domenica 24 agosto 2014

ISOLE FIJI - Suva

18:07.38S 178:25.56E

Domenica 17 agosto, come da programma, leviamo le ancore (beh, veramente una sola …) per affrontare la navigazione di circa 400 miglia fino alle Fiji. La preparazione della rotta, questa volta, è un po’ più elaborata del solito: il nostro amico Cristiano, incontrato a Tahiti e da allora sentito quasi ogni sera alla radio SSB, ci aveva infatti inviato un file con 60 (sessanta!) scogli e reef ASSENTI nella cartografia cartacea ed elettronica. L’elenco è frutto di segnalazioni riferite negli ultimi 20 anni da navi e barche transitate nel tratto di mare tra Tonga e Fiji. Accuratamente riportiamo sulla carta Navionics dell’Ipad le coordinate di questi 60 punti (alcuni descritti come “reef con diametro di 6 miglia”!) ed ecco che la nostra tappa diventa … un campo di battaglia. Per non farci cogliere impreparati, prima della partenza ripassiamo le operazioni per l’abbandono della barca; le consegne per chi è di guardia sono: scrutare spesso l’orizzonte per scorgere eventuali frangenti, prestare massima attenzione all’ecoscandaglio (il nostro indica profondità inferiori a 200 metri), e nel caso dovesse apparire il valore di profondità, accendere immediatamente il motore ed ammainare le vele.
Tracciata la rotta in modo da stare alla larga dagli ostacoli-fantasma, lasciamo quindi Tongatapu con una buona dose di adrenalina in corpo, e usciamo a motore dalla barriera per caricare le batterie; con tempismo perfetto e come da previsione, il vento arriva dopo circa 4 ore.
Al calar delle tenebre, con in mente sempre gli ostacoli non cartografati, ci sentiamo come stessimo attraversando a piedi, con gli occhi bendati, un’autostrada a 8 corsie. La luna è calante, si leva dopo mezzanotte, e solo allora la sua fievole luce ci da’ un po’ di conforto.
Man mano che procediamo, comunque, subentra l’abitudine e impariamo a convivere con questo rischio (ma li avranno segnalati tutti? non toccherà a noi scoprirne di nuovi?); per fortuna il tempo ci da’ una mano: cielo sereno, vento costante sui 15 nodi al giardinetto, procediamo ad una velocità media di 6,5 nodi, c’è un po’ di onda lunga da SSW sui 3 metri, non molto fastidiosa, anzi beneficiamo di un orizzonte più ampio quando siamo sulla cresta.
Finalmente dopo tanto tempo rimetto la traina per rimpinguare la scorta di pesce: in una sola mattina due prese troppo grosse spezzano il nylon da 90mm e mi fanno fuori tutta l’esca. Sconsolato, ripongo la canna nel gavone.
Martedì 19 agosto, alle 15.45 local time, un grande evento: da longitudine 180° Ovest passiamo a 179° 59,999’ Est ! Siamo di nuovo nell’emisfero a Est di Greenwich, e a Lilli sembra di essere piu’ vicina a casa.
Mercoledì 20 alle 9.30 ancoriamo nel porto di Suva (18°07.54S 178°25.44E); il Port Control, chiamato per radio sul canale 16, ci invita a prendere accordi con il Royal Suva Yacht Club per le operazioni doganali.
La nostra prima impressione è negativa: ci troviamo in un’area portuale enorme, piena di navi (alcune ancorate, molte in stato di abbandono, altre sono solo relitti, più o meno affioranti), l’acqua è maleodorante, di color petrolio.
Alle 14.30, accompagnati dal marinaio del Royal Suva Yacht Club, arrivano prima i funzionari della salute e della Biosecurity per la quarantena, poi quelli dell’immigrazione e della dogana; le operazioni si svolgono velocemente e soprattutto senza i controlli meticolosi di cui avevamo letto nelle guide.
Alle 15.30, terminate le operazioni, ci spostiamo di qualche centinaio di metri più a nord e prendiamo una boa (18°07.382S 178°25.558E) fuori del marina, che purtroppo, con la bassa marea, ha fondali inferiori ai 2 metri.
Per le operazioni doganali paghiamo in $ fijiani, valore 0,4 rispetto all’euro:
- 60 $ (24 euro) per il servizio svolto dal marina per le pratiche, cioè il water-taxi  
- 172,50 $ (69 euro) per il ministero della salute
- 89,70 $ (36 euro) per la Biosecurity.
Il Marina si trova a circa 2 km da Suva, capitale delle Isole Fiji: una grande città moderna, più grande e popolosa di Papeete a Tahiti. Il mercato municipale è enorme e fornito di una grande quantità di prodotti di coltivazione locale, molti i supermercati di vario livello; la stazione degli autobus, adiacente al mercato, è altrettanto grande e caotica; ad occhio sembra che metà delle auto in circolazione siano taxi, per cui è facile trovarne uno libero e le tariffe sono veramente economiche, circa 3 $ (poco più di un euro) per una corsa.
Colpisce girando per Suva il gran numero di indiani, la cui presenza alle Fiji risale ad oltre un secolo fa. Il governo coloniale inglese, tra il 1879 e il 1916, ne fece arrivare più di 60 mila, per farli lavorare nelle grandi piantagioni, soprattutto di canna da zucchero. Moltissimi sono rimasti ed hanno fatto venire dall’India le loro famiglie, diventando col tempo la comunità non solo più numerosa dopo quella locale, ma anche economicamente molto potente. Purtroppo, anche se nei nostri giri non ne abbiamo riscontrato segni evidenti, apprendiamo che esistono tuttora forti conflitti razziali.
Domani mattina, lunedì 25 agosto, Franco lascerà Refola per rientrare in Italia, mentre nel pomeriggio arriveranno Giancarlo e Angelo. Il tempo per rifornire la cambusa, mettere a punto le ultime cose (revisione zattera di salvataggio, riparazione vela, montaggio pompa) e poi si riparte alla scoperta delle isole fijiane minori, a detta di molti le più belle al mondo … vi racconteremo …

