Domenica 29 aprile lasciamo la laguna di
Himmafushi. Abbiamo trascorso tre giorni e mezzo ballando sull’onda fastidiosa
provocata dal vento da NW e dalle barche superveloci, ed ora che ce ne andiamo,
ironia della sorte, c’è calma piatta. Speravamo che il NW fosse generoso, che
ci regalasse una giornata di vela, ma era un’illusione: di nuovo a motore.
Per uscire dall’atollo North Male imbocchiamo la
prima pass a sud di Himmafushi, in modo da evitare l’intenso traffico da e per Malè.
Una volta fuori mettiamo la prua a sud; rivediamo la capitale, questa volta nel
suo versante est, e proseguiamo costeggiando per metà il lato orientale
dell’atollo South Male, fino alla nostra destinazione, Makunufushi, a 27 miglia.
La pass di ingresso è larga e ben visibile, di
quelle che affronti a cuor leggero. Già in avvicinamento avevamo osservato che
una barca di appoggio per il diving era ferma al centro della pass. “C’è posto
per tutti”, pensiamo, e la imbocchiamo tranquilli. Improvvisamente, una
cinquantina di metri davanti alla nostra prua, vediamo emergere il siluro
gonfiabile che le guide subacquee sparano per segnalare alla barca di appoggio
il punto di recupero. Per evitare di passarci sopra accosto prontamente a
dritta, per fortuna non c’è pericolo… la profondità minima registrata è di 14
metri, possiamo proseguire.
Aggirando il reef arriviamo alla nostra meta: l’isola
di Makunufushi è occupata interamente da un resort; c’è un pontile e 4-5 boe, quasi
tutte occupate. Il posto è molto bello ma il problema è che le acque sono
profonde ovunque; si passa da 35-40 metri (acque blu) a 0,5-1 metro (acque
turchese). Ancorare qui è impossibile. Proviamo a girare intorno all’isola
vicina, ma la situazione non cambia, sempre da 40 metri a 0. In cerca di
alternative, consultiamo il portolano Maldives Cruising Guide, dove troviamo indicata
una zona di ancoraggio a SW di Guraidhoo, circa 2 miglia più a sud. Da quello
che vediamo coi nostri occhi e sulla cartografia, per raggiungerlo bisogna fare
una gimcana tra ampie lagune chiuse da reef, ma la visibilità è buona ed i
colori dei fondali si distinguono nettamente, quindi procediamo.
Alle 14.40 arriviamo nella nuova destinazione: Guraidhoo
ha un porticciolo protetto da un frangiflutti, all’esterno del quale c’è una
zona di ancoraggio abbastanza ampia. Vi troviamo infatti tre grossi yacht a
motore, che chiamano barche per sea-safari ed ospitano ciascuna una decina di
turisti, per lo più amanti della subacquea. La profondità è superiore ai 20
metri e non si vede il fondo, ma dobbiamo accontentarci. Ancoriamo proprio
davanti al frangiflutti, su 22 metri di acqua con sabbia e coralli (3°53.943’N
73°27.828’E).
Mentre completiamo la manovra veniamo salutati
calorosamente da un gruppo di turisti italiani ospiti dello yacht più vicino.
Hanno riconosciuto il nostro piccolo tricolore sulla crocetta di sinistra!
Il posto è abbastanza trafficato, l’acqua è un po'
torbida e a parte la bellezza del reef circostante, con i suoi contrasti di
colore, non abbiamo interesse a fermarci, così il giorno successivo salpiamo
con destinazione Maafussaru Kandu, circa 30 miglia verso sud.
L’uscita dalla baia di Guraidhoo è meno difficile
del previsto. Rinunciamo a tentare il percorso più breve, che presenta alcuni
passaggi stretti e poco visibili, e facciamo un ampio giro intorno al reef; in
mezz’ora siamo di nuovo fuori, in acque sicure.
Proseguiamo a motore, perché con il NW al
giardinetto, l’apparente raramente supera i 5 nodi. Verso le 13.30 siamo in
vista della nostra destinazione. O meglio, è la cartografia a dirci che siamo
quasi arrivati, ma davanti ai nostri occhi c’è solo una ridottissima lingua di
sabbia e coralli morti, con due pali! Maafussaru Kandu è infatti una piccola
laguna adiacente alla barriera occidentale dell’atollo Vaavu; non ci sono terre
emerse, solo reef.
Per entrare nell’atollo superiamo la barriera
attraverso una pass ampia, con profondità tra i 16 ed i 20 metri. Poi aggiriamo
completamente la laguna di Maafussaru per entrarvi da sud. E qui arriva il
bello: l’accesso che sulla cartografia elettronica sembrava libero da ostacoli è
invece pieno di grossi banchi di corallo isolati, semi-affioranti, estesi non
più di 50 metri ma abbastanza ravvicinati l’uno all’altro. Come se non bastasse,
proprio quando stiamo per entrare nella laguna il sole viene coperto da grossi
nuvoloni grigi e non si vede più una mazza. Procediamo con cautela, molto
lentamente, aguzzando la vista: circa 300 metri lunghi come 3 miglia… poi per
fortuna il sole ricompare, i coralli si diradano ed abbiamo ampi spazi liberi. Con
sollievo ancoriamo su un fondale di sabbia e coralli bassi, profondità 19-20 metri
(3°29.427’N 73°17.286’E).
Nella notte il vento gira ad ovest e rinforza sui
12-14 nodi, ma noi, anche se nel bel mezzo del nulla, siamo protetti dal reef
molto esteso che ci circonda, e dormiamo tranquilli cullati da una leggera
maretta. Speriamo solo di trovare facilmente,domani, la strada per uscire di
qui…