sabato 3 settembre 2016

SORONG, Indonesia

0°52.998'S 131°14.277'E
Alle 7.10 di giovedì 25 agosto salpiamo da Biak, giusto in tempo aggiungerei, perché alle prime luci dell'alba si è alzato un vento da ESE sui 15 nodi, che avrebbe reso il nostro ancoraggio fastidiosamente rollante.
Appena fuori dai bassi fondali mettiamo la prua su 294°: che meraviglia, abbiamo il vento in poppa, di intensità perfetta per il nostro balooner! Lilli ed io prepariamo velocemente l'armamento (tangoni, tangoncini, scotte, carica alto, carica basso etc) e la vela va su senza intoppi, ma … sarà che non eseguivo la manovra da tanto tempo, sarà forse la vecchiaia, il fatto è che dimentico di chiudere il circuito della drizza. Risultato: se vogliamo ammainare o anche solo ridurre devo prima andare in testa d'albero e recuperare la drizza!
La barca fila a 7-8 nodi ma è molto stabile sull'onda, per cui decido di rimediare subito il mio errore: armo una nuova drizza, Lilli mi tira su con il winch, e in pochi minuti tutto si conclude felicemente.
Purtroppo la pacchia non dura molto, e alle 17 il vento ci molla completamente. Avvolgiamo insieme genova e balooner, senza disarmare i tangoni, nella speranza che torni. Ma il vento a poppa non torna, solo qualche temporale ci dà qualche colpetto di aria di breve durata al traverso. Il mattino seguente, rassegnati, ammainiamo il balooner, disarmiamo i tangoni e proseguiamo a motore fino a destinazione.
Quando imbocchiamo il passaggio tra Tg. Sorong e l'isolotto Ram, con fondale minimo di 7-8 metri, siamo investiti da un forte temporale che riduce la visibilità a qualche centinaio di metri; seguiamo il percorso sul plotter (una volta tanto preciso) e sull'immagine satellitare, poi per fortuna il temporale si dissolve per farci fare tranquilli le ultime 3 miglia.
Nella baia di Sorong i fondali sono discretamente profondi, e ci sono molte navi ed imbarcazioni alla fonda; mentre ci guardiamo intorno, indecisi su dove ancorare, a complicare la situazione arriva l'ennesimo temporale. Decidiamo quindi di dirigerci al waypoint segnalato da altri navigatori su Noonsite, a NE dell'isola Doom, circa 1 miglio ad ovest del porto commerciale. Sotto una pioggia battente, caliamo l'ancora su un fondale sabbioso di 16-18 metri  (0°52.998'S 131°14.277'E), in prossimità del segnale verde di accesso al porto.

