domenica 1 novembre 2015

ARRIVATI IN NUOVA ZELANDA

 Di lunghe traversate, ormai, ne abbiamo fatte diverse: tre dell'Atlantico, poi quella più lunga, dalle Galapagos alle Isole Marchesi, poi dalle Fiji alla Nuova Zelanda, e dalla Nuova Zelanda alle Vanuatu. In generale non ci siamo mai annoiati, ma questa ultima, dalla Nuova Caledonia alla Nuova Zelanda, è stata senz'altro la traversata più ricca di colpi di scena. Non è esattamente quello che uno desidera, in mare: cambiamenti troppo netti o repentini creano momenti di incertezza, e comunque impongono di prendere decisioni a volte difficili.
Lasciamo la Nuova Caledonia giovedì 22 ottobre. Coi nostri compagni di viaggio, Leopoldo da solo a bordo di “Yaya” (Gran Soleil 46), Gerard e sua moglie Claudine su “Cassiopee” (Amel SM gemella di Refola), concordiamo due appuntamenti radio SSB ogni giorno: alle 8 del mattino e alle 18, quando in frequenza ci sono anche gli altri navigatori italiani in Pacifico.
Il piano di navigazione che ci ha preparato il “meteo-guru” Bob prevede che ci spingiamo molto ad ovest (la linea diretta sarebbe SE), con un doppio zig-zag, sostanzialmente per evitare una profonda bassa pressione e mare grosso, che altrimenti incontreremmo sotto la latitudine 30° sud.

Gerard di “Cassiopee” non è molto convinto di questa strategia: parte due ora prima di noi e da subito tiene una rotta molto più diretta sulla Nuova Zelanda, ipotizzando anche di fermarsi a circa metà percorso a Norfolk (piccola isola appartenente all'Australia), per meglio valutare l'evoluzione meteo.
Noi invece, insieme a “Yaya”, ci teniamo su una rotta intermedia tra quella consigliata da Bob e quella scelta da Gerard, in modo da poter optare per l'una o per l'altra, quando la situazione fosse più definita.
I primi due giorni trascorrono tranquilli: navigazione veloce, con poca onda e nel sole.
Al terzo giorno di navigazione, 24 ottobre, siamo 70 miglia a NW di Norfolk. Una previsione meteo scaricata via radio SSB ci informa che la rotta consigliata da Bob non evita più la burrasca ed il mare grosso da sud, ma ci va dritto in mezzo. Gerard decide di fermarsi a Norfolk, mentre io invio una mail a Bob chiedendogli un aggiornamento del piano, e una valutazione sull'opportunità di fermarci anche noi.
Bob risponde subito: la sosta a Norfolk non ci conviene, ribadisce che per sfuggire la perturbazione è meglio proseguire per altre 48 ore verso SW, poi invertire la rotta a ESE e poi finalmente puntare a SE, solo quando il peggio sarà passato.
Salutiamo via radio Gerard (che con il senno di poi ha fatto la scelta migliore), e con Yaya  proseguiamo verso SW, con il vento da SE. Non stiamo andando precisamente in Nuova Zelanda (anzi Lilli conta le miglia che ci separano da Sydney e ci fa un pensierino), ma in compenso il mare è poco mosso e la navigazione confortevole.
Tengo sempre sotto controllo l'evoluzione meteo. Due volte al giorno scarico i grib files e “Subtropic” in testo, che descrive i movimenti dei fronti nel Pacifico occidentale a sud di 25° S. Man mano che andiamo avanti, purtroppo, queste previsioni non promettono niente di buono.  Sembra davvero difficile riuscire ad evitare la vasta perturbazione che incontreremo il 28-29 ottobre, con onda fino a 7 metri e venti di burrasca.
Abbiamo 12 ore di anticipo sul piano di Bob, e ce le teniamo strette perché potrebbero rivelarsi utili, al momento dell'incontro fatidico. Continuiamo a navigare comodi, ma con la sgradevole sensazione che la navigazione tranquilla stia per finire e che dobbiamo prepararci al peggio.
L'aggiornamento meteo del 26 ottobre ci annuncia che fra tre giorni, il 29, avremo vento da 30 nodi al traverso e onde da 5 a 7,5 metri. Ci siamo! Cerchiamo di guadagnare miglia e giocare d'anticipo, non si sa mai che la perturbazione decida di rallentare all'ultimo momento. Con Leopoldo concordiamo di aggiungere un ulteriore appuntamento via radio SSB, alle ore 13.

