domenica 29 luglio 2018

Seychelles : LA DIGUE e di nuovo a Mahè



Il 12 luglio lasciamo la Baia di St. Anne e l’isola di Praslin. Solo 4 miglia ci separano dalla nostra meta, l’isola di La Digue. Partiamo quindi con calma, dopo pranzo, e in un’oretta siamo davanti al piccolo porto, dove vediamo già ormeggiate una decina di barche, con ancora e lunghe cime a terra.
Appena dentro, un giovane locale attrae la nostra attenzione fischiando e gesticolando dalla banchina dei traghetti; in breve capiamo che ci sta offrendo assistenza per la manovra. Seguendo le sue indicazioni, ci affianchiamo momentaneamente al molo, per calare in acqua il dinghy e preparare le cime. Mentre il giovane a bordo del nostro gommone va a fissare a terra i nostri più lunghi cavi d’ormeggio, gettiamo l’ancora e arretriamo in corrispondenza dello scivolo. Pochi minuti dopo di noi entra in porto anche Kiwi Dream; il ragazzotto, sempre a bordo del nostro gommone, porta a terra anche le loro cime. Siamo affiancati e a contatto di parabordi, ma ben sistemati (4°20.860’S 55°49.758’E). 
Terminate le manovre viene fuori che il giovanotto non è un ormeggiatore del porto, come pensavamo, bensì un noleggiatore di biciclette! Un po’ stupiti, gli lasciamo una piccola mancia, che lui accetta chiedendo anche una birra.
È luna nuova e l’escursione di marea si fa più sensibile: dagli usuali 100-110 centimetri si arriva ora a 1,4 metri. Siamo comunque tranquilli perché con la minima abbiamo ancora 25 centimetri sotto la nostra chiglia.
Delle tre isole che abbiamo visitato, la piccola La Digue è quella che ci è piaciuta di più. Il turismo, molto fiorente, non ha prodotto finora alcun danno all’ambiente e al paesaggio. Ci sono pochissime auto, qualche pulmino degli alberghi, ed essenzialmente tutti si muovono in bicicletta. Una delle attività più redditizie per i locali è infatti l’affitto delle bici, di cui abbiamo usufruito anche noi: 100-150 Rp/giorno (6-9 €).



Le spiagge sono una più bella dell’altra, con finissima sabbia bianca e quelle rocce granitiche che rappresentano l’attrazione più peculiare delle Seychelles, e a noi ricordano tanto la nostra Sardegna. 




Nonostante il fascino delle spiagge, però, fare il bagno non è propriamente agevole: soprattutto nel versante ovest dell’isola, più protetto, con la bassa marea l’acqua arriva al massimo alle caviglie!
Con Mirella e Umberto passiamo una giornata nel grande parco L’Union (ingresso a pagamento, 125 Rp), dove oltre alle belle spiagge costellate di roccioni granitici si trovano coltivazioni di vaniglia ed un grande recinto di tartarughe giganti di terra.






L’atmosfera dell’isola è rilassata e tranquilla. Ci sono molti ristoranti, in cui si mangia abbastanza bene e a prezzi contenuti. Domenica 15 luglio, per la finale del mondiale di calcio, prenotiamo un tavolo per sei (noi quattro più Anne ed Alan di Kiwi Dream) in un ristorante con grande schermo: la maggior parte dei clienti tifa per la Francia, noi siamo per la Croazia … ed è andata come è andata.

Per la spesa ci sono tre supermercati, non molto grandi, mentre per il carburante il distributore è proprio sul porto (vicino allo scivolo), si può fare rifornimento con le taniche.
Dopo qualche giorno di piacevole soggiorno, martedì 17 luglio lasciamo La Digue per far ritorno a Mahè. Kiwi Dream, che ci ha preceduti, ci avvisa che la baia di Marine Charter dove abbiamo ancorato in precedenza è stracolma di barche, perciò decidiamo di ancorare circa un miglio più a sud, nel largo canale tra Eden Island e Angel Fish Bay Side Marina (4°38.350’S 55°28.355’E); l’acqua non è trasparente, ma senz’altro più pulita che al Marine Charter. Possiamo fare acqua con il dissalatore e pulire la carena.
Eden Island è un’isoletta completamente occupata da un grande complesso turistico-residenziale di tipo terra-mare, con prestigiose villette a schiera dotate di pontili. Sul versante sud c’è un grande e apparentemente lussuoso marina, con prezzi adeguati alla struttura (per la nostra barca, circa 70 € a notte, più acqua ed elettricità). Oltre ai numerosi bar, gelaterie, ristoranti, non poteva certo mancare un vasto grande centro commerciale. Vista la vicinanza (mezzo miglio) più volte col dinghy  andiamo a rifornirci di pane e cibo fresco nel supermercato “Spar” e soprattutto presso una rivendita di prodotti italiani d’importazione, “Mamma Mia”.

