sabato 4 agosto 2018

ARRIVATI IN MADAGASCAR!

Questa piccola traversata, di poco più di 600 miglia, l'abbiamo forse sofferta più nelle attese e nella preparazione che non nella realtà.
Lilli, colpita dalla lettura dei portolani e suggestionata dagli avvertimenti di altri navigatori, era disposta ad andare a Zanzibar piuttosto che affrontare questo tratto di mare. Per tranquillizzarla ho dovuto rassicurarla in mille modi, e alla fine è prevalso il buon senso.
L'incertezza su data e orario di partenza è comunque durata fino alle ultime due ore: il nostro "routier/meteorologo" Des ci dice inizialmente che la partenza di lunedì 30 è perfetta, ma quando gli confermiamo che accettiamo il suo consiglio ci ricorda che dobbiamo assolutamente arrivare in quattro giorni, prima del 3 agosto alle 18.00 UTC, perché allora in prossimità del capo D'Ambra i venti rinforzeranno oltre i 25 nodi. Ops!
Il mio istinto mi aveva già suggerito che era meglio anticipare e a questo punto non ho dubbi: fisso la partenza per domenica 29 luglio subito dopo pranzo, in modo da avere un margine di sicurezza in caso di imprevisti.
Prima però c'è del lavoro non procrastinabile da fare: la pompa elettrica della sentina non scarica, bisogna smontarla e capire perché. Provvediamo, sostituiamo la valvola di aspirazione, e riprende a funzionare regolarmente. Procedo poi ai controlli di routine: livello dell'olio e girante del generatore. Tralascio la girante del motore, controllata circa un mese fa, che non ha mai dato problemi.
Alle 14.55 partiamo con un vento fresco sui 16-18 nodi, che di bolina diventano 23-25; con randa piena e genoa ridotto quasi a metà, Refola stringe discretamente e procediamo a 6-7 nodi di velocità, con un angolo apparente di 45-50°. Dopo numerose settimane di ancoraggi rilassanti affrontiamo una navigazione dura e scomoda, ma siamo determinati e preparati. Organizziamo per la notte turni di due ore con parziale sovrapposizione (mezz'ora con chi smonta, un'ora da soli e mezz'ora con chi monta); nelle prime ore ripassiamo tutti insieme le procedure di emergenza e le norme di sicurezza.
Dopo il primo giorno il vento cala progressivamente fino a 10 nodi ed anche il mare passa ad un'onda lunga, quasi piacevole.
Martedì 31 luglio, durante il mio turno di guardia dalle 21 alle 23, la velocità scende a 4-5 nodi; decido quindi di caricare le batterie dando motore, invece di accendere come al solito il generatore. All'avvio, però, sento un rumore strano, quasi un gorgoglio, di cui non riesco ad identificare l'origine. Controllo lo scarico dell'acqua e, anche se non riesco a valutarne la portata, sembra OK; scendo in sala motore e vedo comparire un po' di fumo, ma anche di questo non riesco ad identificare l'origine … sembra il tubo che porta alla marmitta… subito penso alla girante della pompa dell'acqua, infatti metto la mano sopra il coperchio della pompa e … cacchio se scotta! Spengo immediatamente il motore: dall'avvio saranno passati non più di 2 minuti.
Avrei voglia di verificare subito cosa sia successo, di sicuro bisogna smontare la girante, ma il motore è troppo caldo, la temperatura dell'acqua è salita a 100°.
Nel frattempo proseguiamo a vela e per fortuna la velocità torna sui 5 nodi; lascio le consegne a Cristina che mi dà il cambio: far andare la barca il più possibile, anche con un angolo al vento meno stretto.
Il mio prossimo turno di guardia sarebbe alle 4.30, ma metto la sveglia alle 2.00. Anche Lilli, che a quell'ora dovrebbe smontare, rimane al suo posto davanti al timone, mentre il Gianca mi dà una mano in sala motore.
Per prima cosa controlliamo la girante. Le mancano diverse pale, il flusso dell'acqua era ridotto ma non interrotto del tutto (in effetti un po' di scarico c'era). Iniziamo le operazioni di smontaggio che si rivelano molto più complicate del solito; per togliere la vecchia e montare la girante nuova impieghiamo più di 2 ore (nel frattempo, all'arrivo di Angelo, Lilli va a dormire).
Provo ad accendere il motore, ma c'è ancora un problema: vediamo uscire acqua, copiosamente, dalla marmitta. È troppo tardi per lavorare ancora; rimando al giorno dopo la ricerca del guasto, ma non sono affatto tranquillo. Sulla nostra rotta ci sono due gruppi di isole, che passeremo sopravento; sono ancora lontane, a circa 90 miglia, ma dobbiamo sapere se abbiamo il motore funzionante, altrimenti uno scarso di vento potrebbe metterci in difficoltà, o addirittura essere fatale.
Il mio riposo è tormentato da questi pensieri fissi, e di primo mattino ci rimettiamo a lavoro: ricontrollo la perdita, l'acqua esce dall'imboccatura del tubo di scarico, probabilmente con il surriscaldamento si sono allentate le fascette; smonto il tubo e metto del silicone da alta temperatura, stringo le fascette e metto in moto…la tenuta c'è, ma esce ancora acqua sotto la marmitta.
Smonto allora la marmitta: è bucata! L'anno scorso, a Pangkor, un problema simile è capitato al nostro amico francese Gerard di Cassiopee: la girante danneggiata aveva ridotto il volume dell'acqua nel circuito di raffreddamento, e a causa dell'alta temperatura dei fumi di scarico la marmitta, che è di plastica, si è praticamente fusa. Non appena saputa la sua esperienza, mi sono affrettato ad ordinare una marmitta di scorta, che ora viene giusto buona per il ricambio. Che fortuna!
Sostituita anche la marmitta, tutto riprende a funzionare, e finalmente posso tirare un sospiro di sollievo!
L'ultimo giorno di navigazione il vento rinforza gradatamente fino a 20 nodi, con raffiche a 25, il mare è di nuovo corto con onde sui 2-2,5 metri. La velocità, anche a vele ridotte, si mantiene sui 7-8 nodi. Il beccheggio e la barca inclinata mettono a dura prova il nostro riposo in cuccetta, interrotto ogni tanto dal tonfo di Refola nel cavo dell'onda.
Per fortuna questa situazione dura solo poche ore, perché siamo ormai in prossimità del capo D'Ambra. Una volta lasciato il capo al traverso, con più di 24 ore di anticipo rispetto alla "dead line" (termine ultimo) indicatoci da Des, il mare si calma velocemente. Ora possiamo immaginare cosa vuol dire fare questo passaggio nelle condizioni qui più abituali, cioè con venti che raggiungono i 30-35 nodi.
Alle 14.20 di giovedì 2 agosto ancoriamo a Nosi Ambatomarangitsi, soprannominata "Cathedral" per la forma delle sue isole. È un posto splendido, dove ci gustiamo un meritato riposo (12°15.576'S 48°58.208'E).
Abbiamo percorso 628 miglia in 4 giorni scarsi, con una media 6,5 nodi.