mercoledì 9 maggio 2018

Maldive: MAAFUSHI - VEYMANDHOO


Venerdì 4 maggio di buon mattino salpiamo dalla baia di Magoodhoo con destinazione Maafushi, nell’estremità SW dell’atollo Dhaalu.
Il vento è sugli 8-9 nodi da ovest, per cui decido di tentare la sorte costeggiando Dhaalu lungo il suo versante esterno orientale, con la speranza di riuscire a fare un po' di vela. La scelta ha anche un ulteriore duplice vantaggio: protezione dall’onda e maggior relax, lontani dai pericoli sempre in agguato nelle navigazioni interne agli atolli. Procediamo tranquillamente a vela fino a quando, verso mezzogiorno, il vento gira a SW e rinforza sui 15 nodi. Fine della festa!
Proseguiamo a motore e tutto va bene (si fa per dire) fino a quando giungiamo in prossimità dell’estremità SE di Dhaalu. La nostra rotta diventa ora 235° e purtroppo, finita la protezione dell’atollo, abbiamo 1 metro e mezzo di onda in prua. A fatica superiamo i 3 nodi di velocità.
Qui si impone un cambio di strategia: invece di entrare nell’atollo attraverso la pass più vicina alla nostra destinazione come programmato, imbocchiamo quella precedente, tra Maeboodhoo e Issari. Dovremo aguzzare la vista per evitare i grossi banchi di corallo sul percorso fino a Maafushi, ma almeno non avremo più onda contraria e potremo avanzare più spediti. Abbiamo infatti una certa premura di arrivare: il sole è quasi del tutto oscurato da grossi nuvoloni grigi che non promettono nulla di buono … quattro occhi che scrutano senza posa i fondali, ma almeno la velocità arriva oltre i 5 nodi.
Siamo ormai in avvicinamento a Maafushi, la cui laguna è aperta verso E-NE: vediamo nelle immagini satellitari che nell’ampio passaggio ci sono alcuni reef isolati, non ben definiti, non segnalati dalla cartografia elettronica. Anche qui, molta prudenza. Finalmente alle 15.40 arriviamo nella zona di ancoraggio, abbiamo il WP di Totem, una delle barche che seguiamo che è stata qui prima di noi.
Quando stiamo per mettere ancora il cielo diventa nero e improvvisamente il vento gira a nord, a 30 nodi. Facciamo appena in tempo a dare 65 metri di catena su un fondale sabbioso di 15 metri prima che scoppi il temporale, con pioggia torrenziale (2°53.162’N 73°02.975’E).


Con un fetch a nord di circa 20 miglia, in breve tempo si alza un’onda di oltre un metro. Che fare? Resistere, resistere, resistere. Come spesso succede, nel giro di un paio d’ore il temporale si dissolve, il vento torna da W-SW ed anche l’onda si placa; diciamo che abbiamo fatto un buon test per la tenuta dell’ancora!
Sulla stretta e lunga isola di Maafushi vediamo una intensa attività edilizia: scavatrici in movimento, grandi lavori di costruzione (otto case a due piani già edificate, tetto compreso), in fase di completamento un lungo pontile in cemento che porta all’isoletta 500 metri più a NW.

Rinunciamo ad andare a terra, ma il posto merita di essere segnalato per la protezione da W-SW. Noi vi trascorriamo solo la notte, per riprendere l’indomani la navigazione verso Veymandhoo, nell’atollo di Thaaa, a circa 35 miglia.
Per raggiungere questa meta abbiamo due alternative: navigare all’esterno dell’atollo di Thaa, lungo il versante occidentale, per entrarvi dalla pass di Hirlandhoo e navigare le ultime 10 miglia all’interno, oppure entrare nell’atollo da una pass a nord e fare tutto il percorso all’interno. La prima soluzione ci espone all’onda e, con il vento su 8-9 nodi da WSW, ci costringerebbe ad andare ancora a motore; la seconda invece assicura mare più calmo ma comporta un’attenta guardia a prua, visti i numerosi reef disseminati un po’ ovunque lungo il percorso. Poiché la visibilità, essenziale per la seconda ipotesi, non è prevedibile fin quando non si è sul posto, rimandiamo la decisione all’ultimo momento.
Quando usciamo dall’atollo Dhaalu il cielo è abbastanza sereno: scegliamo di entrare nell’atollo Thaa a nord, e navigare al suo interno fino a destino. Scelta fortunata! Per la prima volta riusciamo a fare tutto il percorso a vela, di bolina e con una buona media; con il sole bello alto i reef da evitare risultano ben visibili da lontano, ci permettiamo addirittura il lusso di orzare e poggiare in base alle piccole variazioni di direzione del vento.
Alle 14, in anticipo rispetto alle previsioni, siamo davanti alla piccola pass della laguna di Veymandhoo.
La pass (WP 2°11.499’N 73°05.444’E) è davvero stretta, circa 20 metri, adiacente ad un isolotto minuscolo e segnalata da 2 paletti. Noi siamo larghi 4,60! Lilli è molto pallida e dice che non ce la fa ad assistere al passaggio. Se non fosse che abbiamo tre WP di ancoraggio all’interno, di barche passate prima di noi, non mi azzarderei ad entrare.