Riprendono inoltre i contatti con la piccola comunità dei naviganti.
Pino, facendo arrivare i pezzi del suo vecchio Perkins dall’Inghilterra, è riuscito a sistemare il motore della sua barca; ha però dovuto cambiare i suoi programmi: non avendo ottenuto l’importazione permanente della barca, ha preso il largo ed è partito per il Madagascar.
Conosciamo gli australiani Brett e Mandy, armatori di Levanteia, anch’essi diretti in Madagascar. Da loro apprendiamo che, dopo un mese di permanenza alle Seychelles, è necessario avviare la pratica per l’importazione temporanea della barca.  Si tratta di una regola introdotta da poco tempo, di cui noi eravamo totalmente all’oscuro… e il nostro primo mese è scaduto il 16 luglio!
La burocrazia delle Seychelles diventa così la nostra principale preoccupazione, non solo per l’importazione temporanea di Refola (che non abbiamo richiesto), ma anche per riuscire a recuperare la nuova cucina Techimpex che abbiamo ordinato da SVB in Germania, prima di partire per Praslin. Seguiamo su internet la spedizione da Brema: la cucina è arrivata il 18 luglio, ma pare che l’operazione di sdoganamento richieda diversi giorni, oltre la mediazione di un agente. Per fortuna il gentilissimo Graham, gestore dell’Angel Fish Bay Side Marina, ci fornisce tutte le indicazioni necessarie e ci mette a disposizione  il suo agente.
Sabato 21 luglio, dopo una bella cena al ristorante italiano “La dolce vita”, Mirella e Umberto ci lasciano per far ritorno in Italia; durante la loro vacanza il tempo non è stato sempre bellissimo e di bagni ne abbiamo fatti davvero pochi, ma almeno siamo stati in buona compagnia.
Il 23 luglio l’equipaggio si rimpolpa con l’arrivo degli amici Giancarlo, Angelo e Cristina, new entry oltre che moglie di Angelo. Navigheranno con noi fino al Sudafrica.
Al loro arrivo la situazione è ancora incerta: non sappiamo quando ci verrà consegnata la nuova cucina, non sappiamo se saremo costretti a richiedere l’importazione temporanea della barca, se saremo multati per il ritardo… Decidiamo di fare gli gnorri e avviamo la procedura per l’uscita dalle Seychelles, presentando come prescritto un modulo di “richiesta clearance”. E aspettiamo…
La navigazione tra le Seychelles ed il Madagascar è considerata tra le più difficili nell’oceano Indiano: bisogna attraversare un tratto di circa 300 miglia a NE del capo D’Ambra, zona di forti correnti dove gli alisei di SE, in luglio e agosto, rinforzano spesso a 30-35 nodi, alzando una notevole onda. Fin da quando eravamo alle Chagos, la pericolosità di questo passaggio e le strategie per affrontarlo sono state al centro delle conversazioni con gli altri naviganti, che ci hanno informato dell’esistenza di un ormai anziano navigatore oceanico, Des, che dopo aver percorso in lungo e in largo l’Indiano a bordo della sua barca Gambit risiede ora a Durban ed offre gratuitamente la sua consulenza sulle previsioni e sulle rotte a chiunque voglia raggiungere il Sudafrica. Gli scriviamo e diventiamo anche noi suoi clienti, o per meglio dire suoi “protetti”.
In attesa di poter definire una data di partenza, consulto ogni giorno numerosi siti di previsioni meteo, e via mail mi confronto con Des.  
Finalmente, nel pomeriggio del 25 luglio, ci viene consegnata la nuova cucina.
Ora dobbiamo “solo” smontare la vecchia (che ultimamente aveva dato molti problemi, tra cui due fuochi non funzionanti), adattare e montare la nuova … ed ottenere la clearance di uscita.
Abbiamo la fortuna di avere a bordo il Gianca, che fin dalla nascita di Refola ci ha accompagnato in tanti viaggi, ed è un grande esperto di lavori in barca; grazie alla sua esperienza, la nuova cucina viene velocemente adattata e montata, mentre la vecchia finisce nel deposito immondizie dell’Angel Fish Bay Side Marina. Un problema risolto!
Resta ora la questione della clearance: perseverando nella nostra politica dello “gnorri”, ci rechiamo all’ufficio della SMSA (Seychelles Marine Safety Administration) per vedere l’esito della nostra richiesta di uscita. Incredibilmente, senza proferire parola, ci riconsegnano il modulo. Richiesta APPROVATA!
Velocemente, prima che ci ripensino, compiamo le altre tappe della via crucis di uscita: immigrazione (dove ci timbrano l’uscita per sabato 28), Harbour Master (dove paghiamo 5.985 Rp, circa 355 €, per i 42 giorni trascorsi alle Seychelles) e infine dogana, dove restiamo col fiato sospeso finché non ci consegnano l’agognata clearance. È fatta! Siamo liberi di andare, coi documenti in ordine, e senza multa.
La sera di venerdì 27, come alcuni miliardi di persone nel mondo, ci godiamo dal nostro tranquillo ancoraggio lo spettacolo dell’eclissi di luna.

