sabato 22 luglio 2017

Langkawi

Domenica 16 luglio lasciamo il nostro ancoraggio a sud di Georgetown diretti, con una sosta intermedia per la notte, a Langkawi. Di buonora iniziamo a salpare, già preparati a trovare la catena completamente infangata: armati di spazzole e canna di acqua dolce (la pompa dell'acqua salata per il lavaggio della catena ci dà poca pressione) impieghiamo un'ora di lavoro e quasi 150 litri per pulire e passare palmo a palmo 60 metri di catena. Alle 9 siamo liberi e riprendiamo il mare.
Per proseguire verso nord, a causa dei bassi fondali, dobbiamo tornare indietro sulla traccia già percorsa e aggirare a sud l'isoletta Jerojak. Passiamo sotto il secondo ponte che collega l'isola di Penang alla terraferma, anche questo con una luce libera di 28 metri, costeggiamo Georgtown e seguiamo il canale segnalato da coppie di boe (rosse a destra e verdi a sinistra) per circa 10 miglia.
In assenza di vento, navighiamo a motore fino a destinazione; approfittiamo del mare piatto per fare quattro giri di bussola e ricalibrare il pilota automatico; alle 15.45 diamo fondo su 8 metri, fondale di sabbia/fango, a nord-est dell'isola Bidan (5°45.018'N 100°17.375').
Sull'isola una piccola costruzione ci sembra inizialmente disabitata, ma la vediamo illuminarsi debolmente all'imbrunire. Ci abiterà qualcuno? Non vediamo anima viva…
Riprendiamo la navigazione l'indomani per le ultime 43 miglia che ci separano da Langkawi; come sempre vento scarso sui 5 nodi, ma verso mezzogiorno rinforza sugli 8-10; nonostante l'andatura al granlasco, con randa e genoa manteniamo una media di 6 nodi, grazie anche all'aiutino della corrente.
È la prima volta che proviamo le vele nuove della Lee Sail di Hong Kong: devo dire che sono fatte bene ed hanno un bel taglio, ancora un grazie a Davide Zerbinati, rappresentante in Italia di Lee Sail, che ci ha assistito nell'ordine e nella consegna.
Il vento si mantiene debole ma costante fino a 3 miglia dall'arrivo, quando imbocchiamo il canale sul versante sud-est di Langkawi, tra Pulau Tuba e gli isolotti Nyior Setali Laut e Nyior Setali Darat.
Alle 16.30 ormeggiamo al Royal Marina Yacht Club di Kuah, centro principale dell'isola.
Pensavamo ad un marina di serie C, perché sulla cartografia elettronica è segnalato male e senza dettagli, inoltre tutta la baia ha fondali bassi che si estendono molto al largo. Invece all'interno del marina i fondali sono circa 7-8 metri, c'è il distributore di carburante e perfino l'impianto per aspirare le acque nere, i pontili galleggianti sono di nuova fattura e molto robusti, circa 200 posti barca disponibili (con i finger, senza corpo morto). Anche i prezzi, come in tutta la Malesia, sono bassi: 150 RM (30 €) al giorno per un 53 piedi, compreso acqua ed elettricità.
Nella struttura a terra, oltre alla reception, c'è un hotel con piscina, alcuni bar-ristoranti e molti negozi.

Altro segno evidente della vocazione turistica e della ricchezza dell'isola è il grande terminal -nazionale e internazionale - dei traghetti, che oltre agli uffici di immigrazione, Custom ed Harbour Master, ospita un grande centro commerciale con negozi e ristoranti, aria condizionata a go-go dappertutto.
All'esterno un grande parcheggio, curati giardini, fontane con giochi d'acqua e un'imponente scultura raffigurante un'aquila, che nonostante l'aspetto piuttosto minaccioso sembra dare il benvenuto a chi proviene dal mare.

