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La nostra sosta a Port Vila è stata segnata soprattutto dalla preoccupazione per l'infezione di Luciano.
Al controllo effettuato 2 giorni dopo la prima visita è stato infatti trattenuto in ospedale perché nonostante gli antibiotici assunti per via orale la sua gamba, dal ginocchio in giù, è sempre gonfia. Siamo davvero tutti in apprensione, tanto più perché all'inizio non si riusciva a parlare con un medico; solo giovedì 28 maggio dal pronto soccorso è stato trasferito al reparto chirurgico, dove viene preso in carico da un giovane dottore di nome Samuel e seguito con maggiore attenzione. Ogni sei ore, in endovena, gli iniettano dosi da cavallo di antibiotici.
Nei giorni successivi Samuel esegue un piccolo intervento chirurgico di pulizia e, in qualche modo, ci rassicura sull'evoluzione positiva dell'infezione. La paura comunque è tanta. Per fortuna Luciano migliora giorno dopo giorno, e dimostra non solo un grande coraggio ma anche un’incredibile capacità di adattamento: nonostante l’ambiente ospedaliero da terzo-quarto-quinto mondo, fa nuove amicizie, con gli infermieri e coi pazienti della sua camerata, per lo più donne di diverse età. Effettivamente tutti si dimostrano gentili e cordiali, anche con noi che ovviamente andiamo a trovarlo tutti i giorni.
Finalmente Samuel scioglie la prognosi e ci annuncia che possiamo organizzare il ritorno a casa di Luciano. Giovedì 4 giugno viene dimesso dall'ospedale e per festeggiare l’evento ci offre una cena memorabile al ristorante del marina, il Waterfront Grill.
Poche ore di sonno a bordo di Refola ed alle 5 del mattino di venerdì lo accompagniamo all’aeroporto: un viaggio di circa 40 ore lo porterà prima a Sydney, poi ad Abu Dabhi, poi a Roma e finalmente a Verona, a casa e al sicuro (abbiamo già ricevuto sue notizie, è stanco per il viaggio, ma sta bene, proseguirà le cure presso la clinica di Peschiera).
Qualche informazione su Port Vila, capitale delle Vanuatu.
Purtroppo l'uragano Pam che ha sconvolto l’arcipelago il 13 marzo 2014 ha lasciato segni evidenti anche qui: la palazzina davanti alla quale siamo ormeggiati ha perso metà tetto, sull'isola Iririchi di fronte al nostro marina c’è un piccolo cimitero di imbarcazioni di varie dimensioni, semidistrutte, scaraventate sulle rocce.
La città è molto movimentata, il centro è contraddistinto da numerosi negozi “Duty free”, presi d'assalto quando, ogni decina di giorni, arrivano le navi da crociera; si comprano bene alcolici, sigarette, profumi ed orologi di grandi marche.
Anche noi approfittiamo di questa occasione per rimpinguare la nostra cambusa e la scorta di vizio (le sigarette) per Lilli. Possiamo comprare ma non consumare: tutti gli acquisti vengono sigillati da un agente della dogana, e potremo aprirli solo quando lasceremo le Vanuatu e saremo ad almeno 200 miglia dalla costa!
Un grande e coloratissimo mercato di frutta e verdura è aperto ininterrottamente dal lunedì al venerdì. Molto frequentato, dispone anche di un settore “ristorazione” in cui sono allestite cucine da campo: panche un po’ sbilenche e tavolacci ricoperti da tovaglie di plastica, ma si può mangiare con 400 vatu (circa 3,5 €). Una sera abbiamo voluto sperimentare il menù: piatto unico di carne e riso con verdure, che è risultato commestibile.
Molti negozi sono gestiti da cinesi, che vendono di tutto, dai generi alimentari all’abbigliamento e tante cose inutili; ci sono anche dei buoni supermercati della catena Bon Marchè, con prezzi convenienti e una discreta varietà di prodotti.
Il magazzino Vila Hardware (stile Brico) è fornitissimo per ogni genere di attrezzi, macchinari o utensili da lavoro e vi si possono caricare le bombole di gas per la barca.
Le connessioni ad internet non sono potentissime, ma in città si possono utilizzare 15 minuti gratuiti rinnovabili dopo un’ora e mezza. Per collegare il pc abbiamo acquistato una sim con chiavetta usb della Telecom Vanuatu, che dovrebbe offrire una copertura su quasi tutte le isole; lo stesso servizio viene offerto anche dalla Digicel. La vera copertura la verificheremo dopo aver lasciato Efate, visto che Pam, tra le altre cose, ha distrutto anche buona parte delle antenne.
Per gli spostamenti in città e fuori ci sono moltissimi pulmini da 8 posti, tipo “van”, che fungono da taxi collettivi, prezzo della corsa 150 vatu (poco più di 1 €), indipendente dalla tratta percorsa.
Domenica 31 maggio abbiamo concordato con un taxista locale il giro dell'isola, dalle 9.00 alle 16.00, prezzo 10.000 vatu (circa 90 €) che abbiamo condiviso con Libero e Cassiopee (eravamo quindi sei persone).
J.P. (cell. 5541952) a bordo del suo pulmino “Red Fire” si è dimostrato affidabile, competente e discreto; percorrendo l'unica strada costiera, abbiamo visitato la Blue Lagoon dove il mare con l'alta marea entra attraverso una pass in una piccola laguna.
