martedì 12 luglio 2022

ULTIME TAPPE NEGLI STATI UNITI

 


Riprendiamo il racconto del nostro viaggio.

Giovedì 16 giugno 2022 alle 7.45 lasciamo Charleston con destinazione Wrightsville Beach, North Carolina, distante 159 miglia. L’abbiamo scelta perché offre un ancoraggio molto vicino all’oceano, facilmente raggiungibile con un breve percorso in acque interne, caratterizzate da corrente di marea molto debole. In Atlantico alterniamo vela e motore per circa 26 ore e poi, alle 10.15 del 17 giugno, ancoriamo su un fondale di fango e sabbia, profondità 4-5 metri (33°12.344’N 77°47.997’W).


Wrightsville Beach è un centro turistico piccolo ma molto frequentato. Scendiamo a terra e con una breve passeggiata raggiungiamo la lunghissima spiaggia sul versante oceanico della cittadina. La troviamo affollata di gente che prende il sole e fa il bagno sotto il controllo attento dei bagnini, ragazze e ragazzi giovani e bellissime/i, appostati su torrette di guardia di legno in perfetto stile “Bay Watch”. D’altronde, siamo o non siamo in America?




L’ancoraggio è tranquillo, con movimenti di marea e di corrente molto lievi. Un pomeriggio ci viene a trovare con il gommone una coppia di velisti conosciuti a Charleston: sono Steve e Maureen, americani, che sul loro Magic Dragon stanno navigando verso Nord per tornare a casa (Boston), dopo mesi di vacanza alle Bahamas. Decidiamo di navigare di conserva fino alla seconda destinazione del North Carolina, Beaufort.

Salpiamo all’alba del 20 giugno; la catena ci si presenta avvolta da una coltre di fango così spessa che ci rifiutiamo di calarla nel pozzo di prua senza lavarla. I tentativi di ripulirla a secchiate si mostrano del tutto inefficaci. Ci armiamo di pazienza, approntiamo una canna con pistola ad alta pressione che pesca direttamente dal serbatoio dell’acqua dolce e finalmente, 40 minuti e 50 litri di consumo dopo, siamo pronti a partire. Beaufort è a circa 70 miglia: la destinazione finale è un ancoraggio suggerito da Steve e Maureen, che conoscono bene la zona. Alle 17.30 ancoriamo davanti al marina Beaufort Docks su fondale sabbioso di 4-5 metri (34°42.850’N 76°39.801’W).



Beaufort è una graziosa cittadina animata d’estate da migliaia di turisti che la raggiungono per via terrestre o per mare. Una grande attrattiva, in terraferma, è rappresentata dalle numerosissime villette “storiche”, in stile inglese, affacciate sulle tranquille strade alberate: ognuna mostra orgogliosamente l’anno di costruzione, riportato su targhe di fogge diverse. 



Il versante marino offre invece lunghe spiagge sull’Atlantico e distese di terreni non edificati, selvaggi ed incontaminati, dove regnano incontrastati cavalli allo stato brado e moltitudini di uccelli, tra cui grandi aironi e fenicotteri. 


Numerosi traghetti ed imbarcazioni di ogni dimensione trasportano ogni giorno i turisti nei diversi siti, balneari o naturalistici. Il pomeriggio e la sera c’è ampia scelta tra i molti pub, bar e ristoranti che si succedono uno dietro l’altro
in prossimità del marina. Ne approfittiamo anche noi seguendo Steve e Maureen, che hanno degli amici qui a Beaufort: in una sola serata testiamo tre diversi locali, i primi due per l’aperitivo, il terzo per cenare. Niente male!

Parliamo con Steve e Maureen del prosieguo del viaggio. Hanno la nostra stessa destinazione, Norfolk, Virginia, ma questa volta non navigheremo di conserva. Loro procedono per le acque interne, lungo la ICW (Intracoastal Waterway), itinerario che come abbiamo già detto non si adatta a Refola per due motivi principali: la maggior parte dei ponti fissi ha una luce di 65 piedi ed il nostro albero di maestra con le antenne ne misura 68, ed inoltre le profondità in bassa marea sono spesso troppo limitate per il nostro pescaggio di 2,05 metri. Salutiamo quindi gli amici di Magic Dragon; noi partiremo appena si apre una buona finestra meteo per affrontare l’oceano, ci auguriamo di ritrovarli la prossima settimana a Norfolk, oppure alla vicina Hampton, sempre in Virginia.

Passiamo altri due giorni a Beaufort, perlustrandola in lungo e in largo con grandi passeggiate. A piedi raggiungiamo anche l’unico supermercato della cittadina (circa 40 minuti di cammino), concedendoci il ritorno con Uber (tariffa 7 $).

