martedì 27 maggio 2014

Manihi, altre foto

 

14:27.30S 146:03.40W

Refola nella pass di Minihi

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Ma dov’e’ il seggio elettorale?

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Che si mangia oggi?

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Sott’acqua nella pass

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lunedì 26 maggio 2014

MANIHI

 14:27.30S 146:01.18W

Sabato 24 maggio, due giorni prima rispetto al programma, decidiamo di lasciare l’atollo di Ahe; per uscire dalla pass approfittiamo della bassa marea delle 8.00, in modo da trovare nel nostro prossimo atollo (Manihi, a circa 24 miglia) l’alta marea delle 14.00.

Abbiamo vento e mare contro, per cui procediamo a motore, 2 bordi con randa cazzata, alle 12.05 siamo sulla pass Tairapa, con un paio d’ore di anticipo sulla massima marea.

I “portolani” di cui disponiamo (Tuamotu Compendium e Charlie’s Chart of Polynesia) ci forniscono le seguenti informazioni: la pass di Manihi e’ difficile a causa delle forti correnti e di un basso fondale (2,5 metri) verso la fine del canale; e’ quindi molto importante passare con la slack (stanca), cioe’ quando la corrente si marea si inverte.

Ci viene molto utile il suggerimento che ci ha dato alcuni giorni fa Giorgio, via radio dalla Nuova Zelanda – l’anno scorso lui era qui ed e’ stato 15 minuti sulla pass senza riuscire ad avanzare - : “quando arrivi, prima del punto critico che si trova in fondo al canale, puoi ormeggiare al molo della nave sulla destra, e valutare con calma la forza della corrente e la presenza di onde stazionarie”.

All’ingresso la pass è ampia, con 1,5 nodi di corrente entrante; accostiamo al molo sulla destra, una barchetta a motore si sposta per farci posto, ed agevolmente attracchiamo all’inglese.

Alla fine del canale si riconoscono le onde stazionarie, di modesta entità, prodotte dall’effetto combinato della corrente entrante e del vento contrario. Gli abitanti del villaggio ci confermano che questo e’ un momento favorevole per entrare.

Prima di procedere, abbiamo il tempo di fare un rapido giro per il villaggio e constatare quanto sia curato, con belle case, molta gente in prossimità del porticciolo interno alla laguna, due negozi di generi vari (chiusi per la pausa pomeridiana), due ristoranti (aperti): una sensazione completamente diversa dalla desolazione vista ad Ahe.

Nel momento in cui lasciamo il molo e puntiamo sul cardinale nord dentro la laguna, la corrente entrante e’ ancora di circa 1 nodo e mezzo: riduco il numero di giri a 1500, mantenendo la velocita’ sui 5 nodi, l’acqua in prossimità della strettoia prende il colore marroncino del fondale che si riduce fino a 1,7 metri sotto la nostra chiglia (quindi 3,75 metri), per poi aumentare rapidamente … siamo dentro e tiriamo un sospiro di sollievo!

Ci dirigiamo all’ancoraggio segnalato sul portolano, a circa un miglio ESE; il percorso è segnalato da beacon rossi e verdi, alle 13.30 ancoriamo davanti al motu Tetate su un fondale di circa 15 metri, sabbia e coralli (14°27.899S 146° 02’.166).

A Manihi c’e’ una stazione radio di Sailmail (FOHXM), gestita da Xavier: ne parla nel suo libro Paolo  di Malaika (che ha ancorato qui nel 2009) ed anche gli amici Vito e Daniela lo scorso anno si sono rivolti a lui per avere indicazioni per l’ingresso. Anche noi gli avevamo scritto una mail, ma non siamo riusciti a leggere la sua risposta prima di arrivare. Estremamente gentile e disponibile, Xavier  ha seguito il nostro ingresso sul sistema AIS, e ci telefona poco dopo il nostro ancoraggio (nella mail gli avevamo dato il nostro cellulare locale): abita circa un miglio piu’ a est, e sarebbe lieto di incontrarci; ci accordiamo di spostarci con la barca l’indomani mattina.

Come gia’ successo ad Ahe, tirar su l’ancora ci fa un po’ penare, scendo in acqua per controllare il percorso della catena, e in tempi brevi riusciamo a salpare.  Procedendo lungo costa , distinguiamo l’antenna ed un generatore eolico montato su un palo altissimo, e Xavier che ci attende sul suo pontiletto privato.

