martedì 16 agosto 2016

PNG: NINIGO ISLANDS

1°23.530'S  144°10.723'E
Mercoledì 10 agosto, alle 6.30, salpiamo senza problemi dall'ancoraggio di Akib e alle 7.20 siamo già fuori dal West Passage, ampio e senza corrente; abbiamo 10 nodi di vento da sud, al gran lasco per la nostra rotta, ma anche una bella onda incrociata: al mascone di dritta, per il vento che ha soffiato nella notte, al giardinetto a sinistra per il vento attuale. Quando l'onda arriva a prua, la velocità scende fino a 4 nodi, per poi riportarsi lentamente sui 6.
La velocità media di 6 nodi ci è assolutamente necessaria per percorrere le 60 miglia della tappa ed arrivare con una buona luce: morale della favola, dobbiamo dare anche questa volta un aiutino col motore, per compensare i rallentamenti causati dall'onda.
Rimettiamo la traina con un nuovo polipetto di plastica colorata e verso mezzogiorno ecco il sibilo del mulinello; recupero con estrema facilità i primi 50 metri di filo, poi la preda comincia a tirare e a saltare fuori dall'acqua. È bel un pesce spada, ad occhio di un metro e mezzo, salta fuori  dall'acqua in verticale e scuotendo la testa cerca di sputare l'esca, uno spettacolo! Dopo 5-6 tentativi riesce a liberarsi: è stato bravo, si è guadagnato la libertà, sono quasi più contento che deluso. E come me Lilli, ovviamente, che parteggia sempre per i pesci.
Ormai possiamo vedere ad occhio nudo le altissime palme sulle isole che compongono il Ninigo Group. Lo scenario ricorda un po' quello delle Tuamotu. Qui si svolge ogni anno una grande regata di canoe a vela, di cui abbiamo saputo da altri navigatori e da internet; pare sia un avvenimento seguito ed importante, cui purtroppo non potremo assistere perché alla data fatidica (26 agosto) saremo già in Indonesia.
Aggiriamo a nord le Ninigo Islands e passiamo nel Mataran Passage, il canale che separa la barriera di Ninigo e Pelleluhu Islands, largo circa 500 metri e lungo 2,5 miglia. A vederlo sulla carta e sulle immagini satellitari è piuttosto impressionante, ma in realtà è facile da percorrere; sulle "Admiralty Sailing Directions" viene descritto come sicuro, con profondità minima 36 metri. Incontriamo alcune canoe a vela con giovani locali intenti alla pesca, che ci salutano calorosamente.
Anche noi, proprio verso la fine del canale, peschiamo una bel carangide sui 5-6 chili.
L'ancoraggio prescelto è quello consigliatoci da Bob, a nord di Longan Island; la cartografia  elettronica Navionics e C-Map non è di alcun aiuto (totalmente senza dettagli), solo l'immagine satellitare mostra una piccola apertura nel reef. Quando siamo a circa un miglio dalla pass, una canoa ci viene incontro e ci fa segno di fermarci; a bordo c'è Oscar, che ci dà il benvenuto e si offre di salire a bordo per pilotarci all'ancoraggio: ringrazio educatamente, ma declino l'offerta.
Avanziamo lentamente verso la punta est di Longan Island; la visibilità è discreta, abbiamo il sole alle spalle, ma dobbiamo fare un po' di gimcana tra macchie di reef affiorante. Nell'ultimo tratto un'altra canoa ci guida fino al punto in cui gettare l'ancora: siamo al centro di una piccola laguna contornata da reef, dove c'è posto alla ruota per una sola barca, il fondo è di sabbia sugli 8 metri, ma ci sono alcune patate di corallo piuttosto insidiose. Filiamo 40 metri di catena e mettiamo la solita boa a 30 metri, per tenere la catena sollevata dal fondo (1°13.129'S 144°17.707'E); in alternativa a questo, che è il punto più interno, circa 500 metri prima c'è un altro slargo sabbioso con profondità sui 12 metri.
Terminata la manovra, sono le 15.30; si avvicina la canoa che ci ha guidato all'ancoraggio, con a bordo Campbell e la figlia sui 13 anni. Ci dà il suo benvenuto porgendoci alcune banane ed una pentola ancora calda con della zucca cotta: "Per la cena", ci dice. Noi restiamo un po' sorpresi, non eravamo mai stati oggetto di tanta ospitalità, e per ricambiare gli regaliamo il pescato di un paio d'ore prima.
Poco dopo arriva un'altra canoa con a bordo due donne e due bambini, che chiedono di salire a bordo, porgendoci due papaie e una piccola anguria: sono la moglie di Oscar e sua cognata, e riconosciamo in loro le persone viste nelle foto  di Peter e Margareta, la coppia di australiani incontrati a Kavieng. Ancora parole di benvenuto, e l'offerta di aragoste, che i loro figli più grandi andrebbero a pescare per noi. "Sì, un'aragosta ci farebbe piacere!" dico io, così ci accordiamo che i ragazzi ci porteranno le aragoste in cambio di una bottiglia di whisky.
Le visite continuano anche il giorno dopo: Campbell, accompagnato dalla moglie Nellie e dal nipotino, si presenta con due cocchi freschi ed una grande pentola con dentro un pollo, spennato e pronto per essere cucinato. A parte l'orrore di Lilli alla vista del cadavere di pollo con zampe e tutto, siamo davvero colpiti da tanta gentilezza e generosità. Ci chiedono se possiamo andare a casa loro, sulla spiaggia a pochi metri, per dare un'occhiata al loro impianto elettrico, formato da pannelli solari, regolatore di carica e batterie, che ha qualche problema. "Volentieri, verso le 11 facciamo un giro" rispondo.
Arrivano i ragazzi di Oscar con 6 (dico, sei!) grosse aragoste: diamo loro la bottiglia di whisky (acquistata al duty free di Port Vila per 6 €) e se ne vanno soddisfatti. Per noi un nuovo lavoro: dobbiamo cuocere le aragoste al più presto, visto che il freezer ormai lo teniamo spento, per ridurre il consumo delle batterie. La giornata si preannuncia decisamente intensa!
A casa di Campbell il problema più grande è la batteria, regalatagli da una barca di passaggio: misura 9,5 V ed il pannello non riesce a caricarla, segno che ormai è andata. Gli offro una delle mie che ho scollegato, che non è in ottimo stato, ma sempre meglio della sua; gli regalo anche un regolatore di carica che non uso più, e lui si dimostra felice come una pasqua.
Campbell ci presenta la nipote, insegnante alla locale scuola primaria: giovane donna sulla trentina, sveglia e preparata, ha studiato a Lorengau e dopo alcuni anni di insegnamento in isole lontane è stata finalmente trasferita qui, nella sua isola natale. Molto gentile, ci accompagna a vedere la sua casa e ci presenta il marito, occupato a mettere a punto la canoa a vela per la regata.

