sabato 8 settembre 2018

CAMBIO PROGRAMMA: ANDIAMO A MAYOTTE!


Un cambio di programma può essere positivo se motivato da nuove, impreviste e piacevoli opportunità. Al contrario, quando è dettato da cause di forza maggiore, è piuttosto difficile da digerire...
Dopo la partenza da Baly Bay abbiamo navigato a vela per qualche ora. Verso mezzogiorno il vento è calato ed abbiamo acceso il motore, a 1500 giri/minuto. Subito avvertiamo una strana vibrazione, che si annulla portando il regime di giri a 1600.
Ne cerchiamo la causa e scopriamo che l'invertitore è senza olio. Come è possibile? Credo di averlo controllato l'ultima volta due mesi fa.
Aggiugo circa 2 litri di olio idraulico ATF, tutto quello che ho di scorta. L'invertitore può contenerne al massimo 2,7; fatto il rabbocco, l'astina si posiziona sotto il minimo.
Già un po' preoccupati riprendiamo a motore. Dopo un'ora ricontrolliamo il livello: l'olio da rosso è diventato biancastro, segno che si è mescolato con l'acqua, ed il livello si è abbassato drasticamente. Oltre metà di quello introdotto appena un'ora prima si è ... volatilizzato!
Chiamo al VHF Island Pearl, barca gemella che naviga con noi verso il Sudafrica e che si trova circa 5 miglia più a sud. Spiego a Colin l'accaduto, gli chiedo se ha dell'olio idraulico. “Sì, dovrei averne, verifico subito e ti richiamo. Però, se il tuo inconveniente è uguale a quello che ho avuto io, cioè la foratura dello scambiatore, aggiungere olio non serve a niente: tu lo metti e quello se ne va in mare attraverso lo scarico del motore. Se fossi in te tornerei a Nosy Be per sostituire lo scambiatore”.
Non ci voglio credere, ma non posso che prendere atto della situazione: anche con una buona scorta d'olio, se metà di quello che introduco scompare in mezz'ora di motore non posso certo rischiare di proseguire. Il motore è indispensabile per manovrare tra le secche di Bazaruto, che dovrebbe essere il primo atterraggio dopo l'attraversamento del canale di Mozambico, per non parlare poi dei tempi stretti e contingentati delle tappe successive.
Studio velocemente sulle carte nautiche le possibili alternative: Nosy Be è a 270 miglia, con un bel tratto contro vento; Mayotte è 200 miglia a nord. Potendo contare solo sulle vele, la scelta ricade necessariamente su Mayotte, più facile da raggiungere, e forse anche più comoda per far arrivare ricambi dall'Europa, visto che è Territorio Francese d'Oltremare.
Colin richiama al VHF: ha a bordo tre litri scarsi di olio, che ci cede volentieri. Concordiamo di convergere le nostre rotte: alle 18 siamo vicini alla poppa di Island Pearl. C'è più di 1 metro di onda e accostare potrebbe essere pericoloso; Colin cala in acqua la tanichetta dell'olio legata ad un contenitore stagno, che funge da boetta galleggiante. La agguantiamo con il mezzo marinaio e il gioco è fatto.
Ringraziamenti e saluti da una barca all'altra, poi ognuna riprende la sua rotta: loro proseguono per ovest, mentre noi mettiamo la prua su Mayotte, 12°. Peccato, era una buona finestra per arrivare a Bazaruto....
Navighiamo per più di 24 ore con un bel vento prima da ovest, poi da est, che prendiamo al traverso.
Con Lilli studiamo sui portolani l'atterraggio di Mayotte: l'isola è contornata da un reef che la circonda quasi completamente, la laguna tra il reef e Gran Terre (così viene chiamata l'isola principale) è navigabile; ci sono due pass segnalate con beacon luminosi, una a SE, usata dalle imbarcazioni più piccole, l'altra a NE, usata dalle navi; dobbiamo tener conto della marea che provoca correnti di flusso e reflusso con intensità fino a 2-3 nodi.
Alle 20 di sabato 1° settembre mancano 30 miglia a Mayotte: il vento cala di brutto, abbiamo solo 3 nodi in poppa e viaggiamo a 1,5-2 nodi con il favore della corrente. Teniamo duro nonostante l'onda faccia schioccare le vele e vibrare l'attrezzatura, rendendo penosa l'attesa; finalmente, verso mezzanotte, il vento riprende da SE.
C'è da scegliere la via di accesso.
Ipotesi uno: pass di SE (Passe de Brandele), dove dovremmo arrivare verso le 4.00 del mattino; la minima di marea è alle 1.45, la massima alle 7.45; avremmo quindi corrente entrante, a favore, e poi 8 miglia da percorrere in laguna prima di arrivare all'ancoraggio. Il tutto nel buio, perchè la luna è solo mezza e il cielo un po' nuvoloso. Ipotesi due: pass di NE, che si trova 20 miglia più a nord; vi arriveremmo con la luce, ma con la marea calante e quindi con corrente uscente; inoltre dalla passe all'ancoraggio avremmo il vento contro per altre 15 miglia. Un'alternativa che, senza motore, è impraticabile.
Quindi la decisione è presa: pass di SE, atterraggio notturno.
Rallentiamo un po' avanzando con solo randa ridotta, ed arriviamo in prossimità della pass Brandele alle 5.00. Le luci sul reef, rosso a sinistra e verde a destra, si distinguono bene a 3 miglia; c'è una luce rossa di allineameno 292° sulla montagna. Entriamo nella pass con il vento in poppa, randa aperta, per sicurezza accendo il motore e metto in marcia a 1000 giri. In soli 10 minuti siamo dentro: spengo il motore e proseguiamo a vela fino all'ancoraggio a nord della piccola isola Dzaoudzi.
C'è un campo boe piuttosto esteso, ma i gavitelli sono tutti occupati dalle numerose barche presenti. Riaccendo il motore per altri 15 minuti, il tempo necessario per trovare un punto in cui essere liberi di stare alla ruota ed ancorare su 17-18 metri di sabbia/fango (12°46.788'S 45°15.603'E).
Sono le 7.00 di domenica 2 settembre quando spengo il motore e finalmente mi posso rilassare.
Siamo arrivati a destinazione facendo solo mezz'ora di motore e sopprattutto siamo riusciti a non provocare danni irreparabili all'invertitore. Nella sfiga, è andato tutto bene.