lunedì 28 gennaio 2013

Les Aves

11:58.75N 67:39.54W

Sabato 26 gennaio, alle 7.50, salpiamo in direzione le Aves Barovento distanti 33 M: con una distanza cosi' breve da percorrere abbiamo potuto uscire con una buona luce e soprattutto arrivare con il sole alto.
Le Aves Barovento e' un arcipelago corallino, simile a Los Roques, ma con la particolarita' di avere alte mangrovie popolate da centinaia e centinaia di uccelli, Aves infatti vuol dire 'uccelli' e Barovento 'sopravvento'.
Ci dirigiamo all'isola del Sur: scapolata la punta ovest, iniziamo uno zig-zag tra bassi fondali su sabbia e macchie scure di corallo, non segnalati nel plotter, la luce ed il colore dell'acqua ci indicano il percorso fino ad arrivare al punto di ancoraggio nella prima baia, circa 1/3 di miglio ad est del faro.
Alle 13.10 ancoriamo su un fondale di 4 mt, protetti da NE a SW dalle mangrovie; per la prima volta, da quando siamo partiti da Grenada, abbiamo una barca a vela ancorata vicino, non ha bandiere esposte, abbiamo anche timidamente cercato un approccio, ma senza risultato.
L'ancoraggio si e' rivelato molto azzeccato (11°56.61'N 67°26.37'W), infatti durante un rinforzo di vento da est sui 25 kn, la foresta di mangrovie ha creato una barriera tale da non far passare l'onda e ridurre l'effetto delle raffiche, mentre a nostro avviso le baie piu' ad est dell'isola Sur, indicate nel portolano "Venezuela and Bonarie" di Chris Doyle, restavano piu' esposte.
Con il tender costeggiamo il bosco di mangrovie popolato da centinaia di sule e qualche pellicano, al nostro passaggio si alzano dagli alberi ed in stormo ci svolazzano intorno come per proteggere il loro habitat.
Domenica 27 salpiamo per le Aves Sottovento a 14 miglia; anche questo arcipelago corallino fa parte del Venezuela, ci dirigiamo all'Isla Larga, nella parte sud dell'arcipelago; sull'estremita' ovest e' presente una guarnigione della Guardia Costiera, al nostro passaggio ci chiamano al vhf invitando ad identificarci, e promettono una visita a bordo nel pomeriggio, che in realta' non si e' verificata.
Per raggiungere l'ancoraggio prescelto (Mangrove Bay), aggiriamo ampiamente i bassi fondali che prolungano l'estremita' ovest dell'isola ed evitiamo le macchie azzurro chiaro e marrone; percorriamo cosi' circa 2 M, ed alle 12.40 caliamo l'ancora su fondale sabbioso di 4,5 mt., immediatamente ad ovest di un isolotto di mangrovie: 11°58.75'N 67°39.54'W.
Con questa sosta chiudiamo il percorso in Venezuela ed anche speriamo il pericolo pirateria; con la prossima tappa, Bonarie, siamo nelle Antille Olandesi.

