domenica 31 marzo 2013

Pacifico - Costa Ovest di Panama 3

 08:7.71N 82:19.09W

Giovedì 28 marzo lasciamo la bellissima baia dell’isola Medidor e mettiamo prua sul piccolo gruppo di isole denominate Islas Secas: sono 33 miglia, che inizialmente ci illudiamo di percorrere a vela con un bel venticello da NE … niente da fare, dopo le prime 2 ore, il vento gira a NW, proprio sul nostro naso, e ci costringe a dare motore.
Alle 12.00 siamo a metà strada e facciamo una sosta all’isola Brincanco: sul lato nord si apre una grande baia, con vegetazione lussureggiante e acqua pulita, in cui ancoriamo su circa 9 mt. d’acqua, fondale sabbioso (7°52.06’N 81°47.66’W).








Allontanandoci da Panama City verso ovest, annotiamo che l’acqua e’ sempre meno fredda, ora decisamente calda (25-28°), e piu’ pulita, ricchissima di pesce, abbiamo visto razze uscire dall’acqua e volteggiare con spettacolari capriole, processioni di tartarughe a pelo d’acqua, spesso con un uccellino che riposa sul dorso, non parliamo di delfini, che ogni giorno vengono a giocare intorno alla barca, e stormi di piccoli tonni da 20 cm, che saltano a pelo d’acqua.
Alle 17.30 ancoriamo nella baia NE dell’isola Cavada, a sud di un grosso scoglio che risulta separato dall’isola solo con l’alta marea (7°59.55’N 82°01.91’W).

… con l’alta marea ….



e con la bassa …




Arriviamo con l’alta marea e con un vento da NNW che era rinforzato fino a 15-18kn, proviamo inizialmente l’ancoraggio piu’ a sud, indicato dal portolano, dove si intravedono tra la vegetazione i capanni di tela usati da un resort per ospitare turisti, ma i fondali salgono a 2-3 mt gia’ molto lontano da riva: questo vuol dire che in bassa marea (- 3.20 mt) saremmo in secca!



Anche nell’ancoraggio scelto a nord abbiamo dovuto stare ben larghi ed ancorare sui 9-10 mt., tutto sommato accettabile anche se un po’ rollante nella notte.

Venerdi 29 marzo, alle 9.30, salpiamo per l’isla Parida a 20 M, vento sempre capriccioso e variabile, rimettiamo la traina perche’ le scorte di pesce stanno per finire e verso le 11.30 una bella preda fa fischiare il mulinello, è un pesce gemello di quello preso l’ultima volta, circa 10 kg. Non sappiamo bene che pesce sia, Mario si dedica alla pulizia e ne ricava 4 grossi filetti da circa 1 kg ciascuno; la carne è rossa e meno stopposa di quella del tonno, i locali ci hanno consigliato di prepararlo fritto con l’aglio. Ecco il trofeo !!!!



Alle 13.10 arriviamo all’isola Parida nella baia NE, Playa del Socorro; ancoriamo nella parte nord della baia (8°8.05’N 82°19.19’W), verso l’esterno, in quanto la punta sud si estende con un basso fondale verso NE, molto più di quanto indica la carta.
L’isola è meta di un turismo locale proveniente dalla terraferma, infatti troviamo un paio di grosse barche a motore, attrezzate per la pesca d’altura e una compagnia di giovani accampati con le tende sull’isoletta Gamez.



Su Parida invece c’è un bar con ristorante, gestito da Kees, giovane canadese. Qui da 7 settimane, dopo aver abbandonato il mondo delle banche, il simpatico ed intraprendente giovanotto ci parla dell’isola e delle sue ricchezze, in particolare dell’acqua dolce che sgorga da una sorgente sull’isola, ma in realtà proviene, passando sotto il mare, dal vulcano Baru che si trova in terraferma; Kees sta portando avanti un progetto di riqualificazione turistica per conto dei pescatori che hanno le concessioni; accettiamo l’invito di andare a pranzo il giorno seguente.

