martedì 13 agosto 2024

Luglio - agosto 2024: dalla Sicilia a Skiathos

 

Il viaggio in aereo per tornare in Sicilia è un incubo: a causa delle attività eruttive dell’Etna il mio volo per Catania viene dirottato su Trapani; quello di Marcello, amico del Paterazzo che navigherà con me fino ad Atene, è invece dirottato su Palermo. Con grande fatica entrambi riusciamo a raggiungere Catania e a ritrovarci; finalmente, con innumerevoli ore di ritardo, riusciamo a salire su un ultimo autobus che ci porta a Marina di Ragusa. In pratica sono partito da casa alle 5.45 e arrivato in barca alle 23.00! Visto che poteva andare peggio, meglio dire “tutto bene quel che finisce bene…”

Nonostante il viaggio fantozziano da cui non è facile riprendersi, Marcello ed io dobbiamo subito darci da fare. Per prima cosa devo affrontare il problema che mi fa dannare da quando sono rientrato in Mediterraneo: l’elica di prua.

Un calvario iniziato l’11 agosto 2023 con la perdita dell’elica durante la manovra di ormeggio nel porto di Ceuta e proseguito con sostituzioni di componenti ma soprattutto con ore e ore di lavoro a Benalmadena e Aguadulce, dove con l’aiuto di Angelo e prima di volare a casa credevo di aver risolto il problema. Mi sbagliavo: tornato a bordo mesi dopo, ad ottobre 2023, realizzo che l’elica di prua ancora non funziona. Chiamo Hyeres, sede Amel in Costa Azzurra, ordino un kit di ricambi e lo faccio spedire ad Ibiza, dove arriva il 27 ottobre: altre ore di fatica, ma a lavoro concluso l’elica di prua sembra funzionare perfettamente.

Altra mera illusione. Pochi giorni dopo, a Maiorca, l’elica di prua mi abbandona nuovamente nel bel mezzo della manovra di ormeggio. A questo punto mi rassegno: rinuncerò all’ausilio dell’elica fino alla Sicilia. Dal Marina di Ragusa, dove arrivo il 14 novembre, spedisco in Francia alla base Amel di Hyeres l’elica di prua con tutto il suo albero, per una revisione e manutenzione generale.

Quando torno a bordo, nella primavera 2024, trovo ad attendermi l’elica revisionata, che monto senza troppe difficoltà. Fine del calvario? Macché!

Anche se non ne ho parlato nei blog precedenti (per non tediarvi? perché non ne potevo più io stesso?) il problema continua a perseguitarmi anche durante la circumnavigazione della Sicilia di maggio-giugno 2024. Durante la manovra di ormeggio a Sciacca perdo l’elica a causa di un cordino che univa le due trappe di prua. Grazie ad un sub locale l’elica viene ritrovata, la rimontiamo. Qualche settimana di tranquillità, fino alla baia di Taormina, dove accostando alla boa perdo nuovamente l’elica; la profondità è sui 20 metri, sta per far buio, il giorno successivo dobbiamo essere a Catania dove scendono Matteo e Beatrice. Rinuncio quindi al recupero e ripartiamo senza elica, arrangiandoci nelle soste successive fino a destino. Una volta rientrati al Marina di Ragusa, a giugno 2024, ordino all’Amel di Hyeres due nuove eliche di prua (una da montare, l’altra di rispetto).

Torniamo al racconto: il 24 luglio, appena arrivati a bordo, Marcello ed io ci dedichiamo all’ennesimo montaggio dell’elica di prua. Speriamo sia la volta buona…

Il 25 noleggio un’auto e facciamo la spesa per la cambusa.

Il 26 salpiamo alle 9.00 per Marzamemi, dove arriviamo alle 15.15. Durante la manovra di attracco, incredibile a dirsi, perdo nuovamente l’elica di prua. Nessuna causa apparente, non abbiamo toccato alcuna cima o cavo. Nulla. Ancora una volta ingaggio un sub per il recupero, ma il suo primo tentativo non ha successo.

Nel frattempo installiamo l’elica di scorta, e ci accorgiamo che quella precedente è saltata con tutte le viti; sembra inspiegabile, ma poi notiamo che le ultime viti arrivate da Hyeres sono più corte di quelle usate finora.

La mattina successiva, 27 luglio, il sub tenta ancora di trovare l’elica, ma anche la seconda immersione fallisce. Rinuncio definitivamente: ordinerò un’altra elica di prua, me la farò portare a bordo da qualcuno degli amici che mi raggiungeranno in Grecia, e affronterò il primo tratto di questo viaggio con una sola elica di prua, senza pezzo di ricambio.  