Siamo nell’emisfero EST !!!! … quasi a casa …

Il non proprio ospitale porto di Suva, con le navi abbandonate …

Il piccolo ma piacevole marina del Royal Suva Yacht Club



Il grande mercato di Suva

sabato 16 agosto 2014

Altre foto da Tongatapu

21:07.51S 175:09.73W

Ancoraggio di Pangaimotu Island, il regno di Big Mama (alle spalle di Lilli nella prima foto)















TONGATAPU – Nuku Alofa

 21:07.51S 175:09.73W

L’uscita notturna in mezzo ai reef di Nomuka non ci presenta difficolta’, grazie alla rotta tracciata sul plotter e al chiarore della luna, nonostante il cielo coperto di nuvole; il vento non si e’ fatto desiderare e per circa meta’ percorso abbiamo avuto anche un po’ di copertura dalle onde di SE.

Alle 12.00 di martedi’ 12 agosto ormeggiamo nel porto dei pescherecci di Nuku Alofa, calando l’ancora e portando 2 cime a terra sul frangiflutti; siamo in bassa marea, ma abbiamo ancora 2 metri di acqua sotto la chiglia, a 10 metri da riva (21°08.288’S 175°10.955W).

A terra c’e’ gia’ qualcuno che ci aspetta, un taxista (abusivo? non aveva alcuna targa ne’ scritta) ci aiuta a prendere le cime e poi ci offre la sua disponibilita’ per muoverci sull’isola, d’iniziativa avvisa del nostro arrivo dogana, ufficiali sanitari, quarantena e immigrazione, informandoci che sarebbero arrivati di li’ a poco. Anzi, lui stesso va a prelevare l’addetto dell’immigrazione che si trova in centro citta’, a circa 2 km.

Le pratiche di ingresso sono veloci e sbrigative, probabilmente perche’ il primo ingresso a Tonga l’abbiamo gia’ fatto a Neiafu; da quello che abbiamo letto, la procedura di uscita non sara’ altrettanto semplice.