Il primo ancoraggio



Alla sera, rientrati dal giro in tender, troviamo l’ancoraggio un po’ troppo rollante, perciò in fretta, quando ormai il sole è già tramontato, ci spostiamo di mezzo miglio a sud, proprio davanti alla spiaggia a nord della piccola isola Gamez, dove siamo protetti dall’onda principale proveniente dall’oceano e l’ancoraggio risulta decisamente più tranquillo (8°7.69’N 82°19.12’W).
Il giorno seguente riceviamo la visita della Guardia Costiera panamense, molto gentili, non sono nemmeno saliti a bordo, hanno controllato i documenti della barca e lo Zarpe di uscita da Panama che avevamo fatto a Colon e se ne sono andati.
Alle 12.00 Kees è venuto a prelevarci con la sua lancia, concordiamo il prezzo che comprende rancho, bevande e servizio taxi 15 $ a testa (ne voleva 20); ne valeva proprio la pena, aperitivo a base di pomodoro e kiwi, per antipasto cape sante alla brace, e tacos con insalata di pollo, riso, insalata di verdure, pesce juriel alla brace, tonno fresco scottato alla brace con ananas, infine una fetta di dolce al ginger.

La spiaggia, il ristorante di Kees, la nostra tavola imbandita, gli impavidi esploratori…

















PS: Abbiamo scoperto che i pesci da noi pescati alla traina sono appunto juriel, molto presenti in questa zona.


giovedì 28 marzo 2013

Pacifico - Costa Ovest di Panama 2

07:45.14N 81:34.65W

Domenica 24 marzo, alle 9.50, salpiamo diretti all’isola Cebaco a 23 M: trasferimento a motore, in assenza di vento; alle 14.10 ancoriamo nell’ansa SW dell’isola, chiamata anche Caleta Cayman (7°29.58’N 81°13.39’W).
L’estrema parte NE della baia offre un certo riparo dall’onda prevalente proveniente da sud, e proprio qui vediamo che è allestito un campo boe. Non appena ormeggiamo ad una di queste boe, arriva con una barca a motore il “gestore”, che ci chiede prima una tariffa di 2$/piede (per noi 100 $), poi ci “concede” uno sconto del 50%, infine ci domanda “solo” 30 $: noi rifiutiamo le gentili offerte e ancoriamo all’esterno del semi deserto campo boe.

A terra una piccola costruzione, dove a detta del gestore ci sono servizi, docce e bagni; peccato che per l’atterraggio con il tender, con l’onda che si alza sulla spiaggia, si rischia come minimo un bagno fino alla cintura se non di peggio!
Il giorno seguente aggiriamo l’isola da SW e facciamo una sosta pomeridiana sul lato nord dell’isola, in prossimità del villaggio El Lobo (7°31.66’N 81°11.96’W).
Il “villaggio”, in realtà, e’ fatto da 4 (di numero) case, c’e’ una scuola, al momento inattiva, ma forse si tratta di un campo estivo; l’ancoraggio e’ molto profondo, si getta l’ancora su 15 mt, che risalgono bruscamente vicino alla riva. Dovendo dare molto calumo non si ha la tranquillita’ a 360° e quindi escludo questo ancoraggio per passarvi la notte; ma per una sosta, essendo riparato dall’onda, va piu’ che bene e cosi’ approfitto e faccio un’immersione con le bombole per dare una ripulita alla carena con il raschietto e sostituire lo zinco dell’elica.
Dopo pranzo ci spostiamo all’isola adiacente, Isla Gobernadora. Scapoliamo ampiamente i bassi fondali della punta est ed ancoriamo a Porto Viejo (7°34.00’N 81°11.47’W).
Di porto ha solo il nome, ma l’ancoraggio, su un fondale di 8 mt. è veramente tranquillo, protetto dall’onda dominante da sud, ma anche sufficientemente areato.
Siamo scesi a terra con il tender, diretti al centro abitato che occupa la punta est dell’isola: la costa in quel punto è disseminata di scogli, ed anche con il tender bisogna tenere gli occhi aperti.
In prossimita’ del paese, un giovanotto da terra richiama la nostra attenzione e ci fa segno di atterrare in un certo punto, addirittura scende in acqua con i jeans e ci viene a tirare la prua a secco; estremamente gentile e socievole, si presenta come un rappresentante dell’organizzazione turistica dell’isola, ci spiega le cose principali della comunità (in particolare ci tiene a farci sapere che sul posto c’è anche una stazione di polizia, perché il turista deve essere protetto), ed infine ci accompagna al bar.
Nel locale, immerso nella penombra, c’e’ uno stereo che diffonde musica a tutto volume; al nostro arrivo un paio di avventori, formando un’orchestrina improvvisata, cominciano a suonare percussioni, seguendo la musica dello stereo: e’ il loro benvenuto!

