Per l’arrivo di Angelo e Cristina lasciamo l’ancoraggio e prendiamo un posto in banchina al Marina di Le Marin. Il volo è in orario, abbiamo organizzato che Sandro, un autista italiano che vive qui da alcuni anni, vada a prelevarli all’aeroporto di Fort de France. Tutto va secondo i piani ed alle 17.30 del 15 marzo il nuovo equipaggio di Refola è al completo.
Mercoledì 16 marzo i ragazzi del Caribe
Marin hanno fatto un buon lavoro cambiando la sartia bassa anteriore sinistra e
il bozzello in testa all’albero di mezzana, hanno inoltre messo in forza tutte
le altre sartie, spesa totale 854 €.
Giovedì 17 è stata la volta invece della
parte elettronica: il Vhf guasto non è riparabile, necessita comprarne uno
nuovo, optiamo per il Raymarine Ray 70 che paghiamo 590 €, compreso il
montaggio. Giovedì abbiamo anche noleggiato una vettura, utilizzata da Angelo e
Cristina per completare la cambusa. Venerdì otteniamo un altro giorno di
banchina spostandoci di ormeggio, così ne approfittiamo per fare un giro
turistico con l’auto.
Costeggiamo la parte est dell’isola che
risaliamo fino a Le Lorraine, poi attraversiamo la zona montagnosa e arriviamo
a S. Pierre, la vecchia capitale distrutta da una eruzione vulcanica nel 1904.
Risaliamo la costa ovest fino alla Plage
du Ceron, indi scendiamo per la strada costiera, molto scorrevole fino a Forte
de France. Qui il traffico è molto sostenuto, anche perché siamo a fine
giornata e c’è il movimento di rientro dal lavoro. Facciamo poi l’ultima deviazione a Le Diamant,
una località turistica sulla costa sud e rientriamo a Le Marin alle 19 quando è
già buio.
Sabato 19 marzo alle 11.00 lasciamo Le
Marin con destinazione Les Saintes (Guadalupa) a 116 miglia.
La navigazione è agevole finché siamo sottovento alla Martinica, ma successivamente, nel tratto di oceano aperto tra Martinica e Dominica, il vento rinforza con raffiche a 27-30 nodi che prendiamo di bolina e onda al traverso sui 2-3 metri. Arrugginiti come siamo ci sentiamo un po’ provati e alle 22 decidiamo di fermarci a Roseau, prendiamo una boa in località Charlotte du Ville per 30 US $, ceniamo e ci buttiamo in branda.
Il mattino seguente salpiamo alle 6.15
per le ultime 41 miglia, stesso copione del giorno precedente: procediamo bene
con vento leggero e senza onda coperti dalla Dominica, poi il mare diventa
agitato con raffiche di vento a 30 nodi. Arriviamo a Les Saintes alle 12.30 e
ancoriamo nell’Anse a Cointe, ad ovest di Terre de Haut, appena fuori dal campo
boe.
Qui inizia la discussione con Lilli sulla possibilità di evitare tratte di bolina con vento forte, non siamo più giovani e forti dice, e dobbiamo misurarci secondo altri parametri.
Il 21 marzo, lunedì, salpiamo con
destinazione Statia a 134 miglia, nessun problema sottovento alla Guadalupa
fino a Deshaies, poi subiamo ancora mare agitato e rinforzi di vento con
continui groppi.
Passiamo sottovento a Monserrat, a
debita distanza in quanto l’isola ha un vulcano attivo e può sputare in ogni
momento lapilli e cenere. La navigazione diventa più tranquilla quando siamo
sottovento a Nevis e Saint Kitt. Arriviamo alle 6.00 del mattino del 22 marzo, con
le prime luci dell’alba caliamo l’ancora nella baia di fronte alla città Oranjestadt,
fondale sui 12 metri di sabbia (17°28.873’N 62°59.596’W). Una lauta colazione e
poi ci concediamo un meritato riposo.
Ripartiamo lo stesso pomeriggio, alle 15: davanti a noi le ultime 118 miglia caraibiche che ci condurranno alle British Virgin Islands, nell’isola Jost Van Dyke. Finalmente una navigazione tranquilla e piacevole, di quelle che piacciono a Lilli: vento portante, mediamente da 120° da pruavia, randa e mezzana, velocità media sui 6 nodi, una stellata da favola con ¾ di luna calante.
Verso le 8.00 del 23 marzo, quando è già chiaro
da un pezzo, entriamo nell’arcipelago da sud attraverso il Salt Island Passage,
percorriamo verso ovest il Sir Francis Drake Channel e poi passando a ovest di
Tortola, puntiamo a nord su Jost Van Dyke, Great Harbour, disseminata di boe.
Sono le 9.50 quando prendiamo una boa libera verso l’interno della baia, nella
zona più protetta.
Andiamo su internet e verifichiamo effettivamente
che tutte le boe arancioni intorno a noi, comprese quelle libere, sono prenotate.
Le boe bianche sono tutte occupate, quindi non ci resta che mollare gli ormeggi
e ancorare quasi all’esterno della baia, su un fondale di terreno duro con
sassi. La profondità è di circa 4 metri; calo 50 metri di catena, provo la
tenuta con 2000 giri a marcia indietro, scendo in acqua con maschera e pinne per
verificare la posizione dell’ancora. Per una notte possiamo stare tranquilli. Il mattino seguente alle 8.00 si libera una
boa bianca, ci spostiamo e stiamo un altro giorno fermi.
Decidiamo di partire venerdì 25 marzo
nel primo pomeriggio per una tappa di 267 miglia fino a Samanà, nella
Repubblica Dominicana. Il vento dovrebbe essere in poppa, perciò più
favorevole, speriamo in bene…