sabato 26 gennaio 2013

Los Roques

11:50.56N 66:55.74W

Mercoledì 23 alle 14.00 salpiamo dall'isola La Blanquilla; abbiamo calcolato i tempi di partenza e di navigazione in modo da poter atterrare a Los Roques nelle migliori condizioni di visibilita' dei fondali, cioe' con il sole sufficientemente alto. Le miglia da percorrere per arrivare all'ingresso dell'arcipelago sono 124 e contiamo di arrivarci intorno alle 10 del mattino.
Il vento è variabile sui 15 kn, issiamo il balooner e viaggiamo con le vele a prua a farfalla; di tanto in tanto riduciamo o apriamo per mantenere la velocità costante.
La notte passa tranquilla, incrociamo 2 navi e, per il tempo in cui sono a vista, accendiamo le luci di via; alle 10.00 siamo all'ingresso del canale di NE tra le isole Francisque e Nordisqui.
Il passaggio è ampio e non crea alcun problema, sfiliamo davanti ad ancoraggi protetti dai reef, dai colori bellissimi, azzurro chiaro, verde smeraldo, blu, ci dirigiamo al Gran Roque, il centro principale dove c'è l'aereoporto.
La guida consiglia di presentarsi qui alla Guardia Costiera con le carte della dogana precedentemente fatta e pagare una tassa di soggiorno per la sosta.
Alle 10.50 ancoriamo nell'area segnalata, 5-6 barche sono gia' alla fonda, a terra solo baracche, ci eravamo fatti l'idea che questo sito fosse il paradiso dei ricchi venezuelani e frequentato da vip internazionali, ma siamo stati piacevolmente delusi; forse perché questa non è la stagione ideale, ma anche nei vari ancoraggi vediamo pochissime barche, piu' spesso sono deserti.
Siamo vicini all'aeroporto e vediamo alcuni piccoli aerei atterrare quasi sfiorando la nostra testa d'albero. Valutiamo la situazione rispetto alle formalita': dovremmo andare a terra e passare per 4 uffici diversi, pagare tasse etc, ma soprattutto il portolano ci dice che qui non e' possibile fare ne' l'ingresso ne' l'uscita dal Venezuela. Per essere a posto, dovremmo andare in terraferma, cosa assolutamente non raccomandabile dal punto di vista "pirati". La decisione e' presa: ci teniamo il "permesso provvisorio" gentilmente datoci dalla Guardia Costiera di La Blanquilla e ripartiamo diretti a Cayo Carenero, a circa 10 M.
Vi entriamo con rotta N costeggiando il reef destro ben visibile, siamo in una laguna chiusa su 3 lati, con fitte mangrovie che proteggono dai venti dominanti, acqua trasparente, di più da un ancoraggio non si può pretendere: 11°53.13' N 66°50.69' W. Una volta di più ci rendiamo conto che la carta elettronica (C-Map) in queste zone ha un livello di dettaglio insufficiente, migliore a nostro avviso la carta Navionics che leggiamo sull'I-pad (resuscitato grazie all'aiuto di Luca); molto piu' utile il portolano, ma in realta' la cosa indispensabile e' tenere gli occhi ben aperti e leggere i colori dell'acqua.
Venerdi 25 gennaio un piccolo spostamento di 8 M all'interno del gruppo Los Roques, fino a Cayo de Agua nell'estremità ovest. Tra i tanti possibili ancoraggi abbiamo scelto questo perché dalla mappa e dal portolano il percorso di ingresso ed uscita presenta una rotta semplice: anche in considerazione della prossima partenza al mattino presto, un'uscita tortuosa avrebbe potuto creare qualche problema, e inoltre, essendo l'atollo più a ovest, da qui riduciamo le miglia della prossima tappa.
Entriamo da WNW puntando sull'isolotto basso di corallo, poi rotta 90° con l'isolotto a 270° fino a circa 300 mt dalla lingua costiera; coordinate ancoraggio 11°50.56' N 66°55.74' W.
Anche questo ancoraggio e' su acqua azzurra, 3,5 mt di profondità, completamente isolato; nel pomeriggio fa la comparsa una piccola barca a motore che sosta pochi minuti a circa 1 miglio e poi se ne va. Facciamo una escursione a terra con il tender e nella lingua di terra sabbiosa troviamo una colonia di uccelli che nidificano, diversi dai numerosissimi pellicani presenti ovunque anche a La Blanquilla.
La sera siamo stati deliziati dalle squisite linguine all'aragosta preparate da Franco, che ci hanno fatto ricordare il piatto preparato da Elena a Union Island; la cena si conclude con un dolce di banane e cioccolato, preparato da Martina.
Potremo allegare foto solo quando avremo una connessione internet...