Il bar, sul retro, ha anche uno spaccio di prodotti alimentari base non deperibili.
La notte e’ rischiarata da lampi e tuoni non molto lontani, che per fortuna non arrivano a noi … al mattino, il cielo e’ di nuovo sereno.
Martedì 26 marzo salpiamo alle 9.15 di diretti a Bahia Honda a 28 M, purtroppo sempre a motore, il vento apparente non arriva a 10 kn; alle 12.20 facciamo una sosta ristoratrice ad Ensenada Cativon (7°41.44’N 81°26.07’W), anche questo e’ un buon ancoraggio su 8 mt di fondale sabbia-fango, a terra si notano qualche piccola costruzione tra le palme e piante ad alto fusto (forse mango?). Il portolano ci dice che queste zone sono abitate da contadini che coltivano alcuni prodotti per se’, e li vendono a chi, di passaggio, ne fa richiesta; non ci sono strade che congiungono questo tratto di costa alla rete stradale panamense, cosi’ e la gente si sposta a cavallo o con piccole barche.
Alle 16.25 arriviamo a Bahia Honda, ancoriamo nella estremità nord, a NW dell’Islote La Mona, fondale sui 9 mt con ottima tenuta (7°45.84’N 81°31.69’W). Ecco la foto dal nostro ancoraggio:

Sulla spiaggia si affaccia una lussuosa costruzione, c’è anche un pontile galleggiante provvisto di passerella basculante per l’escursione di marea (oggi di circa 3 mt.); scendiamo a terra e ci viene incontro Charles, un irlandese che fa da gestore della tenuta, ci spiega che tutta la baia è di proprietà di un americano, compresa l’isola Bahia Honda che sta nel mezzo, circa 60.000 ettari; ci fa da guida all’esterno delle costruzioni realizzate con grande cura una dozzina di anni fa: il living-room sulla spiaggia (nella foto qui sotto), le bed-rooms piu’ in alto sulla collina.

Charles parla volentieri in spagnolo, ma tutto è facilmente comprensibile, ci spiega inoltre che la baia è meta di un turismo specializzato degli amanti naturalisti, in quanto il microclima e l’acqua ricca di plancton richiama balene e tonni per la riproduzione; il mare è molto pescoso ed in alcuni periodi dell’anno vengono organizzate battute di pesca, la cui partecipazione costa 1500 $ al giorno, con una limitazione procapite sulla quantità pescabile.
Alla sera un contadino che lavora presso la villa ci viene a proporre i suoi prodotti: limoni, avocado ed un ananas locale, gli offriamo 5 $ e veniamo a sapere che la sua paga giornaliera, per il lavoro alla villa, è di 12 $! Kennedy (questo il nome del giovane contadino) ci racconta che molti sono i privati proprietari di grandi appezzamenti e di isole, come un ricco italiano proprietario della vicina isola Medidor e ci indica la sommità di un monte che spunta oltre la baia dove c’è la casa di questo italiano; dopo queste quattro chiacchiere sull’ambiente e sulla sua famiglia, Kennedy si congeda chiedendoci delle pile: ne ha bisogno per dare la caccia, di notte, a qualche animale che gli mangia le galline.
La sera, dopo una gustosa cena con spezzatino e riso, si consuma una vera tragedia: l’incauta Lilli lega malamente fuori bordo la pentola a pressione, per sciacquarla nell’acqua di mare e … dopo 10 minuti la pentola non c’e’ piu’. Un nodo di bitta con un piccolo cordino non fa tenuta, ora lo sa anche Lilli! Non so se i classici tre giri di chiglia sarebbero sufficienti a punire un danno cosi’ grave…
L’indomani salpiamo alle 9.15 diretti all’isola Medidor, chiamata anche Isla Canal de Tierra, ancora più incuriositi dai racconti di Kennedy sul il proprietario italiano… proviamo prima l’ancoraggio a nord, segnalato anche sul portolano, nello stretto canale che separa l’isola dalla terraferma, ma le profondita’ sono superiori a 12 mt con la bassa marea, lo spazio e’ limitato, ed anche la tenuta dell’ancora sul fondo lascia molto a desiderare. Ci spostiamo quindi nella parte ovest dell’isola, dove c’è una profonda insenatura. Ancoriamo a circa 150 mt dalla spiaggia, quando e’ iniziata da circa un’ora la crescita di marea; l’ancora agguanta perfettamente sul fondo sabbioso di circa 10 mt e 70 mt di catena ci danno la massima tranquillita’.