A questo punto non ci resta che partire: alle 8.55 molliamo gli ormeggi e mettiamo la prua verso Est. La destinazione è Messolongi, all’inizio del Golfo di Patrasso, a 321 miglia. C’è poco vento, da NE, e per le prime 24 ore procediamo a motore. Il vento arriva la mattina successiva, mentre avviciniamo il passaggio tra Cefalonia e Zacinto.

Arriviamo a Messolongi alle 12.50 del 29 luglio, dopo 52 ore di navigazione. Ci accoglie un bel marina con tutti i servizi, facciamo un giretto in paese e ceniamo al ristorante del marina. 


Il 30 luglio salpiamo all’alba per Itea, a 57 miglia. Inizialmente, in assenza di vento, procediamo a motore; solo verso metà mattina una leggera brezza ci permette di aprire la randa. Navigando con vela e motore arriviamo a destinazione alle 16.30.

Come spesso succede dopo una giornata di calma, il vento si alza proprio quando non se ne avrebbe bisogno, cioè durante la manovra di ormeggio: per contrastarlo mi affido all’elica di prua che però, dopo qualche minuto di sforzo, mi molla! L’abbiamo persa di nuovo. Anche in questo caso non c’è stato alcun contatto con cavi o cime, il problema devono essere le maledette viti, troppo corte. Sentito il cantiere Amel, infatti, mi viene consigliato di metterci sopra un po' di silicone. La mattina dopo ingaggio un sub locale per la ricerca, che questa volta va a buon fine.


Ennesimo rimontaggio, col silicone, e speriamo che sia l’ultimo!

A Itea, presso gli uffici della Guardia Costiera, registriamo l’ingresso di Refola in Grecia, pagando la modica cifra di 15 €. Il porticciolo dove abbiamo ormeggiato è dotato di colonnine per acqua ed elettricità; sembra che siano in procinto di aprire un vero e proprio marina, ma al momento non ci sono uffici né addetti e pertanto la sosta è gratuita. Bene!

Il 1° agosto lasciamo Itea alle 9.00 per raggiungere Corinto, a 38 miglia, all’estremità ovest del canale. Arriviamo verso le 15.00. Se possibile vorremmo passare il canale già nel pomeriggio, senza fermarci per la notte. Chiamiamo col VHF l’autorità del Canale, ci dicono di ancorare fuori dai segnali di ingresso, nell’area a NE dell’entrata.

L’attesa non dura molto. Verso le 16 viene aperto il nostro senso di marcia: la stazione ci richiama via radio invitandoci ad avvicinarsi, con la raccomandazione di tenere una velocità massima di 7 nodi, senza superarla.

Entriamo nel canale. La larghezza è di circa 20 metri quindi navighiamo tenendoci al centro; superato il primo tratto in cui sembra di essere in un canale “normale”, ci si addentra nella parte scavata: su entrambi i lati si elevano alte pareti rocciose, di 60 metri e oltre. Un panorama innegabilmente spettacolare. Ci precede un catamarano; all’inizio siamo vicini ma poi lui accelera (contravvenendo le istruzioni) e si allontana. Lo lascio andare. Spengo il pilota automatico e timono a mano. A circa metà percorso vediamo il cantiere, ora inattivo, usato per la rimozione dei detriti provocati dalla frana del 15 gennaio 2021, a seguito della quale il Canale è stato a lungo chiuso al traffico.

La lunghezza del Canale di Corinto è molto ridotta, circa 3 miglia, quindi in mezz’ora siamo alla fine. Alle 16.30, per pagare il passaggio, ormeggiamo al lungo molo dove hanno sede gli uffici dell’Isthmia Port Authority: la tariffa per Refola è di 371€, non proprio economica, ma tutto sommato non esagerata per un’esperienza davvero interessante e suggestiva.



Ancoriamo per la notte appena a nord dell’uscita dal canale (37°55.161N 23°00.721E). La mattina dopo, visto che siamo in anticipo sul programma di navigazione, decidiamo di fare una piccola deviazione prima di raggiungere Atene. Come prima tappa scegliamo la baia a nord est di Agios Thomas, una piccola isola disabitata; per fare il bagno e pranzare ancoriamo su un fondale sabbioso di 15 metri, con acqua cristallina (37°48.765N 23°15.403E). Alle 15,30 proseguiamo per l’isola di Aegina; ho individuato un buon ancoraggio nel suo versante SW, in località Profitis Ilias, dove arriviamo alle 17.40.

Il 3 agosto salpiamo alle 9.00, aggiriamo la punta meridionale di Aegina, risaliamo la sua costa orientale fino ad Agia Marina dove ancoriamo su fondale sabbioso, 6-7 metri di profondità (37°44.695N 23°32.713E).