martedì 22 gennaio 2013

Verso Cartagena 1

11:50.26N 64:38.50W

Lunedi 14 ci spostiamo, solo di 4 miglia, per raggiungere Prickly Bay. La rada e' molto grande e profonda ed il percorso e' segnalato da boe rosse e verdi.
A circa meta' rada sulla destra, c'e' il marina: 2 pontili che possono contenere al massimo 12 barche, c'e' il distributore di carburante, l'acqua, l'elettricita' (al momento provvisoria in quanto sono in corso lavori di ammodernamento).
Chiediamo un posto al pontile, in quanto avremo un parziale cambio di equipaggio: il 17 parte Elena ed il 18 arriva Roberto.
Davide, il gestore italiano del marina, pur essendo abbastanza giovane (sui 45) vive qui da 25 anni; ci accoglie con grande disponibilita', dandosi da fare per risolvere qualsiasi problema si presenti.
C'e' un po' di risacca nel marina, ma una volta registrato bene l'ormeggio il problema e' minimo; c'e' anche un bar-ristorante-pizzeria, con un mini palco per ospitare band et similia; insomma dopo la prima perplessita' iniziale questo posto ci ha convinto: e' ben arieggiato, l'acqua discretamente pulita. Soprattutto quando abbiamo visto il marina di St. George, Port Louis, sicuramente molto piu' grande, colonnine con acqua e luce, piu' vicino alla citta' e ai negozi, ma costretto tra la collina e le case, in una laguna chiusa con acqua stagnante e zanzare tipo fenicotteri, ci siamo congratulati con noi stessi per aver scelto il nostro piccolo e decentrato marina !
Nei giorni di sosta a Prikly bay ci siamo dedicati alle riparazioni, che purtroppo non hanno avuto buon esito: il log e la stazione del vento, nonostante l'intervento di tecnici locali, non hanno alcuna intenzione di funzionare (significa che non abbiamo indicazioni sull'intensita' del vento, mentre per la velocita' della barca facciamo riferimento al dato fornito dal plotter - SOG: speed over ground); in compenso abbiamo acquistato un nuovo gommone a chiglia rigida (AB Inflates con chiglia in alluminio) ed un nuovo motore (Tohatsu 9.8 CV), qui a Grenada abbiamo trovato i migliori prezzi.
Il 16 gennaio Franco ha noleggiato un'auto ed ha fatto con Elena e Martina il giro dell'isola.
Abbiamo trovato supermercati ben forniti, anche con prodotti di buona qualita', e prezzi migliori rispetto St. Vincent e Martinica.
Il 17 Elena ci lascia, prende l'aereo via Londra dove, causa neve, dovra' sostare un giorno; per lo stesso motivo Roberto, che doveva arrivare il 18, perde la coincidenza a Trinidad ed arriva il giorno dopo.
Anche qui incontriamo navigatori italiani: Arnaldo ed Alessandra del Micamale, che da anni fanno charter ai Caraibi, ed i cagliaritani Giorgio e Pinella, che da piu' di ventanni svernano in questi posti. Per parecchi anni questi ultimi hanno sostato in Venezuela: con loro abbiamo discusso e cercato informazioni sulla pirateria, abbiamo anche lanciato sul network locale, vhf ch.66, una richiesta per trovare altre barche che facessero il nostro percorso, ma senza trovare compagni.
Alla fine decidiamo di evitare lo scalo di Testigos, e fare rotta direttamente a La Blanquilla.
Domenica 20 gennaio alle 10.00, salpiamo da Prikly Bay per La Blanquilla; il vento, variabile intorno ai 15 kn, ci consente di percorrere praticamente tutto il percorso a vela, anche se con qualche bordo al giardinetto; la notte navighiamo rigorosamente a luci spente (non si sa mai!), anche se fino alle 2.30 Refola era illuminata a giorno dalla mezza luna crescente; arriviamo alle 12.40 dopo 181 M.
Ancoriamo 1 M a SE di baia Falucho, vicino alla stazione militare; il portolano di Chris Doyle riporta che sull'isola c'e' un villaggio di pescatori, in realta' ora non c'e' piu' nessuno, se non la stazione guardia costiera con circa 14 persone.
Particolare curioso: la guardia costiera ci contatta sul vhf ch.16, dopo le prime difficolta' di capirsi in spagnolo, una voce femminile in inglese ci chiede informazioni sulla barca e sul nostro programma: il nome della barca, quanto vogliamo fermarci, dove siamo diretti, quante persone a bordo ecc.; rispondiamo a queste domande e dopo circa mezz'ora ci raggiunge una piccola lancia con 5 giovanissimi militari, 2 salgono a bordo, con un po' di carte da compilare; quando chiediamo notizie dell'impiegata che parla inglese, abbiamo saputo che in realta' era il computer con il traduttore automatico!
I 'ragazzi' si sono dimostrati molto gentili e disponibili, hanno compilato una check list coi nostri dati, consegnandocene una copia che FORSE rappresenta un permesso provvisorio. Comunque ci hanno detto che possiamo alzare sulla crocetta di destra la bandiera venezuelana, nonostante non abbiamo fatto dogana; ci hanno anche permesso di recarci presso la caserma e collegarci a internet con la loro rete.
L'ancoraggio e' buono, il fondo di sabbia e detriti di corallo tiene bene, pero' entra un po' di onda che aggira la punta sud, al rientro dalla visita alla caserma e' troppo tardi per cambiare e spostarci sulla costa ovest; lo facciamo il mattino seguente, ci spostiamo a Playa Yaque a 5 M. Il sito, che ha come riferimento 2 grandi palme a terra, e' descritto come "beatiful beach", ed e' infatti davvero incantevole. Siamo soli, la spiaggia bianca e finissima, l'acqua turchese: decidiamo di fermarci per la notte e rimandare di un giorno la partenza per Los Roches. (appena possibile, pubblicheremo le foto e capirete ....)