All’ingresso della baia e’ ancorata, con le cime a terra, una grossa barca a motore, tipo peschereccio d’altura trasformato in Yacht, a terra una costruzione lussuosa tra le palme ed alcuni lavoratori impegnati a sistemare la spiaggia e i sentieri che vediamo percorsi da piccole macchine elettriche.
Scendiamo con il tender e andiamo, superando i cartelli di divieto e proprietà privata, davanti alla costruzione: ci accoglie una signora di mezza età, che si presenta come ospite della villa. Estremamente gentile, chiama il gestore della proprieta’: il giovanotto, a sua volta molto gentile, ci conferma che l’isola appartiene da circa 40 anni ad un italiano, che l’ha ribattezzata Isla Simca, dalla vecchia marca di automobili di cui il genitore era proprietario! La villa e’ inserita in circuito turistico di lusso e viene affittata (www.abercrombiekent.com/).
Su nostra richiesta, il gestore ci concede la password per la connessione wi-fi (e’ grazie a lui che possiamo inviare questo diario con foto!); ci autorizza a sostare nella baia ma ci raccomanda di non scendere a terra, in quanto l’indomani sara’ presente il proprietario con molti ospiti !!!

Pacifico - Costa Ovest di Panama 2 - FOTO

07:45.14N 81:34.65W

Isola Cebaco Caleta Cayman



Porto Viejo (7°34.00’N 81°11.47’W)

… il “centro” del villaggio …



la mappa dell’ecoturismo …



l’interno del bar (tutto il mondo è paese…)



le case dei locali …



… e il loro lungomare



Bahia Honda, a NW dell’Islote La Mona: il patio della living-room di Charles…



… e le sue bed-rooms…



Isola Medidor :