Cominciamo la ricerca di un marina ad Atene, dove ci sarà il primo avvicendamento di equipaggio: Attilio (un vecchio amico, come me tra i fondatori del circolo velico “Il Paterazzo”) arriverà il 4 agosto, Marcello tornerà a casa il 5. La ricerca purtroppo risulta infruttuosa, nessun porto intorno ad Atene è in grado di ospitarci; alla fine troviamo un posto all’Olympic Marina, che si trova nella cittadina di Laurio, o Lavrio, sul versante orientale dell’Attica, ad una settantina di chilometri da Atene. Avvisiamo Attilio di questo cambiamento di programma, dovrà trovare il modo di raggiungerci lì.

Il 4 agosto partiamo di buon mattino per la tappa di circa 30 miglia. Mettiamo la prua sull’estremità meridionale dell’Attica, Capo Sunion, dove si trova il meraviglioso tempio di Poseidone, che riusciamo a intravvedere dalla barca con l’ausilio del binocolo. 


Alle 14.00 siamo a destino: l’Olympic è un bellissimo marina dotato di tutti i servizi, molto grande. Prima di ormeggiare facciamo il pieno di carburante.

La sera stessa Attilio riesce ad arrivare in barca, non senza qualche peripezia. Il suo piano era noleggiare all’aeroporto un’auto che Marcello avrebbe riconsegnato il giorno dopo, ma la compagnia non ha accettato il cambio di guidatore; lui ha tentato di convincerli, ma alla fine si è rassegnato a prendere un taxi.

La stessa cosa fa Marcello il giorno dopo. Averlo a bordo è stato un piacere: un buon compagno di viaggio, sempre pronto a dare una mano, sempre vigile e attento.

Dopo la sua partenza, Attilio ed io ci rechiamo al porto di Laurio per aggiornare la crew-list, ma la capitaneria ci risponde che la modifica non è necessaria. Passiamo quindi al compito successivo: visita al supermercato per integrare la cambusa.

Il 6 agosto lasciamo l’Olympic Marina diretti ad Aliveri, nell’isola di Eubea, a 44 miglia. Navighiamo verso nord, inizialmente abbiamo il vento sul naso e quindi andiamo a motore, poi nel pomeriggio il vento gira a NE consentendoci di procedere a vela. Eubea, dopo Creta, è la seconda isola greca per grandezza, è poco popolata, aspra e montagnosa. Aliveri è un paesino carino con il proprio porto, vicino ad un complesso industriale; alle 17.10 ancoriamo all’inizio dell’area portuale, protetti dal frangiflutti (38°23.695N 24°02.759E).

Il giorno successivo continuiamo a risalire il tratto di mare che separa la terraferma dall’isola di Eubea, che si fa sempre più stretto man mano che ci avviciniamo al capoluogo dell’isola, Calcide (Khalkis sulle carte nautiche). Passiamo prima sotto un ponte alto 36 metri, poi una volta arrivati a Calcide troviamo un ponte le cui tracce si perdono nella notte dei tempi (pare che già esistesse, in legno, nel 411 a.C.): ora è un ponte mobile, molto basso sull’acqua e molto trafficato. Accostiamo alla banchina a dritta, a sud del ponte, dove c’è l’ufficio che gestisce il passaggio delle barche, paghiamo la nostra quota di € 35 e con un certo disappunto apprendiamo che il ponte verrà aperto solo l’indomani sera, dopo le 21.00.



In assenza di alternative, facciamo buon viso; alle 14.00 ancoriamo nella vasta area di fronte agli uffici (38°27.606’N 23°35.288’E), dove sono già presenti altre 3-4 barche. Mettiamo in acqua il gommone ed andiamo a terra.

Facciamo un giro di perlustrazione. Calcide-Khalkis è un’animata località turistica; vagabondando tra le stradine del centro apprendiamo che proprio qui morì, nel 322 a.C., niente meno che Aristotele. La banchina a nord del ponte è costellata da una miriade di alberghi e ristoranti, uno dei quali ci ospita per la cena.

Giovedì 8 agosto torniamo a terra al mattino per fare un po’ di spesa e poi ci predisponiamo ad aspettare l’apertura del ponte. Col passare delle ore aumenta il numero delle barche in attesa. Arrivano le 21.00 e non succede niente; seguitiamo ad aspettare con pazienza, mentre alla radio VHF sentiamo ogni tanto qualche comunicazione, per lo più incomprensibile. Finalmente, alle 23.30, vediamo accendersi le luci sul palo di segnalazione per l’apertura del ponte. Iniziano con il traffico diretto verso sud (tre luci: verde, bianca, verde). Vediamo passare una ventina di imbarcazioni grandi e piccole. Alle 23.50, il segnale che aspettavamo (tre luci: rossa, bianca, rossa). Tocca a noi! Velocemente tiriamo su l’ancora per non perdere la pole position e affrontiamo decisi, per primi, il passaggio. Abbiamo una debole corrente contraria. Alla radio VHF continuano messaggi per noi indecifrabili, ma proprio quando siamo all’altezza del ponte realizziamo che una grossa nave sta avanzando dietro di noi, emettendo segnali sonori e luminosi. È troppo tardi per farci da parte, non posso far altro che superare il ponte e poi finalmente farla passare. Non proprio una bella figura, per fortuna senza gravi conseguenze.

