lunedì 29 aprile 2013

Ritorno a Isabela e ... PARTENZA !!!!

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Martedi 23, alle 6.00, partiamo per Santa Cruz, e’ gia chiaro anche se il sole non e’ ancora sorto, dobbiamo percorrere 52 M con la corrente contraria, inoltre abbiamo un vento da ESE  sui 10 kn praticamente sul naso; a 2000 g/min non riusciamo a fare piu’ di 3,8 kn, nonostante la carena pulita; aggiriamo a sud l’isolotto Tortuga per prendere un po’ di acqua sopravvento e mettiamo anche il genoa, andiamo fuori rotta di 30° ma almeno la velocita’ sale a 6 kn, con l’aiutino del motore a 1500 g.

Verso le 12 il vento gira a SE e possiamo finalmente spegnere il motore, il vento variabile tra 10 e 15 kn ci consente una velocita’ media di 5-6 nodi; alle 17.30, come volevamo prima del buio,  arriviamo a Porto Ayora ed ancoriamo quasi nello stesso posto del precedente ancoraggio (0°44.86’S 98°18.53’W).

Mercoledi’ 24  arrivano Franco ed Angelo; tutto l’equipaggio e’ puntuale all’appuntamento al molo, pranziamo in un ristorantino del porto e poi in barca a preparare la lista dei rifornimenti. Prenotiamo con Mariano, un taxista acquatico,  il rifornimento di gasolio con le taniche.

Il 25 aprile di buonora Gianca ed Erna sono in partenza, siamo stati bene con loro per piu’ di 2 mesi; Gianca ormai lo conoscono tutti, e’ un collaboratore instancabile e prezioso, Erna alla sua prima esperienza di lunga navigazione, ha superato la prova egregiamente, collaborando con la cucina e la corve’, anche lei ha preso le stellette “NON AVREI POTUTO FARE DI MEGLIO”.

Facciamo rifornimento di frutta, verdura e carne al mercato e completiamo la cambusa di base fatta con lungimiranza a Panama. Il tempo corre veloce, carica della bombola del gas ed affilamento coltelli, da Meccanica Gallardo; Irene, la nostro agente a Santa Cruz, ci accompagna all’immigrazione per ottenere il timbro di uscita dall’Ecuador sui passaporti.

Venerdi 26 salpiamo per Isabella, il vento e’ sempre leggero, pero’ senza la corrente contraria riusciamo a fare meta’ percorso a vela; la navigazione e’ anche allietata dalla pesca di un bel tonnetto sui 5 kg; a mezzogiorno un bel filetto alla “cerviche”, come dicono qui, crudo nel limone con cipolla, pomodoro, peperoni e sale q.b..

Alle 16.40 ancoriamo nella baietta riparata di Puerto Villamil, questa volta ci sono meno barche e scegliamo lo stesso posto lasciato martedì, da segnalare che la boa rossa all’ingresso era stata legata con 30 metri alla verde, probabilmente perche’ era alla deriva, prima o dopo la sistemeranno, nel frattempo per entrare si lasciano entrambe a sinistra e poi si punta sulla boa gialla all’inizio degli ancoraggi.

A Villamil ancora 2-3 giorni rilassanti, Franco ed Angelo fanno un po’ i turisti, visto che hanno dovuto sborsare all’aereoporto la tassa di 100 $ per il parco; poi manutenzione: nuova pulizia della carena, che dava gia’ segni di attecchimento di alghe, pulizia della sentina, filtri e rigging.

Lunedi’ 29 tutto è pronto, la partenza per la lunga traversata fino alle Marchesi e’ fissata per le 14.00.

Vi offriamo le ultime foto di Isabella, che tra le isole visitate e’ quella che ci e’ piaciuta di piu’, c’e’ fa dire che secondo noi il “mito” Galapagos è ormai un po’ troppo sfruttato, il business turistico sembra averne abbastanza alterato la natura selvaggia. Nei prossimi diari, purtroppo, non potremo piu’ inserire foto: abbiamo davanti 3000 miglia di Pacifico, in cui per trasmettere potremo usare solo la radio SSB.


