sabato 29 settembre 2018

SUDATO SUDAFRICA: CANALE DI MOZAMBICO – BAZARUTO – RICHARD BAY


La navigazione da Mayotte al Sudafrica, nel canale di Mozambico, è stata tra le più tribolate di tutto il nostro giro. Non tanto per la lunghezza (1321 miglia), e nemmeno per le condizioni meteo marine, ma per le molte incertezze che l'hanno contraddistinta, dall'inizio alla fine.
La prima, ancor prima della partenza da Mayotte, riguardava la rotta da seguire. Tre le possibili alternative: puntare subito ad ovest, verso il Mozambico, per costeggiarlo tentando di sfruttare la corrente in direzione sud; dirigerci a sud est verso il Madagascar e tornare a Cap St. Andrè, dove è successo l'inconveniente dello scambiatore, per attraversare il canale nel punto più stretto; impostare una rotta più diretta, scendendo al centro del canale.
Lilli ed io abbiamo letto molto sulle particolari difficoltà di navigazione nel canale di Mozambico. Nella sua parte settentrionale il problema principale è rappresentato dalle correnti, che disponendosi in grandi vortici (chiaramente visibili sul sito meteo Windy.com) rendono difficile trovare il flusso favorevole. Nella parte meridionale del canale, invece, le criticità sono dettate dalla processione di fronti freddi che sopraggiungono dal Capo di Buona Speranza. Tali fronti producono brevi periodi di venti settentrionali seguiti da forti venti da SW, che spesso raggiungono la forza di burrasca e sono accompagnati da intensi fenomeni temporaleschi; gli effetti di questi sistemi si estendono lungo tutta la costa orientale del Sudafrica e più oltre, fino a metà Mozambico. La terza difficoltà nasce dall'intreccio dei due fattori in campo, corrente e vento: quando i forti venti da SW si scontrano con la forte corrente meridionale il mare si alza in modo abnorme.
In un quadro così complesso, ci consideriamo fortunati per aver trovato Des Cason, il navigatore e meteorologo che vive a Durban ed ha una grande esperienza di navigazione nel canale; ormai sono mesi che siamo in contatto via mail, e il suo consiglio per questo tratto, che lui considera il più difficile del mondo, è di scegliere all'inizio la rotta verso il Madagascar, l'unica che assicura in caso di maltempo di trovare un riparo sicuro (Baly Bay, da dove eravamo partiti il 31 agosto!); una volta scesi più a sud nulla vieta, se le condizioni lo permettono, di deviare anticipatamente su Bazaruto, in Mozambico. Ovviamente decidiamo di seguire queste indicazioni, e concordiamo con Des di inviargli ogni giorno la nostra posizione alle 0900 UTC, per ricevere gli aggiornamenti sulla situazione meteorologica.
Venerdì 14 settembre alle 9.45 salpiamo l'ancora. Navighiamo per 24 ore a motore, senza vento, in un mare liscio come l'olio. Poi Des ci conferma che la finestra è buona per accostare a sud ovest verso Bazaruto: avanziamo quindi circa al centro del canale, dove però continuiamo ad avere 1-2 nodi di corrente contraria. La nostra velocità si attesta su una media di 4 nodi.