domenica 13 gennaio 2013

In arrivo a Grenada

 

12:00.00N 61:43.580W

Venerdì 11 gennaio lasciamo Union Island e facciamo rotta su Petit St. Vincent, distante 6 miglia. Isola privata, Petit St. Vincent appartiene allo “stato” di St. Vincent-Grenadine; noi, come detto, abbiamo già registrato l’uscita dal paese, perchè Union è l’ultima sede di Dogana e Immigrazione e tornarvi sarebbe un percorso a ritroso e controvento.
Alle 13.10 ancoriamo davanti al molo dei dinghy; sull’isola esiste solamente un prestigioso ed esclusivo resort: è ammesso sbarcare con il tender per recarsi al bar, al ristorante o alla spa. Naturalmente i prezzi sono in linea con l’esclusività del luogo: minimo 1.000 US$ per una notte, 200 US$ per un pasto, comprendente però un intero bicchiere di vino!
Ok, visitato il luogo (solo nelle zone consentite), ci ritiriamo su Refola dove in barba alla temperatura e alla location, mangiamo dei buonissimi canederli allo speck e al formaggio, preparati da Martina.
Sabato 12 riprendiamo il mare diretti a Carriacou, che appartiene al territorio di Grenada: 12 M per raggiungere la capitale Hillsboroug, dove espletare le formalità d’entrata.
L’ancoraggio non merita una sosta, perchè essendo aperto a nord entra onda di risacca e infatti nessuno rimane per la notte; così dopo le pratiche burocratiche e la spesa ci spostiamo a Sandy Island, 2 M a NNW, per bagno e pranzo.
Sandy Island è una striscia di sabbia con palme, contornata da barriera corallina: il sito, segnalato anche dal portolano, è spesso frequentato dalle barche. A salvaguardia della barriera corallina è vietato l’ancoraggio, ma sono state allestite numerose boe (gratuite) per sostarvi.
La nostra destinazione definitiva per oggi è Tyrrel Bay, piu’ riparata dai venti dominanti; infatti la baia è piena di barche, molte delle quali sembrano ferme qui senza nessuno a bordo da lungo tempo.
Con grande disappunto rileviamo che la cartografia elettronica della C-Map ci fornisce indicazioni completamente errate rispetto alla realtà; anche il portolano di Patuelli “Caraibi” riporta per questa zona una cartina con molti punti interrogativi (!!!) e d’altra parte il sistema di segnalamento marittimo qui (oltre alla nota inversione del verde e del rosso) è pressochè inesistente, ad esclusione di qualche boetta galleggiante realizzata con bottiglie di plastica; solo le numerose barche all’ancora ci danno un’indicazione immediata ed affidabile su dove poter ancorare.
Nella baia e’ presente anche un piccolo cantiere con travel-lift, e alcune barche a terra; non sembra ci sia molta attività, tranne i lavori in corso per realizzare un molo per l’attracco delle navi.
La parte NE della baia termina in un cul de sac in mezzo alle mangrovie, che esploriamo con il tender il mattino seguente; questa insenatura viene descritta nel portolano come rifugio per uragani, solo per piccole barche, considerato i fondali per accedervi e quelli all’interno.
Domenica 13 gennaio salpiamo per Grenada: passiamo davanti al molto invitante ancoraggio di Saline Island a SE di Carriacou, ma vi rinunciamo perchè il sole davanti alla prua ci impedisce di vedere i fondali, e perderemmo troppo tempo per fermarci.
Proseguiamo scorrendo la costa est di Grenada, con vento sui 10 kn al traverso, fino a raggiungere la frastagliata costa sud.
Entriamo dapprima nel canale di Port Egemont, per un ancoraggio a SW di Gary Island, segnalato nella guida “Navigare ai Caraibi” di Enzo Russo e Rita Ricci: la visibilità non è delle migliori, si fatica a riconoscere gli insidiosi bassi fondali che si trovano anche molto lontani dalla costa. Una volta arrivati all’ingresso della baia, rinunciamo ad ancorare perchè , malgrado il riparo creato dal basso fondale della barriera, il posto era troppo aperto ed esposto all’onda.
Proseguiamo per 1 miglio fino a Petit Calivigny, dove è stato realizzato un piccolo marina con pontili galleggianti: sono le 15.00, il sole è alto a 240 gradi e percorriamo una rotta sui 350 gradi, il cielo è sereno … ma non si vede niente. L’acqua non è proprio limpida, per fortuna il percorso segnalato da boe verdi e rosse, altrimenti sarebbe sicuramente da evitare un atterraggio del genere: senza le boe sarebbe veramente difficile districarsi in mezzo ai reef.
Alla fine scegliamo di fermarci in Clarker’s Court, in prossimità di un bellissimo resort apparentemente pieno di personale ma senza clienti: anche questo ancoraggio è segnalato sulla guida di Enzo e Rita e, come loro hanno scritto, è davvero il migliore in questa zona.




















