mercoledì 11 maggio 2016

TANNA, ERROMANGO, EFATE

17°44.623'S 168°18.775'E
Il mattino del 4 maggio lasciamo le tranquille acque di Aneytium. Il vento è calato rispetto ai giorni scorsi e siamo rassegnati a sorbirci 50 miglia a motore; con grande gioia neanche un'ora dopo, appena doppiata la punta ovest dell'isola, troviamo una leggera brezza sui 10-14 nodi, che ci consente di arrivare a vela fino a Tanna.
Alle 16.00 entriamo nella baia di Port Resolution (che non è un porto ma solo una baia) ed ancoriamo seguendo la traccia dello scorso anno, su un fondale di sabbia di circa 5 metri (19°31.545'S 169°29.717'E).
Poco dopo si avvicinano un paio di barchini locali, le loro tipiche canoe scavate su un tronco di albero, con un bilanciere: soliti timidi convenevoli di benvenuto, siamo la prima barca che arriva alla baia in questa stagione.
Lo scorso anno Lilli ed io abbiamo passato circa tre mesi alle Vanuatu e ci sono piaciute molto:  gente sorridente e disponibile, povera ma fiera, acque limpide e calde; quest'anno abbiamo deciso di ritornarci, anche se per un veloce passaggio, per andare a trovare le persone che più di altre in qualche modo ci avevano colpito, alle quali avevamo promesso di tornare.
Qui a Port Resolution avevamo trovato uno "Yacht Club" distrutto dal ciclone Pam del 13 marzo 2015; i locali lo stavano faticosamente ricostruendo, e noi avevamo lasciato le nostre bandiere da appendere in segno di ricordo. Va precisato che loro chiamano "Yacht Club" una o più capanne destinate ad offrire un punto di ristoro e di ritrovo agli equipaggi delle barche in transito: arredamento nullo o estremamente spartano, compensato però da pulizia e dall'attenta cura della vegetazione.
Siamo curiosi di vedere l'avanzamento dei lavori di ricostruzione e così prima del buio andiamo a terra con il dinghy. Ce l'hanno fatta: lo Yacht Club, in posizione strategica che domina la baia, è nuovamente attivo e in questo momento ospita un gruppo di giovani provenienti dalla Nuova Caledonia, accampati in tende ed in piccole capanne di legno e paglia; tutto è curato e pulito, erba rasata, sembra di entrare in un piccolo parco tropicale gestito da giardinieri inglesi.
Rivediamo con piacere le nostre bandiere (quella italiana e il guidone del Paterazzo), appese bene in evidenza all'ingresso.
A seguire lo Yacht Club c'è solo la moglie di Werry, che ha in braccio un bimbo di appena 2 mesi; gli uomini sono da 7 mesi in Australia a lavorare nella raccolta delle mele, torneranno il mese prossimo. Le porgiamo in regalo dei bei piatti di porcellana e posate di acciaio, ci sembra felice, si ricorda di noi e ci abbraccia in segno di ringraziamento.
Ci congediamo subito dopo il tramonto; un addio? un arrivederci?  chissà … mai dire mai.
Il mattino seguente poco dopo l'alba salpiamo diretti ad Erromango, a 55 miglia: questa volta il vento apparente non arriva a 4 nodi, costringendoci a motore fino quasi all'arrivo; solo nell'ultimo tratto, facendo rotta su Dillon's Bay, la bolina larga ci permette di percorrere le ultime 5 miglia a vela.
Alle 16.00 ancoriamo ad est della foce del fiume, su un fondale sabbioso di 8 metri (18°49.257'S 169°00.802'E).
Questo trasferimento ci rimarrà impresso per la pesca ed i suoi "effetti collaterali": verso mezzogiorno abbocca un dorado di circa 3-4 kg, non offre molta resistenza e con facilità lo tiriamo in coperta.
Poco più tardi Francesco lo pulisce e ricaviamo tre tranci per la cena ed un po' di polpa per il pesce crudo alla Polinesiana, con olio, limone e verdure fresche.
Ci riteniamo, per oggi, già soddisfatti. Ma proprio quando inizia il percorso a vela, un'altra preda abbocca al nostro polipetto artificiale: capiamo subito, da come tira, che è qualcosa di grosso ed infatti, quando con fatica riusciamo a trascinarlo sotto bordo, vediamo che si tratta di un bel tonno pinna gialla, tra i 20 e 30 kg.
Lo recuperiamo con il raffio e lo leghiamo al tientibene di poppa, ma il tonno è molto combattivo e continua a dimenarsi: riesce a rompere l'attacco del porta canna, che finisce in acqua insieme a canna e mulinello! Per fortuna l'amo era ancora impigliato nella bocca del pesce e così possiamo ritrascinare sotto bordo e recuperare la canna con il mezzo marinaio.
Con il senno di poi, avremmo dovuto tramortire il tonno, come già avevamo fatto in altre occasioni, facendogli trangugiare una massiccia dose di aceto, ma questa volta non ci ho pensato.
Dopo l'ancoraggio molti ragazzini, a bordo di canoe, sono venuti a salutarci e ad ammirare la nostra preda appesa come un trofeo. Dopo le solite foto di rito, Francesco si dedica alla pulizia e alla sfilettatura: il bilancino dinamometro segna 25 kg!