Nel porto dei pescherecci le profondita’ sono adeguate per la maggior parte degli yacht, durante la bassa marea 3,5-4 metri; l’ancora tiene sul fondale di sabbia e fango, l’ormeggio con le cime a terra sul frangiflutti, ad est dell’ingresso, non e’ comodissimo, ma avendo l’accortezza di posizionarsi in corrispondenza di una delle scalette in cemento, si puo’ facilmente atterrare facendo trasbordo con il dinghy; si puo’ ancorare anche fuori, a nord del frangiflutti, ma si e’ soggetti alla risacca del traffico.

Mercoledi’ 13, dopo giorni e giorni di nuvole, finalmente torna un po’ di sole e tutto prende un colore diverso e piacevole; mentre Lilli ed io, con scarso successo, tentiamo di acquisire informazioni per il rifornimento di gasolio duty free e per le pratiche di uscita, Franco Gianni e Tiziana vanno a noleggiare un’auto (una station wagon 6 posti per 24 ore a 75 panga, circa 35 €) . 

Tongatapu e’ il gruppo principale degli arcipelaghi delle Tonga, Nuku Alofa e’ la capitale; qui risiede l’80% di tutta la popolazione tongana, c’e’ la residenza del re, un grande e molto attivo porto commerciale, una massiccia presenza di cinesi e molte attivita’ artigianali ed industriali come a Tahiti.

Nel nostro giro turistico ci colpisce la presenza di numerose chiese: solo in citta’ sono presenti 7 diverse professioni religiose cristiane, ed anche nelle piu’ piccole contrade si trovano  3 o 4 chiese a poca distanza l’una dall’altra, sempre recintate e ben curate.

Il terreno all’interno dell’isola e’ molto fertile: decine e decine di piccoli appezzamenti di terreno coltivato, sotto gli alti fusti delle palme; la costa di sud-ovest presenta un alto reef roccioso, che in bassa marea e’ completamente emerso ed offre uno spettacolo davvero suggestivo quando le grandi onde oceaniche lo colpiscono con violenza, creando incredibili “fontane naturali”.

La sera, vigilia della partenza di Gianni e Tiziana, ceniamo al ristorante “Luna Rossa”, dove conosciamo Marco, il simpatico proprietario e gestore, un milanese che da 17 anni vive qui la sua ”seconda vita”. Il locale e’ molto carino e curato, il cibo buonissimo, il menu originale e arricchito dalla capacita’ e fantasia italiana; abbiamo speso circa 32 € a testa.

Giovedi 14, in una mattinata tersa come non ne avevano mai viste dal loro arrivo a Nuie (grrr!!!), Gianni e Tiziana prendono il volo che li riporta in Italia, via Auckland, Melbourne e Dubai; siamo stati bene con loro, come faremo ora senza le torte della Tiziana e le battute di Gianni?

Venerdi’ 15 agosto, mentre in Italia si festeggia il Ferragosto, noi faticosamente completiamo le pratiche di uscita ed il rifornimento di gasolio duty free; un paio d’ore per  ottenere l’autorizzazione, con tutti i timbri del caso (Custom e Harbour Master), e prendere accordi con la Pacific, una delle due compagnie che fanno il rifornimento. Con un po’ di preghiere e un po’ di insistenza riusciamo ad ottenere che vengano con l’autobotte (cosa che non sarebbe possibile per forniture inferiori a 1000 litri), altrimenti avremmo dovuto travasare due bidoni da 200 litri nelle nostre tanichette da 20!!!!  Poi, l’equipaggio al completo (Lilli, Franco ed io) si presenta all’ufficio immigrazione in citta’ per avere il timbro di uscita sul passaporto e l’immancabile documento da presentare in dogana. Poi, pagare la tassa portuale (per 3 giorni abbiamo pagato 89 panga, circa 40 €), e poi finalmente, compilato l’ennesimo modulo, si ottiene la  sospirata “clearance”, cioe’ il permesso di andarsene !!!

Attenzione, se una barca decide di partire dopo le 16 o nel fine settimana, deve pagare  una tassa extra di 120 panga!

