giovedì 17 maggio 2018

Maldive: THINADHOO - GAN



Alle 17.20 di lunedì 7 maggio salpiamo da Veymandhoo per la prima navigazione notturna alle Maldive, dopo 40 giorni di tappe giornaliere. La nostra destinazione è Thinadhoo, a poco più di 100 miglia, che si trova nell’atollo Gaaf, circa al centro del suo versante occidentale.
Per raggiungerla ci si presentano, ancora una volta, due alternative. La prima è effettuare un’unica tappa, entrando nell’atollo Gaaf attraverso la pass Meradhoo, distante circa 6 miglia dalla nostra meta. La seconda prevede invece 75 miglia per arrivare all’ingresso settentrionale dell’atollo, in corrispondenza di Kolamaafushi, un ancoraggio per la notte e il proseguimento all’interno dell’atollo per le ultime 30 miglia. Prenderemo la decisione lungo il percorso, a seconda delle condizioni che troveremo.
Nelle prime 40 miglia, lasciata Veymandhoo, abbiamo vento contrario da SW, per quanto leggero, a cui si aggiunge una discreta corrente, anch’essa contraria. Non superiamo i 4 nodi di velocità e tutto fa pensare che adotteremo la seconda ipotesi, cioè fermarci vicino a Kolamaafushi e riprendere la navigazione il giorno dopo.
Ma verso mattina il vento gira a NW e la nostra velocità aumenta a 5-6 nodi: possiamo farcela ad arrivare a Thinadhoo ad un’ora accettabile! Verso le 13 entriamo infatti nell’atollo dalla pass Meradhoo e riusciamo (addirittura!) a navigare a vela per le ultime 6 miglia.
Le cose si complicano un pochino quando arriviamo davanti a Thinadhoo: la zona di ancoraggio si trova nella sua piccola laguna che ospita anche il local harbour ed è chiusa per ¾ dall’isola e per ¼ dal reef. L’immagine satellitare non è sufficientemente chiara e la cartografia non ha dettagli; a 500 metri di distanza, ancora non riusciamo a distinguere l’accesso. Per fortuna vediamo arrivare alle nostre spalle un peschereccio: furbescamente rallentiamo, in modo da lasciarlo passare … di sicuro lui sa da dove si entra! Con un apripista davanti, tutto diventa più semplice. 

La pass artificiale, segnalata da due paletti, è abbastanza larga, sui 30-40 metri; registriamo un fondale minimo 3,60 metri. Ancoriamo su fondale sabbioso, senza coralli, di circa 7 metri (0°32.006’N 73°00.213’E).
Da molto tempo non facevamo un ancoraggio tanto tranquillo: dalla tenuta dell’ancora, all’isola che quasi ti avvolge completamente, si ha la rassicurante sensazione di aver trovato un grande riparo, a prova di brutto tempo.

Thinadhoo è quasi una città: con i suoi 9.000 abitanti si colloca al quinto posto nella classifica nazionale. Strade asfaltate, strisce pedonali, molti negozi, numerosissimi piccoli supermercati (ogni strada ne ha almeno un paio). Si può fare rifornimento di gasolio in banchina, senza pratiche o autorizzazioni speciali. Facciamo un po' di spesa, trovando delle belle patate e coca-cola in lattina, solitamente difficili da reperire. 




Giovedì 10 maggio riprendiamo la navigazione verso sud. La partenza è programmata per le 17.00: faremo un’altra notturna per raggiungere l’atollo più meridionale delle Maldive, Addu. In tarda mattinata entra nella laguna di Thinadhoo Amandla di Fabio, con a bordo Liza e Lucio; abbiamo giusto il tempo di salutarci e raccontarci le ultime novità, poi dobbiamo prepararci a salpare. Sto impastando il pane quando Lilli mi chiama in pozzetto: il cielo è diventato nero e la pioggia si vede avvicinarsi rapidamente. 
Per non manovrare sotto l’acqua, anticipiamo di 15 minuti la partenza. Una volta usciti dalla laguna, dobbiamo affrontare la pass per uscire dall’atollo: dalle immagini satellitari, su cui prendiamo le misure, sembra larga e non troppo lunga. La visibilità non è delle migliori, la pass è rivolta ad ovest: si vede il reef a sinistra, ma non quello a destra. Il fondale si mantiene sui 10-12 metri per un lungo tratto, che non sembra finire mai. La corrente, di circa 2 nodi, è entrante, quindi contraria per noi; impieghiamo più di mezz’ora per raggiungere le acque profonde e poter mettere la prua verso sud, salutati da un grande doppio arcobaleno che sale alto nel cielo sovrastando tutto l’atollo.

