lunedì 27 giugno 2016

Ghizo, ultima isola delle Solomon

8°05.951'S 156°50.311'E
Mercoledì 22 giugno usciamo, questa volta senza incidenti, dalla baia di Munda; facciamo rotta su Ghizo, purtroppo sempre a motore. A metà percorso il mulinello, da molto tempo silenzioso, attira la nostra attenzione: sembra un pesce bello grosso, da come piega la canna. Luciano ed io ci alterniamo ad un paziente e faticoso recupero, ma quando la nostra preda è quasi visibile ad una trentina di metri, in un ultimo impeto di lotta il pesce si mette a tirare nuovamente con forza ... la frizione slitta ancora qualche giro, poi avvertiamo uno strappo e rimaniamo senza esca. Andato!
Affrontiamo l'avvicinamento al complesso di isolette ad est di Ghizo da SE; la profondità minima sulla barriera è di 10-12 metri, il percorso è libero da ostacoli fino a 2 miglia dalla baia, quando va ampiamente aggirato il reef che fuoriesce a SE, comunque segnalato da una meda quadrata rossa.
Alle 14.25 ancoriamo nella baia verso la fine del paese, in prossimità del PT109, ristorante, bar, discoteca, che si affaccia sul mare; il fondale è sabbioso, sui 12 metri (8°05.951'S 156°50.311'E).
Il PT109 ha anche un piccolo approdo, riparato, per scendere a terra e lasciare il dinghy in custodia, il personale è amichevole e gentile e permette anche di lasciare i rifiuti che verranno poi raccolti da un servizio pubblico.
Dopo Honiara, Ghizo è sicuramente la cittadina più grande ed evoluta che abbiamo trovato alle Solomon: il centro si sviluppa ai lati della strada principale, di cui i negozi cinesi occupano una porzione importante. Sono negozi sostanzialmente di due tipi: quelli che vendono prodotti alimentari e casalinghi e quelli tipo ferramenta, "hardware".
C'è un pittoresco mercato ortofrutticolo, con tutta la merce esposta a terra, sopra grossi teli. Proprio di fronte, dall'altra parte della strada, c'è un originale "ristorante", tipo cucina da campo: su ripiani di ferro vengono preparate braci e arroventate pietre, sulle quali alcune donne cucinano pesce e verdure. Per i clienti sono allestite tre o quattro tavole di legno, con panche e sedie, si mangia con le mani il cibo che viene servito in "piatti" di paglia, ricoperti di foglie.
Un hotel internazionale, con terrazza sul mare, serve invece la pizza, cotta nel classico forno a legna.
Quando parliamo con qualche locale della nostra provenienza, vediamo le persone illuminarsi con un grande sorriso: "Italiani? Ci sono molti italiani qui! Anche il nostro vescovo è italiano!". Infatti il vescovo della chiesa cattolica di Ghizo è Monsignor Luciano Cappelli, persona intraprendente e attiva, molto amata dalla comunità. Ne avevamo letto sul blog degli amici di A-Gogo, e così pensiamo di andarlo a trovare. Purtroppo, quando andiamo a cercarlo, una donna intenta a spolverare i banchi già lucidissimi della chiesa ci dice: "Don Luciano è in vacanza in Italia, tornerà a fine luglio".
Peccato, avremmo voluto conoscere questa persona, così benvoluta, che sembra aver fatto molto in questo angolo di mondo povero e con un passato difficile.
Aggiornamento sullo stato delle batterie: il test è completato; delle 12, collegate in serie-parallelo per alimentare i servizi a 24V, 6 sono efficienti, 2 sono da buttare, 2 discrete, 2 così e così.
Provvedo a cambiare gli accoppiamenti, in modo che i carichi siano più equilibrati, e la scarica sia il più uniforme possibile; riduco i consumi, freezer in funzione solo con il generatore, di notte strumenti spenti. In questo modo sono sufficienti 3-4 ore di generatore, nelle ore di buio tra le 18 e le 8: una accensione alla sera, una durante la notte ed una al mattino presto, mentre durante il giorno il contributo dei pannelli è sufficiente per evitare l'uso del generatore.
Per scrupolo faccio un giro nei negozi cinesi per vedere se si trovano due batterie da sostituire a quelle irrecuperabili: anche qui vendono solo batterie da auto, tipo sigillato per avviamento, capacità massima 70Ah, oltretutto molto costose (circa 200 ? cadauna).