Nel pomeriggio (ovviamente prima delle 16) lasciamo il porto e ci spostiamo nell’ancoraggio piu’ frequentato dalle barche di passaggio, ad 1 miglio e mezzo in direzione nordest, ad ovest di Pangaimotu Island; qui c’e’ un noto ristorante, il Big Mama Yacht club, c’e’ un traghetto che fa piu’ volte al giorno il collegamento con il porto, abbiamo letto sul Compendium delle Isole Tonga che Big Mama fornisce assistenza anche per le pratiche doganali.

Sabato 16 vediamo sul meteo che il vento e’ scarso, cosi’ rimandiamo la partenza di un giorno e andiamo a conoscere Big Mama, una signora molto simpatica ed effettivamente un po’ in carne, che ci da’ un caloroso benvenuto; il locale e’ simpatico, arricchito dalle bandiere e dai guidoni delle barche di passaggio; la piacevole atmosfera ci induce a fermarci per pranzo al ristorante (pescespada e patatine per la modica cifra di circa 15 € a testa). Con piacere aggiungiamo il nome di Refola sulla lavagna che fa da log book.

Domani 17 agosto metteremo la prua verso le Fiji, 418 miglia da percorrere con una particolare attenzione: abbiamo un elenco di 60 tra bassi fondali e terre emerse, probabilmente conseguenti ad attivita’ vulcaniche sottomarine, che sono stati segnalati da navi o barche e NON sono riportati nella cartografia!!!! Speriamo di non avere sorprese … alla prossima vi racconteremo come è andata.

L’ormeggio nel porto dei pescherecci a Nuku Alofa

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Una delle innumerevoli chiese

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La residenza reale

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Le fontane naturali sulla costa Sud Ovest dell’isola

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Cena al ristorante “Luna Rossa”

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giovedì 14 agosto 2014

TONGA Ha'apai group

 20:16.58S 174:48.30W

Alle 22.00 di giovedi 7 agosto lasciamo l’ancoraggio di Port Maurelle - 5 miglia da Neiafu - dove ci siamo fermati alcune ore per evitare che la dogana ci facesse pagare un’extra tassa (after-hours fee) solo perche’ lasciavamo Neiafu dopo le 16! Dobbiamo percorrere solo 75 miglia e non vogliamo certo arrivare di notte, quindi un ancoraggio “clandestino” dietro l’angolo, appena fuori la baia di Neiafu, ci permette di salvare capra e cavoli, cenare e partire con calma all’ora giusta.  La luna ci illumina il percorso per uscire dal gruppo delle isole Vava’u e nonostante il cielo coperto il passaggio risulta facile.

Appena fuori dalla copertura del reef troviamo mare con onda di 2-3 metri e vento sui 22-25 nodi, di bolina stretta, che ci rendono la vita dura fino alle Ha’apai. Solo quando la barriera delle prime isole del gruppo ci offre nuovamente copertura a SE la navigazione torna ad essere piacevole. Come se non bastasse, siamo scaduti 15 miglia sottovento: per recuperarle impieghiamo cinque ore e filiamo 25 miglia in piu’ rispetto alla rotta tracciata. Alle 13.15 dell’8 agosto gettiamo l’ancora circa 400 metri a NNW del porto di Pangai, su un fondale di sabbia di 5-6 metri (19°47.956’S 174°21.306’W).

Il “porto” di Pangai e’ riparato da due rudimentali frangiflutti di terrapieno, sostenuti da grosse e arrugginite doghe in lamiera; l’ingresso e’ segnalato di notte da due luci rosso/verde; sulla sinistra entrando ci sono il molo del traghetto ed un pontile di servizio, che non e’ adatto al diporto, a causa dell’escursione di marea fino a 1,5 metri; e’ possibile invece (per massimo 2-3 barche) ancorare nella parte sud del porto, assicurandosi con una cima a terra.

Nonostante la stanchezza scendiamo a terra per le pratiche doganali: rimaniamo davvero colpiti dallo stato di abbandono intorno al porto (l’isola e’ stata recentemente devastata da uno tsunami). Non e’ certo un invito a fermarsi: presentiamo ad un fatiscente ufficio doganale il permesso di ingresso, facendoci immediatamente rilasciare quello di uscita.

