martedì 13 agosto 2024

Luglio - agosto 2024: dalla Sicilia a Skiathos

 

Il viaggio in aereo per tornare in Sicilia è un incubo: a causa delle attività eruttive dell’Etna il mio volo per Catania viene dirottato su Trapani; quello di Marcello, amico del Paterazzo che navigherà con me fino ad Atene, è invece dirottato su Palermo. Con grande fatica entrambi riusciamo a raggiungere Catania e a ritrovarci; finalmente, con innumerevoli ore di ritardo, riusciamo a salire su un ultimo autobus che ci porta a Marina di Ragusa. In pratica sono partito da casa alle 5.45 e arrivato in barca alle 23.00! Visto che poteva andare peggio, meglio dire “tutto bene quel che finisce bene…”

Nonostante il viaggio fantozziano da cui non è facile riprendersi, Marcello ed io dobbiamo subito darci da fare. Per prima cosa devo affrontare il problema che mi fa dannare da quando sono rientrato in Mediterraneo: l’elica di prua.

Un calvario iniziato l’11 agosto 2023 con la perdita dell’elica durante la manovra di ormeggio nel porto di Ceuta e proseguito con sostituzioni di componenti ma soprattutto con ore e ore di lavoro a Benalmadena e Aguadulce, dove con l’aiuto di Angelo e prima di volare a casa credevo di aver risolto il problema. Mi sbagliavo: tornato a bordo mesi dopo, ad ottobre 2023, realizzo che l’elica di prua ancora non funziona. Chiamo Hyeres, sede Amel in Costa Azzurra, ordino un kit di ricambi e lo faccio spedire ad Ibiza, dove arriva il 27 ottobre: altre ore di fatica, ma a lavoro concluso l’elica di prua sembra funzionare perfettamente.

Altra mera illusione. Pochi giorni dopo, a Maiorca, l’elica di prua mi abbandona nuovamente nel bel mezzo della manovra di ormeggio. A questo punto mi rassegno: rinuncerò all’ausilio dell’elica fino alla Sicilia. Dal Marina di Ragusa, dove arrivo il 14 novembre, spedisco in Francia alla base Amel di Hyeres l’elica di prua con tutto il suo albero, per una revisione e manutenzione generale.

Quando torno a bordo, nella primavera 2024, trovo ad attendermi l’elica revisionata, che monto senza troppe difficoltà. Fine del calvario? Macché!

Anche se non ne ho parlato nei blog precedenti (per non tediarvi? perché non ne potevo più io stesso?) il problema continua a perseguitarmi anche durante la circumnavigazione della Sicilia di maggio-giugno 2024. Durante la manovra di ormeggio a Sciacca perdo l’elica a causa di un cordino che univa le due trappe di prua. Grazie ad un sub locale l’elica viene ritrovata, la rimontiamo. Qualche settimana di tranquillità, fino alla baia di Taormina, dove accostando alla boa perdo nuovamente l’elica; la profondità è sui 20 metri, sta per far buio, il giorno successivo dobbiamo essere a Catania dove scendono Matteo e Beatrice. Rinuncio quindi al recupero e ripartiamo senza elica, arrangiandoci nelle soste successive fino a destino. Una volta rientrati al Marina di Ragusa, a giugno 2024, ordino all’Amel di Hyeres due nuove eliche di prua (una da montare, l’altra di rispetto).

Torniamo al racconto: il 24 luglio, appena arrivati a bordo, Marcello ed io ci dedichiamo all’ennesimo montaggio dell’elica di prua. Speriamo sia la volta buona…

Il 25 noleggio un’auto e facciamo la spesa per la cambusa.

Il 26 salpiamo alle 9.00 per Marzamemi, dove arriviamo alle 15.15. Durante la manovra di attracco, incredibile a dirsi, perdo nuovamente l’elica di prua. Nessuna causa apparente, non abbiamo toccato alcuna cima o cavo. Nulla. Ancora una volta ingaggio un sub per il recupero, ma il suo primo tentativo non ha successo.

Nel frattempo installiamo l’elica di scorta, e ci accorgiamo che quella precedente è saltata con tutte le viti; sembra inspiegabile, ma poi notiamo che le ultime viti arrivate da Hyeres sono più corte di quelle usate finora.

La mattina successiva, 27 luglio, il sub tenta ancora di trovare l’elica, ma anche la seconda immersione fallisce. Rinuncio definitivamente: ordinerò un’altra elica di prua, me la farò portare a bordo da qualcuno degli amici che mi raggiungeranno in Grecia, e affronterò il primo tratto di questo viaggio con una sola elica di prua, senza pezzo di ricambio.  