domenica 24 marzo 2013

Pacifico - Costa Ovest di Panama 1

7:16.47N 80:55.57W

Martedì 19 marzo rifacciamo rotta verso Panama; alla partenza, alle 8.10, una densa foschia riduce la visibilità tra le ultime isolette a nord dell'arcipelago Las Perlas. Dopo un paio d'ore la foschia si dirada ma il vento rimane latitante, alle 14.00 ancoriamo nella baia Brisa, a nord delle isole Celebra e Perico (08°55.24'N 79°31.78'W); qui troviamo anche ancorata Belissima degli amici francesi.
Mercoledì andiamo a ritirare i pezzi di ricambio del pilota Raymarine, presso la ditta Protecsa, grande discussione perché inizialmente, imbrogliando sul prezzo, ci volevano mettere in conto anche il primo ordine sbagliato da loro; alla fine abbiamo pagato 145 $ contro i 80 € che il pezzo sarebbe costato in Italia.
Sempre con il taxi a tariffa oraria, facciamo un rabbocco di spesa di verdura e frutta al supermercato Riba Smith e alla sera siamo ospiti degli amici francesi; per il momento ci salutiamo, ma forse ci ritroveremo alle Galapagos.
Alcune note sull'ancoraggio nella baia Brisa: decisamente più confortevole di quello a sud fuori del marina La Playta, infatti non c'è l'onda delle navi in transito nel canale, per andare a terra c'è un pontile galleggiante sgangherato, ma distaccato dalla scala in cemento che porta sul piazzale, c'è un barchino in plastica legato con 2 bozzelli tra la scala ed il pontile che consente di superare la piccola distanza di circa 6 mt per andare a terra; in compenso il servizio di autocaronte è gratuito!
Il fondo della baia è fango duro, l'ancora ha una tenuta eccezionale, quando si salpa bisogna perdere un sacco di tempo per lavare la catena prima di farla scendere nel pozzo.
Giovedì 21 ci spostiamo al marina di Flamenco per fare il pieno di gasolio ed acqua, avevamo anche chiesto se c'erano posti di ormeggio disponibili, ma la risposta è stata negativa, il prezzo comunque sarebbe stato di 150 $ al giorno.
Alle 14.00 dopo i rifornimenti al marina, salpiamo diretti all'Ensenada Benao, sulla costa ovest di Panama a 115 M: dopo le prime 3 ore a vela con una brezza da SE, diamo motore.
C'è un discreto traffico di navi in entrambi i sensi che girano come noi a Punta Mala, ma con l'AIS in funzione teniamo tutto sotto controllo.
A notte alta, quando la luna tramonta si forma una densa foschia che riduce la visibilità a circa 2 miglia, e si dirada solo piu' tardi, con il sole. Nel corso della navigazione il log che ci segna le miglia percorse torna a zero: Refola ha raggiunto le 10.000 miglia per la 4° volta!!
Alle 9.00 ancoriamo alla Ensenada Benao in circa 5 - 6 mt , nella parte est, a nord di un alto isolotto (7°25.53'N 80°11.35'W).
L'Ensenada Benao è famosa per i surfisti, infatti anche in una giornata con mare calmo, arriva un'onda da 1 metro e più che frange sulla spiaggia; a terra 3 resort, bar e ristoranti, oltre ad una bellissima villa sull'estrema parte est.
Sul portolano leggiamo che solo nella parte est della baia è possibile andare a terra con il tender, nonostante tutte le precauzioni, Mario ed io ci siamo rovesciati, investiti da un'onda frangente: la cosa per fortuna non ha gravi conseguenze: abbiamo perso solo gli occhiali da sole, mentre macchine fotografiche e telefono si sono salvati, protetti dallo zainetto.
All'alba del 23 marzo, dopo una notte rollante, salpiamo per Ensenada Naranjo a 55 M: il vento è ancora scarso o assente, un altro trasferimento a motore… unica nota positiva alle 12 circa, una bella preda alla traina di circa 7-8 kg, non sappiamo bene di che pesce si tratti (ha la taglia di un tonno ma non lo è), comunque, cucinato la sera, e' risultato buono.
Alle 15.30 ancoriamo ad Ensenada Naranjo, in circa 8 mt d'acqua, escursione di marea circa 2,3 mt., massima alle 13, minima alle 19 (7°16.47'N 80°55.57'W).
Un ancoraggio meno rollante, solitario: 3 spiagge si affacciano sulla baia, una minuscola casetta si intravede tra la vegetazione, me nessuna presenza umana, solo verso sera un arriva un barchino di pescatori a mettere le reti.

Pacifico - Costa Ovest di Panama 1 - FOTO

7:16.47N 80:55.57W
Ecco le foto che non abbiamo potuto spedire prima, in assenza di
connessione.



















mercoledì 20 marzo 2013

Las Perlas : San Jose-Cana-Contadora

 

08:37.32N 79:02.17W

Sabato 16 marzo salpiamo per l’isola di San Josè, 12 M più a sud. Ancoriamo alla Ensenada de Playa Grande, un’ampia baia a SE (08°14,99’N 79°06,07’W).