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lunedì 22 aprile 2013

Isabela (Galapagos)

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Mercoledi’ 17 aprile,  alle 7.00, lasciamo Puerto Ayora e salpiamo alla volta di Puerto Villamil (Isla Isabella), il terzo porto in cui possiamo sostare, grazie al permesso “Autografo”. Sono 52 M che percorriamo ancora una volta a motore, per fortuna abbiamo almeno la corrente a favore, e cosi’ arriviamo a destino alle 15.00. Appena fuori dalla baia, a darci il benvenuto, vediamo delle enormi mante ( 3-4 mt): due le abbiamo viste saltare con grande energia 2 mt fuori dall’acqua, per poi sprofondarvi con un grande tonfo.

L’avvicinamento deve essere fatto con un allineamento di 29° su 2 punti cospicui a terra, ed aggirare a sud e ovest un’ampia zona di bassi fondali, che pur avendo profondita’ sui 5-6 mt originano grossi cavalloni che  aumentano di velocita’, con onde frangenti; l’ingresso alla zona di ancoraggio e’ segnalato da una coppia di boe rossa e verde e, piu’ avanti, da una boa gialla.

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La zona piu’ riparata e’ piena di barche, alcune molto vicine, i fondali sono di sabbia tra 2,5 e 5 mt: troviamo un buco e riusciamo ad ancorare proprio vicino agli amici francesi di Belissima; l’ancora prende subito bene e con 40 mt di catena siamo al sicuro (0°57.90’S 90°57.76’W).

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Appena finita la manovra chiamiamo al vhf ch 67 il collega del nostro agente Bolivar, mr. J.C. (sta per Julio Caesar), che ci da’ appuntamento al molo per la consegna dei documenti; le nostre formalita’ d’ingresso finiscono qui, nessuna ispezione o presentazione in Capitaneria, pensera’ lui a tutto.

L’ancoraggio e’ molto protetto da tutti i lati, tra bassi fondali e isolotti, e ciononostante  l’acqua e’ pulita e trasparente, anche qui molte foche, meno invadenti di quelle di San Cristobal, e piccoli pinguini.   

Per andare a terra si possono utilizzare i water-taxi o anche il proprio dinghy, il pontile galleggiante e’ riparato dalle onde e c’e’ molto spazio; unica precauzione da osservare e’ evitare  il percorso diretto che dalla zona di ancoraggio porta al molo (disseminato di bassi fondali e quindi sconsigliato dai locali durante la bassa marea) e fare invece un ampio giro intorno alla baia, costeggiando gli isolotti piu’ esterni.

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Il paese si trova a circa 2 km dal molo; meno turistico di Puerto Ayora e Puerto Baquerizo, e’ pero’ vivace,  con le strade sterrate e ricoperte di graniglia di lava rossiccia; ci sono alcuni piccoli supermercati con prodotti provenienti ogni mercoledi’ da Santa Cruz, c’e’ un piccolo mercato di frutta e verdura che si arricchisce ogni sabato di prodotti provenienti dalle fattorie locali.

Sylvie e Remi di Belissima, che sono qui ormai da piu’ di 10 gg, ci hanno raccontato le loro escursioni e dove trovare questo o quello, cosi’ forti della loro esperienza decidiamo di partecipare al tour del vulcano, che prevede un tratto da percorrere a cavallo.

Anche qui, come a San Cristobal e Santa Cruz, le gite sono molto costose: una giornata in barca per visitare la costa ovest, 140 $, un’uscita con guida subacquea 130 $, un tour di 3 gg tra le isole, con le piccole navi 380 $., per fare alcuni esempi.

