43:22.54N 4:49.79E
Dopo due giorni di sosta all’ancora in prossimità del porto di Bormes Las
Mimosas, domenica 21 con una leggera brezza raggiungiamo Hyeres dove
abbiamo appuntamento con il cantiere Amel. Ci sono ancora piccole
riparazioni da fare: il montaggio del motore del riscaldamento a gasolio,
spedito in precedenza alla casa per la revisione, un winch elettrico che
fa le bizze, il conta catena che dà i numeri (sbagliati) e gli scarichi
dei WC elettrici da sistemare; in pratica tutta la settimana rimaniamo in
porto a Hyeres, avvolti da un caldo opprimente: per fortuna che l’aria
condizionata all’interno della barca ci dà un po’ di sollievo…
Domenica 28 ci raggiungono gli amici amelisti Ornella e Umberto,
proprietari di Be Quiet 2 (sorella gemella di Refola), che dal 2008 si
trova a Trinidad; loro navigano ai Caraibi d’inverno e quest’estate sono
nostri graditissimi ospiti per qualche giorno.
Alle 15,15 lasciamo Hyeres e con un paio di lunghi bordi raggiungiamo la
baia di St. Elme a sud di St. Mandrier: ci stupiamo di trovarla quasi del
tutto vuota, ancoriamo e ci prepariamo a cenare. Ma poco dopo ci affianca
un gommone per chiederci di spostarci, di almeno 200 metri, perché siamo
troppo vicini alla zattera da cui spareranno, poco dopo, fuochi
d’artificio. E’ quasi buio, ma rifacciamo l’ancoraggio a debita distanza e
così, dopo cena, ci godiamo “in prima fila” lo spettacolo pirotecnico!
Lunedì 29, con vento da W sui 15 nodi, ancora alcuni bordi fino alla
calanque di Cassis; sostiamo per la notte alla boa nel particolarissimo
‘fiordo’ di Port Miou, il più profondo e riparato calanco della costa, a
circa 2 miglia da Cassis. Un tentativo di escursione a terra fallisce per
assenza della navetta promessa dal depliant di Port Miou, ma almeno
abbiamo fatto 4 passi!
Martedì 30 il vento è ancora da W sui 10-15 nodi, sempre di bolina ci
infiliamo nel golfo di Foss e bordeggiamo tra le navi all’ancora. Alle
20,30, poco prima del buio, ormeggiamo al pontile di accoglienza di Port
Napoleon.
Il 31 agosto la vacanza è finita: Refola ritorna all’asciutto, in attesa
del prossimo viaggio….
Nelle foto: l’arrivo a Port Miou e la calanque vista dall’alto
mercoledì 31 agosto 2011
sabato 20 agosto 2011
Vacanze in costa Azzurra
43:07.61N 06:21.97E
La nostra vacanza in Costa Azzurra continua, sabato 13 dopo una puntatina
davanti al porto di Monaco, ritorniamo alla rada di Villafranche, verso
sera molte barche salpano e noi possiamo contemplare in piena pace la
bellezza di questo ancoraggio, nella cornice di tutti i paesini
illuminati.
Il 14 riprendiamo la navigazione per Cannes, siamo in campo di altra
pressione ormai da alcuni giorni ed i venti non superano i 5 nodi, a
motore raggiungiamo il porto di Cannes dove ci assegnano un posto tra 2
mega ferri da stiro; siamo stati in questo porto molte volte, ma sempre
senza barca, per visitare l’annuale mostra nautica, che si svolge a
settembre. In agosto, come ovvio, Cannes è molto animata, le vie pedonali
del centro sono piene di ristoranti affollati da turisti.
Il 15 finalmente arriva un po’ di vento, salpiamo Cannes con 15 nodi da E
al giardinetto e raggiungiamo l’ancoraggio davanti al porticciolo di Le
Poussail riparati dall’onda dall’isolotto privato di Ile d’Or, anche in
questa occasione alle 19 restiamo in poche barche e ci gustiamo un
tramonto rosso sorseggiando un gintonic ghiacciato.
Proseguiamo il 16 verso St. Tropez, purtroppo ancora senza vento; questo
tratto di mare è molto frequentato, si alza l’onda solo per il via vai di
grossi super yacht. In porto a St Tropez è naturalmente tutto prenotato,
per calare l’ancora il posto più vicino è a circa 1 miglio ad W del porto.