L’isola come dicevamo è privata, ma anche disabitata, il portolano racconta che in passato i proprietari dell’isola giravano con il camper per scacciare cacciatori panamensi abusivi ma anche yachtman che non rispettavano l’ambiente (portando a terra spazzatura o disperdendo olii esausti), per questo motivo l’isola si è fatta una fama di essere poco ospitale con gli yacht di passaggio.
Noi scendiamo a terra nella grande spiaggia, ancora piu’ estesa per la bassa marea, facciamo provvista di noci di cocco, in giro non c’e’ nessuno, solo nel pomeriggio una barca a vela canadese da’ ancora a mezzo miglio da noi e verso sera una barchetta di pescatori getta le reti in prossimità della punta ovest.
Domenica 17 salpiamo di buonora alle 8.00 diretti all’isola de Cana, ad est dell’isola del Rey: sono 23 M e vogliamo arrivare come sempre con la bassa marea verso le 13.00.
Dopo le prime 12 M, il vento cala e diamo motore; lungo il percorso molti sono i bassi fondali e gli scogli poco visibili. Anche in questo caso sono state molto utili le carte Rustler che ci ha fornito Bobo a San Blas, che portano dettagli in scala fino a 1:5000 ; le visualizziamo col programma Maxsea e, grazie al collegamento col gps di bordo, possiamo vedere la nostra barca spostarsi sulla carta, come nel plotter.
Atterriamo a sud dell’isola de Cana alle 12.10, ancoriamo su un fondale di 7 mt, con 70 mt di catena (8°22.06’N 78°49.09’W); uno stretto canale con profondità medie sui 6-9 mt, ma ostruito nella parte meridionale da una barra sabbiosa con appena 60 cm di acqua in bassa marea, separa ad ovest l’isola de Cana dall’isola del Rey.
Andiamo in perlustrazione con il tender e facciamo visita al piccolo paesino di pescatori “La Ensenada”, che si trova sull’isola del Rey, dalla parte opposta del canale:
poche piccole case a ridosso della spiaggia, gente cordiale e gentile, bambini allegri e simpatici …




c’è anche un bar dove un paio di avventori stavano coltivando una bella sbronza di birra.

Verso sera una barca di neozelandesi viene ad ancorare vicino a noi, è la terza barca dopo quella degli amici francesi che vediamo in 4 giorni!
Lunedì 18 marzo alle 8.00 salpiamo diretti all’isola Contadora a nord, 24 M che percorriamo a motore per assenza di vento, anche il cielo è grigio e coperto con una foschia che riduce la visibilità a qualche miglio.
Arriviamo alle 12.10 ed ancoriamo a sud davanti alla Playa Cacique, molte boe sono disseminate nell’area, e contrariamente a quanto abbiamo visto fino ad ora, diverse barche sono all’ancora; diamo fondo cercando di esseri liberi di girare alla ruota, con 60 mt di catena sul fondale di 8 mt (8°37.32’N 79°02.18’W).
A terra troviamo un’isola completamente diversa da quelle viste fino a qui:
ville ben curate…..

ristoranti….

supermarket forniti, strade asfaltate …

ovunque ordine e pulizia, lotti e ville in vendita, hotel, spiagge attrezzate….
Abbiamo saputo dai locali che normalmente l’acqua è calda e trasparente e si vedono i fondali fino a buone profondità, mentre la corrente di Hubolt porta acqua fredda e grigio-verde solo alcuni periodi dell’anno. Noi l’abbiamo beccata in pieno, ‘sta corrente, mannaggia !
Dal portolano apprendiamo che l’isola è famosa perché è spesso sede di meeting fra i governi dell’America Latina ed ha avuto modo di farsi un nome, diventando luogo di vacanza per ricchi panamensi, che vi hanno costruito ville prestigiose….; al momento c’è ancora molto verde, nella foresta abbiamo visto daini in libertà (al centro della foto qui sotto), fa un certo effetto il contrasto delle isole viste in precedenza con quanto vediamo qui.

L’arcipelago di Las Perlas risulta al 90% ancora disabitato e selvaggio ma, come abbiamo visto anche all’isola di Pedro Gonzales, le cose stanno cambiando: fra qualche anno è probabile che anche altre isole diventeranno come Contadora. Il che sarebbe positivo, se il cambiamento fosse regolato da progetti urbanistici che ponessero limiti a salvaguardia del territorio e dell’ambiente …. purtroppo temiamo che non sia cosi’ e che la speculazione abbia il sopravvento, un vero peccato!

Il comandante - esploratore

Villaggio “La Ensenada”, isola del Rey: Mario socializza con un avventore del bar

le case colorate del villaggio

…. dove i locali essiccano il pesce

ed ecco un altro mondo: Contadora (isola dei ricchi)

anche il mare sembra piu’ pulito, qui ….

hanno perfino l’aeroporto …

colori quasi invernali per il nostro ancoraggio a Contadora