domenica 30 luglio 2017

Phuket e Boat Lagoon marina

Il 25 luglio alle 9 in punto torniamo col dinghy al lungo molo di Chalong Bay per le pratiche di ingresso, che si rivelano semplici e veloci. Eravamo preparati al peggio, per quanto letto qui e là, molti parlavano di corruzione e di richieste di denaro da parte di qualche funzionario, invece tutto si svolge con una professionalità ed una gentilezza esemplari.
Primo step: si passa in un ufficio per la registrazione on line, dove una gentile signorina ti aiuta a digitare sul pc il modulo con le informazioni di base della barca e dell'equipaggio. Qui si possono far fotocopiare (10 bath la copia = 0,26 €) i passaporti e i documenti della barca, perché occorre triplice copia di tutto. Poi, secondo step, si va al piano di sopra dall'Harbour Master, cui va mostrata la clearance del porto precedente; terzo step l'immigrazione (dove ti fotografano, come all'aeroporto) ed infine la dogana. Non abbiamo pagato nulla tranne le fotocopie e dopo circa 30 minuti era tutto finito. Bravi!
La nostra breve puntata in Thailandia ha tre scopi principali: vedere negozi di articoli nautici un po' più forniti di quelli malesi, cercare di caricare le bombole del gas per la cucina, poter rientrare in Malesia con un nuovo visto turistico da 90 giorni (il vecchio ci sarebbe scaduto il 23 agosto). 
A questi si è aggiunta anche una commissione affidataci da Ruz, la segretaria del marina di Pangkor: trasportare delle grosse taniche di vernice e consegnarle ad un certo Pierre, navigatore francese partito da poco per Phuket. Naturalmente ci siamo resi disponibili e abbiamo preso accordi con Pierre di raggiungerlo al marina di Boat Lagoon.
Il Boat Lagoon è circa 15 miglia a nord di Chalong: vi si accede attraverso un tortuoso canale dragato, lungo circa 2-3 miglia, utilizzabile di fatto esclusivamente nelle 2 ore di alta marea, anche per il nostro relativamente basso pescaggio.
Dopo le pratiche torniamo a bordo, salpiamo e in breve tempo, anzi con una mezz'ora in anticipo rispetto all'alta marea, siamo all'imbocco del canale del Boat Lagoon. Vediamo un'unica fila di pali, tutti uguali, non si sa se passare a destra e sinistra (apprenderemo poi che vanno lasciati a sinistra, entrando). In più, il percorso che intravediamo non corrisponde affatto a quello indicato sulla cartografia Navionics (peraltro del tutto assente su C-Map). Poiché abbiamo saputo da Fabio e Leopoldo che il marina fornisce un servizio di pilotaggio, per precauzione chiamiamo il marina al VHF canale 69. Nessuna risposta. Chiamiamo al telefono ma riusciamo ad ottenere solo le coordinate del punto di accesso. Grazie signorina, qui ci siamo, ma "per andare dove dobbiamo andare, da che parte dobbiamo andare?" Lilli chiude la telefonata un po' (molto) contrariata, anche perché nel frattempo il cielo è diventato nero e minaccioso. Fortunatamente dopo un po' riusciamo a metterci in contatto con il marina via VHF, la comunicazione è frammentata e poco chiara, speriamo che abbiano capito… Arriva il temporale, la pioggia riduce sensibilmente la visibilità, il vento è a 30 nodi con raffiche a 35, e io e Lilli con la giacca della cerata a scrutare la costa … finalmente arriva una barca a motore con due marinai: uno sale a bordo, con non poca difficoltà a causa del vento che rende difficile l'accosto.
Seguiamo la barca tenendo i pali a circa 10 metri sulla sinistra, tutto procede bene anche se con la l'alta marea di 3.4 metri abbiamo trovato profondità inferiori: 2.95, 2.75 e nell'ultima curva poco prima del marina 2.35 metri.
Boat Lagoon è un posto lussuoso, con annesso hotel, piscina, alloggi e negozi vari, però gli spazi di manovra sono abbastanza stretti e le acque ferme e sporche, mosse solo dai 2 metri di marea.

