La sosta a Port Moselle non è stata così piacevole, il
cattivo tempo ha fatto da padrone: pioggia e vento quasi tutti i giorni. Ciò
non mi ha impedito comunque di riparare il riduttore del rullaranda e di
montare, con l'aiuto dell'elettricista, un pulsante di emergenza per quando il
motore fa i capricci all'avviamento.
Avevamo intenzione di fare un po' i turisti, ed approfondire
la conoscenza di Noumea, ma il tempo non ci ha invogliato a muoverci. Lilli
addirittura è scesa dalla barca solo per andare a buttare le immondizie!
Le nostre impressioni sulla Nuova Caledonia sono positive in
generale, ma con alcune precisazioni. La navigazione è piacevole, con molti
ancoraggi ed acque limpide soprattutto nelle Isole Loyalteau, che si trovano
circa 70 miglia a NE di Grande Terre. La cartografia è curata, i segnali
marittimi diffusi e ben tenuti.
Punto negativo la temperatura dell'acqua: è fredda, 23° al
massimo in questo periodo. Dovrebbe aumentare in novembre e dicembre,
nell'estate tropicale, quando però inizia la stagione degli uragani. Questo
aspetto riduce molto la godibilità degli ancoraggi in confronto a Vanuatu,
Fiji, Polinesia.
Anche il rapporto con la gente è positivo; in particolare
abbiamo apprezzato, soprattutto alle isole Loyalteau, la gentilezza e
l'ospitalità dei Kanak, la fiera popolazione indigena che ha a lungo combattuto
per l'indipendenza della Nuova Caledonia dalla Francia. Una battaglia politica
costellata di episodi di sangue, culminati con l'assassinio nel 1989 dei due
principali leader del movimento indipendentista, Tjibaou e Yewene (la cui tomba
avevamo visitato a Marè) e conclusasi non con l'indipendenza, ma con il
riconoscimento della rappresentanza Kanak nelle province della Nuova Caledonia,
che rimane territorio francese d'oltremare.
Nei lunghi giorni passati al Marina di Port Moselle, oltre a
riparazioni e pulizie, l'attività principale è stata lo studio della situazione
meteorologica, per individuare il momento giusto per lasciare gli ormeggi e
raggiungere la Nuova Zelanda. Vi ho dedicato non meno di una-due ore al giorno,
ubriacandomi di dati che cambiavano ogni volta, anche notevolmente. Pare che
quest'anno la successione di alte e basse pressioni che dal mare di Tasmania si
spostano verso est sia più serrata del solito, con intervalli di soli 3-4
giorni una dall'altra. Trovare la finestra giusta che ci consenta di arrivare
almeno vicino alla Nuova Zelanda non è cosa facile!
Tentando di evitare gli eccessi (troppo vento o pochissimo),
avevamo individuato un onesto compromesso di vela e motore tra il 19 ed il 21
ottobre, ma la formazione di una tempesta tropicale che dal sud delle Fiji si
spostava verso ovest, cioè verso di noi, ci ha costretto a rimandare.
Questa tempesta tropicale, con venti di 40-45 nodi vicino al
suo centro, è arrivata sotto la Nuova Caledonia il 19 ottobre, per poi tornare
indietro verso est e dissolversi un po' alla volta; così il giorno successivo
al suo passaggio la decisione è presa: si parte il 22, spediamo una mail a Bob
Mc Davitt, il guru meteorologo del Pacifico, perché ci prepari un piano di
navigazione, che tenga conto della situazione meteo che troveremo nei prossimi
giorni.
Anch'io elaboro un piano, basandomi sulla mappa dei grib
files, ma quello di Bob è sicuramente più preciso.
Semplificando al massimo, la strategia per raggiungere la
Nuova Zelanda dai tropici è la seguente: bisogna partire quando una alta sta
passando a sud di noi, dirigersi inizialmente verso SSW, in modo da poter, a
sud della latitudine 30° S, tenere una rotta ESE verso il capo N della Nuova
Zelanda, dove la probabilità di trovare venti da SW, anche forti, è abbastanza
elevata.