giovedì 3 settembre 2015

FIJI: YASAWA da SAWA-I-LAU a WAYA


Sabato 29 agosto lasciamo l'ancoraggio di Sawa-I-Lau. Il vento è ancora sostenuto, sui 20-22 nodi; la nostra meta è Blue Lagoon, a 13 miglia, un posto molto frequentato dagli yacht perché offre una protezione a 360°, anche dal rollio. Essendovi alcuni lussuosi resort , è servito giornalmente da idrovolanti e da un grande catamarano di linea, che continuamente sbarcano e imbarcano decine di turisti; l'anno scorso abbiamo sostato qui un paio di giorni e tutto questo traffico ci ha lasciato qualche riserva sulla godibilità del luogo. Inoltre le profondità sono elevate, da 16 a 22 metri, bisogna dare molto calumo, e se ci fossero molte barche si potrebbero avere difficoltà a stare alla ruota.
C'è però un'alternativa: sull'immagine satellitare abbiamo visto nell'isola di Nacula, a 6 miglia da Sawa-I-Lau e quindi a  metà strada, una bella baia con una lunga spiaggia bianca, Malakati Bay. Dal satellite sembra non solo bella ma anche ben protetta dal vento fresco da sud-est, certo sono da verificare i fondali... decidiamo di andare a vedere.
L'acqua è pulita e trasparente, la protezione ottima, solo qualche sporadica raffica scende nella baia, siamo l'unica barca presente e c'è anche il segnale telefonico-internet... senza esitazione decidiamo di fermarci ed alle 10.15 gettiamo l'ancora su un fondo sabbioso di 5-6 metri (16°53.508'S 177°24.540'E).


Nel pomeriggio ci avvicina una canoa. Cosa frequente ed usuale alle Vanuatu, ma qui alle Fiji molto più rara; inoltre, alle Vanuatu ci accostavano con canoe a un bilanciere, costruite da loro, scavate da grossi tronchi d'albero, mentre qui l'anziano signore è a bordo di una canoa in vetroresina … ci fa un po' specie, e avvertiamo un po' di nostalgia. Vuole venderci delle papaie, ma avendone fatto scorta a Yandua, ne siamo pieni; ci chiede comunque dei soldi, 5 o 10 dollari fijiani. Noi restiamo ancora più perplessi, non è l'atteggiamento accogliente e caloroso cui eravamo abituati alle Vanuatu, ma lo accontentiamo acquistando una papaia per 5 dollari. Ci dice “Se scendete a terra, dovete vedere il chief” e anche questa sembrava più un'intimazione che un invito. Una volta allontanatosi, Lilli ed io ci guardiamo in faccia e realizziamo che … questo incontro ci ha tolto ogni voglia di visitare il villaggio.
Arrivano altre due barche, come tante altre volte notiamo che vedere una barca ancorata sullo sfondo di una lunga spiaggia bianca suscita sempre un'irresistibile attrazione.
Il mattino seguente, attrezzato di bombola e respiratore, dedico un paio d'ore alla pulizia della carena, mentre nel resto della giornata, semplicemente, ci godiamo il relax.
Lunedì 31 agosto salpiamo da Nacula e percorriamo il breve tratto fino alla Blue Lagoon, passando in mezzo a isolotti e bassi fondali, tutti ben visibili (abbiamo il sole alto alle spalle); ci sono sei  barche alla fonda, non c'è la ressa dello scorso anno, ma non si sta nemmeno larghissimi. Tra le sei c'è anche Bonaparte, compagna della bella veleggiata da Yandua a Sawa-I-Lau. Non abbiamo in mente di fermarci, ma un po' per salutare gli amici e un po' per mettere a punto la rotta successiva, alle 10.40 ancoriamo su un fondale sabbioso di 18 metri (16°56.710'S 177°21.972'E), proprio dietro a Bonaparte. Ci salutiamo e scambiamo due parole al VHF: Peter ci dice che lascerà la barca lì con la moglie a bordo, perché deve rientrare per qualche giorno in Nuova Zelanda.
Noi gli comunichiamo che proseguiamo per Naviti, 12 miglia più a sud.

