domenica 19 giugno 2016

TAMBAE BAY - RUSSELL ISLANDS

9°06.916'S 159°08.827'E
Sabato 11 giugno alle 9.30 salpiamo da Honiara; il vento da ESE rimane a sud di Guadalcanal, per noi invece che costeggiamo il lato nord,  un'altra tappa a motore: 24 miglia fino a Tambae Bay, sulla costa NW di Guadalcanal.
Alle 13.45 caliamo l'ancora su un fondale sabbioso di 7-8 metri (9°15.851'S 159°39.823'E). L'ancoraggio è suggestivo e tranquillo, qualche canoa passa nelle vicinanze, solo per salutare, senza fermarsi.
Quando Luciano ed io scendiamo a terra, ci accoglie Kennet: sulla sessantina, ci racconta che tempo fa suo padre era il proprietario della baia, e ne aveva venduto una parte su cui  era stato costruito un  resort, che fu poi distrutto nel 2007 durante i conflitti etnici tra le isole di Guadalcanal e Malaita.  In attesa della fine della guerra civile, la gente del villaggio si  era ritirata nella foresta, e poté tornare solo dopo tre anni, grazie all'intervento della forza multinazionale coordinata dagli australiani. Il resort non fu mai ricostruito, ma tuttora la località è conosciuta come Tambae Resort.
“Al tempo del resort, gli yacht che ancoravano qui pagavano 150 $/notte, più altri 100 $ se facevano escursioni o snorkeling sui reef, ora li pagate a me, sono per la mia tribù” ci dice Kennet, e nel fare questa richiesta sembra quasi imbarazzato, non c'è alcuna prepotenza nel suo atteggiamento. “Non abbiamo molti soldi” gli dico “ma possiamo darvi un po' di zucchero, riso e latte”.
Nel frattempo ci fa da cicerone attraverso il villaggio, accompagnato dalla sua nipotina; sulla strada che conduce ad Honiara c'è un chiosco, dove giovani donne vendono i soliti betel-nut, oltre a qualche mazzetto di fagiolini, dei ghiaccioli conservati in un frighetto, un po' di sigarette sciolte. È l'unica strada che costeggia tutta l'isola, ed il traffico (una ventina di macchine al giorno) giustifica l'attesa per raggranellare qualche spicciolo.
Il giorno seguente salpiamo da Tambae e lasciamo Guadalcanal per la “West Province”; la prima tappa è sulle Russell Islands, dove fino al 2003 massive coltivazioni davano lavoro a migliaia di persone. Yandina, centro economico dell'impresa iniziata da privati e poi diventata pubblico-privata, era allora una città “quasi occidentale”. Anche qui, a causa della guerra civile e di contrasti  tra il Governo e la società che gestiva le coltivazioni, cessarono tutte le attività.
Nelle Russell, abbiamo letto, non è facile trovare un buon ancoraggio, perché ovunque ci sono acque profonde e la costa è molto frastagliata; per fortuna, seguendo le indicazioni del SY Bosum Bird (trovate  su internet: http://www.bosunbird.com/), andiamo a colpo sicuro. Provenendo da SE, imbocchiamo il canale tra Pavuvu Island ed Hoi Island; dopo circa mezzo miglio, proprio in mezzo al canale, c'è un basso fondale sabbioso sui 12 metri,  che termina 100 metri più a nord con una secca dove il fondale è di circa 2 metri. Indicazioni precise e molto utili, che ci evitano di vagare alla ricerca di un buon posto per passare la notte. Alle 13.20 gettiamo l'ancora nel punto indicato da Bosum Bird (9°06.916' S 159°08.827' E); un bagno veloce, giusto per vedere l'ancora nella sabbia (solo io, perché l'allarme coccodrilli è sempre attivo); nel canale c'è una corrente verso sud di circa 1,5-2 nodi.
 
Poiché la tappa successiva, fino all'isola di New Georgia, è di almeno 60 miglia e inoltre l'atterraggio si trova in una laguna con bassi fondali, dove è necessaria una buona visibilità ed il sole alto, decidiamo di partire all'una di notte di lunedì 13.