ad accoglierci Peter, che si qualifica come Chief, ma non abbiamo capito di quale villaggio. Addirittura ci dice di essere in corsa per diventare "Paramount Chief", capo supremo, quando sarà morto l'attuale.
Proprio il giorno precedente era stata commemorata la morte del Chief di Kaduaga; un grande evento che riecheggiava anche nell'isola di Vakuta, da dove siamo venuti.
Il villaggio è molto grande, circa 1500 abitanti. Peter ci accompagna nella strada principale, ai cui lati si affacciano i "negozi", in realtà  capanne più piccole delle normali abitazioni, dove i locali mettono in mostra i vari prodotti dei garden (patate, tuberi, noci di betel, banane), e inoltre stoffe di colori sgargianti; sotto una tettoia di palme, alcune donne sono intente a lavorare con una macchina per cucire manuale, tipo la Singer della nonna.
Vicino alla riva, ci sono 3-4 sorgenti di acqua dolce che sfociano in mare, dove gli abitanti hanno ricavato altrettante pozze, per fare il bagno e lavare i panni.
In questa passeggiata siamo contornati da decine e decine di bambini, che ridono divertiti: molti di loro, o forse tutti, non hanno mai visto persone di pelle chiara.

Quasi tutti gli adulti ci salutano da lontano, alcuni si avvicinano per stringerci la mano; andiamo fino alla chiesa, di culto metodista, ampia, senza sedie né panche, ma dotata di generatore. Qui la  nostra guida ferma tre donne che portavano in testa una ghirlanda di fiori, gliele sequestra e ci "incorona" solennemente.
Mentre facciamo ritorno al dinghy, dopo questo bagno di folla, Peter, la nostra guida, ci chiede di poter venire con noi per vedere la barca e così siamo di nuovo seguiti dalle canoe dei ragazzi festanti, che in un secondo sono tutti a bordo.

Qualche mamma ci fa recapitare una teglia di  pesciolini arrostiti, che condividiamo con tutti i presenti. Solo verso ora di pranzo, con fatica, riusciamo a stare un po' tranquilli.
Per tutta la giornata osserviamo, in prossimità del reef, molte canoe intente alla pesca, con un metodo che non avevamo mai visto prima: le canoe accerchiano un branco di pesce azzurro tipo piccole sarde da 5 cm, il pescatore scende in acqua con la maschera e con 2 rudimentali retini acchiappa nel mucchio, il pesce è abbondante e perciò la pesca è ricca.
La processione di canoe continua, meno intensa, anche il giorno seguente, domenica 17 luglio. Non lasciamo più salire i ragazzini, e a qualche adulto venuto a vedere la barca o a proporre qualcosa in cambio di riso o di zucchero, raccontiamo dei "furtarelli" subiti, si mostrano molto dispiaciuti e continuano a scusarsi... Insomma, a parte l'invadenza dei ragazzini, la gente si mostra gentile ed ospitale ed il posto è davvero molto bello: un ancoraggio riparato con acqua limpida, che merita sicuramente una sosta.
Lunedì 18 luglio, per assicurarci un po' di tranquillità, ci spostiamo di 7 miglia fino a Boimaga Island, una delle tante piccole isole che contornano a NE la vasta area delle Lusancay Islands. Alcune sono del tutto disabitate, alcune hanno solo piccoli villaggi, altre sono frequentate saltuariamente, per la pasca o per i cocchi, da gente dei vicini villaggi di Kaileuna.
Ancoriamo a NW di Boimaga, su un fondale di sabbia di 7-8 metri (8°24.406'S 150°53.076'E).
Due canoe di pescatori si avvicinano e ci offrono delle aragoste, delle quali dicono che la zona è piena; ne abbiamo prese 5 in cambio di 7 kina (circa 2,5 €), qualche amo da pesca e un paio di pantaloni usati.
Questa di Boimaga è l'ultima tappa alle Trobriand Islands, domani ci aspetta un bel tappone di 250 M, fino alla New Ireland.