Alle 11 salpiamo e questa volta inauguriamo un percorso nuovo: usciamo da Blue Lagoon per la pass di SE, navighiamo nel mare interno tra le Yasawa e Viti Levu, poi entriamo a Naviti per la pass di NE e procediamo fino a Vunayawa Bay, nostra destinazione. La cartografia Navionics non ha dettagli, mentre C-Map è buona; integrando la navigazione con le immagini satellitari scaricate su Sas Planet, il percorso è sicuro e piacevole.
Arriviamo alle 13.10, c'è la bassa marea che ci assicura una buona visibilità dei reef, ora quasi affioranti; caliamo l'ancora su fondale sabbioso, con macchie scure di alghe, di 10-11 metri (17°04.948'S 177°16.625'E). Un po' più al largo di noi, è alla fonda un cabinato a motore.


Naviti, e questo ancoraggio in particolare, ci erano rimasti impressi lo scorso anno per i bei coralli sul  reef adiacente (Nukusa), anche se la giornata un po' nuvolosa non aveva dato pienamente risalto ai colori. Siamo tornati con la speranza che questa volta vada meglio; ma siamo solo parzialmente accontentati: il giorno seguente c'è un po' di sole, coperto a tratti da qualche nuvola. Non c'è proprio la luce che desideravamo, ma ugualmente indossiamo le mute leggere e ci tuffiamo dalla barca per raggiungere a nuoto il reef, a circa 300 metri. Pinneggiamo per una mezz'oretta lungo la barriera, ma Lilli ha freddo e rientriamo. Insomma anche questa volta non avevamo le condizioni ideali, ma il sito comunque è molto bello, ricco di pesci (le foto non gli rendono giustizia).


Durante la sosta si è avvicinata una barca di locali con a bordo due giovani ed un ragazzino, ci chiedono una bottiglia d'acqua e dei crakers, li accontentiamo; sono pescatori, hanno preso una grande tartaruga e delle grosse conchiglie di cui si mangia il mollusco, ci chiedono se vogliamo aragoste a 20 $ fiji cadauna, ok rispondo io se è grossa 15 $ te li do... non sono più tornati.
Il secondo giorno il vento cala sui 15 nodi e l'ancoraggio diventa un po' rollante, l'onda arriva da nord al traverso e in certi momenti è davvero fastidiosa. Ci consoliamo con una cenetta a base di canederli (ricetta di Martina), che gustiamo affogati nel burro fuso … una leccornia!!!
Mercoledì 2 settembre leviamo l'ancora, ben volentieri perché il rollio è diventato insopportabile, e facciamo rotta su Waya, a 18 miglia.
Il vento, all'inizio sui 15-20 nodi, cala durante il percorso a 10 nodi, ma riusciamo comunque a navigare sempre a vela, pur passando in mezzo a numerosi bassi fondali (sempre ben visibili).
La nostra destinazione è un ancoraggio che l'anno scorso avevamo visto solo da terra, durante una passeggiata: dall'alto, con l'acqua trasparente e di tutte le sfumature dell'azzurro a seconda delle diverse profondità, la baia era proprio una cartolina. Avremmo voluto venirci con la barca, ma con il vento girato a sud non avremmo avuto una protezione adeguata.
Quest'anno invece ci va bene! Alle 12 entriamo a Likuliku Bay, sul lato NW di Waya, dove ancoriamo davanti al resort Octopus su un fondale di 12-13 metri, sabbioso con qualche macchia di alghe (17°16.486'S 177°06.172'E); sono già presenti altre 5 barche, ma di posto ce n'è.
Per entrare nella baia bisogna avere condizioni di buona visibilità, perché c'è da fare un po' di slalom tra i bassi fondali; ha però il pregio di essere protetto a nord dall'estremità di Waya (Punta Bekua) e quindi il rollio è quasi inesistente.


Ci concediamo, tanto per cambiare, due giorni di relax, interrotto solo dalla visita di un signore (in canoa di plastica, accompagnato dal figlioletto, ci offre banane e papaie per 5 $ fiji, che acquistiamo volentieri) che abita in una casa isolata sulla spiaggia nell'ansa nord della baia e fa il giro delle barche con i prodotti del suo garden, e dai catamarani dalla linea Cruiser Fiji, che sostano in baia qualche minuto per sbarcare o prelevare gli ospiti del resort.