Ancoriamo (14°27’571S 146°01’292W) su fondale profondo, 18-24 metri, che risale bruscamente sulla barriera. Atterriamo con il dinghy, Xavier ci indica un passaggio nella barriera, segnalato da due piccoli paletti, che porta all’interno del suo porticciolo artificiale, con acque calme e chiarissime e ci da’ un caloroso benvenuto. Il piccolo motu, circondato dall’acqua, e’ tutto di sua proprieta’ (il famoso “motu proprio”): due false pass ad est ed ovest, l’oceano a sud, la laguna a nord, le costruzioni ben nascoste all’interno della vegetazione. Ci mostra la costruzione dove opera la sua stazione di Sailmail, una costruzione destinata a sala da bagno, una destinata a cucina, infine un’altra con soggiorno e camere da letto, tutte rialzate da terra, appoggiate su pali robusti, e rifinite con legni tirati a lucido.

Per dotarsi di energia, Xavier ha un sistema di accumulatori al gel collegati a 24 V, caricati dal generatore eolico, da 8 pannelli solari su struttura rotante che segue automaticamente la perpendicolarità del sole, e da un idrogeneratore alimentato dalla corrente di marea sulla falsa pass; in questo modo e’ completamente autosufficiente! Lo invitiamo a pranzo su Refola per ringraziarlo della sua cortesia e cosi’ ci racconta la sua storia: gia’ comandante della marina militare francese in Pacifico, una volta andato in pensione si e’ stabilito a Tahiti e si e’ messo alla ricerca di un motu da acquistare. Nel frattempo aveva conosciuto casualmente persone importanti dell’organizzazione di Sailmail, che gli hanno detto: “abbiamo bisogno di una stazione nel centro del Pacifico!”. Detto fatto, Xavier ha trovato questo splendido motu a Manihi, ha costruito la sua nuova residenza e messo in piedi la stazione radio. E’ davvero una persona squisita e disponibile, felice di poter aiutare chiunque gli chieda informazioni o consigli; lui stesso ha elaborato uno studio per calcolare l’orario della slack di Manihi, in relazione all’intensita’ della corrente, alla direzione e forza del vento, ma anche alla posizione della luna.

Lunedi  26 maggio, ancora difficolta’ a salpare l’ancora: avevamo sperato che la profondita’ comportasse meno problemi, ma invece ci occorre  la solita mezzora di pazienti tentativi. Xavier ha seguito tutte le nostre manovre dal moletto, e alla partenza ci salutiamo col saluto militare, come veri marinai.

Ci spostiamo al molo della pass, la corrente ancor prima del termine dell’alta marea, e’ gia’ uscente sui 2-3 nodi, ma la manovra di accosto con l’elica di prua ci riesce abbastanza agevole.

Facciamo rifornimento di prodotti freschi al supermercato (in verità quel poco che si trova): domani pomeriggio, 27 maggio, partiremo per la notturna che ci porterà a Rangiroa.

IL MOTU DI XAVIER

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INDICAZIONI “STRADALI” NEL GIARDINO DI XAVIER

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LA STAZIONE RADIO

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UNA TERRAZZA

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IL SUO PORTICCIOLO PRIVATO

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LA VISTA DAL SUO PONTILE

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REFOLA “PARCHEGGIATA” SOTTO CASA DI XAVIER

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LE BATTERIE CHE ALIMENTANO LA CASA

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sabato 24 maggio 2014

Ahe

 14:32.14S 146:21.55W

Mercoledi' 21 maggio ci spostiamo di 12 M all'interno dell'atollo di Apataki, dal Carenage al villaggio di Pakaka, in prossimità della pass Haniuru; il molo della nave e' a circa meta' pass, nel lato sud del canale; programmiamo di arrivare mezz'ora prima che termini l'alta marea, in modo di avere un po' di corrente entrante che ci faciliti l'ormeggio al molo.

Giusta previsione: la manovra riesce perfettamente (da segnalare che la corrente è meno forte sulla metà sud del canale); la cosa piu' difficile ora diventa evitare che i grossi gommoni che fungono da parabordi per le navi insozzino il nostro scafo lindo!