Per fortuna la pass è stretta ma anche corta, circa 80 metri, quindi il mal di pancia passa in fretta. La profondità minima registrata sotto la nostra chiglia è 2,10 metri; la profondità è quindi 4,15 metri a mezza marea crescente. Lilli riprende colore ed ancoriamo in 7 metri di fondale sabbioso, libero da coralli (2°11.349’N 73°05.436’E).

Andiamo in visita al villaggio; nell’estremità est della laguna c’è un pontile in cemento con gradini, dove si può ormeggiare il dinghy; per proteggere il tratto di costa sono stati posizionati grossi sacchi di sabbia. 
A nord dell’isola c’è un porticciolo, “local harbour”, un po' più grande di quelli visti finora. Molte costruzioni recenti, soprattutto pubbliche, indicano lo sviluppo e forse la considerazione di cui questo villaggio gode nelle sfere politiche: un ospedale in puro stile occidentale con ambulanze (auto e barche), la sede dell’alto segretariato dell’atollo (!), alcuni moderni edifici sedi di grosse società, una banca in costruzione, con sportello ATM già funzionante.


Visitiamo alcuni negozi: vendono un po' di tutto, alimentari, ferramenta, souvenir, abbigliamento e articoli per la casa. In uno di questi un signore sulla cinquantina si presenta e ci chiede da dove veniamo; mostra grande interesse per il nostro giro del mondo in barca. Anche lui ha avuto esperienze di navigazione e ci consiglia di controllare le previsioni perché il tempo sta cambiando. Prima di salutarci ha voluto che ci scambiassimo i numeri di telefono, raccomandandoci di non esitare a chiamarlo se avessimo bisogno di qualunque cosa, e addirittura offrirci una bibita fresca. Per l’ennesima volta rimaniamo affascinati da un’accoglienza tanto calda e generosa.
Davanti al porto c’è la rivendita di carburante, dove troviamo il miglior prezzo delle Maldive: 0,56 € al litro. Prendiamo accordi per tornare il giorno dopo con le taniche.
Carichiamo otto taniche da 20 litri sul dinghy; da vuote Lilli ed io ce la facciamo a portarle alla rivendita in un solo giro, da piene sarebbe stato un po’ più complicato … ma il giovane del negozio coglie subito il problema, carica le taniche sulla sua Ape elettrica e ci aiuta perfino nel trasbordo sul dinghy. Che dire? A parte “Thank you so much” siamo senza parole.
Chiediamo informazioni a due giovani, mollemente seduti all’ombra sulle solite panchine in rete, per un ristorante dove pranzare; la risposta è: “Salite in moto con noi, vi accompagniamo!”. Non era una grande distanza ma risparmiarci la camminata sotto la canicola è stato un bel regalo. Ci portano al Garden Restaurant, un bel locale immerso nel verde, con vasche di acqua in continuo movimento e pesci rossi; il menù qui si arricchisce della pizza, che non assaggiamo; prezzi sempre bassi: 90 rupie per due piatti di fried rice e acqua minerale (meno di 5 €).

Sulla via del ritorno passiamo dal porto e vediamo che una grande barca a motore sta facendo rifornimento: la rivendita è dotata di una lunga tubazione mobile per portare il gasolio in banchina. Poiché nel serbatoio mi mancano ancora un centinaio di litri, chiedo se è possibile anche per noi entrare nell’harbour con la barca per rifornirci direttamente. Il nostro amico gestore risponde: “Certo, nessun problema!”.
Così prendiamo due piccioni con una fava: rabbocchiamo il serbatoio risparmiandoci trasporto di taniche e travaso, e abbiamo un posto sicuro da cui partire nel tardo pomeriggio, senza affrontare la piccola pass con poca luce. Ne abbiamo bisogno perché il nostro programma prevede che lasciando Veymandhoo faremo la prima navigazione notturna alle Maldive: la prossima meta è nell’atollo Gaaf Alif, a 75 miglia, troppe per arrivare in buone condizioni di visibilità.  
Nel primo pomeriggio del 7 maggio usciamo quindi senza difficoltà dalla laguna (la pass sembra essersi allargata di qualche centimetro, ma è solo l’effetto dell’esperienza già fatta) ed entriamo nel “local harbour”. C’è molto spazio libero, ormeggiamo all’inglese davanti alla rivendita del carburante (profondità 3,3 mt.) e provvediamo al rabbocco. La nostra sosta dura poco più di un’ora. Mentre alcuni locali vengono a vedere Refola da vicino e Lilli intrattiene improbabili conversazioni inglese/maldiviano, io preparo il minestrone, nostro usuale menu per la prima serata delle navigazioni notturne.
Alle 17.20 molliamo gli ormeggi, ancora una volta si parte...