mercoledì 2 maggio 2018

Maldive: GURAIDHOO - MAAFUSSARU KANDU


Domenica 29 aprile lasciamo la laguna di Himmafushi. Abbiamo trascorso tre giorni e mezzo ballando sull’onda fastidiosa provocata dal vento da NW e dalle barche superveloci, ed ora che ce ne andiamo, ironia della sorte, c’è calma piatta. Speravamo che il NW fosse generoso, che ci regalasse una giornata di vela, ma era un’illusione: di nuovo a motore.
Per uscire dall’atollo North Male imbocchiamo la prima pass a sud di Himmafushi, in modo da evitare l’intenso traffico da e per Malè. Una volta fuori mettiamo la prua a sud; rivediamo la capitale, questa volta nel suo versante est, e proseguiamo costeggiando per metà il lato orientale dell’atollo South Male, fino alla nostra destinazione, Makunufushi, a 27 miglia.
La pass di ingresso è larga e ben visibile, di quelle che affronti a cuor leggero. Già in avvicinamento avevamo osservato che una barca di appoggio per il diving era ferma al centro della pass. “C’è posto per tutti”, pensiamo, e la imbocchiamo tranquilli. Improvvisamente, una cinquantina di metri davanti alla nostra prua, vediamo emergere il siluro gonfiabile che le guide subacquee sparano per segnalare alla barca di appoggio il punto di recupero. Per evitare di passarci sopra accosto prontamente a dritta, per fortuna non c’è pericolo… la profondità minima registrata è di 14 metri, possiamo proseguire.
Aggirando il reef arriviamo alla nostra meta: l’isola di Makunufushi è occupata interamente da un resort; c’è un pontile e 4-5 boe, quasi tutte occupate. Il posto è molto bello ma il problema è che le acque sono profonde ovunque; si passa da 35-40 metri (acque blu) a 0,5-1 metro (acque turchese). Ancorare qui è impossibile. Proviamo a girare intorno all’isola vicina, ma la situazione non cambia, sempre da 40 metri a 0. In cerca di alternative, consultiamo il portolano Maldives Cruising Guide, dove troviamo indicata una zona di ancoraggio a SW di Guraidhoo, circa 2 miglia più a sud. Da quello che vediamo coi nostri occhi e sulla cartografia, per raggiungerlo bisogna fare una gimcana tra ampie lagune chiuse da reef, ma la visibilità è buona ed i colori dei fondali si distinguono nettamente, quindi procediamo.
Alle 14.40 arriviamo nella nuova destinazione: Guraidhoo ha un porticciolo protetto da un frangiflutti, all’esterno del quale c’è una zona di ancoraggio abbastanza ampia. Vi troviamo infatti tre grossi yacht a motore, che chiamano barche per sea-safari ed ospitano ciascuna una decina di turisti, per lo più amanti della subacquea. La profondità è superiore ai 20 metri e non si vede il fondo, ma dobbiamo accontentarci. Ancoriamo proprio davanti al frangiflutti, su 22 metri di acqua con sabbia e coralli (3°53.943’N 73°27.828’E).

Mentre completiamo la manovra veniamo salutati calorosamente da un gruppo di turisti italiani ospiti dello yacht più vicino. Hanno riconosciuto il nostro piccolo tricolore sulla crocetta di sinistra!


Il posto è abbastanza trafficato, l’acqua è un po' torbida e a parte la bellezza del reef circostante, con i suoi contrasti di colore, non abbiamo interesse a fermarci, così il giorno successivo salpiamo con destinazione Maafussaru Kandu, circa 30 miglia verso sud.
L’uscita dalla baia di Guraidhoo è meno difficile del previsto. Rinunciamo a tentare il percorso più breve, che presenta alcuni passaggi stretti e poco visibili, e facciamo un ampio giro intorno al reef; in mezz’ora siamo di nuovo fuori, in acque sicure.
Proseguiamo a motore, perché con il NW al giardinetto, l’apparente raramente supera i 5 nodi. Verso le 13.30 siamo in vista della nostra destinazione. O meglio, è la cartografia a dirci che siamo quasi arrivati, ma davanti ai nostri occhi c’è solo una ridottissima lingua di sabbia e coralli morti, con due pali! Maafussaru Kandu è infatti una piccola laguna adiacente alla barriera occidentale dell’atollo Vaavu; non ci sono terre emerse, solo reef.

Per entrare nell’atollo superiamo la barriera attraverso una pass ampia, con profondità tra i 16 ed i 20 metri. Poi aggiriamo completamente la laguna di Maafussaru per entrarvi da sud. E qui arriva il bello: l’accesso che sulla cartografia elettronica sembrava libero da ostacoli è invece pieno di grossi banchi di corallo isolati, semi-affioranti, estesi non più di 50 metri ma abbastanza ravvicinati l’uno all’altro. Come se non bastasse, proprio quando stiamo per entrare nella laguna il sole viene coperto da grossi nuvoloni grigi e non si vede più una mazza. Procediamo con cautela, molto lentamente, aguzzando la vista: circa 300 metri lunghi come 3 miglia… poi per fortuna il sole ricompare, i coralli si diradano ed abbiamo ampi spazi liberi. Con sollievo ancoriamo su un fondale di sabbia e coralli bassi, profondità 19-20 metri (3°29.427’N 73°17.286’E).
Nella notte il vento gira ad ovest e rinforza sui 12-14 nodi, ma noi, anche se nel bel mezzo del nulla, siamo protetti dal reef molto esteso che ci circonda, e dormiamo tranquilli cullati da una leggera maretta. Speriamo solo di trovare facilmente,domani, la strada per uscire di qui…