domenica 14 ottobre 2018

RICHARDS BAY, E POI... DURBAN!


Le incertezze della navigazione fino a Richards Bay sono state tali e tante che Lilli non si è potuta astenere dal baciare il molo in cemento cui siamo ormeggiati. Ma non è la sola ad essere contenta: nonostante l'ora mattutina decidiamo di festeggiare l'arrivo con un brindisi.

Una breve pausa di relax, ed è subito ora di pensare alle formalità di ingresso. Le notizie che abbiamo letto su Noonsite non sono confortanti: procedure poco chiare, ufficiali poco disponibili, tempi indefiniti (alcuni navigatori hanno impiegato più di una settimana solo per fare il check-in). Siamo un po' preoccupati.

A confermare le difficoltà ci pensa un velista canadese, Leo, che viene a salutarci mentre ancora stiamo completando l'ormeggio: con la moglie Diane, a bordo della loro barca Borée, è arrivato qui venerdì (tre giorni fa!) e in questo tempo non è riuscito a vedere neanche l'ombra di un ufficiale.
Pare però che gli agenti dell'immigrazione vengano oggi sulla sua barca, così lo preghiamo di chiedere loro se possono passare anche da noi. E in effetti, dopo poco, gli agenti arrivano a bordo di Refola: controllo passaporti, compilazione di un modulo e dei cartoncini di ingresso (come quelli che consegnano in aereo) e timbro sul passaporto. Saputo che torniamo in Italia in ottobre, ci timbrano un visto turistico di soli 30 giorni, mentre agli amici canadesi ne hanno concessi 90, come dovrebbe essere di prassi.
Regolarizzata la posizione personale nostra e dell'equipaggio, dobbiamo ora occuparci della burocrazia relativa alla barca. Concordiamo con Leo e Diane di condividere un taxi per recarci alla Dogana, in città. La procedura, una volta compilati due lunghi moduli, si svolge abbastanza velocemente; sembra che non sia richiesto altro per formalizzare l'ingresso (l'autorità portuale è già stata avvisata dal Port Control, di quarantena nessuno sa niente). Ci consideriamo fortunati, e approfittiamo del taxi per prelevare all'ATM un po' di valuta locale (Rand), acquistare una sim card sudafricana (Vodacom) e fare un piccolo rabbocco alla cambusa.
Richards Bay è un grande porto commerciale, dedicato soprattutto al trasporto di carbone. Numerose navi sono all'ancora fuori dal canale di accesso e altrettanto numerosi rimorchiatori sono ormeggiati all'interno del porto. Noi siamo all'International Jetty dello Small Craft Harbour.
L'ormeggio è gratuito e pare che, facendo richiesta al Port Control via VHF, si possano avere acqua ed elettricità in banchina, ma noi non l'abbiamo verificato. Sullo Small Craft Harbour si affacciano diversi ristoranti, un ufficio di informazioni turistiche in realtà piuttosto misero e alcuni negozi, oltre al Tuzi Gazi Waterfront, un piccolo marina usato principalmente da barche locali.
Poco distante in linea d'aria (e d'acqua) e raggiungibile a piedi con una bella passeggiata c'è lo Zulu Land Marina, leggermente più grande e attrezzato, dove si trova anche un negozio per la nautica.
Continuo a monitorare le previsioni meteo: voglio capire quando sarà la prima finestra utile per percorrere le 90 miglia che ci separano da Durban, destinazione finale per questa stagione. Individuo in giovedì 27 settembre una giornata che mi sembra favorevole ed invio una mail a Des, nostro fidato consulente meteo, chiedendogli un parere su questa ipotesi. Lui non è d'accordo: ci risponde che la finestra è troppo breve, che se succede qualche inconveniente non ci sono possibilità di riparo, e conclude “...comunque la decisione è vostra, era solo mio dovere avvertirvi”.
Al 27 mancano ancora due giorni, c'è tempo di seguire l'evoluzione del tempo... ma il problema è che, dopo questa -breve- finestra, per parecchi giorni ci saranno forti venti da sud. La domanda è: se non ora, quando sarà possibile partire? Gianca, Angelo e Cristina, messi al corrente della situazione, cominciano a pensare di prenotare l'aereo da qui...
Ci viene in aiuto Leo, che inizialmente aveva deciso di fermarsi più a lungo a Richards Bay, ma poi viste le scarse attrattive del luogo sta pensando di anticipare la partenza: anche lui è convinto che il 27 sia una buona data. È deciso: molleremo gli ormeggi di notte, tra l'1 e le 2 del 27, in modo da arrivare a Durban nel pomeriggio di venerdì 28. Chiamiamo il Marina di Durban e ci dicono che non hanno problemi a darci un posto in banchina.
Mercoledì 26 settembre, insieme a Leo, ci dedichiamo alle pratiche di uscita. In Sudafrica, anche solo per navigare da un porto all'altro, è necessario presentare al Port Control un “Flight Plan”, documento di quattro pagine in cui sono riportati i dati della barca, delle dotazioni di sicurezza, dell'equipaggio. Questo modulo va compilato in ogni sua parte, portato all'ufficio immigrazione per ottenere il primo timbro, poi alla Custom per il secondo. A Richards Bay va timbrato e firmato anche dai due Marina (Zulu Land e Tuzi Gazi), per dimostrare che si è pagato quanto eventualmente dovuto. L'ultimo passaggio va fatto con la Polizia di frontiera (al 3° piano del palazzo che si affaccia sul Tuzi Gazi Waterfront): anche loro mettono un timbro di “nulla osta alla partenza”. A questo punto il modulo è completo e andrebbe faxato al Port Control. Gentilmente Elize, la segretaria del Tuzi Gazi Waterfront Marina (anche lei al 3° piano del medesimo palazzo), provvede ad inviarlo per noi via mail al Port Control (rcbportcontrol@transnet.net), mettendo in copia anche il nostro indirizzo. Talvolta, ci dice, dopo averlo ricevuto lo perdono, quindi è meglio che voi possiate inviarlo di nuovo in caso di necessità.
Coi documenti siamo a posto e siamo pronti per partire. Giusto per sicurezza, richiamiamo il Marina di Durban per confermare il nostro arrivo il pomeriggio del 27. E arriva la batosta: “Non c'è posto, mettetevi all'ancora, vi chiameremo appena si libera un posto”. A nulla valgono le proteste di Lilli (“Ma come, ieri avevate detto, noi abbiamo già fatto l'uscita etc etc...), la comunicazione si interrompe bruscamente.
Questa notizia mi atterra: la baia di Durban non offre buone possibilità di ancoraggio, tanto meno col tempaccio che sta per arrivare. Comincio a pensare: “Che sia un segno del destino, per invitarci a non partire?” Ancora incertezze, non se ne può più... dopo un po' mi riprendo: partiamo ugualmente, un posto lo troveremo!
All'una siamo tutti in piedi, pronti a mollare gli ormeggi. Chiamiamo Leo al VHF: anche lui è pronto. Comunichiamo entrambi al Port Control la nostra intenzione di uscire; non hanno perso il nostro “Flight Plan”, ci accordano il permesso di imboccare il canale. Leo parte per primo, seguito a ruota da noi. Attraversiamo il folto gruppo di navi all'ancora e poi volgiamo la prua prima a sud e poi a sud-ovest; essendoci allontanati abbastanza dalla costa riusciamo a beccare la corrente di Aghulas e filiamo a 8 nodi. Leo invece ha scelto una rotta sottocosta, e infatti dopo poche miglia lo perdiamo di vista.
Il vento da NE ci consentirebbe di non accendere il motore, ma vogliamo arrivare a Durban prima possibile per trovare un posto al marina, quindi avanziamo a vela e motore.
Sono quasi le 15 quando siamo a 6 miglia da Durban. Lilli come prescritto chiama il Port Control via VHF canale 9 e chiede l'autorizzazione per entrare: accordata, ci dicono di procedere, di richiamare prima di imboccare il canale di ingresso, che dovremmo percorrere tenendoci sul lato destro.