Il vento latita. Navighiamo per quattro giorni consecutivi a motore, con l'eccezione di poche ore a vela che ci sono miracolosamente concesse nella notte tra il 15 e il 16. Si apre un nuovo ambito di incertezza: la riserva di gasolio. Siamo partiti col serbatoio pieno (600 litri) e 8 taniche da 20. Poiché escludiamo di entrare ufficialmente in Mozambico (corruzione, furti, sequestri di passaporto) non abbiamo possibilità di rifornimento fino a Richards Bay. Ogni giorno registriamo i consumi sul libro di bordo: 160 litri il 16 settembre, 220 litri il 17, 270 litri il 18.... Teniamo il numero di giri motore al minimo possibile, cercando comunque di conciliare il risparmio di carburante con una velocità accettabile. La domanda è: ce la faremo a non rimanere a secco?
Dalle 18.30 di lunedì 17 settembre iniziamo ad avere la corrente a favore ed arriva anche il vento. Ci troviamo in posizione 15°48'S 41°46'E e siamo a 65 miglia dalla costa del Mozambico: avanziamo con rotta vera 235°, risultante dall'orientamento della nostra prua (260°) e la forte corrente che ci spinge in direzione 200°.
Per un breve lasso di tempo, ora che navighiamo piuttosto veloci e confortevolmente, accarezziamo l'idea di poter saltare la sosta a Bazaruto e procedere diretti a Richards Bay. Lilli soprattutto ne sarebbe felice, visto che la sua riserva di sigarette comincia a scarseggiare (a Mayotte costavano una fortuna e lei si è rifiutata di pagare un pacchetto 8 euro).
Le previsioni meteo azzerano presto le nostre speranze. È in arrivo un vento da sud sui 20-25 nodi: se non vogliamo prenderlo giusto sul naso dobbiamo per forza entrare a Bazaruto ed aspettare che passi. La nostra idea è di fermarci una notte e ripartire subito, anche se sui grib files vediamo che procedendo incontreremo un'importante onda da sud, di altezza fra i 4 e 5 metri a margine del canale, dai 6 agli 8 metri più al largo. È un'onda lunga, provocata da una grossa perturbazione passata molto più a sud, ma ne ignoriamo il periodo e quindi ci suscita qualche preoccupazione. Vedremo...
Bazaruto è una piccola isola poco distante dalla costa del Mozambico; ci sono diverse zone di ancoraggio dove si può trovare protezione da tutti i quadranti. Il problema è che l'accesso si fa attraverso un percorso obbligato tra bassi fondali sabbiosi; impossibile percorrerlo di notte, consigliabile farlo con la marea crescente, in modo da potersi liberare velocemente in caso di incaglio.
Consultiamo la tavola delle maree e non ci sono dubbi: dobbiamo entrare la mattina del 20 settembre e per stare tranquilli non prima delle 08.30 (local time), quando la marea comincia ad aumentare. È un peccato, proprio ora che abbiamo vento e corrente con noi siamo costretti a tirare il freno a mano e rallentare la nostra corsa!
Rispettiamo al millisecondo la nuova tabella di marcia e la mattina del 20, seguendo sulle immagini satellitari di SasPlanet i way-point indicati da Des, raggiungiamo la zona di ancoraggio. Come Des ci aveva preannunciato vi troviamo Axiom, la barca condotta da Sebastian e Jacqueline (conosciuti alle Chagos e poi ritrovati in Madagascar), anche loro diretti in Sudafrica ed anche loro, come noi, clandestini in Mozambico. Alle 10.20 diamo ancora a 200 metri da Axiom, su fondale sabbioso di 10-12 metri (21°38.737'S 35°26.220'E).

Il posto è molto bello e selvaggio; l'isola presenta numerose colline, nella parte settentrionale ricoperte di vegetazione, mentre nel versante sud, più esposto, completamente spoglie. Grandi dune di sabbia, un pezzo di deserto affacciato sul mare. Peccato solo che tutto lo scenario sia avvolto da una persistente foschia, che attutisce i contrasti di colore. A terra facciamo fatica a vedere villaggi, ma notiamo sulla spiaggia molti uomini impegnati a tirare in secca, a mano, enormi reti da pesca.