Prima di partire, il mattino seguente, facciamo un giro al mercato della frutta vicino al porto e al forno per il pane (circa 2 km in direzione sud), diamo un’occhiata ad alcuni negozi di cinesi che vendono un po’ di tutto e con questo, credo, abbiamo visto tutte le attivita’ commerciali del villaggio!

Sotto un cielo coperto ci spostiamo 5 miglia a sud, nell’adiacente isola Ouleva: ancoraggio molto bello su 7 metri di fondale sabbioso, con pochi coralli, ben riparato dai venti di SE che continuano a soffiare sui 20 nodi (19°57.836’S 174°29.625’W).

L’acqua e’ fredda ma riusciamo ugualmente a fare un rapido bagno, il posto meriterebbe una sosta prolungata anche per i fondali di corallo in prossimita’ della costa, a terra c’e’ un resort aperto ma … deserto.

Procediamo a tappe forzate: in pochi giorni dobbiamo raggiungere Tongatapu, dove Gianni e Tiziana prenderanno l’aereo per rientrare in Italia. Cosi’ domenica 10 agosto altro spostamento di 12 miglia alle Haapai meridionali, in un’isola dal nome impronunciabile, Uonukuhahafo, ma con un ancoraggio da favola, una striscia di sabbia tra 2 motu, fondale di sabbia 5-6 metri (19°57.836’S 174°29.625’W). Unica, ma GROSSA nota dolente, il tempo: cielo plumbeo, pioggia e vento ci tengono serrati in barca. 

Lunedi 11 agosto altre 32 miglia per raggiungere Noumeka, ultimo grappolo delle Ha’apai meridionali: il vento al lasco, al riparo della barriera corallina, ci consente una bella veleggiata in mezzo a isolotti e scogli, ma con passaggi larghi e ben visibili, nonostante il cielo coperto.

Alle 12.15 ancoriamo a nord di Nomuka Iki, in corrispondenza di un relitto sulla spiaggia, su un fondale di sabbia e coralli bassi di 9-10 mt., anche questo ancoraggio sarebbe bellissimo … se solo ci fosse un po’ di sole. Invece il cielo e’ nero e fa freddo; dov’e’ finito il sole della Polinesia? Senza poter troppo indugiare in lamenti, la nostra corsa verso Ovest continua e alle  4.00 del mattino del 12 agosto riprendiamo il mare per le ultime 60 miglia che ci separano da Tongatapu, ultima tappa di questo sfortunato (metereoligicamente parlando) passaggio alle Tonga.

Di bolina verso Ha’apai

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La spiaggia di Ouleva

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Ancoraggio a Uonukuhahafo

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Il faro di Noumeka

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mercoledì 6 agosto 2014

TONGA Vava’u

 18:39.44S 173:58.94W

La navigazione da Niue a Tonga e’ veloce, su un mare che man mano montava, con onde in poppa sui 3-3,5 metri; genoa e mezzana ci consentono di tenere una media sopra i 7 nodi; Gianni e Tiziana si sono subito adeguati ai turni e cosi’ mercoledi’ 30 luglio, alle 9.45 di mattina, siamo ormeggiati al molo di Neiafu per fare dogana.

In questo tratto di navigazione abbiamo perso un giorno, un giorno della nostra vita: il 29 luglio 2014, che non abbiamo proprio vissuto! Partiti da Niue nel pomeriggio di domenica 27, con un fuso orario di -11 UTC (13 ore prima del fuso di Greenwich), dopo 39 ore e mezza di navigazione arriviamo a Tonga ed e’ mercoledi’ 30 !!! Abbiamo passato il “cambio data”, ed ora siamo a +13 UTC, cioe’ 13 ore dopo l’ora di Greenwich, e 11 ore dopo rispetto all’Italia.

