domenica 29 aprile 2018

Maldive: HIMMAFUSHI


La mattina del 25 aprile, per lasciare l’ancoraggio senza infamia e senza lode di Velassaru, dobbiamo aspettare che il sole sia abbastanza alto: sulla rotta di uscita dalla laguna (120°) ci sono alcuni reef da evitare, e come sempre vogliamo navigare in sicurezza. Alle 10 la visibilità dei fondali è accettabile; salpiamo e partiamo. Una volta fuori dal reef la nostra rotta è 60°. Il vento è da NW, abbiamo un apparente al traverso sui 10-12 nodi: finalmente si va a vela!

Attraversato il canale che separa gli atolli di Male Sud e Male Nord, passiamo ad ovest della capitale, Malè, che vista dal mare ci fa uno strano effetto. Da un lato ci colpisce rivedere per la prima volta, dopo settimane passate per mare, palazzi alti, automobili, strade asfaltate; dall’altro la città ci appare compressa, pigiata, ai limiti della capienza. L’isola su cui sorge è piccolissima e tutta edificata, sembra non esserci posto neanche per un box auto. 
Il traffico di barche a motore è intenso, ma per nulla al mondo rinunceremmo ad avanzare a vela, ora che si può; così proseguiamo verso NNE, scorrendo il versante ovest di Hulhumale, l’isola dove c’è l’aeroporto.
Quando il vento rinforza con qualche raffica a 16 nodi e Refola prontamente risponde, accelerando a 7-7,5 nodi ci sembra di sognare, di essere tornati alle veleggiate del Pacifico.  Ma il divertimento non dura molto, perché alle 13 siamo già arrivati alla nostra destinazione, Himmafushi.
Qui la cartografia elettronica, anche se scarsamente dettagliata, è perlomeno corretta. Entriamo nella pass artificiale (scavata nel reef) tramite cui si accede al piccolo porto e ad una laguna oblunga, dove ancoriamo su un fondale sabbioso di 8-9 metri (4°18.472’N 73°33.848’E). 
Accanto a noi vediamo con piacere ancorato Vamonos 2, il catamarano dell’australiano Terry che abbiamo conosciuto a Galle in Sri Lanka e rivisto a Uligamu alla fine di marzo; a bordo sembra non esserci nessuno, il dinghy non c’è. “Saranno a terra”, pensiamo.
Andiamo in paese col dinghy per prendere informazioni sui traghetti per Malè, di cui avranno bisogno venerdì Ornella ed Umberto, che lasceranno Refola per volare in Italia. Dopo varie e non facili ricerche riusciamo a capire qualcosa dei trasporti locali: c’è un servizio di barche veloci che effettua 4-5 corse al giorno ad orari stabiliti. Dal momento che i motoscafi non trasportano più di una ventina di persone, se si vuole essere certi di imbarcarsi è necessario prenotare i posti telefonando alla compagnia il giorno prima (il biglietto si paga alla partenza). Sono barche nuove e molto veloci (fino a 4 motori fuoribordo da 250 cavalli, si viaggia a 30 nodi), che impiegano circa 15 minuti per arrivare a Malè, al prezzo di 100 Rupie a testa (circa 5,5 €). 