Il previsto vento da sud arriva puntuale e soffia a 20-25 nodi, ma noi siamo tranquilli: l'ancora tiene perfettamente e abbiamo un sacco di spazio intorno a noi per il brandeggio.
Con sei giorni di navigazione sulle spalle siamo un po' stanchi, ma il desiderio di arrivare in Sudfrica è più grande. La nostra posizione di “clandestinità” è un altro fattore di incertezza. Ci hanno detto che alcuni locali qui vicino, per ricevere qualche mancia dalla polizia, fanno la spia sulla presenza di barche a vela, e che sfortunati navigatori si sono visti appioppare salatissime multe, o addirittura il ritiro dei passaporti. Senza contare che proprio qui a Bazaruto il nostro amico Gianni di Eutikia ha subito il furto del motore fuoribordo! Quando potremo ripartire?
Via mail interroghiamo Des in proposito. Ci risponde che dall'indomani, 21 settembre, il vento da sud ci darà tregua fino al 25, e che se la successiva perturbazione non accelera il suo percorso dovremmo avere tempo sufficiente per raggiungere Richards Bay. Ci sconsiglia però di partire il 21 stesso, perchè incontreremmo il 23 un'onda da sud di 4-5 metri con periodo 19 secondi, che potrebbe essere pericolosa. Che fare?
Il 21 settembre alle 7 del mattino controllo la posta. Des ci conferma che la finestra è buona fino al 25. Era la molla che aspettavo. Per la nostra esperienza, con Refola possiamo benissimo affrontare un'onda di 4-5 metri con periodo 19 secondi. “Partiamo subito”, dico all'equipaggio. Lilli comunica via VHF la nostra decisione a Sebastian di Axiom, ma la loro barca è più piccola, forse hanno meno fretta, e decidono di aspettare.
Alle 9 salpiamo l'ancora. La giornata è luminosa e le dune di sabbia risplendono contro il cielo di un azzurro intenso.



Ci avviamo nel percorso di uscita, anche questo tortuoso tra bassi fondali sabbiosi; come per l'ingresso, seguiamo sulle immagini satellitari di SasPlanet i way-point indicati da Des. Imbocchiamo il canale di uscita, dove si naviga per circa 100 metri su 3 metri di profondità, che poi si alzano a 9. La marea è entrante ed abbiamo 2-3 nodi di corrente contraria, quindi procediamo molto lentamente. Il che è un bene, perchè proprio alla fine mi distraggo un attimo e passo il terzultimo way-point circa 100 metri più a nord: per qualche minuto abbiamo pochi centimetri sotto la chiglia, poi l'ecoscandaglio segna zero... ma il fondo è sabbioso e non succede nulla di grave. La morale è: i way-point vanno rispettati al millimetro!
Alle 12.00 siamo fuori. Il vento è debole, da SSE, avanziamo a motore con rotta 120°, in cerca della corrente del Mozambico. La troviamo dopo circa tre ore, insieme al vento girato a E. Spegniamo il motore e procediamo a vela verso sud: con la corrente che ci regala 2-2,5 nodi, la nostra velocità si stabilizza sui 9 nodi. Alle 12 del 22 settembre, la percorrenza nelle 24 ore è di 181 miglia.
Alle 8.00 del 23 il vento gira a N e NW. Avvolgiamo la randa e procediamo con genoa e mezzana; con la corrente a favore otteniamo medie da primato per Refola, superiori a 8 nodi.
L'ultima notte è stata memorabile: nonostante la luna quasi piena verso le 22 il cielo diventa nero, illuminato da fulmini potenti che vediamo in alto tra le nuvole o cadere in acqua in lontananza. Il vento, 25-30 nodi da NNE, ci spinge verso la bassa pressione. Poi iniziano grandi ed improvvisi salti di vento: in intensità, da 25 nodi a 4, e in direzione da NE a SE, ma Refola imperterrita prosegue la sua marcia.
Nelle ultime 30 miglia il vento gira a SW, 15-20 nodi, l'effetto della corrente si riduce, e proseguiamo a motore fino a destinazione.
A circa 4 miglia dall'ingresso a Richards Bay, proprio mentre Lilli si accingeva a chiamare il Port Control via VHF, ci chiamano loro: “Refola, dove andate? Dovevate chiamare a 6 miglia dall'ingresso del canale...” Lilli si profonde in scuse, che vengono accettate con riluttanza. “State interferendo con le manovre delle navi. Rallentate ed aspettate. Vi chiamiamo noi sul canale 12”. Lilli non può che rispondere compita “Roger that, attendiamo la vostra chiamata”. Quando ci richiama il Port Control richiede alcuni dati (bandiera, call sign, provenienza, quante persone a bordo, misure della barca) e ci autorizza a proseguire navigando sul lato destro del canale.

Sono le 10.00 di lunedì 24 settembre quando ormeggiamo all'International Wall, piccola darsena ultraprotetta (28°47.684'S 32°04.722'E). La bassa marea non ci facilita l'ormeggio all'inglese, il molo è molto alto, ma alla fine ce la facciamo.


Ce la siamo sudata, ma siamo in Sudafrica!