Avanziamo altre due miglia per portarci fuori dalla zona turistica e soprattutto lontano dalla musica a tutto volume dei locali. In assenza di vento, ancoriamo senza problemi nonostante il buio (38°28.694’N 23°37.025’E).

Venerdì 9 agosto salpiamo alle 9.15, continuando a risalire il canale tra la terraferma e l’isola di Eubea; abbiamo vento da NW sui 15 nodi, giusto sul naso per la nostra rotta. Ancora una volta nel pomeriggio gira a NE, permettendoci di fare un po' di vela; per essere completamente riparati decidiamo di fermarci in prossimità della terraferma. Dopo circa 38 miglia ancoriamo nella baia di Theologos, super protetta, a sud est del porticciolo (38°39.535’N 23°11.063’E).

Sabato 10 agosto salpiamo alle 10.10 e proseguiamo in direzione NW nel canale tra la terraferma e l’isola di Eubea. Dopo aver aggirato capo Kavos, estremità occidentale di Eubea, seguendo il canale la nostra direzione diventa NE e, ovviamente, è proprio da lì che viene il vento! Primo assaggio di Meltemi, sui 20 nodi, sul naso. Tengo fuori solo la randa e aumento i giri motore; dopo 32 miglia, alle 15.50 siamo a destino, nella baia superprotetta di Ormos Vathikelou, in terraferma. Ancoriamo su fondale fangoso, ottimo tenitore (38°56.634’N 22°56.290’E).

Nel pomeriggio ci dedichiamo alla manutenzione. Il focus è il boma della randa, dove si erano formate due piccole crepe nella scanalatura dei carrelli di attacco e rinvio della scotta. Tempo addietro avevo fatto una riparazione provvisoria, spostando i carrelli a una ventina di centimetri dalle crepe. Grazie al prezioso aiuto di Attilio riusciamo a sfilare i carelli (è stato necessario trapanare le viti), riparare il morsetto del punto di scotta (con l’inserimento di una piastrina in acciaio), fissare nuovamente (con nuove viti) i carrelli. Alla fine siamo molto soddisfatti: la riparazione ci sembra solida, quando sarà possibile smonterò il boma per affidare ad un’officina la saldatura delle crepe.

Domenica 11 agosto partiamo alle 7.00 diretti a Skiathos, isola dell'arcipelago delle Sporadi Settentrionali: una tappa di 32 miglia che riusciamo a fare di bolina, visto che il Meltemi è girato a ENE, sui 13-18 nodi. Arriviamo alle 12.30 e attracchiamo alla banchina, a nord della zona di ormeggio dei traghetti di linea.  

Sentiamo al telefono Angelo, che è atterrato sull’isola e ci sta raggiungendo in taxi. Interviene nel frattempo l’omino dell’ormeggio, che ci invita ad andarcene perché non abbiamo la prenotazione; solo per un pelo riusciamo ad accogliere Angelo a bordo.

Molliamo le cime, ci allontaniamo di qualche centinaio di metri e diamo ancora; non passa mezz’ora che arriva la guardia costiera: dobbiamo spostarci nuovamente perché ci troviamo in un’area in cui l’ancoraggio è proibito a causa della prossimità con l’aeroporto. Finalmente, alle 15,30, troviamo pace ormeggiando sul lato nord del pontile galleggiante (39°09.894’N 23°29.653’E).

Il giorno dopo, 12 agosto, ci raggiungono Attilio e Claudia, ospiti veterani di Refola. Con il nuovo equipaggio siamo pronti a riprendere l’avventura.



mercoledì 24 luglio 2024

Estate 2024: dopo 16 anni Refola ritorna in Grecia


Rientrato a Verona dopo la circumnavigazione della Sicilia, mi dedico sostanzialmente a due attività: una serrata sequenza di controlli medici e la preparazione del piano di navigazione per la prima stagione mediterranea di Refola, dalla Sicilia a Creta e ritorno.

Stante che Lilli ancora una volta resterà a casa per proseguire la riabilitazione del ginocchio, e che il giro durerà un po’ più di due mesi, particolare cura mi richiede la definizione dell’equipaggio, con relativi luoghi e date di avvicendamento.