Approfittiamo della sosta per fare alcuni rifornimenti (coca cola, patatine fritte, pane congelato, perche' qui si panifica una volta a settimana, il venerdi') e un bagno sulla pass in prossimità del molo, dove la trasparenza dell'acqua e' davvero eccezionale, pranziamo e aspettiamo le 16 per la partenza verso Ahe, a 70 miglia.

Avevamo preventivato di impiegare 12 ore ad una media di 6 kn e di arrivare verso le 4-5 del mattino, invece un vento fresco al traverso sui 20-22 kn aumenta di molto la nostra velocita' media, nonostante le vele ridotte; d'altra parte Refola è un cavallo di razza e quando sente il vento accelera leggera come una libellula: alle 1.30, in piena notte, siamo già sulla punta sud di Ahe e mancano solo 6 miglia alla pass.

In attesa dell'alba, percorriamo le ultime miglia alla velocità di 1,5 kn, per fortuna la costa ovest dell'atollo ci tiene al riparo delle onde e con la sola randa ridotta la barca mantiene facilmente la rotta.

Alle 6.15 c'è la bassa marea: infiliamo la pass con il sole appena sorto, appena un nodo di corrente contraria, ma abbiamo il vento sul naso sui 22 kn, porto il motore a 2200 g/min e passiamo il canale a 5 nodi di velocita'. La visibilità del fondale, con la luce radente, è pessima; Lilli è di vedetta a prua, dobbiamo prestare attenzione nella parte finale, dove la larghezza del passaggio si riduce a 26 metri. Non ci sono segnali indicatori, tranne un beacon rosso sul lato sinistro a meta' pass; vedo i valori dell'ecoscandaglio scendere fino a 4,5 metri (noi peschiamo 2,05) e poi lentamente risalire … siamo dentro! da qui il percorso è segnalato per 5 miglia, fino alla parte sud dove c'è il villaggio.

Alle 7.15 entriamo nella zona di ancoraggio, racchiusa da un esteso reef aperto solo a SW e segnalato all'ingresso da due beacon rossi a sinistra ed uno verde a destra; all'interno c'è il molo della nave.

Lo spazio di ancoraggio non e' ampio e ci sono gia' altre due barche alla fonda: cerchiamo di districarci un po' con la cartografia Navionics sull'Ipad e di intravedere un fondale sabbioso per gettare l'ancora. La zona è piena di teste di corallo ("patate", nel gergo dei velisti) e alcune arrivano fino alla superficie; al terzo tentativo riusciamo a trovare una posizione accettabile, equidistante dalle barche e dalle secche piu' minacciose; ma non sono molto soddisfatto: siamo circondati da reef e, se il vento rinforzasse di notte, la via di fuga sarebbe davvero complicata … mi concedo un'ora di riposo e quindi, con il sole alto, ci spostiamo fuori ad ovest della baia, dove il fondo è molto più pulito e possiamo dare quanta catena vogliamo.

Nel pomeriggio andiamo a terra, al molo ha da poco attraccato la nave dei rifornimenti, "Dory", che scarica con la gru alcuni piccoli container di circa 10 metri cubi, in cui sono stivate merci di ogni tipo, destinate agli abitanti dell'atollo (400 persone in tutto). In poco tempo il molo si anima come un mercato di citta', e numerose imbarcazioni accorrono dai diversi motu dell'atollo, per ritirare la propria merce.

La nostra visita prosegue per le quattro (di numero) strade del paese, con un piccolo supermercato (chiuso) e un piccolo snack (aperto solo per portarvi il pane ritirato alla nave, e poi subito richiuso); molta gente per le strade, soprattutto via vai dal porto, bambini che giocano sulla strada e giovani che giocano a pallone; ma almeno un quarto di case sono in stato di abbandono, e questo ci sembra indice di decadimento.

