giovedì 28 aprile 2016

TRAVERSATA DA OPUA (NZ) AD ANEYTIUM (VANUATU) : TERZO GIORNO

27°36.00' S 171°39.94'E
La mattina del 26 aprile alle 9.15 insieme a Giorgio di Waki ci rechiamo come da accordi all'ufficio della dogana per le pratiche di uscita dalla Nuova Zelanda. Tutto si svolge velocemente e senza intoppi; Giorgio è già pronto per partire, la sua destinazione è Noumea, Nuova Caledonia: ci salutiamo sul pontile augurandoci reciprocamente buon vento, ci sentiremo ogni giorno via radio SSB e poi ci rivedremo tra qualche mese, da qualche parte verso l'Indonesia.
Anche noi molliamo gli ormeggi, per fermarci qualche minuto dopo al pontile di distribuzione del carburante, che troviamo occupato da una grossa barca. Uno sguardo al nome scritto sul boma, Toululah Ruby III . ma sì, sono Paul ed Andy, una coppia di inglesi conosciuti nell'Arc Europe 2009 dai Caraibi a Lagos in Portogallo, quando tornavano a casa dal loro primo giro del mondo, ritrovati a Lanzarote (dove hanno trasferito la loro residenza terricola), e rivisti infine a Las Palmas nel 2012, in partenza come noi per attraversare di nuovo l'Atlantico. Ed ora eccoli qui, in Nuova Zelanda! Dalle barche, sbracciandoci, ci salutiamo calorosamente scambiandoci velocemente notizie sui progetti di navigazione. Ancora una volta abbiamo la prova di quanto il mondo sia davvero piccolo e di come il tempo non cancelli le amicizie che si creano per mare.
Rabboccato il serbatoio e riempite le taniche, siamo finalmente pronti a partire. La giornata è luminosa, il cielo sereno, prendiamo il mare sotto i migliori auspici.
E infatti va tutto bene a bordo: nei primi tre giorni le percorrenze delle 24 ore sono state 155, 160 e 179 miglia, nell'ultimo giorno il vento è aumentato a 25 nodi accompagnato da qualche groppo, e abbiamo già superato la metà del percorso.
Fin dall'inizio Lilli, Francesco ed io abbiamo assorbito bene i turni (2 ore di guardia e 4 ore di riposo), anche grazie alle discrete condizioni meteo-marine: mare poco mosso con 2-3 metri di onda, vento dal gran lasco al traverso dai 12 ai 20 nodi. Cielo in massima parte sereno, di giorno un bel sole e di notte la luna, calante da alcuni giorni, rischiara la nostra navigazione.
All'appuntamento radio serale sentiamo, finalmente senza i disturbi del marina, gli altri navigatori: Luigi a Papeete in Polinesia, Leopoldo arrivato da qualche giorno in Nuova Caledonia, naturalmente Giorgio di Waki che è a poche miglia da noi.
La prima notte un inconveniente ci ha tenuto in apprensione per alcune ore: è l'una di notte, Lilli di guardia mi chiama perché il pilota automatico è andato in allarme, si è disinserito e la barca ha perso la rotta. Prendo il timone e dopo aver zigzagato per un po' a destra e a sinistra inserisco nuovamente il pilota e tutto riprende normalmente.
Ma quando torno a dormire sento un rumore proveniente dalla sala motore, lo riconosco, è inconfondibile: l'elica non è bloccata e l'asse gira.
Nell'Amel SM la trasmissione è idraulica, perciò per evitare che l'asse giri e che l'elica aprendosi offra resistenza al moto è stato inserito un freno a disco idraulico; nelle altre barche, con trasmissione meccanica, si ottiene lo stesso risultato inserendo la marcia indietro con il motore spento.
In un primo momento non mi preoccupo molto, a parte il fastidioso rumore della trasmissione che gira, perderemo un po' di velocità, domani con il chiaro andrò a vedere perché il freno idraulico non funziona.
Ma in realtà non riesco a dormire molto, tormentato da interrogativi inquietanti: perché il freno ha smesso di funzionare tutto d'un tratto? Può essere che dopo l'allarme del pilota, serpeggiando per riportare la barca in rotta, si sia impigliato qualcosa sull'elica e questo abbia superato la forza frenante del disco?
Questa infausta evenienza mi pare plausibile: quando mi alzo, stimo la velocità della barca di 2 nodi inferiore rispetto a quella attesa con il vento in quel momento.
Bisogna andare a vedere sotto la barca, ma non è facile, ci sono 2-3 metri di onda e 18 nodi di vento, Lilli solo al pensiero che debba andare in acqua è preoccupata, ma non solo lei....
D'altra parte a mettere in moto potrei solo peggiorare la situazione e non è previsto che il mare si calmi o il vento cessi, quindi la cosa va risolta prima possibile; mettere le mani sul freno senza sapere cosa ha provocato il guasto è tempo perso...
Mi viene un'idea: la telecamera Gopro subacquea, fissata al mezzo marinaio ed immersa sotto il galleggiamento, ci farà vedere lo stato dell'elica e se c'è qualcosa di impigliato.
Detto fatto, togliamo le vele, la barca fila ancora a 3-4 nodi, ma nonostante la difficoltà di tenere il mezzo marinaio immerso perpendicolarmente, per effetto della velocità, l'esperimento riesce e ... sorpresa e sollievo: l'elica è libera e scintillante. Forse mi sono fatto influenzare dal calo di velocità, ma in effetti il vento non è stabile, e varia anche in direzione oltre che in intensità, la barca rolla molto, passando velocemente da 4 a 6 nodi di velocità.
Poco male, inizio l'indagine sul freno ed in poco tempo risolvo provvisoriamente il problema mettendo un nuovo spessore tra il pistone idraulico e la ganascia del ferrodo.
Alle 11.30 l'inconveniente è risolto: riprendiamo la navigazione, con l'asse nuovamente bloccato e Refola, compiaciuta, che torna a correre veloce e sicura sulle onde.