Mercoledì 28 ottobre, alle 7.30 del mattino, Lilli scarica via radio la posta elettronica e riceve una nuova mail di Bob:  “Attenzione! c'è un avviso di burrasca, con onde superiori a 5 metri. Se siete nella posizione prevista dal piano (31°09'S 168°15'E), mettete subito la prua a nord verso Norfolk e non fermatevi fino a 29° S; se non ce la fate, fate rotta su NE e appena possibile girate a nord. Datemi conferma di aver ricevuto questa mail e comunicatemi le vostre decisioni”.
Lilli era stata tranquilla fino a questo momento, ma mentre mi traduce il messaggio di Bob sento che la sua voce si incrina... All'appuntamento delle 8.00 aggiorno Leopoldo sulle nuove informazioni ricevute; anche lui resta abbastanza spiazzato, ma ci chiediamo: possiamo ignorarle?
A malincuore mettiamo prua a NE (Lilli tenta di scherzare dicendo “Addio Sydney, noi torniamo alle Fiji”), pensando già di doverci rassegnare ad allungare la traversata di ulteriori 3-4 giorni.
Ma non sono del tutto convinto, e d'altronde chi mi conosce sa che la parola “rassegnazione” compare poco nel mio vocabolario: scarico altri aggiornamenti meteo, e valuto che il nostro anticipo sul piano di Bob potrebbe consentirci di passare noi prima della perturbazione, invece che aspettare che passi lei. Invio quindi a Bob un'altra mail: lo aggiorno sulla nostra posizione, gli prospetto l'ipotesi di una rotta diretta sul North Cape della Nuova Zelanda, che si trova a 250 miglia, e chiedo il suo parere.
Nel giro di mezz'ora Bob risponde: “Le 100 miglia di anticipo che avete fanno una grande differenza: se riuscite a tenere una velocità media superiore ai 7 nodi, potete arrivare al North Cape prima della burrasca; le successive ultime 100 miglia sono sottovento alla costa, perciò più facili. Fatemi sapere cosa decidete”.
E qui le mie budella cominciano a contorcersi: quale sarà la scelta giusta? Meglio fuggire al maltempo ed aspettare che la situazione migliori o rischiare ed arrivare 3-4 giorni prima? Quante pagine sono state scritte su questo tema! Ma ora non stiamo facendo dispute teoriche; siamo per mare, anzi, in mezzo all'Oceano Pacifico, e tocca a me decidere, anche se sinceramente preferirei essere da un'altra parte...
Faccio una prova: metto prua a SE, direzione North Cape. Con genoa, randa e mezzana la barca fila a 8 nodi e il vento dovrebbe aumentare da nord. È la scossa di cui avevo bisogno: “Ok Lilli, andiamo diretti”. Sono le 11.30 del 28 ottobre. Invio a Leopoldo e a Bob una mail col mio nuovo piano di navigazione.
Leopoldo però non scarica la posta e apprende la notizia solo alle 13, al nostro appuntamento radio. Sulle prime, comprensibilmente, resta sconcertato; sono 5 ore che ha la prua a NE e io ribalto la frittata comunicandogli di aver virato a SE. Ci pensa un po': “Sì, forse è la cosa migliore - dice - ma la devo digerire, ci risentiamo alle 18”.
Nel frattempo il vento rinforza da nord e poi da nord-ovest, a 20-25 nodi in poppa, mentre il mare aumenta velocemente con onda da NW sui 3-4 metri; la velocità della barca raggiunge punte di 10-11 nodi, in planata sulle onde. Abbiamo fatto la scelta giusta! Se avessimo proseguito con rotta NE, ci saremmo trovati, per almeno 24 ore, a combattere questa situazione di bolina. Invece stiamo andando veloci col vento in poppa, finalmente verso la meta, e abbiamo un buon margine per arrivare al North Cape prima dell'arrivo della burrasca da SW. 
Dal momento che la velocità è adesso un fattore cruciale, teniamo monitorata la percorrenza ogni due ore, per verificare che sia sempre superiore a 15 miglia (7,5 nodi di media). All'appuntamento radio delle 18 gli amici navigatori ci chiedono subito di comunicare la nostra posizione e come sta andando, tutti sono in pensiero per noi e fanno il tifo perché riusciamo ad arrivare indenni. Anche Leopoldo ha digerito la nuova rotta ed è contento, la sua Yaya fila a 11 nodi.