Per fare dogana, grazie ai consigli dei nostri amici navigatori ed alle foto studiate sul “Mr. John’s Kingdom of Tonga), ormeggiamo ad un molo privato (con accesso libero e gratuito), attiguo al molo principale usato dalle navi commerciali, con enormi parabordi in gomma nera che per le barche a vela, in bassa marea, possono diventare  pericolosi.

Comunque anche quello dove affianchiamo all’inglese, il primo che si incontra venendo da ovest attraverso il canale segnalato, non e’ un molo adatto a lunghe soste poiche’ l’escursione di marea di circa 1 metro porta la falchetta sotto il dente di cemento, con il rischio di incastrare la barca e fare danni.

Le pratiche di ingresso sono abbastanza semplici: riceviamo la visita a bordo dell’impiegato del ‘ministero della salute’ che, dopo aver bevuto un te’ e mangiato 2 pasticcini, ci ha presenta il conto di 125,30 panga (equivalenti a circa 57 €) per salute e quarantena; andiamo poi all’immigrazione che si trova in paese, a pochi passi, per i timbri sul passaporto ed infine chiudiamo con la dogana vicino al molo.

Completate le pratiche ci spostiamo  di circa 1miglio a SSE e prendiamo una boa della societa’ Mooring (15 panga/notte = meno di 7 euro).

Nei giorni successivi il vento continuato a soffiare sui 25 nodi, con raffiche a 30, ma l’ormeggio sottovento all’isola e’ ben protetto, e ci consente notti piu’ tranquille rispetto a quelle passate a Niue.

Anche la temperatura si e’ abbassata: 22° di giorno, 15-16° di notte… non viene certo voglia di girovagare nell’arcipelago, cosi’ restiamo inchiodati a Neiafu fino a lunedi 4 agosto, aspettando che il tempo migliori.

Approfittiamo della sosta per mettere in funzione la nuova pompa per l’acqua dolce, visto  che la vecchia si ferma spesso (il motore deve essere sostituito).

Il 1° agosto Franco, Gianni e Tiziana noleggiano un’auto (55 panga, circa 26 euro) e fanno il giro dell’isola principale; a cena andiamo al ristorante Bellavista, gestito dalla moglie tongana di un italiano che vive qui da circa 15 anni, Mario: menu’ curato, locale pulito, prezzo circa 80 panga/persona, meno di 38 euro.

A Neiafu, vicino al porto, ci sono 4-5 banche, un bel mercato di frutta e verdura, negozi vari, la connessione internet e’ possibile, oltre che nei locali forniti, acquistando una scheda telefonica dati della Digicel Tonga. Domenica 3 assistiamo alla messa di rito cattolico: chiesa gremita di gente, bellissimi canti, tutti i locali sfoggiavano i loro abiti migliori, ricoperti dai “ta’ovala”, caratteristici gonnellini tradizionali confezionati con foglie degli alberi di pandano.

L’arcipelago delle Tonga e’ composto di 3 gruppi di isole, distanti circa 70 miglia tra loro, Vavau’u con capitale Neiafu e’ quello piu’ a nord, Ha’apai con capitale Pangai e’ quello centrale, Tongatapu con capitale Nuku Alofa e’ il piu’ meridionale.

Alle Vava’u la presenza della societa’ Moorings (che gestisce boe e barche a noleggio) ha dato un importante contributo alla navigazione interna dell’arcipelago: loro stessi hanno scritto un portolano di facile consultazione, in cui gli ancoraggi degni di nota sono descritti e numerati.

Lunedi’ 4 agosto, quando le previsioni cominciano a segnalare una diminuzione del vento, salpiamo per spostarci di 13 miglia, all’ancoraggio n.11 di Tapana Island  (18°42.545’S 173°59.171’W) dove prendiamo un boa, ben ridossati dal vento di SE.

L’indomani il vento cala finalmente sui 15 nodi e dopo tanto tempo arriva un po’ di sole a scaldarci le ossa: ci spostiamo a Langito’o,  9 miglia, ancoraggio n. 16 della guida (18°43.503’S 174°05.415’W) su un fondale sabbioso di 4-8 metri.