giovedì 10 gennaio 2013

Di nuovo a Tobago Cays e Union Island

 

12:35.59N 61:24.40W

Verso mezzogiorno del 9 gennaio lasciamo Mayreau per tornare a Tobago Cays: non ci sono molte barche, però le boe davanti alla barriera sono tutte occupate, quindi optiamo per un ancoraggio a SW di Petit Rameau, meno spettacolare ma protetto dalle raffiche, cosi riparati abbiamo un vento che raramente supera i 15 kn.
Il 10 mattina ci viene a salutare Mr Fabolus, il boy consigliato da Luca che ci aveva preparato la cena dell’ultimo dell’anno: per rendere omaggio a Martina, regala una bella aragosta di circa 3 kg!!!
Dopo una lunga discussione su come stivarla e prepararla, davanti allo sguardo inorridito di Martina e Lilli, decidiamo di legarla e metterla nel congelatore per poi bollirla per la cena.
Alle 11.00 salpiamo per Union, ultima isola dove e’ possibile espletare le formalità di uscita dalle Grenadine. Alle 12.00 prendiamo la boa davanti all’Ancorage Yacht club; le pratiche burocratiche per l’uscita ci hanno richiesto un po’ di tempo: eravamo sprovvisti della ricevuta della tassa d’ingresso pagata all’aeroporto di St. Vicent per Franco ed Elena, ma insistendo un po’ hanno verificato per telefono l’avvenuto pagamento; quando sembrava tutto a posto, ci dicono: “Bene, adesso andate all’aeroporto e fatevi mettere i timbri”. Per fortuna Union è talmente piccola che si gira tutta a piedi ed anche il piccolo aeroporto era distante una decina di minuti. Altri 40 EC di tassa di chissacche’ e ce l’abbiamo fatta!
Per cena linguine all’aragosta, cucinate da Franco ed Elena: eccezionali.