Decido così di tirare avanti, monitorando sempre che la tensione non scenda sotto i 24,60V.
Facciamo un po' di cambusa, frutta e verdura soprattutto, birra, uova e pane, non si trova altro per i nostri gusti, per fortuna abbiamo ancora buone scorte.
Ci rechiamo all'ufficio immigrazione per concordare il visto d'uscita dalle Solomon, Rose l'impiegata è molto gentile, quando le diciamo che vogliamo partire sabato mattina alle 9.00, ci dice: "Vengo ad aprire l'ufficio per voi, sabato mattina, perché dopo il timbro sui passaporti dovete partire subito, per la dogana invece ci sono 24 ore di tempo". Le chiediamo se non sia possibile vederci il giorno prima, magari nel pomeriggio, altrimenti per alare e fissare il dinghy rischieremmo di partire troppo tardi. "Va bene - risponde accondiscendente - venite venerdì alle 18.00, vi aspetto".
Quando raccontiamo all'impiegato della dogana che Rose ci aspetta alle 18.00, fa una faccia strana, sembra perplesso; comunque anche lui molto gentile, ci anticipa i moduli da compilare e ci dà appuntamento per venerdì alle 15.00.
Tutto si svolge secondo copione e anche Rose, sulla quale nutrivamo qualche dubbio, puntuale ci rilascia i timbri sui passaporti ed il documento di uscita.
Tornando su Refola con il dinghy, passiamo a salutare una barca con bandiera olandese, Alk, ancorata vicino a noi; lo skipper Hans, sulla sessantina, è un subacqueo professionista, viaggia sempre con amici che condividono la passione del diving; in questo momento ospita a bordo Elisabeth, un'amica allegra e sorridente sulla cinquantina, che ama la vela e le immersioni, e fra una settimana rientrerà in Olanda.
Hanno fatto il percorso inverso a quello che stiamo per intraprendere noi, cioè dall'Indonesia alle Solomon, così prendiamo nota di alcuni ancoraggi, e copiamo tracce e immagini satellitari di Google Earth che Hans utilizza sul software di navigazione OpenCPN. Hans ci mostra anche alcune bellissime foto subacquee e ci racconta con entusiasmo di alcuni fantastici siti per immersioni.
Come sempre succede quando ci si ritrova a condividere esperienze con altri navigatori, il tempo passa molto velocemente: è già buio pesto quando ci salutiamo calorosamente, come se ci conoscessimo da tempo.
Il mattino seguente mentre stiamo salpando l'ancora, ci raggiungono sottobordo con il loro dinghy, Elisabeth ha una commissione per noi: vuole che portiamo da parte sua ad una ragazzina che ha conosciuto in una delle isole dove siamo diretti, una lettera ed un bellissimo braccialetto. Si commuove nel dirci che desidera fare questo regalo perché la piccola Dorothy le è rimasta nel cuore.
Abbiamo passato un mese alle Solomon, e le nostre impressioni sono più che positive; ci eravamo immaginati un paese difficile, con costante pericolo di furti e abbordaggi notturni, con ancoraggi complicati in acque profonde, con tempo instabile. Niente di tutto questo; se escludiamo il caso di Malaita dove alcuni giovani gasati volevano fare una bravata per estorcerci dei soldi, abbiamo sempre trovato persone gentili e disponibili, non troppo insistenti, senz'altro più inclini allo scambio che non all'autocommiserazione.
Abbiamo fatto ancoraggi sempre protetti e mai eccessivamente profondi, visto grandi lagune con centinaia di piccole isole; certo in alcuni luoghi l'acqua un po' torbida e la probabile presenza di coccodrilli non sono l'ideale per i bagni e lo snorkeling; anche col tempo siamo stati abbastanza fortunati, tranne forse per l'assenza di vento nella zona di Guadalcanal, ma non si può avere tutto dalla vita!
Un paese povero, ma che aspira a migliorare, che si è anche dotato di una struttura per la sicurezza dei naviganti: MARINE EMERGENCIES 24h TEL. 21600 oppure 977.
Il 25 giugno alle 10, sotto un cielo nuvoloso, lasciamo Ghizo e le Solomon; ci aspettano 300 miglia fino all'isola Nimoa nell'arcipelago delle Luisiadi, per noi la prima tappa in Papua Nuova Guinea.