Il 18 ed il 19 li abbiamo dedicati alla manutenzione: sostituzione della guarnizione del raccordo del boiler (che perdeva da alcuni giorni), controllo delle giranti, pulizia dei filtri e soprattutto pulizia della carena che ormai aveva ½ cm di denti di cane ed alghe; ho consumato 3 bombole da 10 litri, facendo 4 ore di immersione in 2 gg, per pulire con il raschietto l’opera viva. Anche Giancarlo e Mario si sono dati da fare, per la parte piu’ vicina alla linea di galleggiamento.

Sabato 20 aprile, alle 7.30, il taxi acquatico ci porta al molo dove attendiamo il pulmino per l’escursione al vulcano: avevamo discusso molto su questa gita, perche’ nessuno di noi aveva grande esperienze equestri, Lilli in Australia era caduta due volte, e altri addirittura, come il sottoscritto, non erano mai saliti su un cavallo.

Esploratrici in attesa del pulmino …

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A Isabela ci sono 5 vulcani:quello del nostro tour e’ il Sierra Negra, la cui ultima attivita’ e’ stata nel 2005, filmata proprio dalla nostra guida Carlos Valencia (il video e’ visibile su youtube cercando “Carlos Valencia, vulcano Isabela”.  L’organizzazione del tour e’ la seguente: in pulmino il primo tratto di una quindicina di km, su una strada per lo piu’ asfaltata che passa in mezzo a coltivazioni di frutta, boschi e pascoli, arrivando a 900 mt di altitudine; poi si sale a cavallo e in un’ora circa si arriva al grande cratere (10 km di diametro!) a 1300 mt; infine a piedi per altri 2,5 km, scendendo a 1100 mt in un paesaggio lunare, percorrendo un sentiero tracciato nella lava, fino a Volcan Chico, che in realta’ e’ una grande fumarola.

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Un panorama maestoso, purtroppo rovinato nell’ultima parte dalle nuvole e da una pioggia battente, che ci bagna come pulcini.

Il tour comunque e’ stato bello, e soprattutto il percorso a cavallo entusiasmante: i cavalli non si limitavano al semplice passo, ma in alcuni tratti andavano al trotto, superandosi tra loro negli stretti sentieri, per conquistare la testa del gruppo.

Tra gli equipaggi delle barche ancorate c’e’ fin dall’inizio apertura alla comunicazione, molto di piu’ che non nelle precedenti soste, partecipiamo ad una festina sulla spiaggia, per salutare il gruppo di barche in partenza per le Marchesi (tra cui Belissima) e cosi’  familiarizziamo con altri equipaggi. Uno in particolare ci ha colpito: una famigliola francese con i genitori abbastanza giovani (meno di 40 anni) e 2 figli 8-10 anni, che studiano per corrispondenza; ci hanno chiesto se potevamo consegnare i compiti a Gianca ed Erna, che rientrano a casa il 25, per spedirli dall’Europa (all’ufficio postale di Isabella gli hanno detto che da qui ci volevano 4 settimane!).

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Abbiamo partecipato anche ad una “lezione” sulla preparazione del pane a bordo, organizzata sulla barca di questi francesi, dove l’insegnate e’ un’americana delle isole Vergini, che per molti anni ha lavorato in una panetteria; finalmente abbiamo visto il pane lievitare in meno di un’ora e raddoppiare di volume. Andati li’ senza ingredienti, solo per prendere appunti, torniamo invece su Refola proprio con il pane piu’ bello, quello preparato dalla maestra … che scolari fortunati !!!!

Lezione di pane …

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Isabela ci e’ proprio piaciuta: il programma ora e’ di tornare a Santa Cruz, da dove Giancarlo e la Erna voleranno a casa, accogliere Franco e Angelo e poi far rotta nuovamente su questa bellissima isola, per passarvi qualche altro giorno prima di intraprendere le 3000 miglia che ci separano dalle isole Marchesi…


Un altro po’ di foto…

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martedì 16 aprile 2013

Santa Cruz (Galapagos)

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Lunedi’ 15 aprile, di buon’ora, salpiamo da San Cristobal diretti all’isola di Santa Cruz:  percorriamo 43 M praticamente tutte a motore e per 2/3, fino all’isola Santa Fe, con corrente contraria di circa 1 kn; solo nelle ultime 5 M, riusciamo a navigare a vela, con un vento da est al giardinetto rinforzato a 8-10 kn.