Per la notte avevo già riavvolto la randa, perché con il vento girato a NW copriva il genoa; quando arriva il turno di Lilli avvolgo anche la mezzana, visto che le raffiche sono arrivate a 30 nodi.
Verso la fine del turno di Lilli arriva un groppo, con rinforzo di vento e una fitta pioggia: il genoa, che lavorava a 10-15° da fil di ruota, va a collo ed il pilota automatico entra in allarme. Lilli è nel panico, afferra il timone e grida per svegliarmi. Corro fuori, accendo il motore, riduco il genoa e piano piano riporto la barca in rotta. Ormai è quasi l'ora del cambio turno, per cui resto di guardia e spedisco Lilli, un po' scossa, a riposare.
Le ore passano e la Nuova Zelanda si avvicina di 15/18 miglia ogni due ore. Nei momenti in cui il vento cala e  la velocità scende sotto i 7 nodi, ci diamo “un aiutino” col motore.
La mattina del 29 ottobre l'aggiornamento “Subtropic” ci avverte che la bassa che stiamo tentando di evitare, in spostamento verso est, ha aumentato la sua velocità da 5 a 20 nodi. Dovrebbe arrivare al North Cape verso mezzanotte, ma noi possiamo ancora farcela, perché dovremmo raggiungere il capo verso le 22.30 (LT New Zeland), dopo di che saremo sottovento alla costa, perciò l'onda non dovrebbe infastidirci più di tanto.
Noi arriviamo a North Cape puntuali, ma la bassa, birichina, è in anticipo di un'ora: non appena doppiamo il capo il vento rinforza da SW a 20-25 nodi. Dopo mezz'ora di assaggio, abbiamo 30-35 nodi di vento reale e 35-40 di apparente: con il genoa ridotto ad un fazzoletto di 13 mq. e la randa  ridotta come mai prima d'ora, filiamo a 8 nodi. La falchetta è quasi in acqua, le onde ci prendono al mascone e spazzano la coperta, ma la barca non batte e accelera sotto raffica senza straorzare. Il pilota automatico lavora bene con piccoli angoli di timone e questo mi rassicura, ma in ogni caso non stacco gli occhi dagli indicatori del vento. Il cielo è nuvoloso, ma il mare si illumina diventando argentato e scintillante ogni volta che la luna, piena, trova un varco tra le nuvole.
Quando inizia il turno di Lilli, alle 23, riduciamo ulteriormente la randa. La manovra riesce agevolmente e la barca reagisce bene alle raffiche; il ventone continua fino alle 2.00, quando riprendo il turno io. Poco dopo scende a  20-25 nodi, così aggiungo un po' di tela e continuiamo a viaggiare a 7-8 nodi di velocità.
All'alba entriamo nella grande Bay of Islands, il vento è calato ulteriormente sui 15-20 nodi, sempre da SW, e ci consente di andare a vela fino a 3 miglia dall'arrivo.

Alle 10.00 del 30 ottobre arriviamo ad Opua; Leopoldo, che abbiamo raggiunto durante la notte, è a meno di un miglio da noi. Ormeggiamo al pontile della quarantena, dove ci raggiungono subito i funzionari di dogana/immigrazione e la Bio-Security per le pratiche di ingresso in Nuova Zelanda. Stappiamo una bottiglia di Cartizze e poi ci concediamo un meritato riposo; questa volta abbiamo proprio la sensazione di aver guadagnato e sudato una meta. Per la prima volta, dopo una lunga traversata, non provo quel sottile dispiacere di veder finire una bella esperienza, ma prevale un grande senso di sollievo, e di soddisfazione.


Il piano originario di Bob prevedeva che avremmo dovuto percorrere 1326 miglia, la rotta diretta passante per Norfolk  sarebbe stata 915 miglia; noi ne abbiamo percorse 1249 in 8 giorni, alla media di 6,5 nodi.
Gerard è arrivato il giorno prima di noi, nel pomeriggio, dopo aver sostato 12 ore a Norfolk, senza tutte le nostre apprensioni e senza incappare nella burrasca che noi abbiamo preso per fortuna solo di striscio. Si vede che anche i meteorologi, come tutti, possono sbagliare.