Ora resta da capire quando partire per il Madagascar.
Sabato 28 ci spostiamo sul versante NW di Mahè, nella grande baia di fronte alla spiaggia di Beau Vallon, e caliamo l’ancora (4°36.544’S 55°25.541’E). La baia è ben protetta dall’onda, ma grossi nuvoloni grigi ci scaricano addosso ogni tanto grossi scrosci di pioggia.
Oggi, domenica 29 luglio, sciogliamo le riserve. Partiremo nel primo pomeriggio: dobbiamo raggiungere Capo d’Ambre prima di venerdì 3 agosto, quando i temibili venti della zona rinforzeranno.
Ci risentiamo non appena avremo acquistato un sim card madascaregna!

mercoledì 18 luglio 2018

SEYCHELLES: Praslin


Ricostituito l’equipaggio di Refola, ci prepariamo a lasciare Mahè per iniziare il nostro giro seychelliano.
Alla vigilia della partenza vediamo entrare nella baia dello Yacht Club il catamarano Vamonos del nostro amico australiano Terry, conosciuto in Sri Lanka e ritrovato poi alle Maldive.
Ne abbiamo parlato l’ultima volta quando ad Himmafushi, Maldive, ci aveva raccontato del dinghy rubato e dell’agente che voleva intascarsi una salata multa inventata (vedi blog del 29 aprile 2018), ma le sue disavventure non si sono fermate. Alle Chagos, da altri navigatori, abbiamo saputo che Terry non aveva trovato un dinghy sostitutivo, che aveva perso un’elica, che il suo equipaggio lo aveva abbandonato. Determinato a proseguire il suo viaggio era arrivato a Gan, l’ultima isola a sud delle Maldive dove siamo stati anche noi: durante un temporale con forti raffiche, l’ancora gli ha arato ed è andato a finire sugli scogli, per fortuna senza grossi danni. Le ultime notizie dicevano che stava cercando di rimediare una nuova elica per riprendere la navigazione.
Siamo quindi molto contenti di vederlo arrivare alle Seychelles: ha navigato fino a qui direttamente dalle Maldive, in solitario, con un solo motore e sempre senza dinghy. Cenando tutti insieme su Kiwi Dream Terry ci racconta di aver ordinato la nuova elica in Australia e che ha in programma di andare nel piccolo cantiere vicino all’aeroporto per alare la barca e fare i lavori.

Visto che è ancora senza dinghy, gli offro il nostro vecchio Arimar, tenuto di scorta, impacchettato e stivato in un gavone di prua dal lontano 2013. Purtroppo, quando lo tiriamo fuori dalla sacca, troviamo una spiacevole sorpresa: è scollato in diversi punti, inutilizzabile se non dopo un lungo lavoro di pulizia e nuova incollatura. Comprensibilmente Terry rinuncia a prenderlo, così decidiamo di lasciarlo in omaggio allo Yacht Club.
Il vento che per circa tre giorni aveva soffiato nella baia senza sosta, sui 15 nodi con raffiche a 25, scompare quasi completamente il 5 luglio, data di partenza fissata insieme a Kiwi Dream, con cui navigheremo di conserva. Una nuova smotorata fino a Baia Chevalier, nella parte NW dell’isola di Praslin, a 27 miglia.
Alle 14.30 ancoriamo davanti ad una bellissima spiaggia, denominata Anse Lazio, su un fondale sabbioso di 9 metri (4°17.501’S 55°41.968’E). Nonostante la quasi totale assenza di vento c’è un po' di risacca, che rende leggermente rollante l’ancoraggio e difficoltoso l’atterraggio con il dinghy.

