Venerdì 2 ottobre alle 7.45 salpiamo da Ouvea: il vento da
ESE al traverso sui 18-20 Kn e la bella
giornata di sole ci regalano una veleggiata di 54 M entusiasmante e
veloce. Verso le 14 entriamo nella laguna est di Grande Terre e alle 14.55 ancoriamo
davanti al villaggio Kouaoua, fondale fangoso di 9-10 metri (21°23.661'S
165°50.000'E).
La prima impressione è di sconforto; dopo essere stati in
acque azzurre e trasparenti, con spiagge bianchissime a perdita d'occhio, ci
troviamo ora in mezzo alle montagne, con l'acqua color caffellatte, e un grande
convogliatore minerario che fa da sfondo alla baia. Come ci siamo finiti?Siamo
stati un po' catturati ed incuriositi dalla descrizione sulla guida: “Città
mineraria, ricca di servizi, con una bellissima spiaggia attrezzata con docce
di acqua dolce, c'è anche il più grande convogliatore del mondo lungo 13 km”.
La realtà invece è completamente diversa: la bellissima
spiaggia non esiste, e tantomeno le docce; il villaggio, situato alla foce di
un piccolo fiume, ha solo un piccolo supermercato, l'ufficio postale e la
gendarmeria, il convogliatore sarà lungo circa 200 metri.
Quando scendiamo a terra è sabato, per le strade poca gente,
i più sono sicuramente nelle loro belle case, tutte recintate e con il proprio
giardino, tantissime piante di mango che fra qualche mese saranno cariche di
frutti, qualche timido “bonjour” quando
incroci gli occhi di qualcuno.
In compenso l’ancoraggio è super protetto, a 360°, non entra
una raffica di vento.
La sera, mentre stiamo guardando un filmetto della nostra
cineteca, improvvisamente sentiamo a prua un gran rumore: il motore del
salpancora si è avviato, da solo, e sta tirando su la catena! Sarebbe stata una
scena da incubo, se non ci fosse immediatamente venuta in mente
l'esperienza dell'amico Umberto su Be
Quiet II (gemella di Refola). Senza panico, quindi, nel buio della dinette
corro al quadro comandi 24V e disattivo l'interruttore generale del salpancora;
poi allento la frizione, calo i metri di catena che il bricconcello aveva
tirato su, e torniamo al film.
Per Umberto e Ornella lo stesso inconveniente è stato molto
più traumatico: ancorati nella baia di Le Marin in Martinica, disseminata di
bassi fondali e con il reef sottovento, sono stati svegliati nel cuore della
notte (dormivano nella cabina di poppa) dal colpo che l'ancora ha dato al
musone dopo che il salpancora fantasma aveva recuperato tutta la catena.
Possiamo immaginare come sia stato quel risveglio! “Da allora” ci diceva
Umberto “non appena concluse le manovre di ancoraggio stacco gli interruttori degli strumenti”.
Così avrei dovuto fare anch'io, ma un po' per negligenza, un po' per
dimenticanza non ho fatto tesoro dei suggerimenti dell'amico e … siamo stati
fortunati.
Il mattino seguente smonto il salpancora, i contatti del
pulsante che comanda il recupero sono incrostati di sale e con l'umidità della
sera hanno fatto continuità come se qualcuno avesse premuto il pulsante; una
bella ripulita, rimonto il coperchio e tutto funziona, ma d'ora in poi credo
che non ci dimenticheremo di staccare l'interruttore, all'arrivo.
Il programma di navigazione per i prossimi giorni è di
percorrere la laguna est di Grande Terre (l'isola principale della Nuova
Caledonia), larga mediamente 5 miglia, delimitata da una lunga barriera
corallina che in alcuni tratti smorza quasi del tutto l'onda oceanica.
Navigheremo controvento (quindi le distanze saranno raddoppiate dai continui
bordeggi) e dovremo evitare gli innumerevoli bassi fondali disseminati
all'interno della laguna (cartografati e spesso anche segnalati). Insomma, ci
sarà da divertirsi!