A questo punto non ci resta che partire: alle 8.55 molliamo gli ormeggi e mettiamo la prua verso Est. La destinazione è Messolongi, all’inizio del Golfo di Patrasso, a 321 miglia. C’è poco vento, da NE, e per le prime 24 ore procediamo a motore. Il vento arriva la mattina successiva, mentre avviciniamo il passaggio tra Cefalonia e Zacinto.

Arriviamo a Messolongi alle 12.50 del 29 luglio, dopo 52 ore di navigazione. Ci accoglie un bel marina con tutti i servizi, facciamo un giretto in paese e ceniamo al ristorante del marina. 


Il 30 luglio salpiamo all’alba per Itea, a 57 miglia. Inizialmente, in assenza di vento, procediamo a motore; solo verso metà mattina una leggera brezza ci permette di aprire la randa. Navigando con vela e motore arriviamo a destinazione alle 16.30.

Come spesso succede dopo una giornata di calma, il vento si alza proprio quando non se ne avrebbe bisogno, cioè durante la manovra di ormeggio: per contrastarlo mi affido all’elica di prua che però, dopo qualche minuto di sforzo, mi molla! L’abbiamo persa di nuovo. Anche in questo caso non c’è stato alcun contatto con cavi o cime, il problema devono essere le maledette viti, troppo corte. Sentito il cantiere Amel, infatti, mi viene consigliato di metterci sopra un po' di silicone. La mattina dopo ingaggio un sub locale per la ricerca, che questa volta va a buon fine.


Ennesimo rimontaggio, col silicone, e speriamo che sia l’ultimo!

A Itea, presso gli uffici della Guardia Costiera, registriamo l’ingresso di Refola in Grecia, pagando la modica cifra di 15 €. Il porticciolo dove abbiamo ormeggiato è dotato di colonnine per acqua ed elettricità; sembra che siano in procinto di aprire un vero e proprio marina, ma al momento non ci sono uffici né addetti e pertanto la sosta è gratuita. Bene!

Il 1° agosto lasciamo Itea alle 9.00 per raggiungere Corinto, a 38 miglia, all’estremità ovest del canale. Arriviamo verso le 15.00. Se possibile vorremmo passare il canale già nel pomeriggio, senza fermarci per la notte. Chiamiamo col VHF l’autorità del Canale, ci dicono di ancorare fuori dai segnali di ingresso, nell’area a NE dell’entrata.

L’attesa non dura molto. Verso le 16 viene aperto il nostro senso di marcia: la stazione ci richiama via radio invitandoci ad avvicinarsi, con la raccomandazione di tenere una velocità massima di 7 nodi, senza superarla.

Entriamo nel canale. La larghezza è di circa 20 metri quindi navighiamo tenendoci al centro; superato il primo tratto in cui sembra di essere in un canale “normale”, ci si addentra nella parte scavata: su entrambi i lati si elevano alte pareti rocciose, di 60 metri e oltre. Un panorama innegabilmente spettacolare. Ci precede un catamarano; all’inizio siamo vicini ma poi lui accelera (contravvenendo le istruzioni) e si allontana. Lo lascio andare. Spengo il pilota automatico e timono a mano. A circa metà percorso vediamo il cantiere, ora inattivo, usato per la rimozione dei detriti provocati dalla frana del 15 gennaio 2021, a seguito della quale il Canale è stato a lungo chiuso al traffico.

La lunghezza del Canale di Corinto è molto ridotta, circa 3 miglia, quindi in mezz’ora siamo alla fine. Alle 16.30, per pagare il passaggio, ormeggiamo al lungo molo dove hanno sede gli uffici dell’Isthmia Port Authority: la tariffa per Refola è di 371€, non proprio economica, ma tutto sommato non esagerata per un’esperienza davvero interessante e suggestiva.



Ancoriamo per la notte appena a nord dell’uscita dal canale (37°55.161N 23°00.721E). La mattina dopo, visto che siamo in anticipo sul programma di navigazione, decidiamo di fare una piccola deviazione prima di raggiungere Atene. Come prima tappa scegliamo la baia a nord est di Agios Thomas, una piccola isola disabitata; per fare il bagno e pranzare ancoriamo su un fondale sabbioso di 15 metri, con acqua cristallina (37°48.765N 23°15.403E). Alle 15,30 proseguiamo per l’isola di Aegina; ho individuato un buon ancoraggio nel suo versante SW, in località Profitis Ilias, dove arriviamo alle 17.40.