La zona è molto frequentata dai catamarani della flotta charter delle Seychelles, ma la baia è molto grande; siamo arrivati a contare 15 imbarcazioni in rada, senza patire gli effetti del sovraffollamento.
A differenza di altre spiagge raggiungibili solo attraverso impervi sentieri, Anse Lazio è collegata con una strada ai centri abitati dell’isola. Le guide dicono sia stata votata come la spiaggia più bella del mondo: forse è un po’ esagerato, ma i grossi massi di roccia granitica che la costellano sono senza dubbio stupendi e impressionanti. Per atterrare con il dinghy il posto più agevole è l’estremità SW della spiaggia, parzialmente protetta dalle rocce.

A terra ci sono due ristoranti ed un simpatico bar, “Honesty”, gestito da una gentile signora tedesca trasferitasi alle Seychelles 16 anni orsono; nella zona NE, dietro la spiaggia, c’è un piccolo recinto che ospita sei tartarughe di terra giganti (belle da vedere, anche se lo spazio a loro dedicato sembra davvero troppo ridotto). Alcuni taxi propongono escursioni all’interno dell’isola per 400 Rupie (circa 25 €). 


Alan di Kiwi Dream porta la bicicletta a terra e fa un giro di perlustrazione fino a Baia St. Anne, nel sud dell’isola, dove scopre un sacco di cose interessanti: la baia è accessibile attraverso un canale segnalato, ci sono diverse barche all’ancora, anche di dimensioni simili alle nostre, la protezione è buona con qualsiasi tempo, c’è un pontile galleggiante con una base della Dream Yacht Charter. Proprio presso di loro trova un dinghy per il nostro comune amico australiano Terry: la Dream Yacht Charter vende infatti dinghy usati, con piccoli difetti, a prezzi stracciati. Circa 60 € per un gommone in pvc con grossi tubolari e chiglia in vetroresina. Un buon affare per Terry!
La sosta ad Anse Lazio dura tre giorni, dedicati principalmente … alla pulizia della carena! Durante la navigazione a motore da Mahè avevo notato che con 1800 g/min. la velocità non superava i 4,7 nodi: piuttosto bassa, almeno un nodo e mezzo al di sotto della normale prestazione. Corrente contraria, forse? Una volta arrivati scendo in acqua come di consueto per controllare l’ancora. La sorpresa è trovare l’opera viva di Refola trasformata in una specie di coral garden: fiori colorati ed alghe su un fondo gelatinoso, non riesco a credere ai miei occhi! Avevo pulito la carena prima di partire dalle Chagos, perciò tutta questa flora si è sviluppata tra il 16 giugno ed il 5 luglio nella baia Marine Charter di Mahè.

Ci mettiamo tutti all’opera: Lilli, Umberto ed io, prima con il raschietto, poi con la spugna abrasiva. Alan di Kiwi Dream ci dà una grossa mano, grazie alla sua notevole acquaticità e resistenza in apnea; con le bombole e due immersioni di un’ora riesco a completare il lavoro sulla chiglia e sul timone.
Sempre insieme a Kiwi Dream, il 9 luglio, ci spostiamo a Baia St. Anne nella parte SE di Praslin: sono appena 6 miglia, che bordeggiando diventano 14 perché approfittiamo di un bel vento sui 15-17 nodi da sud e ci concediamo un paio d’ore di bella navigazione di bolina.

