lunedì 13 giugno 2016

HONIARA

9°25.698'S 159°57.308'E
Il 5 giugno, dopo aver navigato per 7 ore a motore, senza un alito di vento, su un mare liscio come l'olio e con tasso di umidità al 90%, arriviamo ad Honiara, Mbokona Bay.
La baia si trova subito ad ovest del piccolo promontorio Point Cruz, sul cui lato est è stato costruito di recente il porto commerciale, con un terminal per i container; la parte ovest del promontorio, consolidata da un frangiflutti di prefabbricati di cemento, è normalmente utilizzata da piccole barche e sgangherati traghetti, con ancora e cime a terra sul frangiflutti stesso.
L'ingresso della baia è segnalato da una coppia di boe (rosso a sinistra, verde a dritta) posti alle estremità dei due grandi reef che si estendono da entrambi i lati; un allineamento a terra, con due luci verdi lampeggianti, consente un sicuro atterraggio anche di notte.
Alle 14.10 gettiamo l'ancora al centro della baia su un fondale di sabbia/fango sui 20 metri (9°25.698'S 159°57.308'E).
Dobbiamo completare le pratiche d'ingresso, ma essendo domenica rimandiamo l'operazione all'indomani.
Ci è stato detto ed abbiamo letto che sulla baia si affaccia uno Yacht Club, che rappresenta un punto di riferimento sicuro, mentre tutto intorno furti e rapine sono sempre in agguato; i nostri amici di A-Gogo, nel 2014, hanno subito qui un tentativo di abbordaggio notturno.
Con un po' di circospezione, scendiamo a terra in perlustrazione: gli uffici dello Yacht Club sono chiusi, ma il bar è aperto. Bevendo una bella birra fresca assumiamo le prime informazioni: dove sono dislocati dogana, immigrazione, supermercati, mercato di frutta e verdura.
La struttura del club è originale: ben visibile anche dal mare per l'alto tetto aguzzo, in foglie di palma intrecciate, sorretto da grossi montanti in legno. È un vero Yacht Club, tutto recintato, con piccole derive per la scuola di vela, il tabellone con i nomi dei vincitori di trofei di pesca; l'ingresso dalla strada, un cancello in acciaio, è controllato 24 ore su 24, con tanto di registro degli accessi.
La spiaggia è divisa in due parti: la metà ovest è riservata al club e comprende anche un piccolo pontile, alla cui estremità c'è un fondale di circa 1,5 mt; la metà est è utilizzata da decine e decine di barche a motore che in un via vai continuo trasportano i locali dai loro villaggi alla capitale e viceversa, occupando tutto il bagnasciuga e rendendo talvolta impossibile raggiungere terra.
Appena ad est della spiaggia c'è un grosso pontile in ferro, ad uso esclusivo della polizia, ai lati del quale sono ormeggiate all'inglese due grosse unità navali sui 30 metri, più altre due unità più piccole.
La massiccia presenza di polizia nella baia, almeno in parte, ci rassicura; forse riusciremo a dormire tranquilli!
Alle spalle dello Yacht Club, lungo la strada principale, vediamo decine di negozi cinesi, molti dei quali aperti anche di domenica. In giro ci sono numerose famigliole, provenienti da altri villaggi di Guadalcanal o dalle isole vicine.
Lunedì mattina completiamo le pratiche per l'ingresso alle Solomon, pagando le tasse dovute: in Solomon $, 2350 per la dogana (la tariffa dipende dalla lunghezza della barca, circa 18 US$ al metro), 200 per la Biosecurity, 300 per l'Immigrazione (cifra fissa indipendentemente dal numero di persone a bordo). Complessivamente, circa 342?.
Qui a Honiara è possibile ottenere il rifornimento di gasolio esentasse; la procedura è un po' lunga: occorre prima ritirare un modulo presso gli uffici Inland Revenue, una sorta di agenzia governativa delle entrate, che va compilato con i dati della barca; poi si va negli uffici dell'azienda distributrice (South Pacific Oil oppure Markwarth Oil) perché compilino il modulo nella parte di loro competenza e alleghino una fattura pro-forma; si torna all'Inland Revenue per ottenere il visto di approvazione, con il quale si può procedere al pagamento del gasolio. A questo punto occorre solo fissare l'appuntamento per il rifornimento.
Il distributore si trova nell'ultimo pontile ad est del porto; vi vengono riforniti anche traghetti e piccole navi, ma il lato est del molo è riservato alle barche del diporto; è piuttosto alto, in cemento, sorretto da pilastri; il fondale idoneo all'ormeggio, fino a 2,60 metri, è limitato a una trentina di metri.
Non siamo invece riusciti a procurarci il gas per la cucina: il negozio che ci era stato indicato (appena fuori dello Yacht Club, a sinistra ), che oltre a vendere attrezzature e fornelli si occupa del rifornimento delle bombole, si rifiuta di riempire le nostre camping gas da 3 kg perché il loro è gas propano, mentre le camping sono tarate per il gas butano; in realtà in Polinesia Francese non hanno fatto alcuna difficoltà in quanto le caratteristiche di sicurezza, pressione e temperatura sono simili.
Anche per la riparazione alle vele dobbiamo arrangiarci, non c'è una veleria né alcuno attrezzato per far riparazioni.
Per il resto si trova tutto, e un po' alla volta rimpinguiamo la cambusa di tutto quel che ci serve. Honiara è una città in espansione, con un traffico intenso nelle ore di punta, e anche grossi marchi internazionali di attrezzi e strumenti iniziano ad aprire punti vendita.
Lo stesso lunedì arrivano altre due barche a vela: "Intender", con una coppia di polacchi naturalizzati americani e uno Jeannou 381 condotto da un giapponese che in solitario riporterà la barca in patria. Sono le prime barche che vediamo da quando abbiamo lasciato Port Vila nelle Vanuatu, ed è naturale familiarizzare subito.
I polacchi ci invitano a bordo per un aperitivo a base di succo di frutta e vodka, che al secondo giro letteralmente ci stronca.
Tra una cosa e l'altra, i giorni passano velocemente e giovedì 9 giugno è il giorno della partenza di Francesco; partenza un po' tormentata, perché l'aeroporto di Honiara, martedì 7, pensa bene di entrare in sciopero. Con apprensione seguiamo su internet lo stato dei voli (tutti cancellati), e ci tranquillizziamo solo la mattina stessa della partenza, quando vediamo indicato in arrivo il volo da Brisbane corrispondente a quello di Francesco. Ci salutiamo quindi sul molo del gasolio: dopo i 50 giorni che ha passato su Refola, ci sembra proprio di conoscere Francesco da sempre, e con lui siamo stati davvero bene.
L'ultimo giorno che passiamo ad Honiara Luciano ed io lo dedichiamo quasi totalmente ad aiutare Hiro, il giovane giapponese di Okinaua, che deve armare le nuove vele che si è fatto spedire qui. Non sembra molto esperto, e forse senza di noi non ce l'avrebbe fatta; per sdebitarsi, la sera ci offre una cena in un bel ristorante giapponese, a pochi passi dalla nostra spiaggia.
Sabato 11 giugno lasceremo Honiara per una piccola tappa di 24 miglia fino all'estremità NW di Guadacanal, Tambae Bay.