Questa prima traversata di stagione, che abbiamo definito così “soft”, continua idilliaca: per tre giorni abbondanti, dal pomeriggio del 4 marzo fino a mercoledì 7, abbiamo mare piatto e un vento stabile da nord sugli 8-10 nodi, che prendiamo al traverso e ci fa filare 6,5 - 7 nodi. Insomma, una pacchia!
Poi tutto cambia. Forse abbiamo suscitato l’invidia di Nettuno e lui ha voluto farci pagare pegno: da giovedì 8 il vento inizia a rinforzare da NE sui 12-15 nodi ed anche il mare diventa più mosso, con un’onda da 1-1,5 metri. Alle 18 inizia una serie di temporali estesi, che ci accompagna tutta la notte, con tuoni e lampi che illuminano il cielo a giorno. Durante il mio turno di guardia vedo cadere, ad una decina di miglia, alcuni fulmini di violenza e dimensioni che non ho mai visto in vita mia; per fortuna sono sottovento rispetto a noi e spero che non si avvicinino, ma non posso fare a meno di pensare che se uno di quei mostri cadesse anche solo ad un centinaio di metri potrebbe creare danni irreparabili alla strumentazione della barca. I groppi con pioggia e vento fino a 30-35 nodi si alternano a momenti di “calma”, sui 15 nodi. La notte passa indenne, i temporali si allontanano e svaniscono.
All’alba di venerdì 9 il vento scompare completamente e rimane solo una fastidiosa onda al traverso che ci fa rollare come un pendolo. Quasi ci vien da dire “si stava meglio quando si stava peggio”.
Fortunatamente ci viene in soccorso Eolo, che dal mattino del 9 comincia a soffiare un po' di aria, dai 10 ai 15 nodi, giusto per farci sopportare meglio l’onda corta al traverso che è diventata ormai sui 2-2,5 metri. C’è ancora qualche groppetto, il sole non riesce a penetrare la densa coltre di nuvole, ma ci accontentiamo!
In tutto questo, navighiamo sempre leggermente a nord dell’intenso traffico delle navi sulla rotta est-ovest e viceversa; la maggior parte ci passa circa 10 miglia a sud, ma alcune debordano dalla loro fascia e ci passano a nord. Bisogna tenere sempre alta l’attenzione nelle guardie, e certo non ci si annoia...
Nella notte tra il 9 ed il 10 marzo siamo in prossimità dell’estremità sud di Sri Lanka; qui come in un imbuto le navi si compattano per incanalarsi nella zona di separazione del traffico: le portacontainer veloci viaggiano a 20 nodi e tendono ad occupare la parte esterna della fascia, ai cui margini navighiamo anche noi, piccolo guscio di noce in mezzo a mille giganti del mare. Di conseguenza, seppure aiutati dall’AIS, la nostra guardia deve essere ancora super attenta; per due volte dobbiamo chiamare via VHF e chiedere: “Ma ci hai visto? Da che parte intendi passare?”. La seconda chiamata è ad una piccola nave che naviga in direzione opposta alla nostra, e la risposta è a dir poco sconcertante: “No, non vi ho visto, ma non preoccupatevi!”. Non preoccuparci? A dire il vero un quarto d’ora con la prua di una nave che ti punta addosso, senza sapere se passerà a destra o a sinistra, qualche ansia la provoca … ricominciamo a respirare quando il bastardo finalmente accosta a dritta, passandoci a poco meno di un miglio di distanza.
Per non farci mancare niente, una volta scampati i pericoli delle grosse navi, ne arriva un altro: decine di barche da pesca, piccole e grandi, sparse un po’ ovunque tra la “Traffic zone” e la costa sud dello Sri Lanka. Finalmente arriva l’alba e con la luce tutto diventa meno complicato; superiamo il faro Dondra Head, il punto più a sud dell’isola e percorriamo tranquillamente le ultime 30 miglia, lungo costa, fino alla grande baia di Galle.
Siamo in anticipo di due giorni sull’ETA comunicato prima della partenza da Langkawi al nostro agente, con il quale formalizzeremo il nostro ingresso in Sri Lanka. L’idea però di affrontare immediatamente la burocrazia locale non ci sorride affatto. Chiamiamo via VHF (Ch 16) il Port Control di Galle e chiediamo l’autorizzazione di fermarci in rada e rinviare le pratiche a lunedì 12. Dopo averci chiesto alcune informazioni (nome della barca, bandiera, provenienza, lunghezza e pescaggio) ci accordano il permesso, rammentando che non ci è consentito scendere a terra.
Alle 13.45 ora di Refola (12.15 local time) di sabato 10 marzo ancoriamo nell’ansa SE, Watering Point (06°01.182’N 80°14.290’E, fondale sabbioso di 7 metri).
Siamo abbastanza stanchi, soprattutto per le ultime due notti che ci hanno fatto un po' soffrire, ma anche felici per questa nuova piccola impresa. 1.196 miglia, 8 giorni e 4 ore per un totale di 196 ore di navigazione, velocità media 6,1 nodi, 62 ore motore. Niente male!