Un
cambio di programma può essere positivo se motivato da
nuove, impreviste e piacevoli opportunità. Al contrario, quando è
dettato da cause di forza maggiore, è piuttosto difficile da
digerire...
Dopo
la partenza da Baly Bay abbiamo navigato a vela per qualche ora.
Verso mezzogiorno il vento è calato ed abbiamo acceso il motore, a
1500 giri/minuto. Subito avvertiamo una strana vibrazione, che si
annulla portando il regime di giri a 1600.
Ne
cerchiamo la causa e scopriamo che l'invertitore è senza olio. Come
è possibile? Credo di averlo controllato l'ultima volta due mesi
fa.
Aggiugo
circa 2 litri di olio idraulico ATF, tutto quello che ho di scorta.
L'invertitore può contenerne al massimo 2,7; fatto il rabbocco,
l'astina si posiziona sotto il minimo.
Già
un po' preoccupati riprendiamo a motore. Dopo un'ora ricontrolliamo
il livello: l'olio da rosso è diventato biancastro, segno che si è
mescolato con l'acqua, ed il livello si è abbassato drasticamente.
Oltre metà di quello introdotto appena un'ora prima si è ...
volatilizzato!
Chiamo
al VHF Island Pearl, barca
gemella che naviga con noi verso il Sudafrica e che si trova
circa 5 miglia più a sud. Spiego a Colin l'accaduto, gli chiedo se
ha dell'olio idraulico. “Sì, dovrei averne, verifico subito e
ti richiamo. Però, se il tuo inconveniente è uguale a quello che ho
avuto io, cioè la foratura dello scambiatore, aggiungere olio non
serve a niente: tu lo metti e quello se ne va in mare attraverso lo
scarico del motore. Se fossi in te tornerei a Nosy Be per sostituire
lo scambiatore”.
Non ci
voglio credere, ma non posso che prendere atto della situazione:
anche con una buona scorta d'olio, se metà di quello che introduco
scompare in mezz'ora di motore non posso certo rischiare di
proseguire. Il motore è indispensabile per manovrare tra le secche
di Bazaruto, che dovrebbe essere il primo atterraggio dopo
l'attraversamento del canale di Mozambico, per non parlare poi dei
tempi stretti e contingentati delle tappe successive.
Studio
velocemente sulle carte nautiche le possibili alternative: Nosy Be è
a 270 miglia, con un bel tratto contro vento; Mayotte è 200 miglia a
nord. Potendo contare solo sulle vele, la scelta ricade
necessariamente su Mayotte, più facile da raggiungere, e forse anche
più comoda per far arrivare ricambi dall'Europa, visto che è
Territorio Francese d'Oltremare.
Colin
richiama al VHF: ha a bordo tre litri scarsi di olio, che ci cede
volentieri. Concordiamo di convergere le nostre rotte: alle 18 siamo
vicini alla poppa di Island Pearl.
C'è più di 1 metro di onda e accostare potrebbe essere
pericoloso; Colin cala in acqua la tanichetta dell'olio legata ad un
contenitore stagno, che funge da boetta galleggiante. La agguantiamo
con il mezzo marinaio e il gioco è fatto.
Ringraziamenti
e saluti da una barca all'altra, poi ognuna riprende la sua rotta:
loro proseguono per ovest, mentre noi mettiamo la prua su Mayotte,
12°. Peccato, era una buona finestra per arrivare a Bazaruto....
Navighiamo
per più di 24 ore con un bel vento prima da ovest, poi da est, che
prendiamo al traverso.
Con
Lilli studiamo sui portolani l'atterraggio di Mayotte: l'isola è
contornata da un reef che la circonda quasi completamente, la laguna
tra il reef e Gran Terre (così viene chiamata l'isola principale) è
navigabile; ci sono due pass segnalate con beacon luminosi, una a SE,
usata dalle imbarcazioni più piccole, l'altra a NE, usata dalle
navi; dobbiamo tener conto della marea che provoca correnti di flusso
e reflusso con intensità fino a 2-3 nodi.
Alle
20 di sabato 1° settembre mancano 30 miglia a Mayotte: il vento cala
di brutto, abbiamo solo 3 nodi in poppa e viaggiamo a 1,5-2 nodi con
il favore della corrente. Teniamo duro nonostante l'onda faccia
schioccare le vele e vibrare l'attrezzatura, rendendo penosa
l'attesa; finalmente, verso mezzanotte, il vento riprende da SE.
C'è
da scegliere la via di accesso.
Ipotesi
uno: pass di SE (Passe de Brandele), dove dovremmo arrivare verso le
4.00 del mattino; la minima di marea è alle 1.45, la massima alle
7.45; avremmo quindi corrente entrante, a favore, e poi 8 miglia da
percorrere in laguna prima di arrivare all'ancoraggio. Il tutto nel
buio, perchè la luna è solo mezza e il cielo un po' nuvoloso.
Ipotesi due: pass di NE, che si trova 20 miglia più a nord; vi
arriveremmo con la luce, ma con la marea calante e quindi con
corrente uscente; inoltre dalla passe all'ancoraggio avremmo il vento
contro per altre 15 miglia. Un'alternativa che, senza motore, è
impraticabile.
Quindi
la decisione è presa: pass di SE, atterraggio notturno.
Rallentiamo
un po' avanzando con solo randa ridotta, ed arriviamo in prossimità
della pass Brandele alle 5.00. Le luci sul reef, rosso a sinistra e
verde a destra, si distinguono bene a 3 miglia; c'è una luce rossa
di allineameno 292° sulla montagna. Entriamo nella pass con il vento
in poppa, randa aperta, per sicurezza accendo il motore e metto in
marcia a 1000 giri. In soli 10 minuti siamo dentro: spengo il motore
e proseguiamo a vela fino all'ancoraggio a nord della piccola isola
Dzaoudzi.
C'è
un campo boe piuttosto esteso, ma i gavitelli sono tutti occupati
dalle numerose barche presenti. Riaccendo il motore per altri 15
minuti, il tempo necessario per trovare un punto in cui essere liberi
di stare alla ruota ed ancorare su 17-18 metri di sabbia/fango
(12°46.788'S 45°15.603'E).
Sono
le 7.00 di domenica 2 settembre quando spengo il motore e finalmente
mi posso rilassare.
Siamo
arrivati a destinazione facendo solo mezz'ora di motore e
sopprattutto siamo riusciti a non provocare danni irreparabili
all'invertitore. Nella sfiga, è andato tutto bene.