venerdì 10 luglio 2015

BANKS - GAUA ISLAND (SANTA MARIA)


Sabato 4 luglio salpiamo alle 6.45 per raggiungere Gaua, la prima isola del gruppo delle Banks, distante 64 miglia. Ai tempi in cui le Vanuatu erano governate da una inusuale gestione condivisa tra francesi ed inglesi, il cosiddetto "Condominium", Gaua Island faceva parte del territorio francese e si chiamava Santa Maria. Quando le Vanuatu, nel 1980, conquistarono l'indipendenza, cambiò nome in Gaua.
Dai grib file vediamo che il vento sarà debole, ma speriamo che la previsione sia "un po' sbagliata" e di trovare una brezza più sostenuta. Ovviamente, per una volta che avremmo voluto vederli smentiti, i dati dei grib file sono super corretti. Abbiamo 5 nodi di vento apparente al gran lasco; per mantenere una velocità accettabile ed arrivare prima del buio, diamo motore al minimo per tutto il percorso, solo nelle ultime 8 miglia il vento sale a 10-12 nodi.
In prossimità della Punta Ngere Malak, per non farci mancare niente, troviamo anche una corrente contraria di circa 2 nodi. Comunque alle 16.15 gettiamo l'ancora a Pwetevut Bay, nella parte SW di Gaua, fondo di sabbia nera sui 10 metri, acqua limpidissima (14°18.789'S 167°25.840'E). Unico neo: un rollio in certi momenti eccessivo.
Dopo di noi arriva un grosso catamarano a motore, con a bordo una coppia, bandiera francese (i locali ci diranno poi che viene dalla Nuova Caledonia). Il comitato di accoglienza locale si dà fare e propone di organizzare l'indomani, per le due barche, uno spettacolo di Water Music.
La Water Music è un'antica tradizione esistente solo nell'isola di Gaua: il "concerto" si svolge in riva al mare, le "musiciste" sono solo donne. In gruppo scendono in acqua fino alla cintura e battendo ritmicamente le mani sulla superficie, con particolari movimenti delle dita, producono diversi suoni che nell'insieme formano una sorta di musica, la musica dell'acqua.
L'invito ci alletta, ma non altrettanto l'idea di passare un'altra notte a rollare... non senza un certo dispiacere, decliniamo.
L'indomani mattina ripartiamo costeggiando in senso orario l'isola, per raggiungere sul lato nord-est il nuovo ancoraggio che dovrebbe essere più protetto dall'onda, Lusalava Bay.
Passando davanti a Ngere Aro Point, a NW di Gaua, facciamo una puntata nella baia per verificare i fondali e la possibilità di un eventuale ancoraggio: in effetti il posto è riparato a NE ed a SW dal reef e non entra onda, i fondali vanno dai 10 ai 14 metri, potrebbe essere una valida alternativa a Pwetevut Bay.
Riprendiamo il nostro giro fino a Lusalava Bay, una baia protetta da un vasto arco di barriera corallina su cui si apre un varco largo circa 350 metri. La guida indica un way point di accesso (da cui bisogna procedere con rotta 200°) ed un way point per l'ancoraggio, aggiungendo che la cartografia Navionics, in quest'area, è poco precisa e che pertanto è consigliabile entrare in condizioni di buona visibilità. In effetti, quando posizioniamo i due way point sul plotter e sull'IPad, ci rendiamo conto che sulla cartografia l'ancoraggio risulta a terra: c'è uno scarto di circa 0,6 miglia a NW!
Il mare frange forte sul reef, rendendolo molto visibile; una volta arrivati al way point di ingresso (14°12.000'S 167°34.362'E), distinguiamo bene l'ampio passaggio. Evitando di basarci sulla cartografia, con la solita cautela avanziamo a vista fino all'ancoraggio, tenendoci a debita distanza dai fondali azzurro chiaro e marrone.
Alle 12.45 caliamo l'ancora su un fondale di sabbia e banchi di corallo sui 7-9 metri, filando 50 metri di catena (14°12.444'S 167°34.114'E). Mi tuffo in acqua per controllare l'ancora: la vedo ben affondata nella sabbia, ed anche un bel tratto di catena è sulla sabbia, ma tutto intorno alla barca, nonostante l'acqua sia un po' torbida, riesco a vedere molte formazioni di corallo. Sono basse, non rischiamo di toccarle con la chiglia, ma la catena durante il brandeggio potrebbe non solo incattivarsi ma anche rovinarle. Per evitare entrambe queste eventualità, fissiamo una boa alla catena, in modo da tenerla sospesa fra i 30 e 40 metri di calumo.
Come ormai è consuetudine, appena terminiamo le manovre di ancoraggio si avvicinano con discrezione un paio di canoe, per i soliti convenevoli di benvenuto.
Nel pomeriggio il cielo diventa nero e siamo investiti da una pioggia torrenziale, che prosegue a tratti fino a notte inoltrata; l'ancoraggio comunque risulta sicuro e confortevole, tranne un leggero rollio che appare solo con l'alta marea.
Il mattino dopo scendiamo a terra; c'è un punto preciso della baia in cui si può atterrare col dinghy, indicato da una roccia nera su cui è stata posta un'ancora rovesciata.
Le prime case del villaggio sono già in prossimità del mare, e poi proseguono ai bordi della strada principale che arriva fino all'aeroporto, a circa 2 km; sono tutte capanne tradizionali, con i tetti di foglie di palma.
Una ci colpisce per l'aspetto particolarmente curato: si tratta infatti di una Guest House, con piccoli bungalow immersi in un giardino fiorito. Purtroppo, ha l'aria di non vedere molti clienti.
Poco distante, in un pianoro ombreggiato da un gigantesco albero di baniano, troviamo una capanna davvero bella, a due piani. Un signore ci fornisce alcune informazioni "turistiche": c'è la possibilità di fare escursioni al centro dell'isola, dove ci sono un grande lago di acqua dolce (secondo la Lonely Planet il più grande del Pacifico), una bella cascata ed un vulcano, oppure di assistere ad uno spettacolo di Water Music. L'escursione, con guida locale, comporta una marcia di 3 ore all'andata e 3 ore al ritorno; per la Water Music sono disponibili due gruppi di donne, uno al prezzo di 5000 vatu e l'altro a 10000. Chiediamo ragione di questa differenza e ci sembra di capire che dipende dal numero di "musiciste".
Le 6 ore di camminata mal si adattano a noi pigroni, mentre per lo spettacolo pensiamo meglio aspettare un'altra barca, per condividere la spesa (confidavamo che ci raggiungesse il catamarano incontrato il giorno prima).
Una volta rientrati in barca, controllo le previsioni meteo: avremo un po' di vento solo domani, poi ci saranno due giorni di piatta. La decisione è presa: domani si parte! La Water Music sarà per la prossima volta .