Domenica 4 ottobre impieghiamo una buona mezz'ora per
salpare: la catena è intrisa di fango, portiamo una canna a prua e la laviamo
metro su metro con acqua dolce. In due a bordo, con il nostro serbatoio da 1000
litri, possiamo concederci questi lussi.
La nostra destinazione è Anse Lavaisierre: come da
previsioni il vento è da ESE sui 20-25 nodi, con raffiche a 30, altezza delle
onde 1-1,5 metri. Con randa e genoa ridotti procediamo di bolina stretta
filando 6-7 nodi; sulla carta sono poco meno di 20 M, ma
all'arrivo, alle 14.20, registriamo che ne abbiamo percorse 35.
Ansa Lavaisierre è un'ampia baia, chiusa ad est dall'alto
isolotto Ile Nani (193 metri) ed a nord da un lungo reef con una pass larga
circa 350 metri; all'interno la protezione è di 360°.
L'avvicinamento alla pass è stato, diciamo così, emozionante:
accendo il motore, ma realizzo solo qualche istante dopo che in realtà non è in
moto ... siamo a vela con il vento al traverso, lanciati a 8 nodi
sull'imboccatura della pass ... scendo in sala motore per azionare manualmente
la elettrovalvola di massa, del cui corretto funzionamento non sono sicuro …
dico a Lilli di girare la chiave di accensione... niente da fare! Tentiamo e
ritentiamo più volte, senza risultato, mentre la pass si avvicina sempre di più
…. non ho altro tempo, impartisco a Lilli le istruzioni per la manovra a vela: “Superato l'ingresso
togliamo la capottina, avvolgiamo il genoa, proseguiamo con la randa fino alla
zona di ancoraggio, tu vai a prua e prepari l'ancora a pennello, quando siamo in
prossimità del fondale giusto, vado con la prua al vento e calo l'ancora,
abbiamo spazio di manovra, sarà facile...”. Lilli annuisce, non dice una
parola.
Senza troppe illusioni, quasi meccanicamente, giro
nuovamente la chiave e … VRRRUUUM! questa volta il motore parte. Lilli tira un
sospiro di sollievo.
Ancoriamo davanti ad una spiaggetta, accolti dai saluti
entusiasti di un gruppo di bambini; il fondale è sui 4-6 metri di sabbia e
coralli, l'acqua è pulita, ma le raffiche di vento continuano a spazzolare la
baia (21°29.552'S 166°03.652'E).
A terra non vediamo un villaggio né abitazioni, dev'esserci
un qualche punto di appoggio per la famigliola che probabilmente è venuta qui a
passare la domenica. Infatti al tramonto i genitori caricano la masnada di
ragazzini su una barca a motore e se ne vanno; anche il vento cessa quasi
completamente, restiamo da soli a dondolare dolcemente nel silenzio.
Lunedì 5 ottobre riprendiamo la navigazione per una tappa di
22 miglia. Il vento è sempre sui 20-22 nodi, con raffiche a 25, e naturalmente
sempre sul naso. Bordo su bordo arriviamo a Port Boquet (le miglia sono
diventate 43), dove ancoriamo a nord dell'isolotto Nemou, davanti ad una bella
spiaggia, su un fondo di sabbia e coralli sui 9-10 metri (21°40.400'S
166°22.899'E). Il contesto è bello, l'isola è disabitata, a terra c'è un
palmeto ed un cartello con la scritta “Ilot Privè”.
Anche Port Boquet è una grande baia racchiusa dalla propria
barriera corallina, con tre pass di accesso; all'interno, due isolotti di
altezza cospicua (Nemou e Toupeti, 173 e 340 metri rispettivamente) riparano
dalle raffiche del vento dominante; ci sono diversi ancoraggi con protezione a
360°.
Martedì 6 ci spostiamo di sole 5 miglia all'interno di Port
Boquet, ancoriamo nella deserta baia a NW dell'Ile Toupeti; ancoraggio meno
spettacolare del precedente, ma altrettanto ridossato dal vento, fondo di fango
e terra rossa sui 8-10 mt. (21°41.382'S 166°25.365'E), abbiamo l'antenna
telefonica sulla sommità del monte ed il segnale pieno, siamo in prossimità
della pass di uscita che domani affronteremo per l'ennesima tappa di bolina.