Il pesce è veramente grosso, per cui ne regaliamo un terzo ad una barca di giovani ragazzotti, un altro terzo all'amico David, conosciuto lo scorso anno, che ha in corso la costruzione di uno Yacht Club ed infine con il rimanente terzo tagliamo tranci di filetti che mettiamo sotto vuoto in freezer. Ne avremo per un bel po'.
L'epilogo della serata arriva nella notte: dopo la cena a base di dorado, mangiato in parte crudo e in parte al forno, all'acqua pazza, tutti e tre  (Lilli, Francesco ed io) soffriamo di disturbi di stomaco, nausea,  vomito e dissenteria. Niente di grave ma sufficiente a debilitarci e disidratarci.
Il giorno seguente siamo invitati da David al suo Yacht Club, che al dire il vero dallo scorso anno non ha fatto molti progressi. "Poco denaro " ci dice. Anche a lui portiamo in omaggio dei piatti di porcellana, posate in acciaio e due vecchie padelle che non utilizziamo più, "ti serviranno quando avrai terminato i lavori" gli dico. Anche lui si mostra molto felice, ci ringrazia e per sdebitarsi ci accompagna in una lunga passeggiata che risale il fiume, fino ad un'ansa che loro consideravano una sorta di piscina di acqua dolce. Un'ora di cammino, nella foresta, non era esattamente ciò che desideravamo dopo una notte piuttosto turbolenta, ma stoicamente abbiamo fatto buon viso; al ritorno la moglie di David ci ha fatto trovare uno spuntino con involtini tipo torta salata e banana fritta ed una fresca bevanda di acqua e limone.
  
A mezzogiorno salutiamo David e la sua famiglia, rientriamo in barca per riposare un po': alle 17.00 abbiamo fissato la partenza per Efate, circa 80 miglia di notturna, per arrivare all'alba a Port Vila.
All'inizio abbiamo cielo coperto, pioggia e visibilità zero, poi lasciata a poppa Erromango, il cielo si rischiara ed  il vento apparente sui 7-8 nodi ci permette di tenere aperte le vele con il motore a 1500 g/min, il mare è piatto, il cielo senza luna ma pieno di stelle, navigazione non entusiasmante ma confortevole.
Alle 7.15 prendiamo una boa libera davanti al molo dello Yachting Word Marina (17°44.623'S 168°18.775'E)
Uno dei problemi che ci aveva assillato negli ultimi giorni era riuscire a ottenere dall'ufficio immigrazione, per Luciano, l'autorizzazione ad entrare alle Vanuatu senza un biglietto aereo di ritorno, visto che avrebbe lasciato il paese a bordo di Refola. Con fatica avevamo inviato la richiesta da Aneytium, ma il tempo era davvero contato e non eravamo certi che Luciano riuscisse a ricevere in tempo il documento... sembrava un'impresa immane, considerando le difficoltà di comunicazione e la lentezza della burocrazia Vanuatu.
Ma il miracolo si è compiuto. La mattina stessa del nostro arrivo a Port Vila, quando Luciano era già in volo per Singapore, andiamo all'ufficio immigrazione: in soli 40 minuti e pagando una tassa di 6000 vatu (circa 50,00 €) riusciamo ad ottenere l'agognato documento! Di corsa rientriamo in barca, lo scansioniamo ed inviamo a Luciano via mail. Ci racconterà poi che sicuramente, senza questo, a Brisbane lo avrebbero costretto a comprare un biglietto per l'uscita!
Durante la sosta a Port Vila provvediamo a rimpinguare la cambusa e a fare scorta di vino, alcolici e sigarette al duty free.
L'11 sera festeggiamo il compleanno di Lilli al simpatico ristorante del marina, con musica dal vivo.
Giovedì 12 si parte per il nord, la prossima meta è Ambrym.