Partiamo sabato 25 giugno alle 11.00:  la destinazione è Hampton, Virginia, distante 231 miglia.

È l’ultima tappa oceanica di questa stagione: dovremo oltrepassare il famigerato capo Hatteras, dove soprattutto nei mesi invernali (ma non solo) si formano delle tempeste improvvise con venti che possono raggiungere la forza di uragani e onde oltre i 12 metri. Eventi talmente particolari da essere chiamati “Hatteras Storms.”

Al nostro passaggio la situazione è fortunatamente molto tranquilla: c’è poco vento, navighiamo alternando vela e motore. Durante la seconda notte di navigazione il vento rinforza da sud e poi da SW consentendoci di percorrere l’ultimo tratto interamente a vela. Lunedì 27 giugno di buon mattino entriamo nella grande baia di Chesapeake; il cielo coperto, il vento fresco dritto sul nostro naso e un’antipatica onda corta e aguzza infastidiscono le ultime quindici miglia ma alle 8.50 siamo a destino: ancoriamo in un piccolo e tranquillo bacino chiuso su tre lati, tra l’Old Point Comfort Marina ad est, la cittadina di Hampton a nord e la superstrada per Norfolk ad ovest. Il fondale, di sabbia-fango profondo 4-5 metri, ci garantisce un’ottima tenuta (37°00,508’N 76°19,003’W).


L’ancoraggio, oltre ad essere ben protetto, si rivela strategico per gli spostamenti. Sul versante nord c’è un piccolo nuovissimo pontile dove è possibile, in totale sicurezza e gratuitamente, lasciare il dinghy e in pochi minuti raggiungere a piedi il centro di Hampton, con negozi e supermercati. Su internet troviamo facilmente le indicazioni per muoverci in autobus. Organizziamo così un’escursione al museo navale di Norfolk; visitiamo prima la vasta area espositiva, dedicata alla storia della marina militare e mercantile americana, per arrivare poi alla principale attrattiva del museo: la nave da guerra Wisconsin. Costruita nel cantiere navale di Philadelphia, questa corazzata fu varata il 7 dicembre 1943, nel secondo anniversario dell'attacco giapponese alla base americana di Pearl Harbor; giocò un ruolo cruciale nella II guerra mondiale, nella guerra di Corea e ancora, dal 1991, nella guerra del Golfo. Effettivamente, pur non essendo Lilli ed io grossi fan delle imprese militari americane, siamo rimasti impressionati dalla sua linea imponente e dagli interni praticamente intatti: biblioteca, sala radio, infermeria, studio dentistico, cappella, cucine, cabine e sale da pranzo degli ufficiali, mense e dormitori dei marinai…








Un’altra giornata la dedichiamo alla visita di Fort Monroe, un sito militare molto importante per la storia americana, dal periodo coloniale alla guerra di indipendenza fino alla guerra di secessione. Oggi si presenta come una splendida fortezza a sei lati, è monumento nazionale ed ospita un piccolo museo davvero molto interessante.




Il nostro viaggio volge al termine: poco più di 50 miglia ci separano dal cantiere dove lasceremo
Refola ed il volo per tornare a casa è prenotato per il 18 luglio. Sabato 2 luglio lasciamo l’ancoraggio di Hampton e ci addentriamo in direzione nord nell’amplissima baia di Chesapeake, un grande bacino di acqua dolce/salmastra su cui si affacciano a nord il Maryland e a sud la Virginia. Lunga oltre 160 miglia e con una larghezza massima di circa 30, raccoglie le acque di numerosi fiumi (i più grandi sono il Potomac, il Susquehanna, lo James) e rappresenta pertanto il più vasto estuario degli USA.

Navighiamo a motore e in circa 7 ore, dopo 44 miglia, raggiungiamo Fishing Bay, una baia superprotetta a sud di Deltaville, dove ancoriamo su fondale di sabbia di 5-6 metri (37°32.454’N 76°20.120’W).



Sul lato occidentale della baia c’è un piccolo marina, il Fishing Bay Marina. Domenica 3 luglio lo raggiungiamo col dinghy. Entriamo nell’ufficio e chiediamo il permesso di lasciare il dinghy per fare due passi a terra: “Non c’è problema - risponde un simpatico anziano signore - con 5 $ avete il permesso di ormeggiare e di usare le biciclette di cortesia messe a disposizione dei clienti”.
  Che pacchia! Inforchiamo le biciclette e ci lanciamo alla scoperta di Deltaville.

