Sabato 29 agosto lasciamo l'ancoraggio di Sawa-I-Lau. Il
vento è ancora sostenuto, sui 20-22 nodi; la nostra meta è Blue Lagoon, a 13
miglia, un posto molto frequentato dagli yacht perché offre una protezione a
360°, anche dal rollio. Essendovi alcuni lussuosi resort , è servito
giornalmente da idrovolanti e da un grande catamarano di linea, che
continuamente sbarcano e imbarcano decine di turisti; l'anno scorso abbiamo
sostato qui un paio di giorni e tutto questo traffico ci ha lasciato qualche
riserva sulla godibilità del luogo. Inoltre le profondità sono elevate, da 16 a
22 metri, bisogna dare molto calumo, e se ci fossero molte barche si potrebbero
avere difficoltà a stare alla ruota.
C'è però un'alternativa: sull'immagine satellitare abbiamo
visto nell'isola di Nacula, a 6 miglia da Sawa-I-Lau e quindi a metà strada, una bella baia con una lunga
spiaggia bianca, Malakati Bay. Dal satellite sembra non solo bella ma anche ben
protetta dal vento fresco da sud-est, certo sono da verificare i fondali... decidiamo
di andare a vedere.
L'acqua è pulita e trasparente, la protezione ottima, solo
qualche sporadica raffica scende nella baia, siamo l'unica barca presente e c'è
anche il segnale telefonico-internet... senza esitazione decidiamo di fermarci
ed alle 10.15 gettiamo l'ancora su un fondo sabbioso di 5-6 metri (16°53.508'S
177°24.540'E).
Nel pomeriggio ci avvicina una canoa. Cosa frequente ed
usuale alle Vanuatu, ma qui alle Fiji molto più rara; inoltre, alle Vanuatu ci
accostavano con canoe a un bilanciere, costruite da loro, scavate da grossi
tronchi d'albero, mentre qui l'anziano signore è a bordo di una canoa in
vetroresina … ci fa un po' specie, e avvertiamo un po' di nostalgia. Vuole
venderci delle papaie, ma avendone fatto scorta a Yandua, ne siamo pieni; ci
chiede comunque dei soldi, 5 o 10 dollari fijiani. Noi restiamo ancora più
perplessi, non è l'atteggiamento accogliente e caloroso cui eravamo abituati
alle Vanuatu, ma lo accontentiamo acquistando una papaia per 5 dollari. Ci dice
“Se scendete a terra, dovete vedere il chief” e anche questa sembrava più
un'intimazione che un invito. Una volta allontanatosi, Lilli ed io ci guardiamo
in faccia e realizziamo che … questo incontro ci ha tolto ogni voglia di
visitare il villaggio.
Arrivano altre due barche, come tante altre volte notiamo
che vedere una barca ancorata sullo sfondo di una lunga spiaggia bianca suscita
sempre un'irresistibile attrazione.
Il mattino seguente, attrezzato di bombola e respiratore,
dedico un paio d'ore alla pulizia della carena, mentre nel resto della
giornata, semplicemente, ci godiamo il relax.
Lunedì 31 agosto salpiamo da Nacula e percorriamo il breve
tratto fino alla Blue Lagoon, passando in mezzo a isolotti e bassi fondali,
tutti ben visibili (abbiamo il sole alto alle spalle); ci sono sei barche alla fonda, non c'è la ressa dello
scorso anno, ma non si sta nemmeno larghissimi. Tra le sei c'è anche Bonaparte,
compagna della bella veleggiata da Yandua a Sawa-I-Lau. Non abbiamo in mente di
fermarci, ma un po' per salutare gli amici e un po' per mettere a punto la
rotta successiva, alle 10.40 ancoriamo su un fondale sabbioso di 18 metri
(16°56.710'S 177°21.972'E), proprio dietro a Bonaparte. Ci salutiamo e scambiamo due
parole al VHF: Peter ci dice che lascerà la barca lì con la moglie a bordo,
perché deve rientrare per qualche giorno in Nuova Zelanda.
Noi gli comunichiamo che proseguiamo per Naviti, 12 miglia
più a sud.