Ma non ci scoraggiamo e mentre Lilli rimane come quasi sempre a
controllare la barca, noi andiamo a terra con il nostro gommoncino
zigzagando tra i giganti, … qui la crisi si legge solo sui giornali!
Archiviato St Tropez, il 17 ci dirigiamo all’isola di Port Cross,
anch’essa affollatissima, soprattutto in prossimità dell’area di ormeggio
sui 2 vecchi pontili ed nel parco boe; ancoriamo nella parte più a W, un
po’ defilati dalla ressa su un fondale di 12 mt.
Alla sera il panorama e la brezza ci ripagano dell’affollamento.
Il 18 rientriamo a Bormes les Mimosas dove era iniziato il giro in barca
di Renata e Giorgio: anche loro hanno finito le vacanze e ritornano in
Italia.
Nelle foto: l’Ile d’Or, St Tropez
La nostra vacanza in Costa Azzurra continua, sabato 13 dopo una puntatina
davanti al porto di Monaco, ritorniamo alla rada di Villafranche, verso
sera molte barche salpano e noi possiamo contemplare in piena pace la
bellezza di questo ancoraggio, nella cornice di tutti i paesini
illuminati.
Il 14 riprendiamo la navigazione per Cannes, siamo in campo di altra
pressione ormai da alcuni giorni ed i venti non superano i 5 nodi, a
motore raggiungiamo il porto di Cannes dove ci assegnano un posto tra 2
mega ferri da stiro; siamo stati in questo porto molte volte, ma sempre
senza barca, per visitare l’annuale mostra nautica, che si svolge a
settembre. In agosto, come ovvio, Cannes è molto animata, le vie pedonali
del centro sono piene di ristoranti affollati da turisti.
Il 15 finalmente arriva un po’ di vento, salpiamo Cannes con 15 nodi da E
al giardinetto e raggiungiamo l’ancoraggio davanti al porticciolo di Le
Poussail riparati dall’onda dall’isolotto privato di Ile d’Or, anche in
questa occasione alle 19 restiamo in poche barche e ci gustiamo un
tramonto rosso sorseggiando un gintonic ghiacciato.
Proseguiamo il 16 verso St. Tropez, purtroppo ancora senza vento; questo
tratto di mare è molto frequentato, si alza l’onda solo per il via vai di
grossi super yacht. In porto a St Tropez è naturalmente tutto prenotato,
per calare l’ancora il posto più vicino è a circa 1 miglio ad W del porto.
Ma non ci scoraggiamo e mentre Lilli rimane come quasi sempre a
controllare la barca, noi andiamo a terra con il nostro gommoncino
zigzagando tra i giganti, … qui la crisi si legge solo sui giornali!
Archiviato St Tropez, il 17 ci dirigiamo all’isola di Port Cross,
anch’essa affollatissima, soprattutto in prossimità dell’area di ormeggio
sui 2 vecchi pontili ed nel parco boe; ancoriamo nella parte più a W, un
po’ defilati dalla ressa su un fondale di 12 mt.
Alla sera il panorama e la brezza ci ripagano dell’affollamento.
Il 18 rientriamo a Bormes les Mimosas dove era iniziato il giro in barca
di Renata e Giorgio: anche loro hanno finito le vacanze e ritornano in
Italia.
Nelle foto: l’Ile d’Or, St Tropez
venerdì 12 agosto 2011
Indagine sulla sanità francese
43:41.42N 07:17.32E
Di fare ritorno all’ospedale di Hyeres proprio non mi va e così il giorno
dopo, mercoledì 10, riprendiamo la navigazione in 5 a bordo, verso Nizza.
Una sosta alla famosa baia d’Agay, usata come ancoraggio nella storia, a
partire dagli antichi Romani fino alla II guerra mondiale, e l’11
arriviamo a Nizza, nel vecchio porto a due passi dal centro città. Venerdì
12 il Gianca ci lascia per rientrare a casa, mentre io avendo ancora il
pensiero dell’orecchio proseguo l’indagine sulla sanità
francese recandomi al pronto soccorso di Nizza; non vi sto a raccontare i
dettagli di questo sopralluogo, ma in sintesi estrema la sanità italiana è
di gran lunga superiore.