Il panorama intorno a noi è dolce e affascinante: tantissimo verde, estesi campi di frumento che si alternano a tratti di bosco con altissime querce. A completare il quadro, le piccole villette di legno in stile coloniale, centinaia di scoiattoli e decine di caprioli (forse cervi? daini? Brutta cosa l’ignoranza!). Impossibile non pensare a Cip e Ciop e a Bambi: mentre abbiamo la sensazione di essere dentro un cartone animato, realizziamo che i simpatici animaletti che amavamo da bambini come personaggi totalmente immaginari qui sono esseri reali che gironzolano indisturbati intorno alle case e nei giardini. Anche questa è l’America!

A Deltaville risiedono stabilmente meno di 1000 anime. Sulla strada principale vediamo un cartello con la scritta “benvenuti” e poco distante un altro con “arrivederci”: in mezzo … quattro negozi e un paio di caffè! 


Pedalando ci spingiamo fino al Regatta Point Marina, dove abbiamo prenotato un ormeggio per le ultime tre notti in acqua. Sembra un luogo ospitale e curato ma non ha ristorante né bar: il figlio del proprietario, vedendo la nostra delusione e quanto siamo stanchi e accaldati, ci offre gentilmente due birre. Avanziamo altri 500 metri fino al cantiere Stingray Point Boat Works, dove lasceremo
Refola. Essendo domenica non ci sono tecnici né addetti; è un cantiere piuttosto spartano, ma il travel lift è potente e le barche sono saldamente assicurate agli invasi.

Rientriamo in bici al Fishing Bay Marina e poi col dinghy su Refola. Appena fa buio, in anticipo di un giorno sulla festa dell’Indipendenza, le case affacciate sulla baia iniziano a sparare fuochi d’artificio. Non è come la festa del Redentore di Venezia, ma ugualmente ci godiamo lo spettacolo.

Lunedì 4 luglio salpiamo: 10 miglia fino al Regatta Point Marina. Il canale di ingresso ha fondali appena sufficienti per il nostro pescaggio. Al nostro passaggio il canale si presenta molto trafficato e gli americani al timone, ahimè, sono spesso poco educati. Incrociamo parecchie piccole imbarcazioni che escono a manetta occupando la parte centrale del canale; per evitarli sono costretto ad accostare sulla parte destra, meno profonda. Morale: ci areniamo. Ormai ci abbiamo fatto il callo, ma per fortuna la marea è crescente e in poco tempo (circa mezz’ora) siamo liberi.

Al Regatta Point Marina facciamo nuove amicizie: ci vengono a trovare Fabrizio e Jesus, che hanno acquistato un Catalina 48 un anno e mezzo fa e sognano ora di ampliare le loro navigazioni. Fabrizio è originario di Como, vive da 30 anni in America e lavora nel settore bancario; Jesus dopo aver lavorato molti anni come ricercatore nella farmaceutica è oggi un imprenditore nel settore immobiliare; vivono nel New Jersey, sono entrambi piloti d’aereo. In due serate passate insieme scatta subito un buon feeling; mostrano molto interesse per le nostre esperienze di navigazione, passate e future. “Abbiamo nuovi candidati per la traversata atlantica di ritorno”, annota Lilli.

Il 6 luglio, per non farci mancare niente, riceviamo sul telefono un allarme tornado: il cielo è coperto, a NW nuvole nere si stanno spostando velocemente verso di noi. Dal pozzetto, mentre il vento rinforza, osserviamo la perturbazione; nell’avvicinarsi fortunatamente si espande e diventa meno minacciosa, fino a dissolversi. Siamo salvi!

Il 7 luglio, con l’alta marea delle 16.00, ci spostiamo di 200 metri fini al cantiere Stingray Point Boat Works. Il travel lift è pronto a sollevarci ed in breve Refola è fuori dall’acqua.


5 giorni di lavoro frenetico per pulire sopra e sotto coperta, lavare e riporre cime e drizze, e soprattutto preparare l’invernaggio completo della barca che questa volta affido al cantiere. Dovranno curare il circuito di raffreddamento del motore e del generatore, ma anche il circuito acqua dolce: boiler, climatizzatore, lavatrice, dissalatore.

Nonostante il ritardo con cui i tecnici del cantiere si sono occupati di Refola, il 12 luglio lasciamo Deltaville per raggiungere in autobus Washington, dove abbiamo prenotato una camera e resteremo 6 giorni. Il 18 luglio, da Baltimora, voleremo a Verona via Francoforte.

E con questo si chiude la IX stagione del giro del mondo di Refola. Ma l’avventura continua…