Peschiamo un bel tonnetto sui 5-6 kg, subito pulito e sfilettato dall’abile Mario, che ci ha deliziato prima il pranzo (crudo, con olio e limone) e poi la cena (scottato in padella); una meta’ la conserviamo in freezer. 

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Alle 15.00 siamo a destinazione: ancoriamo nella Bahia Accademia, Puerto Ayora, fondale sabbioso sui 5-8 mt (0°44.88’S 90°18.46’W). Da segnalare che la cartografia elettronica, sia C-map che Navionics, posizionano la barca circa 0,25 M piu’ a ovest (sugli scogli), inoltre la mappa dei fondali e’ molto approssimativa, anche i segnali visti in acqua sono diversi o mancanti; comunque le barche ancorate sono numerose, cosi’ e’ possibile orientarsi abbastanza facilmente.

Dopo l’ancoraggio telefoniamo alla collega del nostro agente Bolivar, sig.ra Irene, che un’ora dopo ci raggiunge in barca con l’ufficiale della capitaneria: le consegniamo la busta dei documenti preparati da Bolivar e dopo circa 15 minuti l’ispezione e’ completata con il benvenuto e pagando 12 $ per lo zarpe di uscita.

Puerto Ayora e’ aperto a sud, percio’ entra una fastidiosa onda che fa rollare molto, chi e’ stato qui consiglia di mettere una o 2 ancore a poppa per mantenere la prua all’onda. Infatti la maggior parte delle barche ancorate, soprattutto verso il fondo della baia, aveva messo la seconda ancora (i water-taxi offrono assistenza per collocare le ancore, al prezzo di 2-5 $); noi ancoriamo sopravvento ad una boa libera, che usiamo come ancora a poppa, le condizioni di rollio sono a momenti migliori, ma il problema rimane.

Per andare a terra e’ molto conveniente il taxi acquatico, da chiamare via VHF sul canale 14, che offre un servizio veloce e puntuale, 0,60 $ il costo della corsa.

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La cittadina di Puerto Ayora e’ ben sviluppata, con molte strade lastricate, percorsi ciclabili e pedonali, una mini citta’ moderna dove si trova un po’ tutto.

Qui finalmente riusciamo a caricare la bombola camping gas da Meccanica Gallardo, 3 $ /kg; presso la capitaneria c’e’ l’istituto oceanografico, dove si possono acquistare carte nautiche dettagliate ed aggiornate.

Col Gianca facciamo una corsa in taxi fino all’isola Baltra a nord di Santa Cruz, dove c’e’ l’aereoporto internazionale, per vedere se c’e’ la possibilita’ di alare la barca per fare carena: in realta’, nel canale tra le due isole, troviamo solo uno scivolo con un rudimentale carrellone a trascinamento, usato dalle barche da pesca. Ci manca l’informazione sul porto principale di Baltra, ma per arrivare la’ bisognerebbe partire presto al mattino...

Il giovane e simpatico taxista ci fa da guida e ci spiega che il 30% del territorio e’ proprieta’ privata, la maggior parte fattorie che coltivano la terra, pascoli con mucche libere, produzione di latte, formaggi, yogurt, anche la carne di provenienza locale e’ molto buona; anche se siamo all’equatore, ad una altitudine di 400 mt, vediamo molto verde e pascoli curati.

Il rimanente 70% del territorio e’ parco naturale, dove vivono allo stato brado capre, asini, gatti, maiali e naturalmente iguana e tartarughe, quest’ultime si spostano anche in prossimita’ dei centri abitati.

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La visita al centro di ricerca intitolato a Darwin e’ piuttosto deludente, pensavamo ci fosse documentazione del lavoro svolto da Darwin a partire dalla sua visita qui, e invece era tutto  un po’ trascurato.  