Mercoledi 6 agosto, prima di rientrare a Neiafu, facciamo una sosta ad ovest dell’isola Falevai, davanti ad una spiaggia bianca e l’acqua con tutte le gradazioni dal blu all’azzurro chiaro, 18°42.711S 174°02.307’W, n.8 della guida; nel percorso, a nord di Sisia Island, incrociamo a breve distanza un gruppo di balene che si esibivano per la gioia dei turisti (su una piccola barca locale di ‘whale watching’) e nostra, che assistiamo eccitati e GRATIS allo spettacolo!

La cartografia elettronica, sia C-map che Navionics e’ alquanto scadente, ma acquistando una mappa ufficiale in loco si ha un dettaglio ottimo degli innumerevoli scogli e bassi fondali, comunque ben visibili con una giornata di luce; per noi sono state di valido aiuto anche le segnalazioni di Zoomax, passata di qui lo scorso anno, che a nostra volta  integriamo e diffondiamo alle barche che stanno facendo il nostro stesso percorso.

A parte questi ultimi due giorni, purtroppo le condizioni meteo non ci hanno permesso di apprezzare le Vava’u come senz’altro meritano: domani ci presenteremo in dogana per fare l’uscita, la nostra prossima destinazione e’ il gruppo delle isole Ha’apai, a 75 miglia.

Il campo boe di Neiafu

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Il porticciolo per i dinghy ed il molo della dogana di Neiafu

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Il mercato della frutta

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Domenica mattina: tutti a messa

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In giro per le Vavau (Tonga)

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Navighiamo all’interno dell’arcipelago

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Ritroviamo colori polinesiani

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Mai visti maiali che razzolano nell’acqua di mare !!!

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… e finalmente, le balene !

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venerdì 1 agosto 2014

NIUE

 19:03.27S 169:55.43W

Lunedi’ 21 luglio lasciamo Palmerston per affrontare le 400 miglia che ci separano da Niue, ben consci che la situazione meteo non sara’ favorevole. La preoccupazione piu’ grande riguarda l’arrivo a Niue, in quanto l’unica baia dove e’ possibile ormeggiare e’ completamente esposta ad ovest; il che vuol dire che se ci sono venti e onda con componente ovest non ci si puo’ fermare o, se si e’ gia’ arrivati, bisogna lasciare in tutta fretta l’ormeggio. Le previsioni ci dicono che il vento girera’ da sud ovest a sud giovedi 24, ma l’onda rimarra’ a sud ovest. D’altra parte non abbiamo grande scelta, perche’ venerdi 25 luglio ci raggiungono a Niue i nostri amici Gianni e Tiziana, e non possiamo certo mancare l’appuntamento!

Prendiamo quindi il mare e infatti, dopo le prime 10 ore a motore, il vento fresco arriva prima da nord, poi da nord ovest, sud ovest e sud; attraversiamo un’area temporalesca molto estesa e con frequenti groppi, il mare e’ agitato. Siamo molto veloci e di conseguenza, per evitare un atterraggio notturno e per aspettare che il vento giri a sud -  sud est, ci mettiamo alla cappa e per quattro ore ci facciamo sballottare come il bucato in lavatrice.

Alle 10.15 del 24 luglio arriviamo nella baia di Niue, cinque barche sono gia’ ormeggiate e questo un po’ ci rassicura. Contattiamo sul canale 16 VHF lo Yacht Club, che ci  autorizza a prendere la boa che preferiamo, a parte le due piu’ vicine al molo che devono essere lasciate libere per l’arrivo della nave dei rifornimenti; prendiamo la boa n. 4 (19°03.27’S 169°55.43’W), posizionata su un fondale irregolare di 12-14 metri, acqua limpidissima.

Contattiamo Radio Niue via VHF canale 16, che organizza per le ore 12.00 al molo l’appuntamento con la dogana.

L’atterraggio a Niue con il dinghy e’ davvero particolare: come gia’ detto la baia e’ esposta ad ovest, molto aperta; il molo e’ un dente in cemento (alto tre metri) che si prolunga nel mare per una cinquantina di metri, senza offrire alcuna protezione. C’e’ una forte risacca, nessun pontile, e la barriera corallina impedisce l’accesso diretto a terra. Come fare allora? Hanno predisposto una gru, con utilizzo selfervice! Velisti di passaggio come noi, ma anche i locali che vogliono uscire in barca, ognuno attacca il proprio natante al gancio ed aziona la gru, in piena autonomia.