Il vento è da SE, sui 15 nodi, la nostra rotta 171°: procediamo con randa e motore. Nel primo tratto l’atollo che abbiamo appena lasciato ci protegge un po’ dall’onda, ma in compenso risentiamo di una corrente contraria: la nostra velocità non si schioda dai 4 nodi.
Verso le 20.30 siamo a 0°17’ di latitudine N e lo scenario cambia radicalmente: il vento rinforza di poco portandosi a 18 nodi, l’onda diventa corta, in prua, la corrente aumenta notevolmente, almeno 2 nodi in direzione E-NE. La nostra velocità si riduce a 3 nodi.
Per mantenere la rotta su 165°-170°, il pilota deve correggere di 3-4 tacche il timone e la prua bussola è costantemente sui 195°200°. Dopo che per due-tre volte il pilota automatico entra in allarme per il fuori-rotta mi vedo costretto a metterlo in stand-by e a prendere in mano il timone. Nel frattempo il mare si alza e diventa incrociato.
Non è facile condurre la barca in queste condizioni: buio pesto, riferimento solo strumentale, una minima sollecitazione al timone provoca una deviazione di rotta di 30° di rotta. Tra breve Lilli, che sta riposando, dovrà darmi il cambio. Posso lasciarla al timone in queste condizioni? ce la farà?
Sento che ci vorrebbe un cambio di strategia, ma in che direzione? Meglio assecondare la corrente ed andare verso est o assecondare il vento ed andare verso ovest?
Mi dico che per il momento l’importante è uscire da questo mare incrociato: aumento il numero di giri a 1.800, aumento la sensibilità del pilota automatico in modo che il timone reagisca più velocemente alle variazioni. La velocità aumenta tra i 4 ed i 5 nodi, ed il pilota non va più in errore. Un gran sollievo!
Verso le 23 il vento cala sugli 8-9 nodi ed anche l’onda si riduce sensibilmente. Posso riprendere la rotta sulla nostra destinazione e ad aspettare tranquillo che Lilli venga a darmi il cambio. Le racconto com’è andata mentre lei dormiva beatamente, le faccio gli auguri per il suo compleanno e me ne vado in cuccetta, ne ho bisogno!
La notte passa senza altre brutte sorprese. Alle 0.50 Lilli segna sul libro di bordo il nostro ritorno nell’emisfero sud: abbiamo attraversato di nuovo l’equatore (per la quinta volta, ci pare). La mattina di venerdì 11 maggio entriamo nell’Addu Atoll da nord ed alle 9.30 siamo davanti all’isola di Gan. Ovunque profondità tra i 35 e i 40 metri; dopo un giro di perlustrazione ancoriamo, tenendoci a debita distanza, davanti alla pass per l’accesso alla piccola laguna, dove il fondale si alza un po', a 28 metri (0°40.991’S 73°08.732’E). 

Ci sono altre tre barche ancorate, tutte come noi qui per l’uscita dalle Maldive ed in attesa di partire per Chagos. 
Simpatizziamo subito con Paul, un danese con residenza a Lussemburgo armatore di un Halberg Rassy 53, New Dawn, che ha a bordo come equipaggio una coppia di giovani norvegesi; la loro rotta è Chagos, Rodriguez, Mauritius, Madagascar via nord e Sudafrica.
Paul ci informa che la nostra rotta verso le Seychelles ci fa passare in un’area monitorata per la pirateria, e che c’è una organizzazione che si occupa di tutelare le barche in transito in queste zone. Lui stesso si è iscritto per il tratto dalla Thailandia alle Maldive e ci mostra i vari documenti, come accreditarsi ecc.. L’iscrizione è gratuita, unico obbligo mandare ogni giorno una mail con la posizione, se questa non arriva scatta una segnalazione di attenzione. Ringraziamo Paul per questa dritta, la valuteremo prima di partire dalle Chagos, quando avremo anche verificato come funzionano le nostre comunicazioni con Winlink.
L’atollo Addu, a differenza di quelli visti in precedenza, non ha reef interni; la parte sud-occidentale è formata da 4 isolette, collegate da una strada che con molta fantasia è stata chiamata Link Road.
L’isola più a sud è Gan, dove c’è l’aeroporto, ma pochi negozi; poi viene Feydhoo, dove c’è un porto con distributore di carburante, molti negozi, ristoranti, più vita insomma. L’isola successiva, in direzione nord, è Maradhoo, altro centro abitato importante ed infine l’ultima, Hithadhoo, è il centro amministrativo dell’atollo, a circa 10 km da Gan.
I nostri spostamenti con il dinghy sono verso il porto di Feydhoo, a mezzo miglio, dove possiamo fare un po' di cambusa e incontrare il nostro agente per le pratiche di uscita, Massud, il quale ci informa che entrare nel local harbour con la barca è consentito solo per fare rifornimento ed occorre una autorizzazione della dogana, al costo di 250 rupie (13 €).