Alle 11 salpiamo e questa volta inauguriamo un percorso
nuovo: usciamo da Blue Lagoon per la pass di SE, navighiamo nel mare interno
tra le Yasawa e Viti Levu, poi entriamo a Naviti per la pass di NE e procediamo
fino a Vunayawa Bay, nostra destinazione. La cartografia Navionics non ha
dettagli, mentre C-Map è buona; integrando la navigazione con le immagini
satellitari scaricate su Sas Planet, il percorso è sicuro e piacevole.
Arriviamo alle 13.10, c'è la bassa marea che ci assicura una
buona visibilità dei reef, ora quasi affioranti; caliamo l'ancora su fondale
sabbioso, con macchie scure di alghe, di 10-11 metri (17°04.948'S
177°16.625'E). Un po' più al largo di noi, è alla fonda un cabinato a motore.
Naviti, e questo ancoraggio in particolare, ci erano rimasti
impressi lo scorso anno per i bei coralli sul
reef adiacente (Nukusa), anche se la giornata un po' nuvolosa non aveva
dato pienamente risalto ai colori. Siamo tornati con la speranza che questa
volta vada meglio; ma siamo solo parzialmente accontentati: il giorno seguente
c'è un po' di sole, coperto a tratti da qualche nuvola. Non c'è proprio la luce
che desideravamo, ma ugualmente indossiamo le mute leggere e ci tuffiamo dalla
barca per raggiungere a nuoto il reef, a circa 300 metri. Pinneggiamo per una
mezz'oretta lungo la barriera, ma Lilli ha freddo e rientriamo. Insomma anche
questa volta non avevamo le condizioni ideali, ma il sito comunque è molto
bello, ricco di pesci (le foto non gli rendono giustizia).
Durante la sosta si è avvicinata una barca di locali con a
bordo due giovani ed un ragazzino, ci chiedono una bottiglia d'acqua e dei
crakers, li accontentiamo; sono pescatori, hanno preso una grande tartaruga e
delle grosse conchiglie di cui si mangia il mollusco, ci chiedono se vogliamo
aragoste a 20 $ fiji cadauna, ok rispondo io se è grossa 15 $ te li do... non
sono più tornati.
Il secondo giorno il vento cala sui 15 nodi e l'ancoraggio
diventa un po' rollante, l'onda arriva da nord al traverso e in certi momenti è
davvero fastidiosa. Ci consoliamo con una cenetta a base di canederli (ricetta
di Martina), che gustiamo affogati nel burro fuso … una leccornia!!!
Mercoledì 2 settembre leviamo l'ancora, ben volentieri
perché il rollio è diventato insopportabile, e facciamo rotta su Waya, a 18
miglia.
Il vento, all'inizio sui 15-20 nodi, cala durante il
percorso a 10 nodi, ma riusciamo comunque a navigare sempre a vela, pur
passando in mezzo a numerosi bassi fondali (sempre ben visibili).
La nostra destinazione è un ancoraggio che l'anno scorso
avevamo visto solo da terra, durante una passeggiata: dall'alto, con l'acqua
trasparente e di tutte le sfumature dell'azzurro a seconda delle diverse
profondità, la baia era proprio una cartolina. Avremmo voluto venirci con la
barca, ma con il vento girato a sud non avremmo avuto una protezione adeguata.
Quest'anno invece ci va bene! Alle 12 entriamo a Likuliku
Bay, sul lato NW di Waya, dove ancoriamo davanti al resort Octopus su un
fondale di 12-13 metri, sabbioso con qualche macchia di alghe (17°16.486'S
177°06.172'E); sono già presenti altre 5 barche, ma di posto ce n'è.
Per entrare nella baia bisogna avere condizioni di buona
visibilità, perché c'è da fare un po' di slalom tra i bassi fondali; ha però il
pregio di essere protetto a nord dall'estremità di Waya (Punta Bekua) e quindi
il rollio è quasi inesistente.
Ci concediamo, tanto per cambiare, due giorni di relax,
interrotto solo dalla visita di un signore (in canoa di plastica, accompagnato
dal figlioletto, ci offre banane e papaie per 5 $ fiji, che acquistiamo
volentieri) che abita in una casa isolata sulla spiaggia nell'ansa nord della
baia e fa il giro delle barche con i prodotti del suo garden, e dai catamarani
dalla linea Cruiser Fiji, che sostano in baia qualche minuto per sbarcare o
prelevare gli ospiti del resort.