Dopo grandi peripezie, il giorno seguente riesco ad avere un appuntamento
con un otorino privato e finalmente arriva una diagnosi: non sembra ci
siano lesioni al timpano, ma una infiammazione della membrana, bisogna
continuare la cura antibiotica ed aggiungere un altro farmaco, permane il
divieto assoluto di far entrare acqua nell’orecchio.
Facciamo ritorno alla barca un po’ sollevati, ma il pensiero di non
potermi tuffare, neanche in caso di emergenza, mi fa sentire un po’
menomato, abituato come sono a controllare sempre la posizione
dell’ancora, a verificare il tipo di fondale, a poter far fronte ai
problemi che si verificano sotto la linea di galleggiamento.
Da domani sarà Lilli a scendere in acqua per controllare il corretto
posizionamento dell’ancora, tutti gli ancoraggi saranno eseguiti con il
grippiale perché, ahimè, il tarlo della catena che si spezza è sempre
presente …
Nella foto: tipica abitazione di un metalmeccanico francese sulla baia de
l’Argent –Faux
Di fare ritorno all’ospedale di Hyeres proprio non mi va e così il giorno
dopo, mercoledì 10, riprendiamo la navigazione in 5 a bordo, verso Nizza.
Una sosta alla famosa baia d’Agay, usata come ancoraggio nella storia, a
partire dagli antichi Romani fino alla II guerra mondiale, e l’11
arriviamo a Nizza, nel vecchio porto a due passi dal centro città. Venerdì
12 il Gianca ci lascia per rientrare a casa, mentre io avendo ancora il
pensiero dell’orecchio proseguo l’indagine sulla sanità
francese recandomi al pronto soccorso di Nizza; non vi sto a raccontare i
dettagli di questo sopralluogo, ma in sintesi estrema la sanità italiana è
di gran lunga superiore.
Dopo grandi peripezie, il giorno seguente riesco ad avere un appuntamento
con un otorino privato e finalmente arriva una diagnosi: non sembra ci
siano lesioni al timpano, ma una infiammazione della membrana, bisogna
continuare la cura antibiotica ed aggiungere un altro farmaco, permane il
divieto assoluto di far entrare acqua nell’orecchio.
Facciamo ritorno alla barca un po’ sollevati, ma il pensiero di non
potermi tuffare, neanche in caso di emergenza, mi fa sentire un po’
menomato, abituato come sono a controllare sempre la posizione
dell’ancora, a verificare il tipo di fondale, a poter far fronte ai
problemi che si verificano sotto la linea di galleggiamento.
Da domani sarà Lilli a scendere in acqua per controllare il corretto
posizionamento dell’ancora, tutti gli ancoraggi saranno eseguiti con il
grippiale perché, ahimè, il tarlo della catena che si spezza è sempre
presente …
Nella foto: tipica abitazione di un metalmeccanico francese sulla baia de
l’Argent –Faux
martedì 9 agosto 2011
Immersione galeotta
43:07.33N 06:21.78E
Essendo atteso un rinforzo di vento da NW 25-30 nodi con raffiche a 40,
l’ancoraggio dove siamo non è riparato, lunedì 8 ci spostiamo quindi di 10
miglia ad E di Cap Benat, nella baia a S del porto Bormes Le Mimosas dove
su un fondale 6 mt, vediamo affondare l’ancora completamente nella sabbia
e con 50 mt di catena dormiamo sonni tranquilli.
In verità un nuovo inconveniente ha scosso la nostra tranquillità: durante
il montaggio della lampada solare a poppa, mi è caduto in acqua il
coperchio della lampada e, nel tentativo di recuperarlo, mi sono caduti
anche gli occhiali da sole; risultato: entrambi giacevano bene in vista
sul fondo.
Mi armavo pertanto di pinne e maschera e, dopo aver recuperato un paio di
occhiali simili che giacevano anch’essi sul fondo, al secondo tentativo
risalivo con gli occhiali giusti ed il coperchio della lampada; MA … nella
manovra di recupero probabilmente non eseguivo la corretta compensazione e
alla fine della risalita riscontravo un leggero giramento di testa e una
piccola uscita di sangue dall’orecchio sinistro!
