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Oggi 6 luglio abbiamo lasciato Fakarava, che purtroppo restera' nel nostro ricordo come un 'isola funesta, per molteplici motivi, gravi e meno gravi.
Prima del nostro arrivo, su questo atollo, gli amici francesi Sylvie e Remi di Bellissima hanno contratto la dengue (malattia tropicale simile alla malaria), poi durante la nostra permanenza il tempo e' stato infame, con vento e pioggia incessante. Infine, ed e' la cosa piu' drammatica, ieri sera abbiamo assistito impotenti all'andare a scogli di Viskus, la barca di una coppia di olandesi conosciuti alle Marchesi (ne abbiamo parlato nei diari precedenti).
Viskus era ancorata circa 80 mt dietro a noi, proprio di fronte al molo del villaggio Rotoava.
Ieri Rene' e Paulien erano scesi a terra nel pomeriggio: li avevamo visti passare con il gommone, ben equipaggiati con le cerate, ci siamo salutati con la solita cordialita'. Li ho seguiti per un po' con lo sguardo e poi con il binocolo, giusto per vedere dove atterravano col dinghy, pensavo che andassero a fare la spesa.
Quando ormai e' buio, Anna di Zoomax ci chiama al VHF per comunicarci, con una voce quasi irriconoscibile, che una barca sta andando a scogli nel basso fondale a nord del molo. Usciamo fuori e subito realizziamo che si tratta di Viskus: dietro di noi non c'e' piu', il vento l'ha trascinata via, facendola passare accanto a Zoomax, che era in posizione piu' arretrata. Con orrore constatiamo col binocolo che accanto a Viskus non c'e' il dinghy e quindi Rene' e Paulien non sono a bordo.
Facciamo un appello sul canale 16 VHF, per verificare se per caso i nostri amici erano ospiti su qualche altra barca, ma l'appello va a vuoto.
Sul molo numerose persone gridano e cercano di richiamare l'attenzione. Un paio di gommoni, nel buio pesto e con 20-25 nodi di vento, si recano sul posto, e dopo aver girato intorno alla barca cercano di trascinarla indietro con una cima legata a poppa; io stesso passo a prendere Paolo di Zoomax e insieme tentiamo di dare una mano.
Ma la situazione e' grave: Viskus e' incastrata fra le teste di corallo che affiorano tutt'intorno, e' in posizione eretta e da' l'impressione di galleggiare, ma ogni sforzo di trascinarla e' vano. Qualcuno e' salito a bordo: c'e' acqua all'interno ed in queste condizioni, portandola fuori in acque libere, la barca andrebbe a picco. Viene portata una cima a terra e Viskus rimane cosi', incastrata tra i coralli, illuminata dai fari di una macchina sul molo. Mai provato un tale senso di impotenza…
Quando rientro su Refola sono le 21.30: vedo arrivare con il dinghy Rene' e Paulien, che rallentano perche' non vedono la loro barca, li chiamo …. ""Where is my boat?" … " There, on the rocks" … Paulien si accascia, prendendosi la testa fra le mani, Rene' e' sotto shock ma subito dirige la prua del gommone verso Viskus.
A mia volta molto scosso dall'evento, rimango in pozzetto fino alle 0.30 a scrutare con il binocolo e ad ascoltare al VHF se avevano bisogno di aiuto, capto qualche frase in olandese pronunciata con un tono sommesso che lascia intuire la disperazione di Rene'.
La notte e' travagliata: le raffiche continue a 25-28 kn, il cielo coperto, il pensiero degli amici in difficolta' e infine la preoccupazione di dover alare il gommone a poppa per la partenza, con l'onda di mezzo metro che lo fa sobbalzare.
Alle 6.40 di questa mattina andiamo a terra per accompagnare Franco, il vento e' ancora sostenuto, 20-25 kn, ma almeno e' apparso il sole, ritiriamo alla boulangerie il pane prenotato. Al molo incontriamo Rene', arrivato con il dinghy ed un amico che lo ha ospitato per la notte, ha gli occhi arrossati, forse per non aver dormito, ci abbracciamo senza dire una parola, ma e' come ne avessimo dette mille, un nodo alla gola impedisce anche a me di parlare; appena si riprende ci spiega: la linea di ancoraggio si e' spezzata nella giunzione tessile catena, nella barca c'e' ora una falla della quale non e' in grado di stabilire l'entita' e c'e' acqua all'interno, fino alla linea di galleggiamento.
Arriva anche una autopompa dei vigili del fuoco dell'aeroporto, Rene' dice loro che sarebbero necessari 2 grossi palloni per tenere sollevata la barca prima di svuotarla e fare una riparazione di emergenza della falla. Io gli suggerisco che ad Apataki, a circa 100 M, c'e' un cantiere attrezzato per mettere in secca le barche; ci salutiamo… "Rene', we're leaving now, we'll keep in touch" le parole si bloccano in gola dalla commozione, lui annuisce in segno d'intesa con il pollice in su.
L'alaggio del gommone e' stato facile, il vento e' calato un po' e girato a ESE, ed anche l'onda e' diminuita; chiamiamo Zoomax per salpare, anche loro faranno il percorso fino a Toau; alle 7.30 reuperiamo l'ancora. Per uscire con la corrente a favore o nella stanca dobbiamo essere alla pass, a 6 M, prima delle 8.30, ora della bassa marea.
Alle 8.20 attraversiamo per primi la pass, la corrente a favore e' molto debole, 0,5-1 kn, teniamo il settore destro, non ci sono onde stazionarie sul nostro percorso, le vediamo lontane verso il centro ed a sinistra ma non sembrano di grossa entita', e ci mettiamo in rotta 310° per Toau, ancora con un groppo alla gola.