08:54.43N 79:31.44W
Lunedi' 4 marzo cominciano i preparativi per il passaggio del canale: il nostro agente Erick ci consegna 12 parabordi (che in realta' sono copertoni di auto ricoperti di nailon nero) e 4 matasse di cime di nailon da 25 mm, lunghe piu' o meno 50 metri.
Martedì 5 ci rechiamo a Panama City, per cercare alcuni pezzi di ricambio: prendiamo il pulmino gratuito del marina alle 8.00 fino a Colon, poi il bus express fino a Panama (tariffa 4 $), purtroppo prima un incidente stradale e relativa deviazione, poi lavori in corso a Panama e lunghe colonne di traffico rallentano il percorso del bus, e cosi' arriviamo al terminal di Panama City alle 12.15; concordiamo con un taxi la tariffa oraria di 12 $ e ci facciamo accompagnare nei vari negozi.
Non abbiamo trovato praticamente niente di quello che ci serviva, ma almeno abbiamo capito che l'unico modo per muoversi e' un taxi personale, sarebbe davvero molto difficile districarsi nel traffico caotico, senza contare il passaggio in quartieri che il tassista ha definito pericolosi anche per i locali.
Il ritorno con il bus express delle 17.00 e' molto piu' scorrevole, alle 18.15 siamo a Colon e poi con 20 $ di taxi rientriamo allo Shelter Bay Marina.
Mercoledi 6 e' giornata dedicata alla cambusa: e' una spesa importante perche' non avremo altre possibilita' di trovare grandi supermercati. Prepariamo una lunga lista di viveri calcolando il fabbisogno fino alla Polinesia: 17 settimane per i prodotti non deperibili e 3-4 settimane per i prodotti freschi. Spendiamo in tutto circa 2.400 $; il supermercato ci mette a disposizione un furgone per la consegna in barca, alle 20.00 finiamo le delicate operazioni di stivaggio.
E finalmente arriva venerdi 8 marzo, il giorno designato per il transito. Non e' facile descrivere le tante e diverse emozioni che da' affrontare il canale di Panama. Da una parte c'e' il passaggio in se' per se', che impone regole non usuali per una barca a vela: sale a bordo un pilota (advisor), proprio come sulle grosse navi, e' necessario avere a bordo oltre al comandante che stara' al timone anche 4 persone addette alle cime (li chiamano line-handler); chi naviga a equipaggio ridotto deve ingaggiare allo scopo velisti di altre barche o "professionisti" locali (tariffa: 100 $ a testa). Noi siamo a posto come equipaggio, imbarcheremo solo l'advisor. Il passaggio avviene in due giorni: il primo giorno si attraversano le chiuse di Gatun (3 camere) attraverso cui, coprendo in salita un dislivello di 27 metri, si arriva al lago di Gatun dove si ormeggia alla boa per la notte, una lancia viene a prelevare il primo pilota. Il secondo giorno una lancia porta bordo il secondo advi
sor, si percorrono a vela e motore le 20 M di canale fino alle chiuse di Miraflor, e finalmente si e' in Pacifico !!!! Ma oltre alla particolarita' dell'esperienza dal punto di vista nautico, c'e' tutto il significato simbolico che il canale porta con se': collegamento tra due oceani, apre per noi europei un mondo nuovo e a lungo sognato, quello del Pacifico. Ricordo l'emozione nel passare per la prima volta Gibilterra, e devo dire che questa non e' da meno!!! Insomma, e' una tappa importante e tutti su Refola condividono questi sentimenti.
L'appuntamento con il pilota e' per le 14.45 all'ancorage flats, che si trova a sud del porto di Colon e ad est dell'imbocco del canale. Avvisiamo col VHF ch. 12 la Cristobal Control Station che siamo ancorati nella posizione prescritta, e rimaniamo in attesa.
Siamo tutti un po' emozionati; Marzia ed Alessandro di Parmelia, che seguendo il consiglio di Noonsite qualche giorno prima avevano passato il canale come line-handler, ci avevano raccontato in ogni dettaglio la loro esperienza, ma si sa, quando tocca a te e' tutta un'altra cosa …
Il nostro transito e' programmato insieme ad altre 2 barche a vela e cosi' poco prima della chiusa ci impacchettiamo con springs e traversini in modo da formare un unico complesso, noi siamo al centro delle 3 e con il nostro advisor abbiamo il comando delle manovre.
Alle 16.00 siamo nella prima camera, con un sms avvisiamo amici e parenti che saremo inquadrati dalla webcam e ci potranno vedere via internet in diretta … cosi' passiamo le 3 chiuse di Gatun con continui scambi di messaggi.
Tecnicamente per ogni camera le cose funzionano cosi': da terra gli addetti del canale lanciano sulle barche esterne i pugni di scimmia, i lines-handler vi legano con una gassa le lunghe cime, che vengono velocemente recuperate da terra e fissate nelle grosse bitte indicate dall'advisor centrale (il nostro); la manovra di ormeggio deve essere fatta in modo celere, in quanto il vento spinge alle spalle a 15-20 nodi e lo spazio all'interno della chiusa, con una grossa nave container davanti, e' limitato; mentre il livello dell'acqua sale rapidamente, i lines-handler esterni man mano recuperano cima a bordo delle barche ai lati del convoglio; in questo modo il complesso di barche viene trattenuto su 4 punti.
