giovedì 20 agosto 2015

COSTA NORD DI VITI LEVU, FIJI


La costa nord ed est di Viti Levu è caratterizza dalla presenza di estesi bassi fondali e reef affioranti, la maggior parte segnalati fin dai tempi della dominazione inglese; questi segnali sono quasi tutti ancora presenti oggi ed è possibile navigare in acque profonde e sicure per tutto il percorso.
Navigazione da fare perlopiù a motore, a causa dei frequenti cambi di direzione, anche se qualche tratto con il vento favorevole può essere percorso a vela. Inoltre, poiché i segnali non sono luminosi, la navigazione notturna è da escludere.
Di grande aiuto, se non indispensabile, la cartografia elettronica: noi abbiamo preventivamente tracciato la rotta sul plotter, seguendo passo passo l'avanzamento e prendendo nota dei segnali mancanti.
La costa, dal punto di vista panoramico e turistico, non suscita grande interesse, e infatti sono poche le barche che si avventurano da queste parti. Noi eravamo curiosi di fare un percorso nuovo e inoltre questa navigazione “interna” ci fa guadagnare mare verso est, evitando di dover fare bordi navigando contro i venti dominanti nelle acque a nord di Viti Levu, che sono anch'esse disseminate di reef.

Il giorno della partenza, sabato 15 agosto, il meteo non ci aiuta: il cielo è plumbeo, la visibilità ridotta, comunque con un'attenta guardia (Lilli) ed un attento pilotaggio (il sottoscritto) intraprendiamo il nostro percorso a zig zag e tutto fila liscio.
La prima sosta è dopo 27 miglia, a Vatubuli, un'insenatura tra due reef che si estende verso sud per circa mezzo miglio. Siamo fortunati: arriviamo alle 12.50, quando c'è bassa marea, ed i reef sono ben visibili. Il canale di accesso è largo circa 60 metri; gettiamo l'ancora su un fondo di 5-6 metri, sabbia e fango, ottima tenuta (17°23.402'S 177°47.700'E). Solo poche ore più tardi, con l'alta marea, i reef scompaiono del tutto e il luogo sembra totalmente diverso.

Questo ancoraggio solitario, ben protetto anche dal vento da est/sud da un'alta collina, ci era stato segnalato da un navigatore turco, incontrato lo scorso anno a Vanua Balavu nelle Lau.
Il secondo giorno proseguiamo per altre 27 miglia, sempre a zig zag, fino all'isoletta Yanutha, separata da Viti Levu da un canale largo meno di 400 metri, dove ci fermiamo per la notte. Il panorama che ci circonda è decisamente più attraente del precedente, anche se il cielo sempre nuvoloso non ci consente di apprezzarlo pienamente. Eravamo stati qui anche lo scorso anno, ma questa volta ancoriamo più vicino all'isola, dove c'è una bella spiaggia, fondo di sabbia/fango sui 13 metri, ottima tenuta (17°18.520'S 178°13.607'E).
La piccola Yanutha è un'isola privata, occupata da un resort, che al nostro passaggio non sembra avere tanti clienti; l'area è servita da un eccellente segnale internet, Vodafone e Digicel.

Se fosse apparso il sole avremmo prolungato la nostra sosta qui,  ma poiché anche il terzo giorno,  lunedì 17 agosto, il cielo si ostina ad essere grigio e coperto di nuvole, riprendiamo la navigazione verso est.
In questa tappa, di 36 miglia, abbandoniamo la costa di Viti Levu ed il canale segnalato e ci spostiamo ai margini della barriera corallina, fino a Naigani Island. Ancoriamo a nord dell'isola, davanti ad una bella spiaggia, fondo di sabbia sui 12 metri (17°34.273'S 178°40.626'E).    
La quarta ed ultima sosta è a Levuka, sul versante est di Ovalau Island, solo 14 miglia da Naigani; anche Ovalau ha la barriera corallina che la circonda: noi entriamo da nord e costeggiamo l'isola fino a Levuka, dove ancoriamo a nord del porto su un fondale sabbioso di 12 metri (17°40.936'S 178°50.164'E).
Siamo davanti alla cittadina, ma il posto non è molto riparato, inoltre a terra c'è un grosso generatore che probabilmente funziona ininterrottamente, e che fa un bel baccano.

Scendiamo a terra con il dinghy, che lasciamo al moletto della dogana, per comprare pane e limoni.  La piccola città ci riserva alcune sorprese interessanti: niente palazzi moderni, sul lungomare (che è anche la strada principale) si affacciano vecchie costruzioni in legno, più o meno ben conservate, ma comunque molto suggestive. Presso l'ufficio turistico, adiacente alla biblioteca pubblica (accogliente e curata), è allestito un minuscolo “museo”, in cui con fotografie e oggetti vari è illustrata la storia locale. A Levuka, il 10 ottobre 1874, è stato firmato lo storico atto con cui i rappresentanti delle comunità fijiane hanno ceduto alla Regina d'Inghilterra Vittoria la sovranità su tutto l'arcipelago (per definirne i confini, nell'atto, hanno usato le  coordinate: area compresa tra i paralleli 15 e 22 Sud e tra il meridiano 177 Ovest e il 175 Est).

Levuka era la città più fiorente, allora, soprattutto per l'esportazione di copra e legno di sandalo; è stata la prima capitale delle Fiji, e sembra che la gente del posto ne vada fiera, conservando con cura e valorizzando al massimo tutto ciò che documenta la loro storia passata (la chiesa, i vecchi magazzini, le vecchie insegne dei negozi, la vecchia stazione di polizia, il vecchio tribunale, la vecchia prigione).


Qui, ad opera di due intraprendenti commercianti, è nata quella che oggi è la più estesa catena di supermercati delle Fiji; in tutti i grossi centri abitati si trovano i magazzini MH, ma solo qui a Levuka sul frontale del negozio appaiono i nomi dei fondatori, Mr. Morris a Mr. Hedstrom.


Quando torniamo in barca sono le 12.30: salpando subito abbiamo il tempo di raggiungere Makongai Island, a 18 miglia. Peccato che l'ancoraggio sia così scomodo, perché Levuka avrebbe meritato una permanenza più lunga.