venerdì 25 marzo 2022

Da Martinica alle Isole Vergini Britanniche

Per l’arrivo di Angelo e Cristina lasciamo l’ancoraggio e prendiamo un posto in banchina al Marina di Le Marin. Il volo è in orario, abbiamo organizzato che Sandro, un autista italiano che vive qui da alcuni anni, vada a prelevarli all’aeroporto di Fort de France. Tutto va secondo i piani ed alle 17.30 del 15 marzo il nuovo equipaggio di Refola è al completo.

Mercoledì 16 marzo i ragazzi del Caribe Marin hanno fatto un buon lavoro cambiando la sartia bassa anteriore sinistra e il bozzello in testa all’albero di mezzana, hanno inoltre messo in forza tutte le altre sartie, spesa totale 854 €.

Giovedì 17 è stata la volta invece della parte elettronica: il Vhf guasto non è riparabile, necessita comprarne uno nuovo, optiamo per il Raymarine Ray 70 che paghiamo 590 €, compreso il montaggio. Giovedì abbiamo anche noleggiato una vettura, utilizzata da Angelo e Cristina per completare la cambusa. Venerdì otteniamo un altro giorno di banchina spostandoci di ormeggio, così ne approfittiamo per fare un giro turistico con l’auto.

Costeggiamo la parte est dell’isola che risaliamo fino a Le Lorraine, poi attraversiamo la zona montagnosa e arriviamo a S. Pierre, la vecchia capitale distrutta da una eruzione vulcanica nel 1904.

Risaliamo la costa ovest fino alla Plage du Ceron, indi scendiamo per la strada costiera, molto scorrevole fino a Forte de France. Qui il traffico è molto sostenuto, anche perché siamo a fine giornata e c’è il movimento di rientro dal lavoro.  Facciamo poi l’ultima deviazione a Le Diamant, una località turistica sulla costa sud e rientriamo a Le Marin alle 19 quando è già buio.

Sabato 19 marzo alle 11.00 lasciamo Le Marin con destinazione Les Saintes (Guadalupa) a 116 miglia.

La navigazione è agevole finché siamo sottovento alla Martinica, ma successivamente, nel tratto di oceano aperto tra Martinica e Dominica, il vento rinforza con raffiche a 27-30 nodi che prendiamo di bolina e onda al traverso sui 2-3 metri. Arrugginiti come siamo ci sentiamo un po’ provati e alle 22 decidiamo di fermarci a Roseau, prendiamo una boa in località Charlotte du Ville per 30 US $, ceniamo e ci buttiamo in branda.

Il mattino seguente salpiamo alle 6.15 per le ultime 41 miglia, stesso copione del giorno precedente: procediamo bene con vento leggero e senza onda coperti dalla Dominica, poi il mare diventa agitato con raffiche di vento a 30 nodi. Arriviamo a Les Saintes alle 12.30 e ancoriamo nell’Anse a Cointe, ad ovest di Terre de Haut, appena fuori dal campo boe.





Qui inizia la discussione con Lilli sulla possibilità di evitare tratte di bolina con vento forte, non siamo più giovani e forti dice, e dobbiamo misurarci secondo altri parametri.

Il 21 marzo, lunedì, salpiamo con destinazione Statia a 134 miglia, nessun problema sottovento alla Guadalupa fino a Deshaies, poi subiamo ancora mare agitato e rinforzi di vento con continui groppi.

Passiamo sottovento a Monserrat, a debita distanza in quanto l’isola ha un vulcano attivo e può sputare in ogni momento lapilli e cenere. La navigazione diventa più tranquilla quando siamo sottovento a Nevis e Saint Kitt. Arriviamo alle 6.00 del mattino del 22 marzo, con le prime luci dell’alba caliamo l’ancora nella baia di fronte alla città Oranjestadt, fondale sui 12 metri di sabbia (17°28.873’N 62°59.596’W). Una lauta colazione e poi ci concediamo un meritato riposo.

Ripartiamo lo stesso pomeriggio, alle 15: davanti a noi le ultime 118 miglia caraibiche che ci condurranno alle British Virgin Islands, nell’isola Jost Van Dyke. Finalmente una navigazione tranquilla e piacevole, di quelle che piacciono a Lilli: vento portante, mediamente da 120° da pruavia, randa e mezzana, velocità media sui 6 nodi, una stellata da favola con ¾ di luna calante.




Verso le 8.00 del 23 marzo, quando è già chiaro da un pezzo, entriamo nell’arcipelago da sud attraverso il Salt Island Passage, percorriamo verso ovest il Sir Francis Drake Channel e poi passando a ovest di Tortola, puntiamo a nord su Jost Van Dyke, Great Harbour, disseminata di boe. Sono le 9.50 quando prendiamo una boa libera verso l’interno della baia, nella zona più protetta.




Nel tardo pomeriggio una sorpresa: il campo boe funziona con prenotazione telematica attraverso apposita app. E noi che aspettavamo l’arrivo dell’omino in barchetta per pagare…! Scopriamo l’arcano solo quando un dinghy con a bordo 4 americani ci accosta per reclamare la boa che loro avevano già prenotato e pagato. Con modi gentili ci spiegano l’organizzazione del campo: le boe arancioni, una ventina, devono essere prenotate e pagate in anticipo via internet; le 8 boe bianche sono di chi arriva prima, e vengono pagate in contanti all’apposito omino che passa a riscuotere nel pomeriggio. 40 US$ per notte le arancioni, 30 US$ le bianche.

Andiamo su internet e verifichiamo effettivamente che tutte le boe arancioni intorno a noi, comprese quelle libere, sono prenotate. Le boe bianche sono tutte occupate, quindi non ci resta che mollare gli ormeggi e ancorare quasi all’esterno della baia, su un fondale di terreno duro con sassi. La profondità è di circa 4 metri; calo 50 metri di catena, provo la tenuta con 2000 giri a marcia indietro, scendo in acqua con maschera e pinne per verificare la posizione dell’ancora. Per una notte possiamo stare tranquilli.  Il mattino seguente alle 8.00 si libera una boa bianca, ci spostiamo e stiamo un altro giorno fermi.

Decidiamo di partire venerdì 25 marzo nel primo pomeriggio per una tappa di 267 miglia fino a Samanà, nella Repubblica Dominicana. Il vento dovrebbe essere in poppa, perciò più favorevole, speriamo in bene…