Leggiamo infatti sulla guida che questo atollo era un tempo un centro di eccellenza per la coltivazione delle perle e dava lavoro a molta gente, ora con il mercato ridotto, molti avranno deciso di cercare fortuna da altre parti…

Insomma questa visita ad Ahe ci lascia un po' di amaro in bocca, per la decadenza del villaggio, la carenza di ancoraggi affidabili e nessun riferimento storico per quello che è stato l'atollo preferito ed abitato da Bernard Montessier.

mercoledì 21 maggio 2014

Apataki

 15:33.48S 146:14.55W

Di nuovo una bella veleggiata con 14-18 kn al giardinetto/poppa ci ha condotti ad Apataki, genoa e mezzana spiegati, velocita’ sui 5-6 nodi; alle10.40 siamo davanti alla pass Haniuru: una corrente di circa 3 kn uscente non ci crea alcuna difficoltà, diamo motore a 2500 g/min e passiamo indenni sui piccoli vortici.

A motore percorriamo la laguna seguendo la traccia sotto costa sud, gia’ sperimentata lo scorso anno, all’inizio vicino al paese vediamo qualche boa delle coltivazioni di perle, poi dopo un paio di miglia la nostra rotta e’ libera da pericoli fino al Carenage.

Alle 12.45 prendiamo una boa (messa a disposizione - gratuitamente -  dal cantiere), su 8 metri di fondale, con acqua trasparente e soprattutto protetta dalla barriera corallina per i venti dominanti da E-SE.

Questo è un posto che ci piace molto, a terra gente affabile e gentile, spiagge bianche, il vento quasi per riguardo non ha mai superato i 18 nodi ed il sole ci ha baciato per la maggior parte del tempo, solo qualche piccola fugace ombra nuvolosa e breve accenno di pioggerella.

Quest’anno poi una grande novità: Alfred, il titolare del Carenage, ha attivato una rete Wifi privata, dalla barca abbiamo una discreta connessione al prezzo di 2.000 XPF alla settimana (circa 16 €), che naturalmente abbiamo sfruttato adeguatamente.

Insomma abbiamo passato qui 3 giorni di relax, bagni e passeggiate. Ci sarebbe piaciuto risalire la costa est ed uscire dalla pass nord, e le condizioni sarebbero state ideali: vento leggero e buona visibilità; ma la necessita’ di rimpinguare la cambusa ci induce a tornare alla stessa pass di SW da cui siamo entrati, dove c’e’ il villaggio con il supermercato … questa sera arriva la nave che settimanalmente portare i rifornimenti agli isolani. Senza troppe illusioni, speriamo di trovare, domani, i negozi pieni di provviste …

 

Alcune foto da Apataki

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 Il “cantiere” di Apataki

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sabato 17 maggio 2014

Toau

 15:48.15S 146:09.09W

Alle 7 del mattino del 15 maggio, come da programma, siamo pronti a lasciare Fakarava per Toau. Refola è pronta col motore acceso, l’equipaggio schierato: inizio a salpare, ma quando mancano 20 metri di catena l’ancora proprio non ne vuole sapere di spedarsi … ci siamo proprio sopra, ma evidentemente l’ancora ben affondata nella sabbia ha trovato una roccia e non c’e’  verso di tirarla su; dopo vari tentativi mi decido ad immergermi con la bombola (il fondale e’ di 12 metri).

Avevo quasi completato la vestizione e stavo per immergermi, quando inaspettatamente l’ancora si libera da sola e iniziamo a scarrocciare … meglio cosi’! Recuperiamo la rotta e ci dirigiamo alla pass a 6 miglia, per l’uscita dall’atollo.

Quando vi arriviamo sono ormai le 9.10: manca circa un’ora alla bassa marea, la corrente di circa 1,5-2 nodi è uscente. Fuori dalla pass c’è un notevole fronte di onde stazionarie. Dalla parte est sembrano più basse, pero’ in quella direzione abbiamo il sole contro e non si distingue il fondale, ci dirigiamo allora verso la parte ovest, ma comunque, per restare su un fondale di sicurezza, non riusciamo ad evitarle e ci facciamo una bella cavalcata a tutto gas per circa mezzo miglio.

Una volta fuori, siamo piu’ tranquilli: il vento è costante sui 15-20 nodi da est, il mare un po’ formato con onde sui 2 metri, ci facciamo una bella veleggiata fino a Toau, dove arriviamo intorno alle 15.00.

L’Anse Amiot di Toau ha un ingresso facile e ben segnalato dall’allineamento su 2 pali bianchi e da una coppia di segnali rosso e verde sulla pass; e’ aperta a NW, ma chiusa dal reef affiorante verso la laguna interna dell’atollo, per cui le correnti sono mitigate e sono sempre di debole entità.