Il pericolo della perforazione del timpano è un inconveniente abbastanza
grave e così martedì 9, con il ritorno in barca di Giorgio e Renata,
approfittiamo della loro auto per recarci al pronto soccorso di Hyeres, a
circa 20 km.
Dopo una attesa di 3 ore , una breve visita ci dà la diagnosi: c’è il
sospetto di perforazione, ma per averne certezza occorre una visita
specialistica che ci viene fissata per il giorno dopo; nel frattempo, la
prescrizione è: divieto di acqua nell’orecchio e gocce antibiotiche.
Essendo atteso un rinforzo di vento da NW 25-30 nodi con raffiche a 40,
l’ancoraggio dove siamo non è riparato, lunedì 8 ci spostiamo quindi di 10
miglia ad E di Cap Benat, nella baia a S del porto Bormes Le Mimosas dove
su un fondale 6 mt, vediamo affondare l’ancora completamente nella sabbia
e con 50 mt di catena dormiamo sonni tranquilli.
In verità un nuovo inconveniente ha scosso la nostra tranquillità: durante
il montaggio della lampada solare a poppa, mi è caduto in acqua il
coperchio della lampada e, nel tentativo di recuperarlo, mi sono caduti
anche gli occhiali da sole; risultato: entrambi giacevano bene in vista
sul fondo.
Mi armavo pertanto di pinne e maschera e, dopo aver recuperato un paio di
occhiali simili che giacevano anch’essi sul fondo, al secondo tentativo
risalivo con gli occhiali giusti ed il coperchio della lampada; MA … nella
manovra di recupero probabilmente non eseguivo la corretta compensazione e
alla fine della risalita riscontravo un leggero giramento di testa e una
piccola uscita di sangue dall’orecchio sinistro!
Il pericolo della perforazione del timpano è un inconveniente abbastanza
grave e così martedì 9, con il ritorno in barca di Giorgio e Renata,
approfittiamo della loro auto per recarci al pronto soccorso di Hyeres, a
circa 20 km.
Dopo una attesa di 3 ore , una breve visita ci dà la diagnosi: c’è il
sospetto di perforazione, ma per averne certezza occorre una visita
specialistica che ci viene fissata per il giorno dopo; nel frattempo, la
prescrizione è: divieto di acqua nell’orecchio e gocce antibiotiche.
domenica 7 agosto 2011
Refola torna in acqua
43:00.30N 06:12.69E
Il 2 agosto andiamo finalmente in acqua, non senza un momento di
apprensione: la nuova struttura di rollbar sembra impedire il
posizionamento del grande travel lift che deve sollevare Refola … ma è
stato sufficiente fermare le pale dell’eolico per farlo salire oltre il
ponte del travel.
Ci dedichiamo agli ultimi lavori di bordo, la spesa, un po’ di pulizie,
mentre gli amici Renata e Giorgio che ci avevano raggiunto decidono di
farsi un giretto a Barcellona.
Sabato 6 agosto, con equipaggio di 3 (il sottoscritto, Lilli e Gianca)
salpiamo da Port Napoleon, con vento da SE 20-25 nodi, naturalmente sul
naso; affrontiamo il lungo canale di uscita a motore e ci sembra che la
barca fatichi a risalire il vento e il mare con un’onda ripida di 1 mt,
quasi fosse appesantita dalla nuova struttura a poppa … ma una volta
aperte le vele anche di bolina abbiamo ritrovato la Refola di sempre! La
soddisfazione poi si è completata nel verificare la ricarica delle
batterie dal 90 al 100%, senza l’uso del motore e del generatore, con
tutti i servizi in funzione.
Domenica 7 siamo alle Porquerolles, molto affollate in questo periodo;
durante la manovra di ancoraggio nella grande baia … , mentre arretro per
far agguantare l’ancora, la catena si spezza a circa 25 metri !!! sono le
19.30, abbiamo ancora circa 1 ora di luce, bisogna sbrigarsi: velocemente
armiamo l’ancora di rispetto, una Fortress in alluminio con 10 mt di
catena, recuperiamo la catena spezzata sul fondo di 6 mt, grazie all’acqua
limpida non facciamo troppa fatica ad individuarla, ed alle 20.30 la
catena era gia’ saldata con l’inserimento di una falsa maglia.