La segnalazione dell'ancoraggio di Doom riportava anche che a terra, nella prima casa del villaggio, abita un certo John, che lavora come guida con il taxi, parla inglese, e presta assistenza ai velisti  per sbrigare le formalità di rito.
Il mattino seguente, domenica 28 agosto, ci viene a trovare con la sua canoa Janus, un simpatico ventenne che studia e lavora quando può, attualmente impegnato in un tirocinio per insegnare ai piccoli delle primarie. Se la cava discretamente con l'inglese, ha la passione di navigare, vorrebbe imbarcarsi su qualche nave o battello, ma la sua mamma non approva il suo sogno; quando gli diciamo che dopo Sorong siamo diretti a Raja Ampat, ci chiede se lo possiamo portare con noi (sarà una tappa di 6-7 ore), poi si arrangerebbe a tornare con il traghetto. Lilli ed io ci consultiamo brevemente, e siamo d'accordo: "Si può fare, martedì o mercoledì andiamo a Waisai, però guarda che noi non torniamo indietro, dovrai tornare con il traghetto" gli dico. "Ok" risponde Janus, con gli occhi che brillano di felicità.
Gli consegniamo il nostro biglietto da visita ed il numero di telefono indonesiano, chiedendogli la cortesia di avvisare John che abbiamo bisogno dei suoi servigi. John viene a trovarci nel pomeriggio: parla un comprensibile inglese, ci offre un servizio di taxi alla tariffa oraria di 100.000 rupie (circa 8 €). Cerco di contrattare un forfait per la mattinata, ma non ci sente, quindi accettiamo la sua offerta che comunque ci permetterà di risparmiare tempo prezioso.
Per quanto riguarda il rifornimento di carburante, John mi assicura che possiamo farlo qui a Doom, andando col dinghy e taniche al distributore; il prezzo è 7500 rupie/litro. "Ok, domani, dopo il giro in città, faremo rifornimento".
Da notare che John ci ha vivamente sconsigliato l'ancoraggio presso il porto di Sorong, che noi avevamo provato nel pomeriggio (davanti al molo della polizia, su un fondale sabbioso di circa 20 metri: 0°52.849'S 131°14.277'E) : "Rubano di tutto, c'è poco lavoro, e qualsiasi cosa che possa far guadagnare qualche lira viene presa di mira". Questa infausta possibilità ci verrà poi smentita dagli agenti della Custom, ma nel frattempo noi accettiamo il suo consiglio e restiamo a Doom, anche perché alla radio gli amici Sabrina e Alberto di Gioel, ci dicono che ad Alotau una barca è stata derubata di notte delle scotte del genoa e trinchetta.
La mattina di lunedì 29 agosto andiamo col dinghy sotto casa di John e con lui prendiamo il taxi-boat per Sorong, un servizio di spola attivo 24 ore/24. Esperienza indimenticabile: il water-taxi sembra una imbarcazione per nani, lunga e stretta con un tettuccio basso e sotto una serie di panchette alte 20 cm dal fondo, ci possono stare anche 20 persone quando è piena; durante la breve traversata (10 minuti) Lilli mi fa notare le numerose infiltrazioni d'acqua, e diversi scarafaggi che passeggiano indisturbati sul pagliolo.
John ci dice che anche suo cognato ha uno di questi taxi-boat, guadagna 300.000-400.000 rupie al giorno, ma con i costi del carburante è un misero guadagno. Atterriamo al terminal sulla spiaggia a sinistra del porto, in mezzo a decine di altri taxi.

Per prima cosa andiamo a piedi dall'Harbour Master. John ci aspetta fuori una ventina di minuti poi ci presenta un altro suo giovane cognato (in Pacifico sembrano tutti imparentati con tutti, ormai abbiamo rinunciato ad approfondire le relazioni familiari) che ci farà da autista su un  minivan da 6 posti,  giallo. Ci conducono ai lussuosi uffici della Custom (con vista panoramica sul porto), dove perdiamo un bel po' di tempo (vedi dettagli più oltre), mentre il tassametro del nostro taxi personale segna implacabile il passare del tempo...