Siamo l’unica barca presente e possiamo scegliere a piacere la boa più vicina al pontile dei dinghy; a terra ritroviamo Valentine e Gaston, gestori del sito, che avevamo conosciuto lo scorso anno.

Il tempo è perturbato, tra un groppo e l’altro riusciamo comunque a farci qualche giro di snorkeling sul reef che chiude la baia a sud, ricco di corallo e di pesce.

Sabato sera abbiamo programmato la cena da Valentine, a base di aragoste, pesce fritto e l’immancabile pesce crudo: tutto ottimo ed abbondante, la serata e’ stata rallegrata anche da scambi di omaggi, noi abbiamo portato del caffè italiano e loro ci hanno regalato delle belle cipree e qualche perla della loro piccola coltivazione.

La serata si è conclusa con affettuosi saluti: domani al mattino presto salperemo per Apataki…..

BLITZ DI RINO E UMBERTO:  fin qui il racconto del comandante (che adesso è andato a dormire, anzi no scusate a riposare)... in questo momento c’è stato un ammutinamento e ho preso il controllo del computer e quindi inizio a scrivere anch’io qualcosa. Finora il viaggio e l’ospitalita’ a bordo sono stati ottimi e non perche’ se non lo dico mi sbarcano sull’atollo di Valentine, ma perche’ Sandro e Lilli sono veramente cari. Sandro e’ un po’ come il capitano delle baleniere dei libri che leggevamo da piccoli. E’ attento a tutto, dalla piu’ piccola manutenzione della barca alla preparazione dei pasti e, a parte le cipolle che mi fa mettere nel ragu di carne e nel soffritto, è un eccellente cuoco. Credeteci dover fare la spesa per 50 giorni e poi pensare a cosa preparare ogni giorno a pranzo e a cena non è cosi’ semplice …. La sera poi check generale della barca verifica carica batterie, acqua a bordo, ancoraggio e a letto per ultimo, un bravo capitano. La Lilli, unica donna e questo e’ gia’ per lei un sacrificio, gestisce il lato pratico, ci ricorda che c’e’ un po’ di posto nella lavatrice per fare il bucato (con molto tatto, cosi’ sembra che nella realta’ le nostre magliette potrebbero ancora essere utilizzate per qualche giorno…), conosce sempre la posizione di tutto quello che abbiamo in barca tipo : biancheria, scorte di dolci (ovviamente Sandro per festeggiarla ha fatto la torta di mele domenica scorsa), zanzariere, cavetti per ricaricare qualsiasi dispositivo elettronico, …. Navigare con loro mette tranquillita’, è sempre tutto sotto controllo e la barca affronta maltempo e onde meglio dei suoi ospiti (non ho vomitato molto, pero’ un po’ si). I posti poi sono meravigliosi e i colori bellissimi. La sera guardiamo le stelle cercando di capire i loro nomi e puntualmente non capiamo un accidente ma tutto cio’ rende saggezza alle serate alla fonda. La cena di sabato scorso con Valentine e Gaston nel loro ristorantino è stata memorabile : abbiamo portato come regali un pacco di caffè, il vino e Sandro ha deciso di portare un bottiglia di quella grappa dal nome impronunciabile prodotta in Yugoslavia (non nella vecchia Yugoslavia, proprio in quella originale). Loro ci hanno regalato delle belle conchiglie, una perla nera a testa e del pesce e del pane di cocco che abbiamo finito oggi. Gaston (il marito, quello che quando entra lo squalo nella gabbia dei pesci è incaricato di eliminarlo e darlo in pasto a sua volta alle aragoste…mamma come erano buone) ha detto che Toau è il posto ideale per viverci, sono in 8 e va bene cosi’….a Tahiti c’è troppa gente dice lui, vivono molto alla Robinson Crusoe ma sono felici e sorridenti (a parte nelle loro liti coniugali anche qui uguali a tutto il mondo). Adesso siamo ancorati di fronte a un cantiere di rimessaggio (sei barche) sperduto nell’atollo di Apataki che pero’ ha una grande cosa : il collegamento wifi !!!! e allora ci sfoghiamo nello scrivere e guardare internet......adesso vado a farmi un caffè ) che se mi faccio la camomilla Sandro ride……un saluto a tutti quelli che ci leggono (gli ospiti : Rino e Umberto, che sta leggendo …almeno dice)…..ciao ciao

in navigazione verso TOAU

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 l’arrivo ad Anse Amiot

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 i fondali di Toau

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 il sirenetto di Toau

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 la cena con Valentine e Gaston

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chi fa la corte a chi?