Grazie all'indicazione di Gerard di Cassiopee (chiamare Stanley al +60 17 578 8632) noleggiamo per 4 giorni una macchina, un po' scassata per la verità, ma con l'aria condizionata perfettamente funzionante, al costo di 40 RM al giorno (8 €).
Dopo aver completato le pratiche di arrivo, ci dedichiamo alla visita dei vari duty free. Essendo isola di frontiera verso la Thailandia, Langkawi è porto-franco: vino, birra, alcolici, tabacco sono esentasse ed a prezzi dimezzati rispetto al resto del paese. Ci sono comunque limitazioni sulle quantità (3 stecche di sigarette, 5 casse di birra, 5 litri di alcolici a persona per un mese), e da novembre 2016 è stato attivato un sistema di controllo on line, che obbliga i negozianti a registrare gli acquisti effettuati dai clienti stranieri, insieme alle loro generalità. Abbiamo però notato, da bravi italiani, che in alcuni negozi non viene nemmeno richiesto il passaporto e questo potrà tornare utile il prossimo anno, quando uscendo dalla Malesia per affrontare l'oceano Indiano avremo bisogno di scorte mooolto consistenti.
Quest'anno invece prendiamo nota dei prezzi e compriamo qualche bottiglia, giusto per assaggiare e valutare il miglior rapporto qualità/prezzo; come supermercato il nostro preferito è Teow Soon Huat Duty Free, dove abbiamo trovato addirittura vasetti di capperi, finora assolutamente introvabili in Malesia!
Oltre a quella delle batterie, per fortuna conclusa felicemente, su Refola c'è un'altra storia infinita: quella della capottina. A bordo abbiamo ancora quella originale, datata come la barca 2004. Ha svolto un lavoro egregio, ci ha protetto da pioggia, vento e spruzzi per oltre 50.000 miglia, ma ormai, poverina, mostra i segni del tempo. Da un paio di anni saremmo dell'idea di cambiarla, abbiamo studiato il progetto per rifarla con alcune migliorie, traendo spunto da quella che l'amico Umberto Milici ha fatto fare per Be Quiet 2, gemella di Refola. Abbiamo chiesto preventivi in Italia, in Nuova Zelanda, e anche in Malesia. Chiedevano o troppi soldi, o troppo tempo, o addirittura che portassimo la barca in Italia … insomma, nulla di fatto finora.
Uno dei nostri riferimenti è proprio qui a Langkawi, riferimento un po' vago visto che una nostra mail di oltre un anno fa è rimasta senza risposta. Ma ora che siamo qui decidiamo di tentare un contatto diretto. Più facile a dirsi che a farsi, ma dopo una giornata di ricerche riusciamo finalmente ad ottenere il numero di cellulare di Chris, titolare della Yacht Worx, e a fissare un appuntamento. Piuttosto sbrigativamente ci fa un preventivo per la nuova capottina, ancora troppo alto (8000 RM, pari a circa 1700 €). Per il momento ci limitiamo a richiedergli alcune riparazioni al tendalino da sole e alla copertura del gommone, oltre alla confezione di quattro nuovi copri-oblò.
Fortunatamente riusciamo a dedicare una mezza giornata ad un giro esplorativo: andiamo a vedere, nella zona settentrionale dell'isola, la bella spiaggia di Tanjung Rhu (area in cui sembrano esserci belle zone di ancoraggio), ed a ovest il marina di Telaga.

Molto più spartano del Royal Yacht Club, il marina di Telaga occupa quasi interamente una baia molto protetta, cui si accede attraverso un canale stretto e non molto profondo. Purtroppo all'interno le acque sono sporche e stagnanti; c'è un negozio di ricambi e servizi nautici, Blueshelter, gestito da un gentile ragazzotto francese, Manu.
Sulla via del ritorno verso Kuah, a circa 3 km da Telaga, mangiamo ottimi gamberi giganti in un originale ristorante costruito intorno ad una barca a vela in disarmo!


Per completare le informazioni nautiche su Langkawi, per mettere la barca a terra ci sono due cantieri: il primo circa 4 miglia ad ovest del Royal Yacht Club di Kuah, dotato di grande travellift, Northern Shipyard (6°18.45'N 99°48.09'E); il secondo nella piccola isola di Rebak a sud-ovest di Langkawi, presso l'omonimo marina (6°17.492'N 99°41.699'E).
Sabato 22 luglio, con i documenti in regola per l'uscita dalla Malesia, lasciamo il marina; ci fermiamo brevemente per ritirare le nostre coperture a Telaga (dove Chris e suo fratello John vivono in barca)  e proseguiamo la nostra navigazione verso Ko Lipe, prima tappa di avvicinamento a Phuket.