Baia St. Anne è aperta a SE e molto ampia, ma è navigabile e protetta solo in una piccola parte sul versante SW; un canale segnalato da boe rosse e verdi lungo un miglio conduce all’area di ormeggio, che è riparata da un lungo frangiflutti, alla testa del quale arrivano i traghetti di linea per la Digue e Victoria.
Parallelo al frangiflutti, un pontile galleggiante viene usato come base dalla Dream Yacht Charter, mentre nel bacino delimitato a SE dal pontile e a NW da una piccola isoletta sono posizionati alcuni gavitelli per le barche in transito; solo per barche a pescaggio ridotto la porzione navigabile si estende nel canale tra la piccola isola e Praslin, fino all’Anse L’Amour.
Robert (tel. +248 2770267) gestisce alcune boe: ogni barca ne prende due, una a prua e l’altra a poppa, per tenere la barca orientata all’uscita e non subire il rollio. Noi ormeggiamo in posizione 4°20.797’S 55°45.859’E su fondale di 7-8 metri, e paghiamo 500 Rp per tre notti (circa 30 €); per andare a terra il dinghy si può lasciare alla radice del pontile galleggiante.

Praslin è famosa per essere l’unica isola al mondo in cui cresce il “Coco de Mer”, una varietà di palma da cocco la cui noce ha forma e dimensioni del tutto particolari, che richiamano un bacino femminile. Nella foresta ci sono due grandi parchi (ingresso a pagamento) in cui anche accompagnati da guide si possono vedere il Coco de Mer e altre piante autoctone che qui si sviluppano spontaneamente e con abbondanza, come la cannella e la vaniglia. Optiamo per visitare il parco Ferdinand Natura Reserve, più economico e più vicino al nostro ancoraggio. Giulia, la nostra guida, mette insieme un gruppo di 30 persone e ci conduce fino alla sommità della collina, da cui si gode una strepitosa vista su baia St. Anne.



Lungo il percorso, con diverse soste, ci spiega tutto sul Coco de Mer: come nasce, come si riproduce, solo dopo 25 anni si distingue la pianta femmina che produce le noci dalla pianta maschio che impollina; i frutti impiegano 7 anni a maturare e possono raggiungere il peso di 30 kg!





Un’altra mezza giornata la trascorriamo scorrazzando per l’isola sugli autobus locali. Esperienza divertente: oltre all’aspetto panoramico, il viaggio è già di per sé un’attrazione, per la guida decisamente sportiva che hanno questi autisti in strade strette e ripide, con incroci a bruciapelo nelle curve.
Prezzo estremamente modico: un biglietto, indipendentemente dalla lunghezza del percorso, costa 7 Rp  a persona (0,42 €).
I tre giorni di sosta a baia St. Anne scorrono quindi piacevoli e veloci, giovedì 12 luglio lasciamo il tranquillo ormeggio e insieme a Kiwi Dream ci spostiamo di 4 miglia, fino all’isola La Digue.

mercoledì 11 luglio 2018

SEYCHELLES: Mahe, Victoria


Dopo una lunga pausa, riprendiamo il racconto del nostro giro.
Eravamo rimasti a sabato 16 giugno quando, appena arrivati dalle Chagos alle Seychelles, ancoriamo nell’area di quarantena in attesa che gli ufficiali di dogana e immigrazione ci raggiungano a bordo per le pratiche. Alle 16.30 il Port Control ci comunica che la lancia arriverà entro un’ora. Infatti, alle 17.30, ecco arrivare la pilotina che sbarca gli uomini di immigrazione, custom e quarantena; le operazioni si svolgono alla velocità della luce, non c’è nemmeno il tempo di fare qualche domanda: in fretta e furia mi fanno compilare e firmare svariati moduli, ci rilasciano un avviso di pagamento di 300 Rupie (18 €) per la Capitaneria, dopo di che ci dicono di ammainare la bandiera gialla e se ne vanno con la pilotina, rimasta a breve distanza ad aspettare.
Forse perché era sabato pomeriggio, ma questa è stata in assoluto la procedura di ingresso più veloce che abbiamo mai sostenuto fino ad oggi.
Domenica mattina ci spostiamo di due miglia dall’ancoraggio quarantena alla baia denominata Harbour Marine Charter; Hodoul Island divide la baia in due zone, quella a sud più ampia per il diporto, quella a nord occupata dal Fishing Port, dove sono ormeggiate piccoli pescherecci e, nella parte più prossima all’ingresso, gigantesche navi da pesca. Gettiamo l’ancora nella parte esterna della baia, su un fondale di 6-7 metri di sabbia (4°37.510’S 55°27.527’E).