Il 17 partiamo per Isabella, ma a Santa Cruz torneremo la settimana prossima per il cambio di equipaggio.


domenica 14 aprile 2013

San Cristobal

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Di sicuro la cosa che ci ha colpito di piu’, a San Cristobal, sono le innumerevoli otarie (sea-lion, leoni marini) che sono praticamente dappertutto: in acqua nel porto, sulla spiaggia, sui pontili, sopra le panchine del lungomare. Giusto per darvi un’idea, un po’ di foto…

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Le otarie sono abituate alla presenza umana e sembra quasi a volte che si mettano in mostra per far vedere il meglio di se’ …

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Sono abilissime ad arrampicarsi su barche e gommoni, e anche i gradini di poppa di Refola sono stati “occupati” tutto il tempo da questi pigri, puzzolentissimi ma simpatici animali. Ecco le nostre ospiti (notare lo sbarramento che abbiamo messo a protezione del pozzetto)

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Nella baia di Porto Baquerizo ancorano sempre 2 o 3 piccole navi per turisti, provenienti dalle altre isole: grandi gommoni fanno la spola per portare a terra decine e decine di persone, che proseguono il loro tour con pulmini o barche locali intorno all’isola, percio’ c’e’ un discreto via vai di gente …

La cittadina di Puerto Boquerizo Moreno ha un paio di vie principali, piene di ristorantini, negozi di articoli da regalo e piccole agenzie che organizzano tour e diving.

Mentre le strade vicino al porto sono ben lastricate e con molti lavori di manutenzione, la rete viaria e’ pochissimo sviluppata fuori dal centro abitato: copre solo 1/3 dell’isola, la parte sud-est, ed e’ per lo piu’ sterrata.

C’e’ un mercato della frutta-verdura, dove si trova la (limitata) produzione locale, mentre  alcuni prodotti d’importazione sono venduti a prezzi esorbitanti (1 mela da 4-5 cm di diametro ½ $), e piccoli market con prodotti base.

Domenica 14 aprile concordiamo con Pablo (un altro agente per le pratiche di ingresso, che ci e’ parso persona corretta e competente, conosciuto in loco, cell. 0980040979) un tour dell’isola, al prezzo di 30 $ cad, comprendente anche il pasto; a bordo di un taxi pick-up (l’autista e 3 di noi seduti dentro, 2 fuori nel cassone) percorriamo tutte le strade dell’isola.

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L’interno dell’isola e’ molto verde: grandi distese di piante di guaiava, un frutto esotico dal profumo intenso, usato per lo piu’ per fare succhi (a sentire il nostro autista che ci fa da guida, sembra che non lo raccolgano piu’, se non il quantitativo per uso locale, il resto cade e marcisce per terra), e poi coltivazioni di banane, limoni e mandarini.

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Visitiamo un sito protetto per le tartarughe di terra, ne vediamo alcune giganti, sicuramente centenarie; in questo sito le uova di tartaruga, prelevate prima della schiusa, vengono poste in incubatrice, poi le piccole nate sono allevate in apposite gabbie per i primi 3 anni di vita, al riparo dai predatori naturali: solo quando sono diventate finalmente piu’ robuste  vengono messe in liberta’, all’interno di questo ambiente comunque protetto.

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Passiamo un’oretta alla spiaggia della “loberia” (il nome deriva da lobo, leone marino in spagnolo); era stata molto apprezzata dai nostri amici della Boheme, che ci hanno scritto di aver nuotato in mezzo ad otarie, tartarughe ed iguana marini. Noi, in regime di bassa di marea, vediamo solo qualche otaria … in assenza di altri animali, ci accontentiamo dello spettacolo (davvero bello) offerto da onde alte un paio di metri che si frangono sulle scogliere all’esterno della baia.

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La sera ritiriamo dal nostro agente Bolivar lo “zarpe” di uscita, pronti a salpare lunedì 15 aprile per l’isola Santa Cruz.

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