mercoledì 22 luglio 2015

ESPIRITU SANTO – Peterson Bay

Alle 7.50 salpiamo da Thion Island con un vento leggero, sui 10-14 nodi. Facendo un lungo bordo verso il largo riusciamo comunque a navigare quasi sempre a vela ed alle 14 di venerdì 17 luglio arriviamo davanti a Peterson Bay, un'ampia baia superprotetta che si estende per circa 2 miglia lungo la costa orientale di Espiritu Santo, con una larghezza massima di 600-700 metri.
Peterson Bay è racchiusa ad ovest da Espiritu Santo ed a est da una serie di piccole isole contigue; la più grande  è Oyster Island, la cui punta SW divide la baia in due parti: Peterson Bay Nord e Peterson Bay Sud.
Con la bassa marea il reef  tra le isole è affiorante, ma ci sono due pass: una a nord, non segnalata, tra Oyster Island e Malvapevu Island,  stretta e con fondale minimo di 1 metro e 60; l'altra a sud, più ampia e segnalata, con fondale minimo di 4,8 metri per il passaggio più esterno e di 1 metro e mezzo per quello più interno.
Ovviamente, per il nostro pescaggio, dobbiamo accedere a Peterson Bay da sud.
Il primo passaggio, indicato da una coppia di gavitelli verde e rosso, non crea problemi anche con la bassa marea; entriamo ed  ancoriamo tra le isole di Malolo e Malwape, su un fondale di 16 metri di sabbia (15°22.811'S 167°11.670'E).

La sosta è forzata per attendere l'alta marea, dal momento che la pass successiva ha un fondale minimo di 1,5 metri ed il nostro pescaggio è 2,05. Frank e Dora, gli amici tedeschi incontrati a Thion, ci raggiungono allo stesso ancoraggio una mezz'ora dopo il nostro arrivo.
L'alta marea dovrebbe essere intorno alle 18, orario non felice perché a quell'ora, da queste parti, è già buio. Con il loro Morgan Elan, che pesca 1 metro e 40, Frank e Dora salpano ed entrano alle 16.45. Siamo in contatto con la radio VHF e dopo il passaggio Frank ci comunica che ha registrato un fondale minimo di 2 metri e 30. Bene, avremo almeno 25 centimetri di acqua sotto la chiglia! Salpiamo velocemente anche noi ed alle 17 affrontiamo la pass, che essendo piuttosto tortuosa è segnalata da tre coppie di gavitelli verdi e rossi. In corrispondenza dell'ultima coppia troviamo il fondale minimo, di 2 metri e 70. Siamo dentro!
Ormai in acque sicure, procediamo in direzione nord per mezzo miglio ed ancoriamo ad ovest di Oyster Island, su un fondale  sabbioso di 10 metri (15°22.380'S 167°11.468'E); ci sono altre 5-6 barche, il mare è piatto.

Peterson Bay offre numerosi ancoraggi, ma il più gettonato è proprio questo di Oyster Island, per molteplici motivi: è il più riparato, si può accedere gratuitamente ad internet grazie alla connessione del resort, si può andare facilmente sulla sponda di Santo usufruendo del traghettino del resort oppure col dinghy, in questo caso utilizzando (sempre gratuitamente) un ingegnoso sistema messo a disposizione dal resort, che permette di legare il dinghy  ad un circuito chiuso rinviato a terra, in modo tale da non doverlo trascinare all'asciutto e di poterlo recuperare in qualsiasi momento, indipendentemente dalle escursioni di marea.

Ma oltre alla sua buona fama, ci ha spinto qui anche la curiosità. Tre settimane fa, quando eravamo a Luganville, in un supermercato abbiamo trovato una giovane coppia di italiani da tempo residenti in Australia, in vacanza alle Vanuatu. Ci avevano detto di aver affittato una casa proprio in questa baia, a Malvanua Island, e invitato ad andare lì con la barca, avremmo mangiato insieme una bella pastasciutta! Mentre noi soffrivamo l'ancoraggio rollante di fronte al Beachfront Resort, loro ci dicevano che a Malvanua non c'era onda e nemmeno un alito di vento! Erano accompagnati dal proprietario della casa, che a sua volta ci sollecitava ad ancorare lì per qualche giorno; noi avevamo in programma di risalire verso le Banks, e abbiamo declinato l'invito, restando comunque incuriositi dalle tanto decantate attrattive di Peterson Bay.
Ebbene, una volta qui andiamo col dinghy a Malvanua, a trovare Torquil, il proprietario della Guest House! Ci accoglie calorosamente e ci mostra la sua bellissima casa, con una vista eccezionale sulla baia. Gli ospiti italo-australiani sono partiti, ed è in attesa di nuovi clienti. Ci racconta la sua storia: scozzese, poliziotto, ritiratosi dal lavoro si è trasferito prima in Nuova Zelanda, dove è rimasto 10 anni, da cinque anni è alle Vanuatu. Ha sottoscritto con un chief (capo villaggio locale) un contratto di leasing ed è diventato per 75 anni proprietario di due isole legate da un reef; una l'ha lasciata intatta, su Malvanua ha costruito due case, una per sé e l'altra, con quattro posti letto, che viene affittata a 330 $ australiani per notte; alla scadenza del leasing dovrebbe essere rimborsato per quello che ha costruito, in alternativa viene prolungato il leasing. 
Il contratto di leasing gli è costato 450.000 $ australiani, da pagare a rate, più una rata annuale di 70.000 vatu (circa 600 €); ci è sembrato soddisfatto della sua scelta, ed a ragione diciamo noi! Il posto è incantevole, in mezz'ora può andare a Luganville e rifornirsi di ogni cosa, con un minimo di presenze ha anche la possibilità di guadagnare; gli facciamo i complimenti e per chi volesse saperne di più questo è il suo sito web: www. Malvanuaisland.com.

Nella Paterson Bay sfociano due fiumi, uno nella parte nord di fronte ad Oyster Island, l'altro nell'estremo sud; entrambi si possono risalire con il dinghy per circa un miglio e mezzo fino alla sorgente, che giustamente viene chiamata Blue Hole (buco blu). Si tratta infatti di una specie di laghetto (una ventina di metri di diametro), dove l'acqua, dolce e di un'incredibile trasparenza, appare di un blu intenso a causa della profondità. Abbiamo fatto entrambe le escursioni, e siamo restati davvero incantati non solo dalla sorgente ma anche dal percorso sul fiume; mai vista acqua così chiara, in cui si specchiava la foresta tropicale. Normalmente la visita agli Blue Hole costa 500 vatu (circa 4,5 euro) a testa, noi siamo stati fortunati e non abbiamo pagato niente, perché non c'era nessuno a chiederci i soldi. Unica accortezza: ci sono un paio di passaggi poco profondi, soprattutto nella parte iniziale della risalita, meglio aspettare almeno mezza marea per evitare di toccare con l'elica.






E infine ecco il Blue Hole

Prima di partire salutiamo invitandoli per un drink gli amici tedeschi Frank e Dora, che ci hanno indicato questo ancoraggio e ci sono stati preziosi per l'ingresso. Anche loro  stanno facendo lentamente il giro del mondo, hanno acquistato la barca in Florida, ed ora, dopo le Banks, faranno rotta per l'Australia.
La nostra sosta ad Oyster Island si conclude con un'ottima cenetta al Resort.

Domani sveglia alle 6, perché alle 7.15 abbiamo l'appuntamento con l'alta marea, per poter uscire dalla pass.