Il 3 agosto salpiamo alle 9.00, aggiriamo la punta meridionale di Aegina, risaliamo la sua costa orientale fino ad Agia Marina dove ancoriamo su fondale sabbioso, 6-7 metri di profondità (37°44.695N 23°32.713E).

Cominciamo la ricerca di un marina ad Atene, dove ci sarà il primo avvicendamento di equipaggio: Attilio (un vecchio amico, come me tra i fondatori del circolo velico “Il Paterazzo”) arriverà il 4 agosto, Marcello tornerà a casa il 5. La ricerca purtroppo risulta infruttuosa, nessun porto intorno ad Atene è in grado di ospitarci; alla fine troviamo un posto all’Olympic Marina, che si trova nella cittadina di Laurio, o Lavrio, sul versante orientale dell’Attica, ad una settantina di chilometri da Atene. Avvisiamo Attilio di questo cambiamento di programma, dovrà trovare il modo di raggiungerci lì.

Il 4 agosto partiamo di buon mattino per la tappa di circa 30 miglia. Mettiamo la prua sull’estremità meridionale dell’Attica, Capo Sunion, dove si trova il meraviglioso tempio di Poseidone, che riusciamo a intravvedere dalla barca con l’ausilio del binocolo. 


Alle 14.00 siamo a destino: l’Olympic è un bellissimo marina dotato di tutti i servizi, molto grande. Prima di ormeggiare facciamo il pieno di carburante.

La sera stessa Attilio riesce ad arrivare in barca, non senza qualche peripezia. Il suo piano era noleggiare all’aeroporto un’auto che Marcello avrebbe riconsegnato il giorno dopo, ma la compagnia non ha accettato il cambio di guidatore; lui ha tentato di convincerli, ma alla fine si è rassegnato a prendere un taxi.

La stessa cosa fa Marcello il giorno dopo. Averlo a bordo è stato un piacere: un buon compagno di viaggio, sempre pronto a dare una mano, sempre vigile e attento.

Dopo la sua partenza, Attilio ed io ci rechiamo al porto di Laurio per aggiornare la crew-list, ma la capitaneria ci risponde che la modifica non è necessaria. Passiamo quindi al compito successivo: visita al supermercato per integrare la cambusa.

Il 6 agosto lasciamo l’Olympic Marina diretti ad Aliveri, nell’isola di Eubea, a 44 miglia. Navighiamo verso nord, inizialmente abbiamo il vento sul naso e quindi andiamo a motore, poi nel pomeriggio il vento gira a NE consentendoci di procedere a vela. Eubea, dopo Creta, è la seconda isola greca per grandezza, è poco popolata, aspra e montagnosa. Aliveri è un paesino carino con il proprio porto, vicino ad un complesso industriale; alle 17.10 ancoriamo all’inizio dell’area portuale, protetti dal frangiflutti (38°23.695N 24°02.759E).

Il giorno successivo continuiamo a risalire il tratto di mare che separa la terraferma dall’isola di Eubea, che si fa sempre più stretto man mano che ci avviciniamo al capoluogo dell’isola, Calcide (Khalkis sulle carte nautiche). Passiamo prima sotto un ponte alto 36 metri, poi una volta arrivati a Calcide troviamo un ponte le cui tracce si perdono nella notte dei tempi (pare che già esistesse, in legno, nel 411 a.C.): ora è un ponte mobile, molto basso sull’acqua e molto trafficato. Accostiamo alla banchina a dritta, a sud del ponte, dove c’è l’ufficio che gestisce il passaggio delle barche, paghiamo la nostra quota di € 35 e con un certo disappunto apprendiamo che il ponte verrà aperto solo l’indomani sera, dopo le 21.00.



In assenza di alternative, facciamo buon viso; alle 14.00 ancoriamo nella vasta area di fronte agli uffici (38°27.606’N 23°35.288’E), dove sono già presenti altre 3-4 barche. Mettiamo in acqua il gommone ed andiamo a terra.

Facciamo un giro di perlustrazione. Calcide-Khalkis è un’animata località turistica; vagabondando tra le stradine del centro apprendiamo che proprio qui morì, nel 322 a.C., niente meno che Aristotele. La banchina a nord del ponte è costellata da una miriade di alberghi e ristoranti, uno dei quali ci ospita per la cena.

