venerdì 23 febbraio 2018

Addio, Pangkor!

All’1 di notte di lunedì 12 febbraio, dopo un viaggio di circa 30 ore, siamo di nuovo a Pangkor, Malesia, dove Refola ci aspetta da mesi. Dormiamo in albergo (economica sistemazione trovata dalla nostra fidata Ruz, segretaria del Marina) e ci mettiamo subito al lavoro, nonostante il cambio di fuso e soprattutto di clima ci faccia sentire degli zombie. Ma c’è un obbiettivo strategico: partire il prima possibile per affrontare l’oceano Indiano con il monsone di nord-est, che già a metà marzo comincia a dare segnali di instabilità.
I lavori “pesanti” (antivegetativa e lucidatura, oltre ad una piccola riparazione del timone scheggiato lo scorso anno) sono già stati assegnati ad Islam, affidabile professionista collaboratore del cantiere, che preavvisato e ben istruito ha anticipatamente preparato il lavoro: a tempo di record riusciamo a mettere in acqua Refola il 14 febbraio, a soli due giorni dal nostro arrivo!
Ma al di là della carena, la lista dei lavori è bella lunga: sostituzione del contaore motore, che si era bloccato alla fine della scorsa stagione, sostituzione del rubinetto del lavello nel bagno di prua, sostituzione della base del wc di prua, cambio olio e filtro di motore e generatore, controllo giranti, armamento del genoa e delle manovre, pulizia della coperta e degli interni.
E poi, come spesso accade, per ogni lavoro che si inizia si aprono due nuovi inconvenienti. È la legge di Murphy applicata a chi in barca fa i lavori in proprio… A completare il quadro, appena ormeggiati in banchina riscontriamo un guasto alla pompa della climatizzazione, e se trovare tecnici competenti è già di per sé difficile, figurarsi se ne hai bisogno durante le festività del capodanno cinese, in cui tutto o quasi è chiuso per 5 giorni (i musulmani chiudono anche loro, per solidarietà!)
Insomma, grondanti di sudore lavoriamo intensamente, senza sosta, dall’alba al tramonto. Facciamo amicizia coi nostri vicini di banchina, Fred e Christiane, che da 18 anni sono in giro per il mondo con una bellissima barca a motore (Nordhavn 46 “Arcturus”) molto marina, predisposta per lunghe navigazioni oceaniche. Sono cordiali e simpatici, e vedendoci faticare dalla mattina alla sera si mostrano estremamente solidali; d’altra parte, la loro barca ha i suoi anni ma è tenuta come un gioiello.
Finalmente arriva la fine delle nostre pene: lavori praticamente ultimati, condizionatore riparato, formalità burocratiche assolte. Possiamo partire!
Il 22 febbraio 2018 lasciamo definitivamente il nostro amato Pangkor Island Marina. Non per andare lontano; dovendoci riabituare alla navigazione faremo una piccola tappa di sole 15 miglia. Ma corta o lunga che sia la distanza, si tratta sempre di un addio, e questo è stato uno di quelli che fanno male…
Pangkor è stata la nostra “base” dal 29 ottobre 2016, quando arrivammo dopo una lunga navigazione (7 mesi in mare, 7800 miglia dalla Nuova Zelanda alla Malesia), per tirare in secco la barca in grande fretta e volare subito in Italia. Nella stagione 2017 invece, aspettando la consegna delle nuove batterie, siamo rimasti per la prima volta nel nostro viaggio fermi al marina 45 giorni di fila, una vita! Così è nata questa sensazione di essere “a casa”, resa più forte dalla cortesia di Ruz, del suo capo James e di tutto lo staff, sempre disponibili a risolvere qualsiasi problema. Quest’anno quindi, al momento dei saluti nell’ufficio del Marina, Lilli ed io siamo davvero emozionati. Esprimiamo a Ruz, e per suo tramite a tutto lo staff, la nostra gratitudine e il nostro apprezzamento per quanto ci siamo sentiti sempre assistiti e coccolati. Io sento un nodo alla gola e Lilli stenta a trattenere le lacrime, a cui cede senza ritegno quando Ruz le fa dono di una piccola spilla dorata, che le donne musulmane usano per fermare il velo. In quasi sei anni, non ci era mai successo di stabilire legami così forti, e di essere tanto dispiaciuti alla partenza.
Ci allontaniamo dall’ufficio con gli occhi umidi, Fred e Christiane sono pronti al pontile per darci una mano a mollare gli ormeggi. Addio, Pangkor!