È già passata l'una quando riprendiamo il nostro giro sul pulmino-taxi: farmacia per rifare la scorta di vitamine e bustine di sali minerali, acquisto credito dati per la Sim indonesiana e poi supermercato. A Sorong ce ne sono molti, non sono i soliti cinesi visti in PNG e alle Solomon, ma all'altezza delle  nostre migliori catene di supermercati.
Il problema è comprare alcolici (vino e birra). Siamo in un paese a maggioranza musulmana e quindi gli alcolici sono venduti in appositi negozi, rari e difficili da trovare; comunque grazie alla nostra guida riusciamo a comprare un cartone di 24 birre che paghiamo 600.000 rupie (40 €, un prezzo ragionevole), mentre il vino di qualità mediocre a 40€ per bottiglia lo lasciamo invecchiare sullo scaffale.
Finiamo in bellezza spendendo un milione di rupie a testa (130 euro in due) per l 'ingresso al Parco Raja Ampat; c'è un apposito ufficio di fronte all'aeroporto (0° 53.279 S 131° 17.494 E). Le due giovani impiegate, in un inglese stentato, ci dicono che dovremo pagare anche una quota per la barca, ma presso la struttura di Waisai, il capoluogo di Raja Ampat.
Sono le 3 del pomeriggio quando riprendiamo il taxi-boat per tornare alla nostra barca e poco dopo, come sembra succedere ogni giorno a Sorong, scoppia un diluvio. I locali non si impressionano e così, sotto la pioggia battente, con John facciamo in dinghy il primo giro con le taniche del gasolio. Il deposito si trova vicino al terminal dei water-taxi di Doom Island: qui si riforniscono tutte le barche locali, hanno dei bidoni e con la pompa a mano riempono le taniche; avendo sentito che spesso vendono carburante annacquato, per precauzione mi sono portato un imbuto con filtro separatore.
Per misurare le quantità usano una tanica da 20 litri con una riga nera segnata con il pennarello. "Questi sono 20 litri " mi dice il ragazzo del deposito, ma quando  travaso i "suoi" 20 litri nella mia tanica, il livello risulta 3 centimetri al di sotto del segnale di 20 litri  marcato in rilievo. "Questo sembra essere un litro locale, non internazionale!" gli dico, e John, che sicuramente aveva la sua percentuale di guadagno, fa fare il rabbocco a tutte le taniche. Con 8 taniche sul dinghy , per un totale di 160 litri, torniamo alla barca e rimandiamo al mattino successivo il secondo giro.
Questo comporta di rimandare di un giorno la partenza per Raja Ampat, ma ne approfittiamo per fare un po' di manutenzione (lavaggio dei filtri dell'acqua di mare e del dissalatore).
John è stato onesto e prezioso, prima di salutarci gli abbiamo regalato una maglietta e un gommoncino per i suoi ragazzi. Janus invece ha rinunciato al suo viaggio: "devo lavorare e non ho i soldi per comprare il biglietto di ritorno" ci dice, ma ci chiede di scrivergli una lettera di raccomandazione per eventuali altri imbarchi, nel caso riuscisse a convincere la madre a lasciarlo partire.
Mercoledì 31 agosto riprenderemo la navigazione fino al Parco delle Isole Raja Ampat, paradiso dei subacquei.  

NOTE PRATICHE PER I NAVIGATORI:
SORONG HARBOUR MASTER: l'ufficio dell'Harbour Master si trova alle spalle del terminal dei water-taxi ed è raggiungibile a piedi; noi siamo stati ricevuti da un giovane, molto gentile e disponibile, che parla ottimo inglese. Quando gli chiediamo informazioni sul documento di "Importazione Temporanea" della barca, telefona ad un suo amico della Custom e ci invia da lui per fare la pratica; prepara la clearance di uscita dal porto di Sorong ma ci dice di tornare a ritirarla quando avremo terminato con la Custom.
CUSTOM: i lussuosi uffici della Custom, simili ad un albergo di lusso, si trovano su una vicina collina che domina il panorama del porto (0° 52.578 S 131° 15.169 E).  Qui siamo ricevuti da Mr. Angga, anche lui gentile, professionale, ottimo inglese: per ottenere il documento di Importazione Temporanea, ci consiglia di registrare il nostro ingresso in Indonesia sul portale della Custom, secondo la nuova procedura in vigore dall'inizio di quest'anno. Non avendo noi portato il computer, ce ne mette a disposizione uno dell'ufficio, ci fa accomodare offrendoci caffè o the (cui cortesemente rinunciamo) e ci presta assistenza aiutandoci addirittura a bypassare alcuni passaggi difficili della procedura, come il documento sulle nostre vaccinazioni  e sulla disinfestazione della barca (che proprio non abbiamo).Completata la procedura on-line, ci avvisa che è necessaria una nuova ispezione a bordo (ne avevamo già avuta una a Jayapura) per fotografare la barca e la matricola del motore. Siamo un po' perplessi, fuori c'è il nostro autista e la barca è lontana, ma Mr. Angga ha organizzato tutto. Con la macchina di servizio ci riportano al terminal dei taxi-boat, ne affittano uno ad uso esclusivo (ovviamente a carico nostro: 100.000 rupe pari a circa 8 euro), saliamo a bordo, due foto e via di ritorno con gli stessi mezzi. Rientrati in sede, in dieci minuti il documento di "Importazione Temporanea" è pronto. Niente tasse, né balzelli. Abbiamo perso un po' di tempo, ma ora siamo a posto fino all'uscita dall'Indonesia.
Ultima nota: Mr. Angga ci ha infine chiarito, una volta per tutte, che non dobbiamo andare alla quarantena in ogni porto, ma solo dall'Harbour Master nei porti principali. Evviva!