In compenso ci sono numerosi negozi di articoli nautici, ben forniti anche se un po' più cari rispetto alla Malesia, e un supermercato alimentare con prodotti europei, naturalmente a prezzi d'importazione.
Nel pomeriggio incontriamo Pierre: è giovane, meno di 50 anni, simpatico e molto premuroso nei nostri confronti. Lo credevamo un velista e invece scopriamo con grande sorpresa che la sua barca è una piccola nave tipo rompighiaccio, e l'area delle sue navigazioni è l'oceano artico!
Il mattino del 26 luglio, con l'auto a noleggio gentilmente messaci a disposizione da Pierre, risolviamo il problema delle bombole di gas. Poco distante dal marina c'è la stazione del gas, dove facciamo caricare le nostre 5 camping gas da 3 kg e ne acquistiamo una nuova da 7, con il proprio regolatore: complessivamente 76 € (prezzi decisamente bassi). Molto bene, perché eravamo proprio agli sgoccioli!
A mezzogiorno, con Pierre e sua moglie Mor (sulla quarantina, originaria di Hong Kong), andiamo in città per fare spese ad un grosso supermercato. In realtà la maggior parte del tempo la passiamo in un ristorante "sushi": un'esperienza per noi del tutto nuova. Tutta la sala è percorsa da una sorta di mini tapis roulant su cui scorrono piattini con pietanze di ogni tipo (carne, pesce, verdure). Su ogni tavolo c'è una piastra a induzione con una pentola di acqua portata a ebollizione. Ognuno, senza alzarsi dalla propria sedia, prende dal nastro il cibo che gli aggrada e lo cuoce per il tempo che ritiene. Poi se lo mette sul piatto, lo condisce con salsine varie, e se lo mangia. Il prezzo è fisso (circa 10 € a testa) ,si mangia e si beve (no alcool) a sazietà. Divertente, buono e non troppo caro!
Pierre ci racconta un po' della sua vita. Originario di La Rochelle (Francia) è emigrato molto giovane in Canada, dove ha intrapreso poi la sua attività nell'oceano Artico: avendo base in Groenlandia, porta esploratori e studiosi, meno spesso semplici turisti, in zone impervie dove è possibile navigare solo alcuni mesi all'anno. Ci mostra foto mozzafiato di ghiacciai, con luci e colori incredibili. "Dovresti pubblicarle" gli diciamo, ma Pierre alza le spalle, per lui è la normalità.
Venerdì 28 salutiamo Pierre e Mor e lasciamo il marina con l'alta marea delle 13. Una scelta un po' obbligata, perché domani la marea è al limite per passare senza toccare, e poi per circa 10 giorni a venire resteremmo imprigionati qui, a prezzi non certo economici (circa 53€/notte) rispetto alle nostre abitudini.
Una volta fuori dal canale, navighiamo per poco più di 3 miglia ed ancoriamo ad est di due isolette, Ko Rang Noi e Ko Rang Yai, separate da uno stretto passaggio. Un ancoraggio tranquillo anche se leggermente rollante, su un fondale sabbioso di 7-8 metri (7°57.731'N 98°27.305'E).
Il giorno seguente salpiamo in tarda mattinata, riprendendo la rotta a sud verso Chalong. Il vento è sui 15 nodi, con frequenti raffiche che arrivano a 25. Possiamo ora testare le nuove vele con una robusta bolina e in condizioni molto variabili di intensità e direzione del vento: più leggere delle precedenti, ho l'impressione che, essendo nuove, siano ben più sensibili ai minimi cambi di vento. Dovrò studiarne bene la regolazione.
Con una serie di bordi raggiungiamo Ao Yon, una baia a sud-est di Chalong, e alle 16.10 gettiamo l'ancora su un fondale di sabbia-fango sui 4-5 metri (7°48.560'N 98°23.735'E).
La baia è tranquilla, riparata, anche se parzialmente occupata da una coltivazione di ostriche; ha due piccole spiagge scarsamente frequentate e sulle verdi colline che la circondano vediamo numerose abitazioni, a terrazza. In lontananza, spicca l'imponente statua del "Big Buddha", alta 45 metri, talmente grande da essere visibile da ogni punto del sud dell'isola.

Le raffiche fanno brandeggiare dolcemente Refola, in più non c'è il via vai di Chalong. Qui ozieremo un paio di giorni, in attesa di fare le pratiche di uscita il primo agosto.