Domenica 12
luglio partiamo da Ureparapara, riprendendo la navigazione verso sud che ci
porterà nuovamente alla capitale delle Vanuatu, Port Vila.
Passeremo
nuovamente da Vanua Lava, ma mentre nel percorso verso nord ne avevamo
costeggiato il versante est , fermandoci a Sola Bay, ora la scorreremo sul lato
ovest, ancorando a Waterfall Bay,
distante 25 miglia.
All'uscita
di Lorup Bay troviamo le già note onde insidiose, alte e corte; dopo averle
superate mettiamo la prua sulla rotta di 180°, e di bolina con un vento
apparente tra i 25 e i 30 nodi filiamo veloci verso la nostra meta.
Non appena
giungiamo sottovento all'isola di Vanua Lava l'onda diminuisce sensibilmente;
cala però anche il vento, che ora ci arriva a raffiche, da direzioni diverse:
con pazienza seguiamo i suoi capricci e con un paio di bordi ci infiliamo nella
Waterfall Bay, riparata dalla risacca sia a sud che a nord da un vasto reef .
Fondale
completamente sabbioso di circa 11 metri, acqua limpida e calma, quello che si
desidera in ogni ancoraggio (13°49.612'S 167°22.946'E).
Durante lo
snorkeling, incontro una sirenetta …
Waterfall
(cascata, in inglese) Bay prende il nome appunto da una cascata a due getti che
da un pianoro sulla collina scende in riva al mare, sugli scogli della parte
meridionale della baia. L'atterraggio col dinghy non è dei più agevoli: si può
tentare nelle due ore di alta marea, con un percorso a zig-zag tra il reef,
facendo attenzione all'onda che monta sul reef e frange sulla costa. Noi
abbiamo evitato questa prova: per vedere le cascate, molto comodamente siamo
andati al largo con il dinghy ed abbiamo aggirato il basso fondale.
Una bella
sorpresa è stata ritrovare qui Frida, la barca con cui avevamo passato il
canale di Panama e che abbiamo incontrato più volte alle Vanuatu; siamo debitori
di un aperitivo nei loro confronti ed il tramonto di oggi è l'occasione giusta.
Sappiate che
quando si parla di aperitivo, da queste parti, non si intende andare in un bar,
ma semplicemente bere un drink in pozzetto. Lo facciamo quasi ogni sera Lilli
ed io, e condividerlo con altri navigatori è altrettanto divertente.
Frank ed
Eve, armatori di Frida, sono una simpatica coppia di tedeschi: lui ingegnere
meccanico, sulla cinquantina, ha cambiato molti lavori, e prima di partire era
nel campo della formazione; lei appena un po' più giovane, fa la consulente
aziendale part time e riesce tuttora a tenere in piedi la sua attività,
tornando in Germania per qualche mese ogni anno.
Hanno
acquistato la barca a Trinidad, nei Caraibi, ed hanno deciso di fare il giro
del mondo; dopo le Vanuatu proseguiranno verso l'Indonesia e l'anno prossimo
concluderanno il giro attraversando l'oceano Indiano e risalendo l'Atlantico
Meridionale fino a Trinidad, dove venderanno la barca per far rientro in
Germania, e al lavoro.
Tra una
chiacchiera, un racconto e uno scambio di informazioni, passiamo con loro una
bella serata (a forza di spuntini, il drink diventa anche la cena). Domani le
nostre rotte si separano: loro puntano a nord, noi invece ritorneremo a sud …
chissà se li incontreremo ancora.
Per quanto
riguarda invece i contatti con la gente del posto, qui non c'è stato il via vai
di canoe trovato altrove. L'unica visita che abbiamo ricevuto è stata quella
del “paramount chief” (capo supremo) Kerely, che si è avvicinato a Refola con
la sua canoa, insieme al suo figlioletto più piccolo.
In un
inglese perfetto ci ha raccontato di avere altri 4 figli più grandi e due
nipotini. Lui è nato qui, una vasta parte di questa costa, compresa la fascia
interna, apparteneva a sua madre. “Waterfall è un bel posto – ci dice – sebbene
un po' isolato. La nave passa solo 3-4 volte all'anno e per qualsiasi esigenza
bisogna andare a piedi a Sola, circa 30 km, attraversando la montagna: non ci
sono strade, ma solo sentieri. Il villaggio che era sopra le cascate è ormai
abbandonato, la gente si è trasferita e sono rimaste solo poche famiglie nelle
capanne vicino al mare”.
Chiediamo a
Kerely se si stava meglio prima dell'indipendenza, quando c'era il “Governo
Condominium” anglo/francese. Risponde: “E' una domanda difficile … con
l'indipendenza sono arrivati molti problemi, ai quali non eravamo preparati,
soprattutto la mancanza di denaro e le difficoltà per procurarselo. Forse
l'indipendenza è arrivata troppo presto... nonostante ciò, penso sia meglio
ora. Prima molti di noi si trovavano a dover vendere e lasciare le proprie
terre, mentre ora molti stanno facendo ritorno alle isole ... nelle città delle
Vanuatu, come Port Vila e Luganville, si conduce una vita simile a quella che
conoscete voi. Noi che viviamo nelle isole, soprattutto remote come questa, ci
sentiamo invece profondamente liberi: possediamo la nostra terra, abbiamo da
mangiare, passiamo il tempo come meglio crediamo... Se riusciamo ad avere i
soldi per pagare le rette scolastiche e per qualche piccolo acquisto, siamo
davvero felici”.
Offriamo a
Kerely un set di saponette, lui ci
ringrazia e chiede se abbiamo anche un asciugamano che vorrebbe scambiare con
un po' di frutta, lo accontentiamo ed il giorno seguente arriva con un casco di
banane, tre papaie e dei pomodori, poi ci chiede se possiamo avvisare qualche
altra barca in arrivo di portargli una batteria da 12 V, tipo auto, da
collegare ai pannelli solari per l'illuminazione, che lui provvederà a pagare
regolarmente.
Ci salutiamo
con la promessa di diffondere tra gli amici navigatori la sua richiesta:
“Vedrai che in qualche modo la batteria arriverà”, lui risponde con un grande
sorriso.
Il sole è
ormai tramontato, Lilli ed io ci prepariamo per la notturna di 76 miglia, che
ci porterà a nord di Espiritu Santo.