Proseguiamo il giro fino alla scuola, dove registriamo sul libro degli ospiti la nostra presenza e conosciamo Justin, un altro giovane insegnante, che ci chiede se possiamo cambiargli delle Rupie, la valuta indonesiana, con delle Kine; ci accordiamo che venga a farci visita in barca nel primo pomeriggio.
Poco dopo il nostro ritorno in barca siamo nuovamente raggiunti da Campbell, che questa volta ci invita a cena a casa sua. Il fratello di Oscar viene a chiedere di caricargli il cellulare e di controllare un piccolo amplificatore (cinese) appena comprato e non funzionante, altri ancora a portarci frutta che non riusciremmo mai a mangiare e che quindi, scusandoci, rifiutiamo. Insomma la giornata prosegue senza un attimo di tregua, né d'altra parte possiamo rimandare i visitatori all'indomani, perché ci sposteremo a sud di Ninigo. Non so come, ma tra una cosa e l'altra riusciamo a cuocere, contemporaneamente su tre pentole, le sei aragoste!
L'ultima visita è quella di Oscar, che viene con la moglie e un'altra coppia di amici a portarci il "vero" Log Book dei navigatori di passaggio, avvertendoci che eventuali altri libri che ci venissero mostrati non sono validi. Anche qui non possiamo non notare una certa competizione tra i locali, in particolare tra Oscar e Campbell. Il primo trova a ridire perfino sul luogo di ancoraggio indicatoci dal secondo (troppo piccolo per la nostra barca), lui ci avrebbe condotto in un'area più ampia e sicura! Ovviamente noi facciamo finta di niente e manteniamo una posizione equidistante, mostrandoci con tutti gentili e grati.
Oscar, come tutti qui, è presissimo dalla regata delle canoe a vela: è molto orgoglioso della sua canoa lunga 9 metri e vuole a tutti i costi vincere la competizione, i cui premi tra l'altro sono in denaro, messo a disposizione dal Governo.
Concludiamo la densa giornata con la cena da Campbell, alle 18.30. Hanno apparecchiato una tavola sulla spiaggia, e riservato per noi i piatti e le posate più belle. Veniamo ancora una volta ringraziati per i doni e per il controllo dell'impianto; prima di iniziare la cena Campbell dice una preghiera in cui chiede al Signore di proteggere anche noi, durante il nostro lungo viaggio.
Il mattino seguente salpiamo, mentre dalla spiaggia la famiglia di Campbell ci saluta sbracciandosi; siamo diretti a Mal Island, la più meridionale delle isole del gruppo, a 15 miglia. Seguendo la mappa satellitare percorriamo il passaggio tra Meman Island e Logan Island verso sud, fondale minimo 10 metri; poi, finalmente a vela con 15 nodi di vento da ESE, proseguiamo all'interno della grande laguna, profonda e senza pericoli.
Ancoriamo nella parte occidentale di Mal Island, su un fondale di sabbia sui 14 metri (1°23.530'S 144°10.723'E).
Come ci avevano annunciato i "velisti" di Longan, troviamo un'altra barca a vela ancorata poco distante. È per noi un evento straordinario, in questa stagione: finora di barche ne abbiamo incontrato una a Kavieng, una ad Alotau, due ad Honiara. Recandosi a terra, i nostri "vicini" passano a salutarci: sono americani, Philip e Leslie, lui di origini italiane (cognome DiNuovo). La loro barca si chiama Carina, di cui abbiamo letto alcuni report su Noonsite; provengono dalle Filippine e proseguiranno per la Micronesia; si fermano alle Ninigo per la regata, sono in stretto contatto col comitato organizzatore e intendono mettere a disposizione ulteriori premi (cime, strumenti per la pesca etc) per i primi classificati.
Purtroppo l'incontro si limita a quattro chiacchiere e scambi di informazioni: per noi, domani,  un'altra alzataccia all'alba, per raggiungere la nostra ultima destinazione in Papua Nuova Guinea, Vanimo, a 200 miglia.