Le guide turistiche propongono anche la visita a un villaggio “Custom”, dove gli abitanti vivono secondo le antiche tradizioni e si esibiscono in varie danze; queste visite sono a pagamento e preparate appositamente per i turisti, e per questo motivo noi vi rinunciamo.
L’isola è molto verde e inaspettatamente troviamo molti torrenti che scorrono verso il mare; alcuni incrociano la strada, e li si guada direttamente su un tratto cementato. Vediamo molte famiglie intente a bagnarsi nei torrentelli, donne che lavano i panni e innumerevoli bambini giocare festosi.
Per il pranzo J.P. ci consiglia il Ristorante Francesca's, giovane e intraprendente bolognese, che dopo una quindicina d'anni trascorsi in Australia, si è trasferita a Efate ed a messo su un elegante ristorante in prossimità dell'ingresso di Havannah Harbour; nel suo menu appaiono specialità italiane come la pasta fatta in casa, i tortellini ed altre leccornie, che a quanto pare sono molto apprezzate da queste parti; i prezzi sono adeguati, mediamente 3500 vatu a persona tutto compreso (una trentina di euro). Unico neo: abbiamo aspettato a lungo prima di essere serviti. Francesca si è scusata, dicendo che le mancava una persona in cucina.
A causa del ritardo sulla tabella di marcia, non ci fermiamo a vedere il Mele Cascades, parco con cascate, la cui visita comunque è a pagamento. Rientriamo alla base alle 16.30.
Avvisiamo via VHF canale 16 la Dogana che siamo in procinto di lasciare Port Vila per le Vanuatu settentrionali: un agente viene a bordo per compilare e consegnarci (in busta chiusa, che NON possiamo aprire!) il permesso di navigazione e, come detto, mettere i sigilli ai prodotti acquistati in duty free.
Ci rechiamo nel nuovo ufficio Immigrazione (il vecchio è stato distrutto da Pam) per rinnovare il visto sul passaporto. Il timbro che ci hanno messo ad Aneityum, pagando 2400 vatu a testa, scade infatti il 17 giugno. Compiliamo il modulo per richiedere la proroga: periodo minimo 4 mesi, prezzo 6000 vatu a testa, ed ecco il nuovo timbro valido fino al 17 ottobre.
Un po’ costoso stare qui, tenendo conto che all’uscita dovremo pagare anche, sulla base dei giorni passati nel paese, anche il permesso di navigazione che abbiamo ma non possiamo vedere! D’altra parte, con quello che hanno passato, non viene proprio da arrabbiarsi con questa gente che nonostante tutto si mostra sempre sorridente e gentile.
Venerdì 5 giugno, dopo aver accompagnato Luciano all’aeroporto e comprato un altro po’ di frutta e verdura al mercato, lasciamo il marina di Port Vila e ci spostiamo di 6 miglia a Mele Bay, dove abbiamo appuntamento con Gerard e Claudine di Cassiopea.
Nella parte nord della baia c'è la piccola Hideaway Island, che con la sua barriera corallina offre un buon riparo dall'onda da sud a nord-ovest; ancoriamo su un fondale sabbioso di 10 metri (17°41.518'S 168°15.862'E).
È per noi solo una sosta tecnica: dopo 12 giorni passati in banchina allo Yachting World di Port Vila volevamo riassaggiare il mare prima di riprendere il nostro viaggio. Gerard e Claudine ci informano che dovranno tornare a Port Vila per un guasto al dissalatore; ci incontreremo sicuramente a settembre in Nuova Caledonia, ma forse anche prima, nelle isole del nord delle Vanuatu.
Sabato 6 giugno, di buon mattino, salpiamo e costeggiamo verso nord lungo il lato occidentale di Efate. Usciamo dal canale tra due isolette attigue (Lelepa Island e Moso Island), e appena fuori dalla copertura di Moso siamo investiti da un vento fresco sui 20-25 kn da ENE (giusto sul naso), che ci costringe a percorrere le ultime 3 ore a motore, facendo bordi con la randa cazzata. Alle 15 raggiungiamo la nostra meta, nel versante nord di Efate, protetta da 3 isolette attigue.
L’ancoraggio è circa 500 metri a SW della piccola Kakula Island, separata da Efate solo da un basso fondale: gettiamo l’ancora su un fondo sabbioso di 12 metri (17 31.438 S 168 23.709 E).
L’ancoraggio è aperto solo a nord-ovest ed è sicuro in tutte le altre condizioni, solo con un leggero vento da sud si è rivelato un po’ rollante. Il panorama intorno a noi è suggestivo: abbiamo a nord le isole di Pele e N'Guna e sembra di essere in un teatro marino.
Domenica le previsioni ci danno una giornata con poco vento da nord, staremo a Kakula ad oziare e riprenderemo a navigare lunedì 8, con rotta verso nord.
PS 1. Che fine ha fatto Cristiano, con la sua barca Libero? Rimasto solo a bordo (ancora prima della partenza di Luciano anche il giovane Nick era volato in Australia per proseguire il suo viaggio via terra), è partito sabato mattina da Port Vila diretto ad Epi. La sua marcia verso nord è più spedita della nostra: non avendo prolungato il visto, lui deve uscire dalle Vanuatu entro il 19 giugno. Siamo comunque sempre in contatto via radio SSB.
PS 2 di Lilli: oggi Sandro mi ha tagliato i capelli ed ora sembro una malata terminale di alopecia (avete presente quella simpatica calvizie a chiazze?)