Il paese di Himmafushi non ha nulla di particolarmente attraente: le strade come sempre sono in sabbia, percorse da motorini e qualche piccola auto elettrica, alcune case sono in stato di abbandono, 4-5 piccoli negozi alimentari (tutti poco forniti di frutta e verdura) ed altrettanti negozi di souvenir. Facciamo un po’ di spesa e rientriamo a bordo.
Nell’avvicinarci vediamo Terry sul suo catamarano, così Lilli ed io andiamo a salutarlo. 
Ci racconta le due disavventure che gli sono capitate in questo mese: in uno dei primi ancoraggi dopo Uligamu gli hanno rubato il dinghy (ne sta ora cercando uno usato) e poi è stato vittima di un raggiro per estorcergli denaro!
La prima purtroppo è semplice da spiegare: la sera il gommone era legato alla barca, la mattina non c’era più. La seconda è più complessa: il programma di navigazione di Terry prevedeva di fare sosta a Malè per tirare in secco la barca e controllare una piccola infiltrazione; perciò come da istruzioni ricevute da Assad (lo stesso nostro agente di Uligamu) prima di entrare a Malè chiama al telefono l’agente locale, collaboratore di Assad, per avvisare del suo arrivo e rifare le pratiche doganali (costo 150 US$). Ma questo agente non risponde alle ripetute chiamate e Terry a questo punto, avendo appuntamento con il cantiere, entra e tira su la barca. Poco dopo, come per magia, spunta dal nulla l’agente fino ad allora irreperibile, comunicando a Terry che la dogana vuole fargli una multa di 55.000 Rupie (circa 2900 €) per essere entrato a Malè senza rifare le pratiche doganali. Alle rimostranze di Terry (“ma io ti ho chiamato, tu non rispondevi, cosa dovevo fare?”), lo “zelante” agente promette di fare del suo meglio per risolvere il problema. Il giorno dopo torna e gli racconta di essere riuscito, dopo estenuante trattativa, ad ottenere la riduzione della multa a 14.000 rupie (730 €). Ma Terry è inflessibile: “Io non pago nulla, ho chiamato e nessuno ha risposto, sul mio telefono ci sono le prove, andiamo insieme alla Dogana, voglio far sentire le mie ragioni!”. “Meglio di no, meglio di no - ribatte l’agente - andrò a trattare ancora…” La partita non è chiusa, ma Terry non ha ricevuto finora alcuna contestazione formale e - giustamente - è intenzionato a non tirare fuori neanche un dollaro. Speriamo ce la faccia!
Giovedì 26 è per Ornella ed Umberto l’ultimo giorno su Refola; il loro aereo parte da Hulumale la mattina di sabato e per evitare una alzataccia il giorno della partenza dormiranno l’ultima notte in un albergo vicino all’aeroporto. Avremmo voluto fare ancora un po’ di snorkeling, ma… nonostante i colori della laguna intorno a noi siano splendidi come sempre, l’ancoraggio non è così tranquillo: il vento è sui 15 nodi da W, il mare supera la barriera e abbiamo una bella ondina sul mezzo metro che fa continuamente beccheggiare la barca. 
Come se non bastasse, il traffico nella laguna è intenso e le barche che sfrecciano a qualche decina di metri dalla poppa creano anch’esse una bella onda. Disagevole fare il bagno, difficile muoversi col dinghy. Peccato!
Venerdì 27 accompagniamo Ornella ed Umberto al porticciolo e poiché la loro corsa sulla barca veloce parte alle 14.15, per salutarci degnamente pranziamo in un ristorante vicino al molo. Le partenze lasciano sempre un po' di tristezza, i 20 giorni passati insieme sono volati ed ora ci mancherà la loro compagnia.

Proprio mentre siamo al ristorante vediamo entrare nella pass una barca con lo scafo blu. “È Amandla? No, sì, sì, è lei!” Amandla è la barca del nostro amico Fabio, conosciuto l’anno scorso a Pangkor insieme alla sua compagna Liza. Passiamo a salutarli rientrando in barca, hanno a bordo anche Lucio, un loro amico vicentino. Fabio ci dice che ha intenzione di andare l’indomani a Malè per fare cambusa, noi ormai siamo esperti in materia di trasporto locale; decidiamo di unirci a loro, è anche un’occasione per visitare la capitale.
La barca veloce su cui ci imbarchiamo alle 8 del mattino è davvero una scheggia: sembra volare sull’acqua, fa le curve in parabolica piegandosi come una motocicletta (o una barca a vela di bolina), affronta la pass a 30 nodi di velocità. Ci sembra di essere al luna park!
Il terminal dei traghetti è sul versante nord di Malè, il traffico è intenso sia in porto che per la città. Si nota subito la grande differenza con i villaggi maldiviani, anche i più evoluti, che abbiamo visitato finora: qui siamo in una città moderna, con negozi alla moda, grandi magazzini, ristoranti. 
E pure si conferma l’impressione avuta vedendola dal mare. Una città cresciuta fin dove poteva, che ora non ha più spazio. È infatti in costruzione un possente ponte, in ferro, che la collegherà a Hulumale; non sarà solo il collegamento diretto con l’aeroporto, ma anche l’apertura di nuovi spazi di espansione, sebbene limitati.


Nel nostro girovagare individuiamo subito il grande mercato al coperto di frutta e verdura, e quello altrettanto vasto del pesce. Troviamo anche un bel supermercato, ben rifornito, lo “STO”. Per non passeggiare carichi di pesi, andiamo prima a pranzo in un ristorante libanese sul versante NE, per poi dedicarci alla cambusa. Al mercato del pesce c’è abbondanza di grossi tonni sui 30-50 kg.: noi acquistiamo 2 kg di filetto per 100 rupie (5,5 €).

Carichi di provviste, alle 15 prendiamo la via del ritorno; arrivati in barca diciamo arrivederci a Fabio, Lisa e Lucio di Amandla e a Terry di Vamonos, domani salpiamo per Makunufushi, a 27 miglia.