Le chiuse per arrivare al lago sono contigue percio' quando si aprono le porte, da terra mollano gli ormeggi tenendo in mano le trappe ed accompagnando a piedi il percorso delle barche fino all'interno della camera successiva.
Tutto procede senza intoppi, anzi il nostro pilota si complimenta con noi per la precisione e regolarita' della manovra; alle 18.00 siamo fuori dall'ultima chiusa, nel lago di Gatun. Il complesso si scioglie e, mentre si scatena un diluvio che riduce la visibilita' a poco piu' di zero, ci spostiamo alle boe di ormeggio, a circa 2 miglia; fortuna vuole che la pioggia smetta proprio in prossimita' delle boe, cosi' possiamo fare la manovra di ormeggio, all'inglese. Qualcuno si chiedera' che razza di ormeggio all'inglese si possa fare su una boa; ebbene, noi l'abbiamo fatto! Le boe sono grossi cilindri di plastica di circa 2 mt. di diametro, ci si posiziona sopravvento (se si arriva per primi, come noi) tenendo la boa sulla fiancata a centro barca e poi, mandando un uomo sulla boa (indovinate chi di noi? Il Gianca, naturalmente!) si fissano a doppino 2 springs, che vengono legati a prua e a poppa; un'altra barca fara' lo stesso dalla parte opposta della boa e successivamente altr
e barche si legheranno all'inglese su queste 2 prime.
Alla sera siamo stanchi ma entusiasti: sul lago c'e' un'atmosfera quasi irreale, niente onda, poco vento, in lontananza le luci del canale che lavora incessantemente tutta la notte, vediamo passare lentamente le navi in transito…. Brindisi al Pacifico che sentiamo sempre piu' vicino, cena e tutti a nanna, che domattina il pilota arriva presto ….
Il giorno successivo, 9 marzo, partiamo alle 6.50 subito dopo aver imbarcato il nuovo pilota; a motore e genoa aperto percorriamo circa 20 M nel canale dragato del lago Gatun, fino alla prima chiusa. Il procedimento e' lo stesso del giorno precedente, ma all'inverso: entriamo nelle camere con le vasche piene, le barche esterne vengono assicurate a terra, il portone ci si chiude alle spalle e l'acqua comincia a defluire; sulle barche esterne (noi siamo sempre al centro) i lines-handler devono questa volta rilasciare a poco a poco le cime.
Il nuovo pilota e' molto meticoloso, si assicura che anche le barche a fianco capiscano i comandi, verifica springs e traversini, ci informa che nell'ultima camera, quando verra' aperto il portone, si formera' una corrente in uscita di circa 4 nodi; questa volta nella chiusa c'e piu' spazio, 2 gruppi di barche a vela e 2 barconi di turisti.
Anche alla chiusa di Miraflores ci sono le webcam e scambiamo sms in diretta con i nostri amici e familiari.
Usciamo dall'ultima chiusa poco dopo le 13.00, il pilota da' ordine di scogliere il convoglio, mollando springs e traversini. Un'ultima forte emozione: la barca alla nostra sinistra, a causa di un nodo di bitta sbagliato, non riesce ad allentare il traversino di poppa (fissato con una gassa sulla nostra poppa); essendo libera a prua, questa barca si traversa a causa della forte corrente e ci si avvicina pericolosamente (tra l'altro, ha a poppa una plancetta che Refola non avrebbe affatto gradito assaggiare); per un attimo la situazione sembra ingovernabile, il pilota suggerisce loro di tagliare la cima, ed io mi rendo conto che alla deriva stiamo scadendo verso la sponda di destra del canale a poche decine di metri, quasi istintivamente innesto la retro fino a 3000 g/m e riesco a mantenere la posizione, permettendo alla barca di sinistra di sciogliere il nodo sulla bitta; tutto si svolge molto in fretta, e finalmente in 2 minuti siamo liberi di muoverci autonomamente.
Passiamo sotto l'impressionante Ponte de las Americas, che unisce America del Nord e del Sud. Ci fermiamo un attimo al Balboa Yacht club, dove secondo accordi, un barchino viene a prelevare cime e parabordi, indi proseguiamo all'isla Flamenco, collegata alla terraferma da un istmo stradale, costeggiando a sinistra il canale dragato per 2,5 M. Alle 14.30 ancoriamo nella baia a sud del marina "La Playta" (08:54.45N 79:31.44W).
La baia e' molto ampia e piena di barche, siamo in alta marea, ma dobbiamo tener conto che l'escursione e' di circa 6 mt. L'ancoraggio purtroppo e' soggetto all'onda provocata dal passaggio delle navi, che in certi momenti prende la poppa e la solleva anche di 1 metro.
Scendendo a terra abbiamo notato che l'ancoraggio a nord dell'isola e' piu' tranquillo, non e' soggetto all'onda delle navi perche' protetto dall'istmo stradale e le 4 M di fetch che separano dalla costa di Panama City non provocano onda di rilievo. Noi dobbiamo fermarci fino a lunedi per ritirare i pezzi di ricambio del motore del pilota, ordinati la settimana scorsa, e completare la cambusa con la scorta di acqua tonica: per cosi' poco tempo, decidiamo di rimanere a sud.
Un altro brindisi al Pacifico, che pero' al momento ci appare grigio e non invitante, con acqua scura e fredda (circa 15°) a causa della corrente di Hubolt, d'altronde siamo solo all'imbocco del canale, dall'altra parte del mondo …
PS. non abbiamo connessione internet, quindi rimandiamo l'invio delle foto (sigh!)