sabato 28 maggio 2016

SOLOMON, ARCIPELAGO S.CRUZ: VANIKOLO e UTUPUA

11°15.365'S 166°31.171'E
Alle 19.40 di domenica 22 maggio lasciamo il rollante ancoraggio di Hiu per un'altra tappa notturna di circa 100 miglia, fino all'isola Vanikolo, la più a sud delle S. Cruz Islands.
A malincuore diciamo addio (o arrivederci?) alle Vanuatu, ma d'altra parte siamo anche curiosi di vedere il nuovo grande arcipelago che ci aspetta, quello delle Solomon Islands, sul quale non abbiamo moltissime informazioni, perché poco frequentato dai velisti.
La luna piena facilita le manovre e rischiara la nostra navigazione; la rotta sui 20° ci consente di andare a vela con il vento al traverso fino a destinazione.
Vanikolo è circondata da una barriera corallina navigabile, come alcune isole della Società in Polinesia; l'ancoraggio prescelto, Manieve Bay, ci è suggerito dal blog di Bosum Bird, una barca passata di qui due anni fa: viene riportato un fondale di 22 metri, che ritengo un po' elevato per noi, ma temo che questa sarà una situazione ricorrente alle Salomon.
La cartografia elettronica (C-Map e Navionics) ci mostra due possibili accessi. Il percorso più breve, visto sul plotter, desta qualche preoccupazione: una pass stretta e poco profonda, esposta ad est, e quindi all'onda dominante; in alternativa, un ampio giro da nord, di 17 miglia più lungo.
Poiché è mattina presto e abbiamo il tempo per valutare la situazione in loco, opto per esplorare il percorso più breve. Verso le 9.30 siamo alla pass: la bassa marea ed il sole alto ci fanno vedere con chiarezza le acque sicure, non c'è onda e la corrente è minima. Il passaggio risulta quindi facile, e in breve tempo arriviamo all'ancoraggio, che si trova quasi al centro dell'isola, navigando un po' a zig zag tra i bassi fondali, in acque totalmente piatte.
Alle 10.20 caliamo l'ancora poco più avanti del wp segnalato da Bosum Bird, su un fondo di fango duro di 13-14 metri; la tenuta è eccezionale, e non ci ci sembra vero di essere in acque così calme, come raramente si trovano (11°40.268'S 166°55.866'E).
Poco dopo l'ancoraggio arriva una barca a motore con a bordo un giovane di nome Benjamin, che ci porge il benvenuto alle Solomon. Si definisce melanesiano, ci dice che la gente del posto è amichevole e possiamo restare quanto vogliamo, ci informa che verranno a farci visita gli abitanti dei villaggi sulla baia, per proporci i prodotti dei loro garden.
Chiediamo spiegazioni sui tronchi accatastati su una spiaggia vicina, che avevamo visto arrivando: ci spiega che c'è un commercio di legname pregiato, il kauri. Una società malesiana, per la quale lavora lui stesso, ha il contratto per tagliare gli alberi che vengono caricati su navi, la prossima dovrebbe arrivare a giorni. È un buon business per l'isola, dice, ma non per l'ambiente, visto che ii kauri sono alberi preziosi e secolari, che ci impiegano moltissimo tempo a ricrescere.
Chiediamo se ci sono coccodrilli, Benjamin ci dice di sì, ma sono "friendly", amichevoli e non aggressivi, temono l'uomo e si rifugiano tra le mangrovie quando ne avvertono la presenza. Nella successiva isola, Utupua, sono invece più pericolosi: ci racconta che nel 2009 un velista che si è tuffato per andare a vedere l'ancora, è stato aggredito da 3 grossi coccodrilli ed è morto sbranato.
Dentro di me penso: speriamo che non ci capiti un incaglio dell'ancora!
Si avvicina una lunga canoa in legno, con locali che ci propongono verdure, piccoli pomodori verdi, banane, in cambio di una maglietta, qualche batteria; ci chiedono alcune cose, chiedendocene il costo: evidentemente è uso che i velisti vendano prodotti a questa gente, speriamo a prezzi ragionevoli! A bordo sono in quattro: Alfred il papà, Lilian la mamma, sui 35 anni, Alien la bambina di 3 anni , ed Agnes la cognata di circa 40 anni, ci chiedono se possiamo controllare la carica delle batterie che usano per l'illuminazione perché si scaricano in fretta, così concordiamo che ritornino nel pomeriggio.
Le batterie che portano sono del tipo ermetico che da noi si usano per gli impianti di antifurto, la loro capacità è limitata, e non possiamo caricarle con il nostro impianto, ma la simpatica famigliola rimane volentieri seduta nel pozzetto all'ombra a chiacchierare, fino a quando con buone maniere dico loro che dobbiamo prepararci per la partenza dell'indomani.
"Un ultimo desiderio - dice Alfred - se mi dai dell'alcool da portare a casa, questa sera vado a cacciare le aragoste e te le porto". "Ok - gli dico - non ho alcool, ma ti do una bottiglia di vino australiano". "D'accordo, tra le 21 e le 22 arrivo".... forse bevendo qualche bicchiere, si è dimenticato di quale giorno, forse avrei dovuto dargli il vino dopo la consegna!
Il giorno successivo, martedì 24 maggio, lasciamo il tranquillo ancoraggio di Manieve Bay alle 7.20, e uscendo attraverso il passaggio a nord facciamo rotta su Utupua, a 40 miglia: vento sui 12-14 nodi in poppa, ci mettiamo a farfalla con il genoa tangonato e la ritenuta sulla randa e mezzana, alle 14.30 arriviamo al Rindove Passage.
Anche Utupua ha una barriera corallina che la circonda completamente e come a Vanikolo l'ancoraggio si trova praticamente al centro dell'isola, che si raggiunge percorrendo circa 4 miglia lungo un ampio canale in cui occorre prestare attenzione ai bassi fondali che si estendono anche molto lontano dalla costa.
Alle 15.10 ancoriamo a Sabben Bay, su un fondale fangoso di 7-8 metri, un altro ancoraggio solitario in acque calme.
Qualche canoa si avvicina, ma solo per salutare ed osservare Refola da vicino; notiamo che alcune sono attrezzate per andare a vela, con una rudimentale randa fissata ad un bastone che funge da albero. Osserviamo i locali armare queste piccole tele con molta dimestichezza e filare veloci, risparmiando le fatiche della pagaia; raramente abbiamo incontrato canoe invelate, e ne rimaniamo affascinati: hanno forse conservato memoria delle imprese degli antichi navigatori melanesiani?
La nostra sosta a Utupua è breve, è in arrivo una perturbazione che porterà venti contrari, perciò lasceremo l'ancoraggio domani mattina 25 maggio molto presto, per poter raggiungere la nostra prossima meta, Ndendo a 70 miglia, prima del buio.
Siamo sempre senza connessione, quindi trasmettiamo via radio, senza foto!