10°50.224'S che 162°27.069'E
Alle 21.30 del 28 maggio partiamo per una tappa di 212 miglia, fino all'isoletta di Santa Ana, dove prevediamo di arrivare nella mattinata del terzo giorno, dopo due notti di navigazione. Salpiamo l'ancora nel buio più assoluto: non senza qualche difficoltà, nonostante le tracce registrate sui plotter, usciamo dalla nostra piccola rada di Shaw Point e siamo nella vasta Graziosa Bay, piena di lucine bianche a pelo d'acqua: sono tantissime canoe, a stento visibili, con i locali intenti alla pesca. Procedo a velocità ridotta fino all'uscita nord della baia, con accese le luci di via basse e Luciano di guardia a prua ... sarebbe spiacevole investire una canoa, a causa di una lampada guasta o con batterie scariche.
Una volta in mare aperto, mettiamo la prua su 266°: abbiamo 2 nodi di corrente a favore, segno che, nonostante l'ampia imboccatura della baia, l'effetto della corrente di marea è rilevante.
Spegniamo il motore solo alle 5.20 del mattino, quando arriva il primo venticello in poppa sui 10-12 nodi; alle 10.00 issiamo il balooner e procediamo a farfalla con i due tangoni aperti fino alle 16.00.
Intorno alle 22.00, quando sta per terminare il mio turno di guardia, il vento apparente scende sotto i 6 nodi e l'onda al gran lasco, che è andata via via aumentando fino a 2 metri, provoca un continuo scuotimento delle vele e di tutto l'armamento. A malincuore ci rassegniamo a navigare anche la seconda notte a motore.
Il nostro arrivo a Santa Ana è salutato da un bel temporale, con pioggia fitta che ci impedisce di vedere l'ingresso della baia, delimitato da due ampi reef; aspettiamo a debita distanza il passaggio del groppo e poi entriamo seguendo le immagini satellitari di SAS Planet, questa volta provvidenziali perché la cartografia C-Map e Navionics ci colloca a terra!
Per fortuna i locali hanno piantato sui reef numerosi paletti (lunghi rami d'albero) che in qualche modo segnalano gli ostacoli e le acque sicure, anche con scarsa visibilità, sono facilmente identificabili.
Alle 8.40 caliamo l'ancora nella parte sud della baia, dove il fondale sale più dolcemente, 10-12 metri di sabbia e acque limpidissime (10°50.224'S 162°27.069'E).
A conferma delle previsioni meteo, il sole se n'è andato definitivamente nel pomeriggio e la nostra sosta a Santa Ana è stata caratterizzata da continui rovesci e cielo coperto di nuvole.
Il giorno successivo, attrezzati per ripararci dalla pioggia, scendiamo a terra con il dinghy: sulla spiaggia un gentilissimo e corpulento giovane ci dà indicazioni per l'atterraggio; è Brian, che vive nella capitale Honiara, ma si trova qui per il funerale della nonna di 91 anni, ci porge il benvenuto
e ci fornisce le prime informazioni: c'è un lago a circa 1 km (che avevamo visto nelle immagini satellitari), raggiungibile con un sentiero non ben segnalato e sconnesso, meglio farsi accompagnare.
Proseguiamo il nostro giro nel villaggio, di capanne in legno e paglia, molto curate; ci viene incontro un giovane sulla trentina, James, che molto gentilmente ci avvisa che dovremmo firmare il "guest book" tenuto dal capo villaggio (il "chief"), che però al momento di trova ad Honiara. Comunque, dice James, anche in sua assenza siamo i benvenuti e abbiamo il permesso di girare liberamente, anzi si offre lui stesso di accompagnarci dove desideriamo: a visitare il lago oppure il villaggio che si trova nella parte opposta dell'isola, dove ci sono due tradizionali "Kastom House" in cui sono conservate sculture e suppellettili delle antiche tradizioni. Optiamo per andare prima al villaggio, poi, se ci sarà tempo, saliremo al lago; si unisce a noi anche Tex, cognato di James.
Una larga strada sterrata attraversa tutta l'isola unendo gli unici tre villaggi e l'aeroporto; è stata finanziata e realizzata dal governo, che allo scopo nel 1986 ha inviato bulldozer e camion. Oggi invece non c'è alcun mezzo di trasporto a motore, ma i locali sono davvero orgogliosi della loro "main road".
A metà percorso vediamo le scuole primarie e secondarie che servono tutti e tre i villaggi; quando passiamo i più piccoli hanno finito le lezioni e stanno tornando a casa. Per loro è una festa fare un pezzo di strada con noi: sono sorridenti, curiosi e un po' timidi, ma si divertono un sacco a mettersi in posa davanti alle nostre fotocamere, con il classico saluto dell'indice ed il medio della mano aperti.
I 15 minuti di cammino che ci avevano annunciato per arrivare al villaggio di Nataghera diventano in realtà 50; all'ingresso ci accoglie il chief Peter, cultore e profondo conoscitore delle antiche tradizioni, che ci fa da guida nel villaggio e naturalmente nelle Kastom House.
Le Kastom House sono luoghi sacri, dove sono presenti gli spiriti degli antenati, oltre alle loro ossa e ai loro teschi. Le donne non possono entrare, dice Peter, e mentre gentilmente prega Lilli di aspettare all'esterno, invita noi maschietti a seguirlo e in inglese, con grande entusiasmo, ci spiega il significato delle diverse sculture in legno, alcune delle quali sono antichissime.
Il giro prosegue nel villaggio, sulla spiaggia protetta dal reef, dove il mare frange vistosamente, essendo esposto ad est e quindi al vento dominante; c'è una piccola pass per le barche e le canoe, fatta dagli australiani, ma accessibile con mare calmo.
Alla fine della visita, Peter ci fa firmare il "guest book" e ci chiede di fare una donazione alla comunità; gli diamo 100 $ Solomon (circa 12 ?), ma subito dopo chiede anche un omaggio per sé. Siamo un po' imbarazzati perché non abbiamo portato niente di utile allo scopo, ma Francesco risolve la situazione rinunciando al suo coltellino svizzero multiuso, che sembra molto gradito.
Quando torniamo a Port Mary sono le 12.30, perciò accantoniamo l'idea della visita al lago; prima di salutarci, Tex viene a fare una visita a bordo e così per ringraziarlo del servizio di accompagnamento gli regaliamo un pallone di cuoio (un po' sgonfio) ed un frisby. Anche lui si mostra molto contento dei regali, che si rivelano utili in quanto la sua attività nel villaggio è seguire i giovani ed organizzare partite (è un tifoso dell'Italian football).
Dopo pranzo riceviamo la visita di Edmond: con la canoa è partito dall'isola vicina, Santa Catalina, per proporci le sue sculture in legno, molto belle ed a buon mercato; ne abbiamo acquistate tre per l'equivalente di circa 30 ?, oltre a filo e ami da pesca.
Purtroppo il tempo ha guastato la nostra sosta a Santa Ana, ma abbiamo potuto apprezzare una baia stupenda, dalle acque calme e limpide, la gente dei villaggi gentile e disponibile. Un po' dispiaciuti dell'assenza di sole, domani riprendiamo la rotta di avvicinamento ad Honiara.