Ho una discreta esperienza sul tema, quindi in poco tempo il programma dell’estate è pronto nei minimi dettagli: in Sicilia faremo solo un piccolo tratto giornaliero fino a Marzamemi, poi attraverseremo il mar Ionio approdando a Messolongi, all’inizio del Golfo di Patrasso, ci inoltreremo nel Golfo di Corinto per poi passere l’omonimo canale. A seguire una breve sosta a Egina, isola a Sud Ovest di Atene, poi doppieremo il capo Sunion, ad est di Atene, per risalire il canale che separa la costa dell’Attica dall’isola di Eubea; tornati in Egeo, soste alle Sporadi: Skiathos, Skopelos, Alonissos. Da qui risaliremo verso la penisola Calcidica: atterreremo al dito centrale (Koufos) e ci addentreremo fino a Gerakini, per facilitare il cambio di equipaggio. Tornati in Egeo, con soste a Limnos, Lesbo, Kios e Samos raggiungeremo il Dodecanneso per scendere fino a Rodi e Karpatos. Costeggeremo il versante settentrionale di Creta e da qui risaliremo verso il Peloponneso. Brevi soste a Kythira, Porto Káyio e Methoni, da dove affronteremo l’ultima traversata fino a Marina di Ragusa.





Per quanto riguarda l’equipaggio, gli ospiti a bordo saranno complessivamente nove, tra vecchi amici veterani su Refola, ‘acquisti’ più recenti e ‘new entry’.

Quando tutto è pronto, dopo aver passato a casa ben 32 giorni, il 23 luglio “abbandono” nuovamente Lilli e riparto per raggiungere Refola a Marina di Ragusa.

 



venerdì 28 giugno 2024

Maggio 2024: circumnavigazione della Sicilia

 Il 2024 segna grandi cambiamenti per Refola.

Innanzitutto è il primo anno in cui si navigherà esclusivamente in Mediterraneo, dopo tanto tempo passato in giro per il mondo (dal 2012).

Altro elemento importante è l’installazione delle batterie al litio FeP04: un complesso impianto di alimentazione che ho potuto realizzare grazie all’aiuto di Paolo di ZoomaX e Max Terragni di Y2K che mi hanno supportato nell’acquisto dei materiali, nel montaggio e nella messa a punto.



Altra novità. Lilli non sarà a bordo per tutto l’anno: io l’ho abbandonata per
Refola, lei mi ha abbandonato per il suo chirurgo ortopedico (due operazioni al ginocchio negli ultimi sei mesi). Ognuno ha le sue priorità!

Nell’ultimo blog ho raccontato della navigazione fino al Marina di Ragusa; quest’anno, dopo l’esecuzione dei lavori per le nuove batterie ed il rimessaggio, ho fatto il giro della Sicilia in senso orario.

Il 5 maggio, con gli amici comaschi Angelo e Cristina (da anni veterani su Refola), partiamo da Marina di Ragusa per fermarci prima a Licata, dove assistiamo alla festa del Patrono, poi a Sciacca, a Marsala, a Cala Azzurra nell’isola di Favignana, a Trapani dove facciamo un’escursione alla bellissima Erice. Dopo una tappa a Cala Bianca nella riserva dello Zingaro raggiungiamo Palermo, dove lascio Refola per una settimana.  Angelo e Cristina rientrano a casa, io volo a Bergamo per visitare Lilli che il 15 maggio viene operata al secondo ginocchio.

La festa del patrono a Licata


Sciacca
Marsala
Favignana


Erice

Palermo

Ritorno a Palermo il 19 maggio. A bordo di Refola ho con me un nuovo amico, Antonio, navigatore ed ex armatore, simpatico e attivo. 

Riprendiamo il mare e navighiamo con grande godimento fermandoci prima a Cefalù, poi alle Eolie: Filicudi, Stromboli, Panarea, Lipari, Vulcano e Salina.

Cefalu'

Filicudi

Stromboli

Lipari

Vulcano

Dalle Eolie ci spostiamo a Milazzo per imbarcare Matteo e Beatrice. Matteo è il giovane fisioterapista di Lilli: durante le loro sedute Lilli gli aveva raccontato delle nostre esperienze e lo aveva invitato a partecipare alla crociera di maggio/giugno. Invito accolto con entusiasmo!

Con il nuovo equipaggio, visto il meteo clemente, rifacciamo il giro alle Eolie: Vulcano, Salina, Lipari.

tramonto a Vulcano

Refola a Lipari

Proseguiamo la navigazione e ci spostiamo a Messina, poi in baia a Taormina e infine a Catania, dove Matteo e Beatrice scendono per tornare a Verona. L’esperienza con questi due giovani ospiti è stata davvero bella e piacevole.

Taormina

Catania

Rimasti soli, Antonio ed io proseguiamo verso Siracusa; un’ultima sosta a Marzamemi prima di tornare a Marina di Ragusa, punto di partenza di questo bel giro, il 13 giugno.

