Sabato 4
luglio salpiamo alle 6.45 per raggiungere Gaua, la prima isola del gruppo delle
Banks, distante 64 miglia. Ai tempi in cui le Vanuatu erano governate da una
inusuale gestione condivisa tra francesi ed inglesi, il cosiddetto
"Condominium", Gaua Island faceva parte del territorio francese e si
chiamava Santa Maria. Quando le Vanuatu, nel 1980, conquistarono
l'indipendenza, cambiò nome in Gaua.
Dai grib
file vediamo che il vento sarà debole, ma speriamo che la previsione sia
"un po' sbagliata" e di trovare una brezza più sostenuta. Ovviamente,
per una volta che avremmo voluto vederli smentiti, i dati dei grib file sono
super corretti. Abbiamo 5 nodi di vento apparente al gran lasco; per mantenere
una velocità accettabile ed arrivare prima del buio, diamo motore al minimo per
tutto il percorso, solo nelle ultime 8 miglia il vento sale a 10-12 nodi.
In
prossimità della Punta Ngere Malak, per non farci mancare niente, troviamo
anche una corrente contraria di circa 2 nodi. Comunque alle 16.15 gettiamo
l'ancora a Pwetevut Bay, nella parte SW di Gaua, fondo di sabbia nera sui 10
metri, acqua limpidissima (14°18.789'S 167°25.840'E). Unico neo: un rollio in
certi momenti eccessivo.
Dopo di noi
arriva un grosso catamarano a motore, con a bordo una coppia, bandiera francese
(i locali ci diranno poi che viene dalla Nuova Caledonia). Il comitato di
accoglienza locale si dà fare e propone di organizzare l'indomani, per le due
barche, uno spettacolo di Water Music.
La Water
Music è un'antica tradizione esistente solo nell'isola di Gaua: il
"concerto" si svolge in riva al mare, le "musiciste" sono
solo donne. In gruppo scendono in acqua fino alla cintura e battendo
ritmicamente le mani sulla superficie, con particolari movimenti delle dita,
producono diversi suoni che nell'insieme formano una sorta di musica, la musica
dell'acqua.
L'invito ci
alletta, ma non altrettanto l'idea di passare un'altra notte a rollare... non
senza un certo dispiacere, decliniamo.
L'indomani
mattina ripartiamo costeggiando in senso orario l'isola, per raggiungere sul
lato nord-est il nuovo ancoraggio che dovrebbe essere più protetto dall'onda,
Lusalava Bay.
Passando
davanti a Ngere Aro Point, a NW di Gaua, facciamo una puntata nella baia per
verificare i fondali e la possibilità di un eventuale ancoraggio: in effetti il
posto è riparato a NE ed a SW dal reef e non entra onda, i fondali vanno dai 10
ai 14 metri, potrebbe essere una valida alternativa a Pwetevut Bay.
Riprendiamo
il nostro giro fino a Lusalava Bay, una baia protetta da un vasto arco di
barriera corallina su cui si apre un varco largo circa 350 metri. La guida
indica un way point di accesso (da cui bisogna procedere con rotta 200°) ed un
way point per l'ancoraggio, aggiungendo che la cartografia Navionics, in
quest'area, è poco precisa e che pertanto è consigliabile entrare in condizioni
di buona visibilità. In effetti, quando posizioniamo i due way point sul
plotter e sull'IPad, ci rendiamo conto che sulla cartografia l'ancoraggio
risulta a terra: c'è uno scarto di circa 0,6 miglia a NW!
Il mare
frange forte sul reef, rendendolo molto visibile; una volta arrivati al way
point di ingresso (14°12.000'S 167°34.362'E), distinguiamo bene l'ampio
passaggio. Evitando di basarci sulla cartografia, con la solita cautela
avanziamo a vista fino all'ancoraggio, tenendoci a debita distanza dai fondali
azzurro chiaro e marrone.
Alle 12.45
caliamo l'ancora su un fondale di sabbia e banchi di corallo sui 7-9 metri,
filando 50 metri di catena (14°12.444'S 167°34.114'E). Mi tuffo in acqua per
controllare l'ancora: la vedo ben affondata nella sabbia, ed anche un bel
tratto di catena è sulla sabbia, ma tutto intorno alla barca, nonostante
l'acqua sia un po' torbida, riesco a vedere molte formazioni di corallo. Sono
basse, non rischiamo di toccarle con la chiglia, ma la catena durante il brandeggio
potrebbe non solo incattivarsi ma anche rovinarle. Per evitare entrambe queste
eventualità, fissiamo una boa alla catena, in modo da tenerla sospesa fra i 30
e 40 metri di calumo.
Come ormai è
consuetudine, appena terminiamo le manovre di ancoraggio si avvicinano con
discrezione un paio di canoe, per i soliti convenevoli di benvenuto.
Nel
pomeriggio il cielo diventa nero e siamo investiti da una pioggia torrenziale,
che prosegue a tratti fino a notte inoltrata; l'ancoraggio comunque risulta
sicuro e confortevole, tranne un leggero rollio che appare solo con l'alta
marea.
Il mattino
dopo scendiamo a terra; c'è un punto preciso della baia in cui si può atterrare
col dinghy, indicato da una roccia nera su cui è stata posta un'ancora
rovesciata.
Le prime
case del villaggio sono già in prossimità del mare, e poi proseguono ai bordi
della strada principale che arriva fino all'aeroporto, a circa 2 km; sono tutte
capanne tradizionali, con i tetti di foglie di palma.
Una ci
colpisce per l'aspetto particolarmente curato: si tratta infatti di una Guest
House, con piccoli bungalow immersi in un giardino fiorito. Purtroppo, ha
l'aria di non vedere molti clienti.
Poco
distante, in un pianoro ombreggiato da un gigantesco albero di baniano,
troviamo una capanna davvero bella, a due piani. Un signore ci fornisce alcune
informazioni "turistiche": c'è la possibilità di fare escursioni al
centro dell'isola, dove ci sono un grande lago di acqua dolce (secondo la
Lonely Planet il più grande del Pacifico), una bella cascata ed un vulcano,
oppure di assistere ad uno spettacolo di Water Music. L'escursione, con guida
locale, comporta una marcia di 3 ore all'andata e 3 ore al ritorno; per la
Water Music sono disponibili due gruppi di donne, uno al prezzo di 5000 vatu e
l'altro a 10000. Chiediamo ragione di questa differenza e ci sembra di capire
che dipende dal numero di "musiciste".
Le 6 ore di
camminata mal si adattano a noi pigroni, mentre per lo spettacolo pensiamo
meglio aspettare un'altra barca, per condividere la spesa (confidavamo che ci
raggiungesse il catamarano incontrato il giorno prima).
Una volta
rientrati in barca, controllo le previsioni meteo: avremo un po' di vento solo
domani, poi ci saranno due giorni di piatta. La decisione è presa: domani si
parte! La Water Music sarà per la prossima volta .