Ci sono numerosi gavitelli, alcuni liberi dove spesso le barche di passaggio si attaccano temporaneamente.
In fondo alla baia, nella parte SW, il Mahe Yacht Club gestisce un pontile per piccole barche, ed un pontiletto per i dinghy; bagni, docce e lavanderia sono a disposizione diventando soci temporanei al costo di 150 Rp/settimana per barca (circa 10 €); un bar ed un ristorante completano la struttura.
La zona ovest della baia è occupata invece dai pontili galleggianti del distributore di carburante e dalla base del Marina Charter, la cui attività principale consiste in escursioni giornaliere con grandi catamarani.
Caliamo in acqua il dinghy e ci rechiamo allo Yacht Club: il bar è aperto, ma apprendiamo che di domenica tutti i negozi sono chiusi, tranne quelli indiani e che lo stesso sarà lunedì (“Public Holiday”, festa nazionale).  
Ci avviamo a piedi verso il centro della cittadina di Victoria, poco distante. Siamo fortunati, troviamo l’ATM per prelevare valuta locale ed un piccolo emporio indiano che vende anche le sim-card telefoniche. Lilli è sollevata perché può finalmente mettersi in contatto con la sua famiglia e organizzare il rientro a casa.
Per volare entrambi in Italia dobbiamo trovare un posto sicuro dove lasciare Refola senza patemi, così nel pomeriggio andiamo con il dinghy all’Angel Fish Bayside Marina, dove Adina aveva trovato posto per lasciare la barca ed aveva conosciuto il gestore Graham, persona competente e disponibile.
L’Angel Fish, costituito da due piccoli pontili più una passerella galleggiante, si trova di fronte al lussuoso Eden Island Marina, sulla sponda ovest del ponte che collega Mahe ad Eden Island.
Graham non c’è (è domenica!), ma grazie alla guardia del servizio di sicurezza riusciamo a parlare con lui al telefono e ci diamo appuntamento per l’indomani.
Tramite e-mail prendiamo contatto con l’assicurazione sanitaria, che prevede in caso di decesso di un congiunto il rimborso del biglietto aereo; ci viene confermato il rimborso, per una persona, del solo biglietto di andata.
L’indomani lunedì 18 giugno, Graham ci comunica che all’Angel Fish non c’è posto per noi, ma ci rende disponibile la bassissima passerella in plastica, utilizzabile mettendo ancora e cime a terra. È una soluzione precaria, che non ci farebbe stare tranquilli. Lo ringraziamo per la sua gentilezza ma decliniamo l’offerta. Mostrandosi molto comprensivo, ci dice che possiamo contare su di lui per qualsiasi altra cosa di cui avessimo bisogno.
Facciamo un giro anche all’Eden Island Marina, dove vediamo alcuni posti liberi nell’area di ampliamento di fronte all’Angel Fish, ma gli uffici sono chiusi e non è possibile avere informazioni né sui prezzi, né sulla reale disponibilità.
A questo punto l’idea di tornare in Italia insieme comincia a sfumare. Lilli ha fretta di raggiungere la famiglia e Refola non può restare una settimana abbandonata all’ancora. In breve la decisione è presa: volerà da sola ed io rimarrò all’ancora nell’Harbour Marine Charter.  In serata acquistiamo on-line il suo biglietto aereo.
Dopo il lungo weekend, finalmente martedì 19 riaprono gli uffici: prima andiamo all’immigrazione per ottenere per Lilli il permesso di rientrare alle Seychelles senza un biglietto aereo di uscita e, già che ci siamo, analogo permesso anche per gli amici che ci raggiungeranno il 23 luglio; poi passiamo in capitaneria per saldare l’avviso di pagamento consegnatoci al check-in: la signorina, molto gentile, ritira i documenti originali della barca e ci consegna i passi da seguire per la procedura di uscita ed un prospetto di calcolo delle tasse di stazionamento e navigazione; si pagherà tutto all’uscita e solo allora ci verranno restituiti i documenti della barca.
La sera stessa Lilli prende il volo per l’Italia, ed io rimango solo, senza la mia metà.
Casualmente, prima della partenza di Lilli, allo Yacht Club conosciamo Pino, velista romano in pensione dopo aver lavorato a lungo nelle ambasciate africane. Almeno potò parlare in italiano con qualcuno, visto che per tutto il resto dovrò arrangiarmi senza la mia traduttrice privata. Non bisogna perdersi d’animo, ci sono molte cose da fare!