Marzameni
 

Il tempo di rimettere in sesto la barca dopo 40 giorni di navigazione costiera ed il 21 giugno prendo un aereo per tornare a casa. Devo fare numerose visite mediche, ma il successivo programma è già pronto: il 23 luglio lascerò Lilli alle sue fisioterapie e tornerò da Refola, a Marina di Ragusa.

lunedì 20 novembre 2023

DA IBIZA A RAGUSA

Con l’equipaggio parzialmente rinnovato, fatto rifornimento di gasolio, domenica 29 ottobre lasciamo il Marina Ibiza alla volta di Cala Negra, a 13 miglia, sulla costa ovest dell’isola. Ci accompagna un venticello da SSW sui 12 nodi, praticamente quasi in poppa. Dopo due ore siamo a destinazione, ancoriamo su fondale sabbioso di 6-7 metri (39°01.718’N 1°37.051’E); il posto è bello e ben riparato da un alto costone roccioso.

Il giorno seguente, lunedì 30 ottobre, alla super alba (5.40, c’è ancora buio) partiamo per Cabrera, piccola isola a SSW di Cap de Ses Salines, la punta più meridionale di Maiorca. Vogliamo visitare il Parco nazionale marittimo-terrestre dell'arcipelago di Cabrera, area naturale protetta istituita nel 1991 che protegge l'isola di Cabrera e altri 18 piccoli isolotti in sua prossimità. 



Il vento da SW è rinforzato e varia tra i 15 ed i 28 nodi, e anche l’onda è aumentata fino a 1,5-2 metri. Con una bella veleggiata di otto ore percorriamo le 63 miglia, tenendo una velocità media di 7,8-7,9 nodi; alle 13.50 entriamo nella stretta e lunga baia di Puerto de Cabrera, disseminata di gavitelli. Ne prendiamo uno arancione, tra i più vicini al pontile, su un fondale di 17-18 metri (39°08.953N 2°55.966E).

Caliamo in acqua il dinghy per andare a terra, anche per regolarizzare il pagamento del gavitello; in un primo tempo un addetto al controllo ci comunica che siamo a posto, avendo io chiesto ed ottenuto l’autorizzazione per navigare nel parco. Il giorno successivo, invece, la responsabile dei guardiani ci chiede di esibire la ricevuta del pagamento dell’ormeggio. Ne siamo sprovvisti, ma per fortuna in prossimità del bar c’è un segnale WiFi: proviamo e riproviamo a pagare l’obolo richiesto, utilizzando tutte le nostre carte di credito, ma non ne veniamo a capo. Non ci resta che chiamare Lilli, a casa. Ottima idea visto che infatti, con una connessione stabile, lei riesce ad eseguire l’operazione in pochi secondi. La “capa” dei guardiani ci aveva anche detto che dovevamo cambiare boa: quelle arancioni sono per barche fino a 15 metri, mentre per noi ci vuole una boa rossa (per barche fino a 18 metri). Ci adeguiamo alle disposizioni e ci spostiamo sul lato opposto della baia.


Trascorriamo due giorni ben riparati dal vento e dal mare: lunghe camminate sull’isola, nonostante la stagione avanzata alcuni di noi hanno perfino fatto il bagno. Nel frattempo la baia si è riempita di barche in cerca di riparo dal vento, che fuori continua a soffiare bello tosto. 



Mercoledì 1° novembre alle 7.30 molliamo il gavitello. Navigheremo lungo la costa ovest di Maiorca, ma la destinazione non è ancora definita. Il primo marina contattato, Porto Colom, offre ormeggi solo a barche sotto i 15 metri; dalla barca seguitiamo a chiamare via cellulare i vari porti e finalmente, dopo vari tentativi, riusciamo a prenotare un posto al pontile a Porto Cristo.

Ci sospinge un vento da WSW, 15-20 nodi che prendiamo al giardinetto; in cinque ore, percorse 33 miglia alla velocità media di 6,7 nodi, giungiamo a destino. La manovra di ormeggio si conclude alle 12.15 (39°32.367N 3°20.077E), ma nell’eseguirla ho purtroppo una brutta sorpresa: l’elica di prua ha nuovamente smesso di funzionare e non mi spiego il perché. La smontiamo per l’ennesima volta e contattiamo un meccanico in zona, che viene a trovarci il giorno successivo: scompone e ripulisce uno alla volta ogni singolo pezzo, riscontrando il consumo anomalo dei denti del pignone. Il verdetto finale è che il pignone va sostituito; la buona notizia (si fa per dire) è che lui e un suo collega andranno a Palma nei prossimi giorni e proveranno a trovarne uno di ricambio, anche se sarà difficile. Prende in consegna l’elica di prua e promette di darci notizie al più presto.