Alle 15.50 siamo davanti al Marina, formato da due lunghi pontili (circa 400 metri). Ci spingiamo all'interno fino all'International Jetty, che dovrebbe essere quello di accoglienza, ma è pieno di grosse barche a motore. Siamo già pronti al peggio quando tornando indietro vediamo sul pontile un ormeggio libero; inizio la manovra, ma immediatamente arriva un addetto del Marina, che ci fa segno di andare dalla parte opposta del pontile, al n° 65.
Bene, non ci stanno cacciando! Infatti alle 16.10 siamo ben ormeggiati, il marinaio ci dice che è un posto provvisorio e l'indomani ci assegneranno un nuovo ormeggio, “Ok a domani”(29°51.853'S 31°01.481'E).
Leo arriva circa 3 ore dopo, lo sentiamo annunciarsi via radio al Port Control, ma è già buio e non lo vediamo passare quando entra al marina e si infila nel primo buco che trova.
Il giorno dopo, 28 settembre, è ancora una volta dedicato alla burocrazia: prima al Marina, dove ci registrano prendendo anche le impronte digitali (l'ingresso e l'uscita dai pontili avviene col riconoscimento dell'impronta), poi velocemente a Immigrazione e Custom, dove ci rechiamo in taxi, anche se non sono distanti, perché Lilli ha preso una brutta storta alla caviglia e non può camminare.
L'avventurosa navigazione di questa sesta stagione del nostro giro del mondo è finita. Faremo ancora solo poche miglia all'interno del bacino di Durban per raggiungere lo Yacht Lift, spartano cantiere dove aleremo Refola l'11 ottobre.
Per noi cominciano i lavori di preparazione della barca per la sosta a terra. I nostri amici Gianca, Angelo e Cristina visiteranno un po' la città e i suoi dintorni prima di volare a casa il 4 ottobre.