Comincio subito mercoledì 20 giugno inviando un messaggio a Graham con una lista di cose che devo acquistare, oltre alla bombola del gas da caricare. Mi risponde subito, dicendomi che ha tempo e che mi può accompagnare con la sua auto. “Splendido” dico io, così passa a prendermi allo Yacht Club.
La zona per gli acquisti (hardware shop, articoli nautici ecc) è concentrata in una località chiamata “Providence”, circa 4 km a sud dell’Harbour Marine Charter, sulla strada verso l’aeroporto; purtroppo non trovo molto di quello che cerco.
Per caricare la bombola invece si va alla società che gestisce anche i distributori di carburante e che si trova vicino all’autorità portuale e vicino anche al nostro ancoraggio. Graham mi dice che da alcuni mesi sono diventati molto fiscali: prima di essere caricata, la bombola deve essere certificata da un ente locale, che deve verificarne l’integrità e le scadenze di revisione. 
La mia bombola quanto ad integrità è nuova, comprata lo scorso anno a Phuket, ma la signora a cui abbiamo chiesto di risparmiarci questa verifica è inflessibile.
Passiamo all’ente certificatore, che sancisce: “Sì la bombola è in buono stato, ma non si vedono la data di fabbricazione, né le scadenze di revisione, perciò per essere utilizzata bisogna cambiare la valvola ed acquistare un nuovo regolatore di pressione”.
Per fortuna Graham intuisce le scritte in lingua Thai sulla bombola e mi viene in soccorso “In Thailandia hanno un calendario diverso, questo numero stampato corrisponde a marzo 2017!”. Fa vedere al dirigente certificatore la corrispondenza delle date con internet; la faccenda si conclude positivamente, il dirigente invierà via mail al distributore la certificazione.
Nel centro di Mahe c’è un bel mercato ortofrutticolo, un piccolo mercato del pesce, una boulangerie con ottime baguette e molti altri piccoli negozi, oltre a due ristoranti di cui uno, “La dolce vita”, dichiara inequivocabilmente l’origine italiana.
Circa 1 km a sud dell’Harbour Marine Charter, c’è l’Hypermarket, ben fornito di tutti i prodotti, dai surgelati alla verdura ecc..
Nella zona del Fishing Port c’è un negozio fornitissimo per la pesca ed un altro specializzato per revisioni delle zattere ed elettronica SEYCMI, dove porto per un controllo la mia radio SSB Icom. Risultato: la radio è a posto; vengono a bordo per una verifica dell’impianto ed anche questo funziona regolarmente; in effetti dopo aver ricollegato antenna accordatore ecc., qualcosa è cambiato, probabilmente il connettore tra accordatore e radio era un po' ossidato. Verificheremo se funziona davvero quando saremo nuovamente in navigazione…
Tra una cosa e un’altra faccio quattro chiacchiere con Pino. Lui conosceva già le Seychelles per esserci stato in vacanza più volte ed ha pensato bene di venirci con la barca e di fare base qui, dopo aver ottenuto l’“Esportazione permanente” della barca, che lo libera dai limiti (e dai costi) delle barche in transito. È arrivato dall’Italia con il suo vecchio Dufour in marzo, attraverso il Mar Rosso, con un viaggio che sembra più una Odissea, tra guasti e sorprese; con lui c’era un giovane italiano, Francesco, che appena messo piede a terra ha preso il primo aereo al volo! Ed eccolo qui solo soletto, come me, ad aspettare alcuni pezzi di ricambio per il suo motore.
I giorni passano abbastanza velocemente, sento Lilli al telefono mattina e sera, e mi conforta il fatto di saperla circondata dai suoi familiari e dall’affetto delle sue amiche.
La mia solitudine comunque è praticamente finita. Il 26 giugno arrivano gli amici di Kiwi Dream conosciuti alle Chagos, il 28 Umberto, fratello di Lilli, con Mirella ed il 29 finalmente ritorna anche Lilli.
Ricomposto l’equipaggio, ci dedichiamo ad un po’ di turismo: noleggiamo un’auto per un paio di giorni, giriamo tutta l’isola, belle le spiagge a nord riparate in questa stagione e belle anche le spiagge ad ovest.







Leghiamo molto anche con Alan e Anne di Kiwi Dream: gli inviti a cena si susseguono con frequenza, e decidiamo di partire insieme il 5 luglio per il giro alle isole limitrofe, Praslin e La Digue.