Scrivo all’Amel per comunicare il mancato funzionamento dell’elica di prua, nonostante il montaggio del loro kit nuovo di zecca; mi rispondono che non resta che inviare a Hyeres tutto il piede, in modo che possano controllare tutti i componenti. Boh!

Sono un po’ amareggiato da questo contrattempo. Come se non bastasse, anche le previsioni meteo non sono fantastiche: nei prossimi giorni il vento aumenterà con raffiche a 60 nodi.

A questo punto, considerato che il volo di Laura e Marteen per rientrare in Italia parte da qui domenica 5 e che il meteo ci consiglia di restare al sicuro a Porto Cristo, modifico il programma e posticipo la partenza per Minorca.

Ci organizziamo su come passare il tempo. Mentre cerchiamo informazioni turistiche apprendiamo che a Porto Cristo abita il famoso tennista spagnolo Nadal; a pochi metri dalla nostra prua c’è il suo grosso catamarano a motore di 72 piedi e a Manacor, a 10 km, c’è un centro dove ha avviato una grande scuola di tennis. Attilio e Claudia partono in avanscoperta col pullman e visitano una grande grotta nei dintorni. Il giorno successivo noleggiamo due auto per girare l’isola: Laura, Marteen, Giovanna ed io andiamo nella parte nord e poi proseguiamo nella zona montagnosa ad est fino a Soller; Attilio e Claudia visitano il centro sportivo di Nadal e la capitale Maiorca. Ci ritroviamo alla sera al porto de Soller prima di rientrare a Porto Cristo.






Nel primo pomeriggio di domenica 5 novembre Laura e Marteen prendono l’autobus per l’aeroporto. Ho molto apprezzato la loro presenza a bordo, per la loro disponibilità ed allegria.


Dopo la loro partenza faccio il punto della situazione: l’amico Gigi arriverà a Mahon il 7, le condizioni meteo sono migliorate e consentirebbero di raggiungere Mahon a vela, le probabilità che il meccanico trovi a Palma il pezzo di ricambio per l’elica sono davvero remote.

La decisione è presto presa: chiamo il meccanico per annullare la ricerca e farci riportare a bordo l’elica di prua. Lui esegue prontamente, cosicché possiamo rimontarla. Siamo pronti per riprendere il mare.

Lunedì 6 novembre, con il vento calato a 8-12 nodi, salpiamo per Minorca a 54 miglia.

Una volta imboccato il canale di Mahon telefoniamo ai vari marina per cercare un ormeggio per la notte. Lo troviamo dopo la Punta de Cala Figuera, su una sorta di “isola galleggiante”, un insieme di pontili attaccati l’uno all’altro a formare un quadrato con lato di circa 15 metri (39°53.555 N 4°16.378’E). Abbiamo acqua ed elettricità, possiamo andare a terra col dinghy atterrando in prossimità de “La sirena”, una bella statua in bronzo sul lungomare occidentale di Mahon.


Il giorno successivo, martedì 7 novembre, ci raggiunge Gigi, altro amico del Paterazzo, che ci accompagnerà fino a Ragusa. Controllata la situazione meteo, che prevede ancora vento da ovest - quindi sempre portante per la nostra rotta - decidiamo di partire l’indomani.

Mercoledì 8 novembre alle 7.45 molliamo gli ormeggi. La destinazione è Carloforte, a 200 miglia. Siamo in alta pressione, ci accompagnano il sole e un bel cielo sereno; il vento è un po’ scarso, sui 10 nodi, così procediamo a vela e motore sul mare appena mosso da un’onda di 0,5-1 metro da WSW; la sera c’è un piccolo rinforzo di vento, possiamo spegnere il motore.

Arriviamo a Carloforte alle 15.00 e ormeggiamo al Marina Sifredi (39°08.856’N 8°18.622’E). Facciamo un giro di ricognizione nel paese, che ci appare un po’ spento nelle strade più interne, mentre la zona portuale si vivacizza assai all’arrivo del traghetto dalla terraferma.


Rientrato in barca torno a verificare la situazione meteo: la pressione si è abbassata a 1015-1016 mb, il vento è mediamente rinforzato sui 15-20 nodi da W-SW e la tendenza è al peggioramento. In queste condizioni, decido di saltare la tappa prevista a Teulada e partire l’indomani puntando direttamente su Favignana, a 222 miglia.

E così venerdì 10 novembre, alle 8 del mattino, lasciamo Carloforte sotto un cielo grigio, coperto da nuvole. Un bel venticello al giardinetto, un’onda da W sui 2-3 metri che prendiamo in poppa; procediamo tranquillamente a vela per 32 ore.

Nel pomeriggio di sabato 11 novembre siamo a destino: aggiriamo la punta orientale di Favignana, costeggiamo il lato meridionale ed alle 16.30 caliamo l’ancora nella baia Calamoni; il fondale è sabbioso sui 4-5 metri (37°55.020’N 12°19.950’E).

