Nonostante
la nostra sosta a Mayotte sia stata sostanzialmente dedicata alla
manutenzione ed alla burocrazia (molto più facile l'uscita
dell'ingresso, come vedremo), ciò non ci ha impedito di prendere un
po' di confidenza con l'isola, dove bene o male siamo fermi da 12
giorni.
Culturalmente
e geograficamente, Mayotte è parte dell'arcipelago delle Comore, su
cui la Francia governava dal 1843. Quando le altre isole Comore
dichiararono la loro indipendenza Mayotte fu l'unica che scelse, con
i referendum del 1974 e del 1976, di mantenere i propri legami con la
Francia. Cosa tuttora non gradita al governo delle Comore, che
continua a rivendicare diritti sull'isola. Ma la volontà degli
abitanti è chiara: nel 2001 e nel 2009 votano in stragrande
maggioranza (95% nel 2009) per diventare dipartimento francese. La
formalizzazione di Mayotte come 101° dipartimento francese è
avvenuta nel 2011: lingua ufficiale il francese, valuta l'euro.
Gran
parte degli abitanti è di etnia mahoriana, popolo di origine mista
africana, araba, malgascia ed indiana; la religione musulmana è
praticata dalla quasi totalità della popolazione, mentre il 2% è
cattolico.
Una
grande barriera corallina racchiude con brevi interruzioni le due
isole principali, Grande Terre e Petite Terre, oltre ad una serie di
isolotti più piccoli. A sua volta Petite Terre è formata da due
isole unite da uno stretto istmo: Pamandzi, dove c'è l'aeroporto, e
la piccolissima Dzaoudzi, dove si concentrano le attività militari.
Un pontile è riservato infatti alle numerose imbarcazioni della
Gendarmerie Maritime, che escono quasi ogni giorno per
esercitazioni, e durante il nostro soggiorno abbiamo osservato un
notevole via vai di navi militari francesi, che sostavano brevemente
in rada per poi ripartire.
Dal 2
settembre ad oggi (13 settembre) Refola è stata all'ancora a
Dzaoudzi (12°46.788'S 45°15.608'E fondale sabbia/fango 17-19
metri), ai margini di un vasto parco boe con gavitelli per il
diporto, privati e per lo più tutti occupati. Poco più a N sono
posizionate numerose grosse boe utilizzate da imbarcazioni più
grandi, traghetti e rimorchiatori. Nonostante siamo vicini alle altre
barche al gavitello e non troppo distanti dall'area di manovra dei
traghetti, il nostro ancoraggio si rivela azzeccato: ben riparato,
tranquillo, con acqua pulita.
Anche
l'atterraggio col dinghy è molto facile: dietro
il pontile della gendarmeria ce n'è un altro utilizzato da piccole
barche locali, con uno spazio alla radice riservato ai dinghy.
Il pontile è attiguo alla Gare Maritime, la stazione dei traghetti,
dove sono sempre presenti numerosi taxi (collettivi): la tariffa è
di 1,40 € a persona, indipendentemente dalla lunghezza del
percorso.
I traghetti che fanno continuamente spola tra Grand e Petite Terre
(circa 2 miglia, 15 minuti) collegano Dzaoudzi a Mamoudzou, il
principale centro abitato di Mayotte. Sono mezzi bidirezionali
piuttosto nuovi e ben tenuti, che calano i portelloni-rampa (presenti
sia a poppa che a prua) su ampi scivoli in cemento, permettendo a
passeggeri ed automezzi di scendere e salire velocemente. Né cavi di
ormeggio, né manovre! L'andata è gratuita da Dzaoudzi, il biglietto
di ritorno costa invece ben 0,75 €.
Mamoudzou è una cittadina
abbastanza trafficata. Il supermercato a nostro giudizio migliore è
Sodifram, a Kaweni; c'è anche una zona industriale “Nel” dove
si trova SV Nautic, un negozio di attrezzature nautiche ben
rifornito.
In uno
dei lunghi giorni trascorsi in attesa del nuovo scambiatore, Angelo,
Cristina e Gianca decidono di fare un giretto turistico-esplorativo a
Gran Terre: traghetto, auto a noleggio e via! L'isola non li lascia
particolarmente entusiasti: le spiagge sul versante NE e NW, anche
quelle più decantate dai depliant turistici, sono di terra rossa,
l'acqua è torbida. Ciò che li ha colpiti maggiormente, nei villaggi
visitati, è lo spropositato numero di bambini, mentre la parte più
povera di Mamoudzou ha richiamato
loro le favelas brasiliane: povere case in lamiera, e tanta miseria.
Molto
più emozionante è stato invece assistere ad una tradizionale
cerimonia di matrimonio a Petite Terre. Tutto il paese, in
un'atmosfera festosa, sembrava partecipare all'evento: abiti di
colori sgargianti, musica, cibo, doni.
Come
abbiamo già detto martedì 11 settembre riceviamo il pezzo di
ricambio e ripristiniamo il corretto funzionamento di invertitore e
scambiatore. Possiamo finalmente pensare di ripartire.
Oggi
giovedì 13, di buon mattino, iniziamo le pratiche di uscita. Per
fortuna la procedura non ha più segreti per noi.
Compiliamo il
modulo (che ci eravamo già procurati al piccolo Yacht Club di
Dzaoudzi), ci rechiamo tutti
e 5 all'aeroporto, chiamata col telefono nero all'Immigrazione, che
appone timbro e firma. Decidiamo di evitare il passaggio dall'ufficio
della Dogana, visto che non siamo sicuri che abbiano registrato il
nostro ingresso. Rientriamo in barca, salpiamo e ci spostiamo ad una
boa dello Yacht Club di Mamoudzou,
dove il manager/harbour master Fred apporrà il suo timbro
sulla clearance di uscita.
Ora è
pomeriggio, potremmo dire di essere pronti a partire domani se non
fosse che il nostro terzo frigo ha deciso di non funzionare,
probabilmente a causa di un difetto di ventilazione. La dinette si è
trasformata in un'officina, ma confidiamo di riuscire a mettere tutto
a posto, compreso il frigo, entro sera.
La
finestra meteo pare buona. Domani venerdì 14 riprenderemo il mare
verso sud, sperando, questa volta, di riuscire a raggiungere il
Sudafrica...