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giovedì 15 maggio 2014

Fakarava

 16:26.96S 145:22.00W

Abbiamo passato i primi due giorni al paese Rotoava, poca gente in giro, la stagione è appena all’inizio; il secondo giorno il vento inizia a rinforzare orientandosi a ESE, e l’ancoraggio comincia a diventare scomodo, ne abbiamo avuto prova lo scorso anno.

Sabato 10 maggio festeggiamo il compleanno di Lilli (in Italia e’ gia’ l’11), con una cena a terra in un prestigioso ristorante (con sedie e tavolini di plastica) in cui mangiamo in quattro con 41.90 euro!

Domenica 11, di buon mattino, salpiamo diretti alla pass sud Tumakohua, percorrendo il canale interno segnalato con beacon rossi lato laguna e verdi lato reef.

Sono 30 miglia che percorriamo di bolina stretta, con randa cazzata e motore; verso le 12,30 siamo in prossimità della pass, aggiriamo a dritta l’ampio basso fondale ed ancoriamo ad ovest della pass (16°31.128S 145°28’.458W), su un fondale di circa 9 metri ricco di “patate” (teste di corallo che si alzano dal fondo); quattro barche sono già ancorate nella zona ed altre due arriveranno prima di sera.

Il percorso dalla pass all’ancoraggio è disseminato di bassi fondali, perciò è consigliabile farlo con una buona visibilità; i punti di avvicinamento segnalati sul Compendium Tuamotu sono precisi e consentono di trovare facilmente il percorso libero da ostacoli.

Per l’ancoraggio sperimentiamo per la prima volta la tecnica di tenere sospesa l’ultima parte di catena, vicino alla barca, con un gavitello: su un fondale di 9 metri, diamo prima 30 metri di catena poi fissiamo il gavitello (o un parabordo) alla catena, con una cima di lunghezza pari a metà del fondo, e poi diamo altri 15-20 metri di catena; effettivamente riscontriamo che in questo modo e’ meno probabile che la catena, nel brandeggio, si incagli sui coralli più bassi.

Nel tardo pomeriggio  il cielo si copre di nuvoloni, e inizia una serie temporali, uno di seguito all’altro, con venti da SE a 20-25 nodi, che si avvicendano per tutta la notte. Siamo ben ridossati, ma teniamo sotto controllo la tenuta dell’ancora.

Il giorno seguente ci spostiamo verso est: ci sarebbe piaciuto tentare un ancoraggio ad est della pass, per raggiungere il vecchio villaggio ed il resort Tetamanu, ma vi rinunciamo perche’ troppo esposto alla corrente della pass.

Proseguiamo quindi per circa 7 miglia, costeggiando il reef su un percorso ancora segnalato dai beacon, fino a raggiungere località Hirifa, all’angolo SE di Fakarava. In direzione nord c’e’ terra ricca di vegetazione e altissime palme, mentre verso ovest un lungo tratto di sola barriera corallina divide la laguna dall’oceano.

Alle 12.35 gettiamo l’ancora in acque chiare e calmissime (16°26’.969S 145°22’.007W); il fondale di sabbia sale dolcemente ed è abbastanza pulito, con poche patate, e la corrente e’ sensibilmente inferiore. Questo e’ sicuramente il miglior ancoraggio di Fakarava, ad eccezione di quando soffiano venti di W e NW, peraltro poco frequenti.

A terra un paio di costruzioni dove vive una famiglia di pescatori, che nella stagione turistica cucina per i velisti che ancorano qui, soprattutto aragoste e pesce pappagallo (a prezzi modici); vedendoli tornare dalla pesca, approfittiamo anche noi e conosciamo cosi’ la simpatica Lyza, l’allegra e gentile signora polinesiana che gestisce con molta cura il locale.