Purtroppo Punta Longa, a W del nostro ancoraggio, ci protegge dal vento solo parzialmente e quindi per tutta la sera e fino all’una di notte siamo martellati da raffiche fino a 35 nodi.

Le previsioni meteo annunciano per i prossimi giorni un ulteriore peggioramento. A questo punto non ci resta che anticipare l’arrivo a Marina di Ragusa, in modo da raggiungere la destinazione finale e programmare il rientro a casa. Domenica 12, alle 8 del mattino, salpiamo per raggiungere a Sciacca, distante 50 miglia.

Durante la navigazione tentiamo di contattare i due Marina di Sciacca, quello della Lega Navale ed il circolo nautico “Il Corallo”, ma non otteniamo alcuna risposta. Nonostante questo, una volta arrivati, entriamo in porto. Abbiamo così modo di constatare che il Marina della Lega Navale, oltre ad essere pieno, ha in corso grossi lavori di ristrutturazione; anche il circolo nautico “Il Corallo” sembra non avere spazi disponibili. Decido quindi di attraccare al molo del distributore di carburante. La manovra, senza elica di prua e con raffiche di vento sui 20 nodi, non è semplicissima. Il primo tentativo di avvicinamento non mi riesce; il secondo va meglio, Gigi e Attilio riescono a scendere e fissare le cime a terra (37°30.200’N 13°04.595’E).

Terminata la manovra di ormeggio e rassettata la barca, abbiamo ancora tempo per una passeggiata; ci arrampichiamo su per la cittadella, molto frequentata, da cui si gode una spettacolare vista sul porto.



Ormai la nostra tabella di marcia è serrata. Lunedì 13 alle 7.30 lasciamo Sciacca; la destinazione è Licata, a 51 miglia. La pressione è tornata alta, a 1022 mb; partiamo con un venticello da ovest sugli 8-10 nodi, che rinforza nel pomeriggio a 10-20 nodi. Nel primo pomeriggio siamo a destino e nonostante il vento la manovra con la poppa in banchina riesce bene: alle 15.30 siamo ben ormeggiati al Marina Cala del Sole (37°05.804’N 13°56.613’E).

Il Marina è molto bello: spazioso, tante belle barche, bagni e docce impeccabili, servizio di lavanderia etc … Scopro che anche qui offrono l’ormeggio invernale: per la mia barca di 16 metri dal 1° ottobre al 30 aprile il prezzo è 2.800€, più economico del Marina di Ragusa che ho già prenotato a 3.000 €. Da tener presente per un eventuale futuro !

Il giorno successivo, martedì 14 novembre, lasciamo Licata alle 8.50 per l’ultima tappa della stagione: con sole 37 miglia raggiungeremo Marina di Ragusa. Il vento è assente alla partenza ma in compenso siamo in alta pressione (1023 mb); a metà mattina arriva un bel venticello da ovest sui 15-17 nodi che ci porta a destino alle 14.30. Come sempre voglio lasciare la barca col pieno di gasolio, ci accostiamo quindi al pontile del distributore, che però è al momento inattivo a causa di lavori in corso (manca l’elettricità e le pompe non funzionano). Ci armiamo di pazienza e dopo un paio d’ore arriva la corrente, facciamo rifornimento e ci spostiamo al posto che il Marina ha riservato per Refola (36°46.847’N 14°32.829’E).

Ormai siamo ai compiti finali: dobbiamo smontare l’elica di prua e spedirla in Francia alla base Amel di Hyeres, tirar giù il genoa e portarlo in veleria per alcune piccole riparazioni, smontare drizze e scotte, passare al loro posto i testimoni, pulire a fondo sottocoperta, lavare la biancheria.  Con il volo di rientro fissato per tutti il giorno 18, abbiamo il tempo di concederci qualche escursione nei dintorni. Prendiamo un’auto a noleggio; Attilio, che conosce la zona essendo stato qui recentemente con il suo camper, ci fa da Cicerone. Visitiamo Donnalucata, Scicli, Ragusa, Modica, tutti posti stupendi. Dal punto di vista culinario, come dimenticare i cannoli del Caffè delle Rose nella piazza principale di Marina di Ragusa?





Non mi resta che ringraziare tutti gli amici che hanno partecipato a questo trasferimento. Un ringraziamento particolare va ad Attilio, che oltre ad avermi segnalato il Marina di Ragusa è stato un prezioso sostegno per tutta la navigazione aiutandomi a smontare l’elica di prua innumerevoli volte e da ultimo facendomi conoscere i suoi preziosi “contatti” sul posto.


Torno a casa, ad assistere Lilli che è stata operata il 15 novembre ed ora dovrà affrontare la riabilitazione del suo ginocchio nuovo.

Alle prossime !!!