La mattina del 25 aprile, per lasciare l’ancoraggio
senza infamia e senza lode di Velassaru, dobbiamo aspettare che il sole sia
abbastanza alto: sulla rotta di uscita dalla laguna (120°) ci sono alcuni reef
da evitare, e come sempre vogliamo navigare in sicurezza. Alle 10 la visibilità
dei fondali è accettabile; salpiamo e partiamo. Una volta fuori dal reef la
nostra rotta è 60°. Il vento è da NW, abbiamo un apparente al traverso sui
10-12 nodi: finalmente si va a vela!
Attraversato il canale che separa gli atolli di Male
Sud e Male Nord, passiamo ad ovest della capitale, Malè, che vista dal mare ci
fa uno strano effetto. Da un lato ci colpisce rivedere per la prima volta, dopo
settimane passate per mare, palazzi alti, automobili, strade asfaltate;
dall’altro la città ci appare compressa, pigiata, ai limiti della capienza.
L’isola su cui sorge è piccolissima e tutta edificata, sembra non esserci posto
neanche per un box auto.
Il traffico di barche a motore è intenso, ma per nulla
al mondo rinunceremmo ad avanzare a vela, ora che si può; così proseguiamo
verso NNE, scorrendo il versante ovest di Hulhumale, l’isola dove c’è
l’aeroporto.
Quando il vento rinforza con qualche raffica a 16
nodi e Refola prontamente risponde, accelerando a 7-7,5 nodi ci sembra di
sognare, di essere tornati alle veleggiate del Pacifico. Ma il divertimento non dura molto, perché alle
13 siamo già arrivati alla nostra destinazione, Himmafushi.
Qui la cartografia elettronica, anche se scarsamente
dettagliata, è perlomeno corretta. Entriamo nella pass artificiale (scavata nel
reef) tramite cui si accede al piccolo porto e ad una laguna oblunga, dove ancoriamo
su un fondale sabbioso di 8-9 metri (4°18.472’N 73°33.848’E).
Accanto a noi
vediamo con piacere ancorato Vamonos 2, il catamarano dell’australiano Terry
che abbiamo conosciuto a Galle in Sri Lanka e rivisto a Uligamu alla fine di
marzo; a bordo sembra non esserci nessuno, il dinghy non c’è. “Saranno a terra”,
pensiamo.
Andiamo in paese col dinghy per prendere
informazioni sui traghetti per Malè, di cui avranno bisogno venerdì Ornella ed
Umberto, che lasceranno Refola per volare in Italia. Dopo varie e non facili ricerche
riusciamo a capire qualcosa dei trasporti locali: c’è un servizio di barche
veloci che effettua 4-5 corse al giorno ad orari stabiliti. Dal momento che i
motoscafi non trasportano più di una ventina di persone, se si vuole essere
certi di imbarcarsi è necessario prenotare i posti telefonando alla compagnia
il giorno prima (il biglietto si paga alla partenza). Sono barche nuove e molto
veloci (fino a 4 motori fuoribordo da 250 cavalli, si viaggia a 30 nodi), che
impiegano circa 15 minuti per arrivare a Malè, al prezzo di 100 Rupie a testa (circa
5,5 €).
Il paese di Himmafushi non ha nulla di
particolarmente attraente: le strade come sempre sono in sabbia, percorse da
motorini e qualche piccola auto elettrica, alcune case sono in stato di
abbandono, 4-5 piccoli negozi alimentari (tutti poco forniti di frutta e
verdura) ed altrettanti negozi di souvenir. Facciamo un po’ di spesa e
rientriamo a bordo.
Nell’avvicinarci vediamo Terry sul suo catamarano,
così Lilli ed io andiamo a salutarlo.
Ci racconta le due disavventure che gli
sono capitate in questo mese: in uno dei primi ancoraggi dopo Uligamu gli hanno
rubato il dinghy (ne sta ora cercando uno usato) e poi è stato vittima di un
raggiro per estorcergli denaro!
