sabato 18 luglio 2015

VANUA LAVA - Waterfall Bay


Domenica 12 luglio partiamo da Ureparapara, riprendendo la navigazione verso sud che ci porterà nuovamente alla capitale delle Vanuatu, Port Vila.
Passeremo nuovamente da Vanua Lava, ma mentre nel percorso verso nord ne avevamo costeggiato il versante est , fermandoci a Sola Bay, ora la scorreremo sul lato ovest, ancorando a  Waterfall Bay, distante 25 miglia.
All'uscita di Lorup Bay troviamo le già note onde insidiose, alte e corte; dopo averle superate mettiamo la prua sulla rotta di 180°, e di bolina con un vento apparente tra i 25 e i 30 nodi filiamo veloci verso la nostra meta.
Non appena giungiamo sottovento all'isola di Vanua Lava l'onda diminuisce sensibilmente; cala però anche il vento, che ora ci arriva a raffiche, da direzioni diverse: con pazienza seguiamo i suoi capricci e con un paio di bordi ci infiliamo nella Waterfall Bay, riparata dalla risacca sia a sud che a nord da un vasto reef .
Fondale completamente sabbioso di circa 11 metri, acqua limpida e calma, quello che si desidera in ogni ancoraggio (13°49.612'S 167°22.946'E).

Durante lo snorkeling, incontro una sirenetta …

Waterfall (cascata, in inglese) Bay prende il nome appunto da una cascata a due getti che da un pianoro sulla collina scende in riva al mare, sugli scogli della parte meridionale della baia. L'atterraggio col dinghy non è dei più agevoli: si può tentare nelle due ore di alta marea, con un percorso a zig-zag tra il reef, facendo attenzione all'onda che monta sul reef e frange sulla costa. Noi abbiamo evitato questa prova: per vedere le cascate, molto comodamente siamo andati al largo con il dinghy ed abbiamo aggirato il basso fondale.

Una bella sorpresa è stata ritrovare qui Frida, la barca con cui avevamo passato il canale di Panama e che abbiamo incontrato più volte alle Vanuatu; siamo debitori di un aperitivo nei loro confronti ed il tramonto di oggi è l'occasione giusta.
Sappiate che quando si parla di aperitivo, da queste parti, non si intende andare in un bar, ma semplicemente bere un drink in pozzetto. Lo facciamo quasi ogni sera Lilli ed io, e condividerlo con altri navigatori è altrettanto divertente.
Frank ed Eve, armatori di Frida, sono una simpatica coppia di tedeschi: lui ingegnere meccanico, sulla cinquantina, ha cambiato molti lavori, e prima di partire era nel campo della formazione; lei appena un po' più giovane, fa la consulente aziendale part time e riesce tuttora a tenere in piedi la sua attività, tornando in Germania per qualche mese ogni anno.
Hanno acquistato la barca a Trinidad, nei Caraibi, ed hanno deciso di fare il giro del mondo; dopo le Vanuatu proseguiranno verso l'Indonesia e l'anno prossimo concluderanno il giro attraversando l'oceano Indiano e risalendo l'Atlantico Meridionale fino a Trinidad, dove venderanno la barca per far rientro in Germania, e al lavoro.
Tra una chiacchiera, un racconto e uno scambio di informazioni, passiamo con loro una bella serata (a forza di spuntini, il drink diventa anche la cena). Domani le nostre rotte si separano: loro puntano a nord, noi invece ritorneremo a sud … chissà se li incontreremo ancora.
Per quanto riguarda invece i contatti con la gente del posto, qui non c'è stato il via vai di canoe trovato altrove. L'unica visita che abbiamo ricevuto è stata quella del “paramount chief” (capo supremo) Kerely, che si è avvicinato a Refola con la sua canoa, insieme al suo figlioletto più piccolo.
In un inglese perfetto ci ha raccontato di avere altri 4 figli più grandi e due nipotini. Lui è nato qui, una vasta parte di questa costa, compresa la fascia interna, apparteneva a sua madre. “Waterfall è un bel posto – ci dice – sebbene un po' isolato. La nave passa solo 3-4 volte all'anno e per qualsiasi esigenza bisogna andare a piedi a Sola, circa 30 km, attraversando la montagna: non ci sono strade, ma solo sentieri. Il villaggio che era sopra le cascate è ormai abbandonato, la gente si è trasferita e sono rimaste solo poche famiglie nelle capanne vicino al mare”.
Chiediamo a Kerely se si stava meglio prima dell'indipendenza, quando c'era il “Governo Condominium” anglo/francese. Risponde: “E' una domanda difficile … con l'indipendenza sono arrivati molti problemi, ai quali non eravamo preparati, soprattutto la mancanza di denaro e le difficoltà per procurarselo. Forse l'indipendenza è arrivata troppo presto... nonostante ciò, penso sia meglio ora. Prima molti di noi si trovavano a dover vendere e lasciare le proprie terre, mentre ora molti stanno facendo ritorno alle isole ... nelle città delle Vanuatu, come Port Vila e Luganville, si conduce una vita simile a quella che conoscete voi. Noi che viviamo nelle isole, soprattutto remote come questa, ci sentiamo invece profondamente liberi: possediamo la nostra terra, abbiamo da mangiare, passiamo il tempo come meglio crediamo... Se riusciamo ad avere i soldi per pagare le rette scolastiche e per qualche piccolo acquisto, siamo davvero felici”.
Offriamo a Kerely un set di saponette,  lui ci ringrazia e chiede se abbiamo anche un asciugamano che vorrebbe scambiare con un po' di frutta, lo accontentiamo ed il giorno seguente arriva con un casco di banane, tre papaie e dei pomodori, poi ci chiede se possiamo avvisare qualche altra barca in arrivo di portargli una batteria da 12 V, tipo auto, da collegare ai pannelli solari per l'illuminazione, che lui provvederà a pagare regolarmente.
Ci salutiamo con la promessa di diffondere tra gli amici navigatori la sua richiesta: “Vedrai che in qualche modo la batteria arriverà”, lui risponde con un grande sorriso.
Il sole è ormai tramontato, Lilli ed io ci prepariamo per la notturna di 76 miglia, che ci porterà a nord di Espiritu Santo.