Nel primo pomeriggio del 13 maggio lasciamo Hirifa per tornare verso nord, seguendo il percorso costiero segnalato, e ci fermiamo in località Tonae a circa 15 M, dietro ad una punta che offre anche un ridosso per i venti da SE (16°15’.508S 145°32’.861W). 

Anche questo è un buon ancoraggio, con poche patate, su fondale sabbioso dai 9 agli 11 metri; mercoledì 14 ritorniamo al paese di Rotoava percorrendo le ultime 14 miglia nel canale, il vento sui 12-15 kn da est ci consente di fare il percorso a vela.

Dopo qualche miglio, una barca alla boa in prossimità della costa attrae la nostra attenzione: ci sembra una barca conosciuta, guardo col binocolo e  … si’, è proprio Viskus, la barca dei nostri amici olandesi che lo scorso anno è andata a scogli; avevamo saputo che era stata venduta dall’assicurazione per 1 euro, e chiaramente chi l’ha acquistata ha deciso di ripararla. Questa visione ci mette di buon umore, i ricordi negativi di Fakarava sono finalmente cancellati.

Alle 12.30 ancoriamo nuovamente a sud del molo di Rotoava. Il ritorno a Fakarava, che ci eravamo prefissati per riappacificarci con uno dei più belli atolli delle Tuamotu, è ben riuscito: abbiamo visitato la parte sud, abbiamo perfino ritrovato Viskus di nuovo a galla, domani 15 partiremo felici per Toau, il nostro prossimo atollo.

IL PAESE DI ROTOAVA

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 DOV’E’ L’UFFICIO DI COLLOCAMENTO?

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 IL COMPLEANNO DI LILLI (notare il braccialetto)

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Puo’ bastare ?

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Il ristorante di Liza nell’angolo SE di Fakarava

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venerdì 9 maggio 2014

Verso le Tuamotu e di nuovo a Fakarava

 Avevamo previsto la partenza per le isole Tuamotu martedi’ 6 maggio, e saremmo anche pronti (alle 12 ho terminato l’ultimo giro di negozi), ma le condizioni meteo non sono proprio le migliori: cielo coperto, continui piovaschi e vento da NE ci renderebbero disagevole la navigazione. Decidiamo cosi’ di rimandare di un giorno, confidando che il vento giri a NW, consentendoci di tenere la rotta con il vento al lasco.

Mercoledi’ 7 alle 12.30 molliamo gli ormeggi, con destinazione Fakarava a 245 miglia. All’inizio il vento è da W-NW sui 18-20 nodi e raffiche a 25, ma dopo poche ore cala e siamo accompagnati da continui groppi con forti acquazzoni e cielo grigio.

Solo il giorno seguente, a meta’ percorso, torna a splendere il sole ed il mare e’ spianato come un lago; per alcune ore il vento, sui 15 nodi al traverso, ci fa assaporare una bella e tranquilla veleggiata, ma poi cala sui 5-7 nodi, costringendoci a dare motore per le ultime 15 ore.

All’alba del giorno 8 arriviamo davanti alla passe Garue di Fakarava, anch’essa spianata come il mare alle nostre spalle, senza corrente: questa volta abbiamo sicuramente beccato la stanca di marea!

Percorriamo le ultime 5 miglia nel canale segnalato che porta al paese di Rotoava e gettiamo l’ancora in prossimità del molo, piu’ o meno nello stesso posto dell’anno scorso (16° 03.475 S 145° 37.255 W). Inevitabile tornare col pensiero a Viskus, la barca dei nostri amici olandesi che proprio qui ha trovato la sua fine … ci consola sapere che oggi i nostri amici sono di nuovo per mare, a bordo di una nuova barca (grazie ad un’ottima assicurazione).

Solo quattro barche sono ormeggiate ad alcune nuove boe, che lo scorso anno non c’erano; la prima giornata si presenta ben diversa da quando abbiamo lasciato Fakarava l’ultima volta: il sole che accende i colori della laguna ed il venticello leggero che smorza la calura ci fanno riappacificare con il ricordo dell’isola funesta (05/07/2013).  

 Si tenta (senza successo) la pesca

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  Finalmente il sole ci regala un tramonto dorato

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All’alba, l’arrivo a Fakarava

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La passe senza corrente, ne’ vortici, ne’ mascarene …

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In un attimo, siamo nella laguna di Fakarava

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