Cacchio, è la seconda volta che questa catena si spezza (stavolta a 3
maglie di distanza dal punto in cui si è rotta a giugno dell’anno scorso):
se l’altra volta avevamo dato la colpa ad un sasso che ha perfino piegato
la marra dell’ancora, questa volta l’ancora era regolarmente agguantata
nel fondale sabbioso. E allora? Comincio a pensare che la catena in
acciaio inox sarà anche più bella da vedere, ma è davvero meno affidabile
di quella in ferro zincato che ho dismesso. Per fortuna anche questa volta
tutto è andato bene, l’inconveniente si è risolto senza conseguenze,
tranne i miei continui rimugina menti su tipo di catena, spessore, uso
della frizione del salpancora etc etc…
Il 2 agosto andiamo finalmente in acqua, non senza un momento di
apprensione: la nuova struttura di rollbar sembra impedire il
posizionamento del grande travel lift che deve sollevare Refola … ma è
stato sufficiente fermare le pale dell’eolico per farlo salire oltre il
ponte del travel.
Ci dedichiamo agli ultimi lavori di bordo, la spesa, un po’ di pulizie,
mentre gli amici Renata e Giorgio che ci avevano raggiunto decidono di
farsi un giretto a Barcellona.
Sabato 6 agosto, con equipaggio di 3 (il sottoscritto, Lilli e Gianca)
salpiamo da Port Napoleon, con vento da SE 20-25 nodi, naturalmente sul
naso; affrontiamo il lungo canale di uscita a motore e ci sembra che la
barca fatichi a risalire il vento e il mare con un’onda ripida di 1 mt,
quasi fosse appesantita dalla nuova struttura a poppa … ma una volta
aperte le vele anche di bolina abbiamo ritrovato la Refola di sempre! La
soddisfazione poi si è completata nel verificare la ricarica delle
batterie dal 90 al 100%, senza l’uso del motore e del generatore, con
tutti i servizi in funzione.
Domenica 7 siamo alle Porquerolles, molto affollate in questo periodo;
durante la manovra di ancoraggio nella grande baia … , mentre arretro per
far agguantare l’ancora, la catena si spezza a circa 25 metri !!! sono le
19.30, abbiamo ancora circa 1 ora di luce, bisogna sbrigarsi: velocemente
armiamo l’ancora di rispetto, una Fortress in alluminio con 10 mt di
catena, recuperiamo la catena spezzata sul fondo di 6 mt, grazie all’acqua
limpida non facciamo troppa fatica ad individuarla, ed alle 20.30 la
catena era gia’ saldata con l’inserimento di una falsa maglia.
Cacchio, è la seconda volta che questa catena si spezza (stavolta a 3
maglie di distanza dal punto in cui si è rotta a giugno dell’anno scorso):
se l’altra volta avevamo dato la colpa ad un sasso che ha perfino piegato
la marra dell’ancora, questa volta l’ancora era regolarmente agguantata
nel fondale sabbioso. E allora? Comincio a pensare che la catena in
acciaio inox sarà anche più bella da vedere, ma è davvero meno affidabile
di quella in ferro zincato che ho dismesso. Per fortuna anche questa volta
tutto è andato bene, l’inconveniente si è risolto senza conseguenze,
tranne i miei continui rimugina menti su tipo di catena, spessore, uso
della frizione del salpancora etc etc…
lunedì 1 agosto 2011
Refola: lavori in corso...
43:22.54N 04:49.79E
Il 25 luglio 2011 siamo tornati a Port Napoleon per completare i lavori su
Refola, lavori importanti in preparazione del giro del mondo: scalini
sull’albero di maestra, nuova collocazione della zattera di salvataggio,
installazione di un generatore eolico da 350 w e di un sistema
fotovoltaico composto da 4 pannelli solari per un totale di 400 w, da
montare su un robusto rollbar che fungerà anche da sostegno per il
gommone, sostituendo le precedenti gruette. Con questa produzione di
energia, Refola dovrebbe essere mediamente quasi del tutto
autosufficiente!