Il 12 maggio giunge all’ancoraggio anche Amandla. Fabio conosce già le barche ancorate, e ciò facilita le comunicazioni, così conosciamo il calendario delle partenze: la prima barca partirà lunedì 14 alle 5, poi Fabio ed un americano di nome Jeff partiranno martedì 15 alle 3 di notte, Paul giovedì 17, noi abbiamo programmato per venerdì 18.
Domenica sera andiamo a cena tutti insieme ad un ristorante indiano, per salutarci.

La nostra sosta si prolunga per una settimana, ma non è certo noiosa. Dopo un periodo di tregua, vari guasti sono tornati a farci compagnia. Il primo è stato il terzo frigorifero, che già ci aveva fatto penare da Pangkor a Langkawi: la piastra nuovamente non raffredda. Con non poche difficoltà riusciamo a portare a bordo un tecnico locale; in sua presenza riaccendiamo il frigo, che riprende istantaneamente a funzionare spontaneamente. Il tecnico sentenzia: “E’ il filtro! è sporco e andrebbe sostituito, ma noi qui non ne abbiamo. Bisognerebbe andare a Malè e diventerebbe una spesa molto cara. Meglio andare avanti così, di sicuro si fermerà nuovamente e potete solo sperare che dopo un po’ riparta, come ha fatto ora.” Non è molto consolante, ma non ci sono alternative. Lo paghiamo (25$) e incrociamo le dita…
Poi è la volta della pompa manuale di sentina, che non aspira più. La smonto e trovo la valvola di aspirazione bucata; dopo averla sostituita l’impresa più difficile è rimontare la pompa, come sanno tutti gli armatori di Amel SM cui è toccata l’esperienza.
Per terza, a guastarsi è la pompa elettrica di sentina. Smontata anche questa, dopo aver verificato il funzionamento della parte elettrica sostituisco entrambe le valvole, aspirazione e scarico, apparentemente non difettose, ma dopo la sostituzione la pompa riprende a funzionare regolarmente.
Nei ritagli di tempo mi dedico alla pulizia della carena; al mattino fino alle 10.30- 11.00 l’acqua è pulita, poi probabilmente a causa della corrente di marea diventa torbida e con molta sospensione.
Il tempo alle Maldive sta decisamente cambiando: la stagione delle piogge è arrivata e per noi è proprio tempo di lasciare queste isole che pure abbiamo trovato affascinanti.
Il nostro permesso di sosta alle Chagos, richiesto ed ottenuto in gennaio dall’Italia, decorre dal 25 maggio. Ne richiediamo per e-mail la correzione, anticipando la data di arrivo al 21 maggio; in meno di 6 ore ci arriva il nuovo permesso con la data corretta. La nostra partenza di conseguenza sarà venerdì 18 sera o sabato 19 mattina, aspettiamo le ultime previsioni meteo per la decisione finale.
Nel frattempo è cominciato il ramadan: tutti i ristoranti sono chiusi fino a sera, gli orari di negozi e uffici subiscono variazioni per consentire ai fedeli di pregare nelle ore stabilite. Tutto diventa un po’ complicato e Massud, il nostro agente, anticipa tutte le pratiche di uscita per essere sicuro di farcela a consegnarci in tempo i documenti.
Giovedì 17 maggio con l’autobus andiamo ad Hithadhoo, dove rimpinguiamo la cambusa di frutta e verdura nel ben fornito negozio che ci è stato raccomandato dagli altri velisti (“Daily fresh”) e rientriamo alla base con un taxi (130 rupie, 8€). Chiamiamo Massud che puntuale ci restituisce i passaporti timbrati e i documenti per l’uscita. Saldiamo il conto per il permesso di navigazione e le tasse Maldiviane: in totale 54 giorni di permanenza ammonta a 1195 $.
Non ci rimane che salpare l’ancora!