Giovedì 8 agosto torniamo a terra al mattino per fare un po’ di spesa e poi ci predisponiamo ad aspettare l’apertura del ponte. Col passare delle ore aumenta il numero delle barche in attesa. Arrivano le 21.00 e non succede niente; seguitiamo ad aspettare con pazienza, mentre alla radio VHF sentiamo ogni tanto qualche comunicazione, per lo più incomprensibile. Finalmente, alle 23.30, vediamo accendersi le luci sul palo di segnalazione per l’apertura del ponte. Iniziano con il traffico diretto verso sud (tre luci: verde, bianca, verde). Vediamo passare una ventina di imbarcazioni grandi e piccole. Alle 23.50, il segnale che aspettavamo (tre luci: rossa, bianca, rossa). Tocca a noi! Velocemente tiriamo su l’ancora per non perdere la pole position e affrontiamo decisi, per primi, il passaggio. Abbiamo una debole corrente contraria. Alla radio VHF continuano messaggi per noi indecifrabili, ma proprio quando siamo all’altezza del ponte realizziamo che una grossa nave sta avanzando dietro di noi, emettendo segnali sonori e luminosi. È troppo tardi per farci da parte, non posso far altro che superare il ponte e poi finalmente farla passare. Non proprio una bella figura, per fortuna senza gravi conseguenze.

Avanziamo altre due miglia per portarci fuori dalla zona turistica e soprattutto lontano dalla musica a tutto volume dei locali. In assenza di vento, ancoriamo senza problemi nonostante il buio (38°28.694’N 23°37.025’E).

Venerdì 9 agosto salpiamo alle 9.15, continuando a risalire il canale tra la terraferma e l’isola di Eubea; abbiamo vento da NW sui 15 nodi, giusto sul naso per la nostra rotta. Ancora una volta nel pomeriggio gira a NE, permettendoci di fare un po' di vela; per essere completamente riparati decidiamo di fermarci in prossimità della terraferma. Dopo circa 38 miglia ancoriamo nella baia di Theologos, super protetta, a sud est del porticciolo (38°39.535’N 23°11.063’E).

Sabato 10 agosto salpiamo alle 10.10 e proseguiamo in direzione NW nel canale tra la terraferma e l’isola di Eubea. Dopo aver aggirato capo Kavos, estremità occidentale di Eubea, seguendo il canale la nostra direzione diventa NE e, ovviamente, è proprio da lì che viene il vento! Primo assaggio di Meltemi, sui 20 nodi, sul naso. Tengo fuori solo la randa e aumento i giri motore; dopo 32 miglia, alle 15.50 siamo a destino, nella baia superprotetta di Ormos Vathikelou, in terraferma. Ancoriamo su fondale fangoso, ottimo tenitore (38°56.634’N 22°56.290’E).

Nel pomeriggio ci dedichiamo alla manutenzione. Il focus è il boma della randa, dove si erano formate due piccole crepe nella scanalatura dei carrelli di attacco e rinvio della scotta. Tempo addietro avevo fatto una riparazione provvisoria, spostando i carrelli a una ventina di centimetri dalle crepe. Grazie al prezioso aiuto di Attilio riusciamo a sfilare i carelli (è stato necessario trapanare le viti), riparare il morsetto del punto di scotta (con l’inserimento di una piastrina in acciaio), fissare nuovamente (con nuove viti) i carrelli. Alla fine siamo molto soddisfatti: la riparazione ci sembra solida, quando sarà possibile smonterò il boma per affidare ad un’officina la saldatura delle crepe.

Domenica 11 agosto partiamo alle 7.00 diretti a Skiathos, isola dell'arcipelago delle Sporadi Settentrionali: una tappa di 32 miglia che riusciamo a fare di bolina, visto che il Meltemi è girato a ENE, sui 13-18 nodi. Arriviamo alle 12.30 e attracchiamo alla banchina, a nord della zona di ormeggio dei traghetti di linea.  

Sentiamo al telefono Angelo, che è atterrato sull’isola e ci sta raggiungendo in taxi. Interviene nel frattempo l’omino dell’ormeggio, che ci invita ad andarcene perché non abbiamo la prenotazione; solo per un pelo riusciamo ad accogliere Angelo a bordo.

Molliamo le cime, ci allontaniamo di qualche centinaio di metri e diamo ancora; non passa mezz’ora che arriva la guardia costiera: dobbiamo spostarci nuovamente perché ci troviamo in un’area in cui l’ancoraggio è proibito a causa della prossimità con l’aeroporto. Finalmente, alle 15,30, troviamo pace ormeggiando sul lato nord del pontile galleggiante (39°09.894’N 23°29.653’E).

Il giorno dopo, 12 agosto, ci raggiungono Attilio e Claudia, ospiti veterani di Refola. Con il nuovo equipaggio siamo pronti a riprendere l’avventura.