Quando arriviamo al molo c’e’ bassa marea e l’onda di risacca e’ un po’ attenuata; il grosso gancio della gru viene lasciato, dall’ultimo utilizzatore, sospeso ad un metro dall’acqua, percio’ chi arriva puo’ agganciare il dinghy con una sospendita a 3 bracci, l’equipaggio scende e poi con il comando elettrico si ala il dinghy.

Sembra tutto semplice, ma bisogna tener conto che ogni 6-7 secondi arriva un’onda di un metro a complicare sia le discese che le manovre … e 50 metri sottovento c’e’ il reef dove frange la risacca! comunque dopo le prime impacciate manovre, anche noi ci prendiamo la mano e diventiamo provetti assaltatori.

Il rappresentante della dogana, con cui ci troviamo sul molo, ci porta con un pulmino agli uffici dislocati vicino all’aereoporto, a circa 4 km; le pratiche sono semplici e veloci, sia per la dogana che per l’immigrazione, con personale molto gentile e disponibile, e alla fine ci riaccompagnano al molo.

Venerdi’ 25 andiamo all’aeroporto per accogliere Gianni e Tiziana; gentilissimamente, il “Commodoro” del Niue Yacht Club (singolare personaggio che organizza escursioni per turisti), non solo ci accompagna ma attende il completamento delle nostre pratiche doganali e di immigrazione, per lasciarci infine al rent-a-car, dove prendiamo a nolo un’auto (station wagon per due giorni a 120 NZ$, circa 75 €); in pratica passa con noi un intero pomeriggio, solo per senso di ospitalita’!

L’isola di Niue e’ uno stato indipendente, che si regge grazie ad accordi economici e politici con la Nuova Zelanda. Purtroppo, nel 2004, ha subito ingentissimi danni a causa dell’uragano Heta, che ha distrutto gran parte delle abitazioni e molta vegetazione; in molti hanno abbandonato l’isola e la ricostruzione procede lentamente con aiuti internazionali e soprattutto neozelandesi. Il flusso turistico non e’ ingente, per ora, ma apprezzabile.

L’isola e’ di origine corallina, un grande corallo che nel tempo si e’ coperto di vegetazione; l’acqua piovana, abbondante, viene filtrata dagli strati corallini e arriva pulita al mare, provocandone una trasparenza davvero eccezionale.

Le coste, soprattutto nella parte ovest, sono erose dai marosi, che hanno creato grotte e piccole lagune molto belle. 

Con l’auto facciamo il giro di tutta la strada costiera ed apprezziamo con quanta cura sono allestiti i percorsi turistici, sentieri puliti e ben segnalati da cartelli indicatori che portano ai siti piu’ particolari (la mappa dell’isola con i siti si puo’ ritirare all’ufficio turistico).

A Niue c’e’ anche un importante centro di osservazione delle balene, che migrano qui nei mesi invernali; noi stessi ne abbiamo viste piu’ d’una, sono davvero enormi … arrivano a pesare 18 tonnellate, appena nati i piccoli pesano una tonnellata e bevono circa 500 litri di latte materno al giorno!

In 5 persone, all’uscita, abbiamo pagato per le pratiche doganali e tasse di immigrazione complessivi euro 118, cui si aggiungono i 31 euro per le tre notti passate alla boa.

La nostra sosta a Niue, purtroppo disturbata dal rollio, termina domenica 27 luglio: alle 18, mentre il sole ci tramonta davanti alla prua, partiamo diretti alle Isola Tonga, distanti 250 miglia.

La gru per alare il dinghy

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Lo Yacht Club di Nuie

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Pantelleria? No, Nuie, Sud Pacifico

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Le grotte e i novelli speleologi

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Gli anfratti, le baie e i loro fondali …

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E poi finalmente si mangia!!!

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