Sono stato molto indeciso se deturpare la linea della barca, a poppa, con
una struttura così imponente, che poteva risultare davvero antiestetica;
dopo mille ripensamenti, però, ha prevalso la linea della sicurezza: in
caso di black out di motore e generatore ora abbiamo una produzione di
energia sufficiente per far funzionare luci, pilota automatico e
strumentazioni di bordo … insomma, forse ho sacrificato un po’ l’estetica,
ma per ottimi motivi.
Il progetto del rollbar è maturato dopo aver visitato e fotografato decine
e decine di barche, e studiato e valutato il gioco di forze, di pesi, gli
spessori e le forme: insomma, un grosso lavoro sia di progettazione che di
realizzazione..
Altra importante innovazione è stata la nuova collocazione della zattera
di salvataggio, posizionata in precedenza nel gavone del passavanti a
sinistra. Come ricorderanno bene gli amici che con noi hanno attraversato
l’Atlantico (che hanno dovuto esercitarsi ad estrarre la zattera in 30
secondi), l’operazione comportava una manovra con due persone e l’utilizzo
del winch elettrico per tirar su dal profondo gavone i 70 kg di zattera.
Ora invece abbiamo posizionato sulla battagliola (che su Refola è
interamente in tubolare) una gabbia che racchiude la nuova zattera a
involucro rigido, che può essere lanciata a mare con la semplice
rimozione di un pistoncino di fermo.
Tutti i lavori in acciaio sono stati eseguiti con impareggiabile perizia e
professionalità dall’amico Sergio Bonomo di TechInox, con il prezioso
contributo dell’amico Francesco Salvini per la progettazione e
l’esecuzione dei disegni; la fase di montaggio nonché tutti i lavori
collaterali del rimessaggio hanno avuto il determinante ed insostituibile
apporto degli infaticabili Giancarlo Lugli (detto Gianca) e Francesco, che
ha provveduto anche al trasporto della struttura a Port Napoleon.
Il 25 luglio 2011 siamo tornati a Port Napoleon per completare i lavori su
Refola, lavori importanti in preparazione del giro del mondo: scalini
sull’albero di maestra, nuova collocazione della zattera di salvataggio,
installazione di un generatore eolico da 350 w e di un sistema
fotovoltaico composto da 4 pannelli solari per un totale di 400 w, da
montare su un robusto rollbar che fungerà anche da sostegno per il
gommone, sostituendo le precedenti gruette. Con questa produzione di
energia, Refola dovrebbe essere mediamente quasi del tutto
autosufficiente!
Sono stato molto indeciso se deturpare la linea della barca, a poppa, con
una struttura così imponente, che poteva risultare davvero antiestetica;
dopo mille ripensamenti, però, ha prevalso la linea della sicurezza: in
caso di black out di motore e generatore ora abbiamo una produzione di
energia sufficiente per far funzionare luci, pilota automatico e
strumentazioni di bordo … insomma, forse ho sacrificato un po’ l’estetica,
ma per ottimi motivi.
Il progetto del rollbar è maturato dopo aver visitato e fotografato decine
e decine di barche, e studiato e valutato il gioco di forze, di pesi, gli
spessori e le forme: insomma, un grosso lavoro sia di progettazione che di
realizzazione..
Altra importante innovazione è stata la nuova collocazione della zattera
di salvataggio, posizionata in precedenza nel gavone del passavanti a
sinistra. Come ricorderanno bene gli amici che con noi hanno attraversato
l’Atlantico (che hanno dovuto esercitarsi ad estrarre la zattera in 30
secondi), l’operazione comportava una manovra con due persone e l’utilizzo
del winch elettrico per tirar su dal profondo gavone i 70 kg di zattera.
Ora invece abbiamo posizionato sulla battagliola (che su Refola è
interamente in tubolare) una gabbia che racchiude la nuova zattera a
involucro rigido, che può essere lanciata a mare con la semplice
rimozione di un pistoncino di fermo.
Tutti i lavori in acciaio sono stati eseguiti con impareggiabile perizia e
professionalità dall’amico Sergio Bonomo di TechInox, con il prezioso
contributo dell’amico Francesco Salvini per la progettazione e
l’esecuzione dei disegni; la fase di montaggio nonché tutti i lavori
collaterali del rimessaggio hanno avuto il determinante ed insostituibile
apporto degli infaticabili Giancarlo Lugli (detto Gianca) e Francesco, che
ha provveduto anche al trasporto della struttura a Port Napoleon.
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