La prima purtroppo è semplice da spiegare: la sera
il gommone era legato alla barca, la mattina non c’era più. La seconda è più
complessa: il programma di navigazione di Terry prevedeva di fare sosta a Malè
per tirare in secco la barca e controllare una piccola infiltrazione; perciò
come da istruzioni ricevute da Assad (lo stesso nostro agente di Uligamu) prima
di entrare a Malè chiama al telefono l’agente locale, collaboratore di Assad,
per avvisare del suo arrivo e rifare le pratiche doganali (costo 150 US$). Ma
questo agente non risponde alle ripetute chiamate e Terry a questo punto,
avendo appuntamento con il cantiere, entra e tira su la barca. Poco dopo, come
per magia, spunta dal nulla l’agente fino ad allora irreperibile, comunicando a
Terry che la dogana vuole fargli una multa di 55.000 Rupie (circa 2900 €) per
essere entrato a Malè senza rifare le pratiche doganali. Alle rimostranze di
Terry (“ma io ti ho chiamato, tu non rispondevi, cosa dovevo fare?”), lo
“zelante” agente promette di fare del suo meglio per risolvere il problema. Il
giorno dopo torna e gli racconta di essere riuscito, dopo estenuante
trattativa, ad ottenere la riduzione della multa a 14.000 rupie (730 €). Ma Terry
è inflessibile: “Io non pago nulla, ho chiamato e nessuno ha risposto, sul mio
telefono ci sono le prove, andiamo insieme alla Dogana, voglio far sentire le
mie ragioni!”. “Meglio di no, meglio di no - ribatte l’agente - andrò a
trattare ancora…” La partita non è chiusa, ma Terry non ha ricevuto finora
alcuna contestazione formale e - giustamente - è intenzionato a non tirare
fuori neanche un dollaro. Speriamo ce la faccia!
Giovedì 26 è per Ornella ed Umberto l’ultimo giorno
su Refola; il loro aereo parte da Hulumale la mattina di sabato e per evitare
una alzataccia il giorno della partenza dormiranno l’ultima notte in un albergo
vicino all’aeroporto. Avremmo voluto fare ancora un po’ di snorkeling, ma…
nonostante i colori della laguna intorno a noi siano splendidi come sempre, l’ancoraggio
non è così tranquillo: il vento è sui 15 nodi da W, il mare supera la barriera
e abbiamo una bella ondina sul mezzo metro che fa continuamente beccheggiare la
barca.
Come se non bastasse, il traffico nella laguna è intenso e le barche che
sfrecciano a qualche decina di metri dalla poppa creano anch’esse una bella
onda. Disagevole fare il bagno, difficile muoversi col dinghy. Peccato!
Venerdì 27 accompagniamo Ornella ed Umberto al
porticciolo e poiché la loro corsa sulla barca veloce parte alle 14.15, per
salutarci degnamente pranziamo in un ristorante vicino al molo. Le partenze lasciano
sempre un po' di tristezza, i 20 giorni passati insieme sono volati ed ora ci
mancherà la loro compagnia.
Proprio mentre siamo al ristorante vediamo entrare
nella pass una barca con lo scafo blu. “È Amandla? No, sì, sì, è lei!” Amandla
è la barca del nostro amico Fabio, conosciuto l’anno scorso a Pangkor insieme
alla sua compagna Liza. Passiamo a salutarli rientrando in barca, hanno a bordo
anche Lucio, un loro amico vicentino. Fabio ci dice che ha intenzione di andare
l’indomani a Malè per fare cambusa, noi ormai siamo esperti in materia di
trasporto locale; decidiamo di unirci a loro, è anche un’occasione per visitare
la capitale.
La barca veloce su cui ci imbarchiamo alle 8 del
mattino è davvero una scheggia: sembra volare sull’acqua, fa le curve in
parabolica piegandosi come una motocicletta (o una barca a vela di bolina),
affronta la pass a 30 nodi di velocità. Ci sembra di essere al luna park!
Il terminal dei traghetti è sul versante nord di
Malè, il traffico è intenso sia in porto che per la città. Si nota subito la
grande differenza con i villaggi maldiviani, anche i più evoluti, che abbiamo
visitato finora: qui siamo in una città moderna, con negozi alla moda, grandi
magazzini, ristoranti.
E pure si conferma l’impressione avuta vedendola dal
mare. Una città cresciuta fin dove poteva, che ora non ha più spazio. È infatti
in costruzione un possente ponte, in ferro, che la collegherà a Hulumale; non
sarà solo il collegamento diretto con l’aeroporto, ma anche l’apertura di nuovi
spazi di espansione, sebbene limitati.
Nel nostro girovagare individuiamo subito il grande
mercato al coperto di frutta e verdura, e quello altrettanto vasto del pesce.
Troviamo anche un bel supermercato, ben rifornito, lo “STO”. Per non
passeggiare carichi di pesi, andiamo prima a pranzo in un ristorante libanese
sul versante NE, per poi dedicarci alla cambusa. Al mercato del pesce c’è abbondanza
di grossi tonni sui 30-50 kg.: noi acquistiamo 2 kg di filetto per 100 rupie
(5,5 €).
Carichi di provviste, alle 15 prendiamo la via del
ritorno; arrivati in barca diciamo arrivederci a Fabio, Lisa e Lucio di Amandla
e a Terry di Vamonos, domani salpiamo per Makunufushi, a 27 miglia.