17:04.89S 177:16.61E
Sabato 11 ottobre, con vento quasi assente e cielo spesso coperto di nuvole, percorriamo a motore le 11 miglia che ci separano da Blue Lagoon; la navigazione è abbastanza difficile in queste condizioni di scarsa visibilità, nonostante abbiamo le tracce delle barche amiche Joel e Zoomax, che sono state qui lo scorso anno.
Molti sono i bassi fondali, anche estesi, mal segnalati se non assenti sulla cartografia elettronica; un valido aiuto, come già detto altre volte, lo abbiamo dalle foto satellite che abbiamo scaricato da internet, a diversi livelli di zoom, con il programma Sas Planet; proprio quando la visibilità è scarsa, l’immagine satellitare su cui vediamo Refola muoversi (grazie al rilevamento del segnale GPS), ci permette di distinguere in anticipo il diverso colore dei fondali.
Alle 11.10, dopo aver zigzagato tra una serie di banchi corallini, ancoriamo ad ovest di Tavewa Island, più conosciuta come Blue Lagoon; fondale di sabbia sui 16-18 metri (16°56.676’S 177°22.039’E).
Siamo di nuovo immersi nella “civilta’”: grande concentrazione di resort, idrovolanti e catamarani che si susseguono ad imbarcare/sbarcare gruppi di turisti, altre sei barche ancorate, un potente segnale internet … Piacevole quest’ultimo aspetto, per il resto, a parte il panorama in sè apprezzabile, sembrava di essere alla Malpensa o dentro il porto di Genova.
Il giorno seguente, snorkeling sui coralli, alcuni molto belli proprio adiacenti l’ancoraggio.
Lunedi 13 ottobre, la flottiglia italiana composta da Refola, Waki e Libero salpa per una breve tappa di 13 miglia, fino alla grande baia a nord dell’isola Naviti, in prossimità del villaggio Somo Somo (non c’è grande fantasia di nomi qui, dopo Suva, Komo, Savu Savu, questa è la seconda Somo Somo che incontriamo!). Ancoriamo nella piccola baia un miglio a NNE del villaggio, su un fondale di sabbia sui 15 metri (17°04.890’S 177°16.617’E).
Questo ancoraggio ci era stato segnalato oltre che dagli amici di Zoomax e Joel, anche da altri navigatori, che hanno trovato un corallo particolarmente bello e vario; andiamo per lo snorkeling intorno alla Punta Nukusa, che ci avevano descritto come un “Coral Garden”, e infatti nonostante la luce del sole offuscata dalle nuvole, troviamo una grande varietà di coralli, flora sottomarina e pesci.
Martedi 14 ottobre, con cielo ancora coperto e sotto la pioggia, lasciamo Naviti Island con la speranza di trovare bel tempo altrove; la nostra meta è Drawaga Island a 10 miglia. Speranza prestissimo rivelatasi l’illusione: alle 11.00 ancoriamo ad ovest di Drawaga (17°10.293’S 177°11.263’E) su un fondale di 18-20 metri. C’è rollio ed acqua torbida e poichè siamo arrivati per primi comunichiamo per radio VHF agli amici di Waki e Libero che è meglio proseguire sulla successiva isola a sud, Waya.
Alle 12.30 arriviamo nella baia a nord di Waya, Nalauwaki bay, c’è poco vento, ma entra onda da est e si rolla anche qui … facciamo una sosta per il pranzo e alle 14.30 ripartiamo per spostarci di altre 9 miglia nella baia a sud di Waya, Yalobi bay, dove ancoriamo davanti alla scuola con i tetti blu, su un fondale sabbioso di 12-14 metri (17°18.594’S 177°07.372’E).
Insomma, un piccola odissea, ma finalmente prima del tramonto torna un po’ di sole e tutto sembra assumere più fascino, la spiaggia, i colori della montagna, i diversi colori dell’acqua.
Mercoledì 15 ci alziamo con tanti progetti, lo snorkeling nella piccola pass fra le 2 isole (Waya e Wayasewa), la visita al villaggio Yalobi, qualche passeggiata; in realtà già a metà mattina comincia entrare una fastidiosa onda da sud, verso cui non siamo protetti. A fine mattina il vento è già oltre i 15 nodi, alle 13.45 Cristiano ci chiama al VHF: “ Ragazzi qui si mette male, che si fa?”
“Questo vento da sud non era previsto, l’unico posto vicino e riparato è la baia a nord, dove eravamo ieri, aspettiamo altri 15 minuti e se non cala salpiamo!” rispondo io … in barba alle previsioni, il vento aumenta ed è stabile sui 20 nodi, l’onda arriva ormai ad 1 metro. Senza bisogno di nessun altra comunicazione, ogni barca si prepara a salpare. Noi, a causa del forte beccheggio, non riusciamo nemmeno ad issare il gommone a poppa e optiamo quindi per trainarlo; alle 14.15 tutta la flottiglia italiana ha salpato e si dirige nuovamente a Nalauwaki bay.
Alle 16.00 ancoriamo mezzo miglio a nord del villaggio, su un fondale sabbioso di 22 metri (17°16.286’S 177°06.784’E): ci sono altre sei barche che hanno trovato rifugio qui, fuggendo dagli ancoraggi vicini.
Con il vento teso, arrivano le raffiche; per un po’ il mare resta piatto, ma non dura molto, alla notte il vento cala e poi capricciosamente gira prima a NW, poi a N ed infine si stabilizza a NE e così si ricomincia a ballare…
Giovedì 16 ottobre facciamo un giro a terra fino al Resort Octopus , sul lato opposto della collina, ed un po’ di snorkeling sul reef sotto costa.
La sera il vento rinforza sui 20 nodi da NE (la baia è esposta da NW a NE, si starebbe di nuovo bene nella baia a sud, ma spostarsi di nuovo è impensabile): l’onda è fastidiosa, l’allarme ancora suona, l’ecoscandaglio ci segnala che il fondale è passato da 18 a 12 metri, forse la catena si è stesa completamente, ma abbiamo il basso fondale alle spalle! Nonostante il buio pesto, decido di spostarmi di circa 300 mt, in acque più profonde e sicure.
Avendo rollato abbastanza, domani 17 ottobre salperemo verso sud, in cerca di un ancoraggio più riparato…
Blu Lagoon come Malpensa …
Ma in compenso lo snorkeling ci regala queste immagini
… a cui si aggiunge, per non farsi mancare nulla, uno squalotto …